Celi Adolfo


(Curcuraci di Messina, 27 luglio 1922 – Siena, 19 febbraio 1986) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.

Nato Messina, figlio di un prefetto siciliano, Adolfo Celi cresce tra la Sicilia e il Nord Italia; tra le sue residenze c'è anche Padova. Grazie ad una cinepresa amatoriale regalatagli dal padre comincia a impratichirsi con la ripresa. Nel 1942 si iscrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico” di Roma. Qui conosce tra i tanti, Vittorio Gassman, Mario Landi, Vittorio Caprioli, che gli trasmettono la passione per il teatro e per il cinema. È un grande amico di Renato Baldini.

Nel 1946 viene scritturato per il film Un americano in vacanza di Luigi Zampa, cui seguono due anni dopo Proibito rubare di Luigi Comencini e Natale al campo 119 di Pietro Francisci; nello stesso anno Aldo Fabrizi gli avanza una proposta che gli cambia la vita: la partecipazione al film Emigrantes.

Il Brasile
Partito per il Brasile con il cast di Emigrantes, si appassiona a questa terra, tanto che decide di rimanerci per i successivi quindici anni, complice l'amore per Tonia Carrero, che sarà sua moglie dal 1951 al 1963. In Brasile la coppia si occupa soprattutto di teatro, fondando con Paulo Autran il Teatro Brasileiro de Comédia di San Paolo e la compagnia di prosa Carrero-Celi-Autran; nello stesso tempo la produzione cinematografica Vera Cruz affida a Celi la regia dei film Caiçara (1950) e Tico-Tico no Fubá (1952).

Celi è considerato a tutt'oggi uno dei più importanti registi del Brasile: a lui si deve infatti la definizione di nuovi canoni di sperimentazione teatrale e cinematografica. In Brasile Celi inizia anche una carriera di caratterista cinematografico, recitando nei film L'uomo di Rio (1963) e Agente 007 - Thunderball: Operazione tuono (1965), che gli conferiscono una notorietà internazionale e ne favoriscono il ritorno in Italia.

Il ritorno in Italia
Rientrato nei primi anni sessanta, trova un cinema molto diverso da quello che aveva lasciato e in pieno sviluppo. Si specializzerà nelle parti del "cattivo", sia nei film western o d'azione sia, con una certa autoironia, nelle commedie, dove interpreta frequentemente personaggi malvagi o potenti. A 45 anni è tra i pochi attori italiani che sappiano recitare anche in inglese e grazie alla bravura e alla preparazione professionale viene ingaggiato come protagonista o comprimario in numerosi film internazionali, tra cui: Il tormento e l'estasi di Carol Reed (1965); Il colonnello Von Ryan di Mark Robson (1965); Grand Prix di John Frankenheimer (1967); Masquerade di Joseph L. Mankiewicz (1967); Il fantasma della libertà di Luis Buñuel (1974).

Nel 1969 esce l'unico film italiano da lui diretto, realizzato con i suoi compagni d'accademia Vittorio Gassman e Luciano Lucignani: l'autobiografico L'alibi. In Italia il culmine del successo arriva quando entra a far parte del cast della fortunata trilogia di Amici miei (1975, 1982, 1985) nei panni del professor Sassaroli, un primario brillante ma annoiato dal lavoro che si unisce alle allegre "zingarate" di un gruppo di amici toscani.

Televisione
Diretto da Daniele D'Anza, nel 1972 interpreta il medico nazista nello sceneggiato Rai Il sospetto, ma soprattutto veste i panni del poliziotto italo-americano Joe Petrosino nello sceneggiato omonimo, mentre tre anni dopo interpreta Don Mariano D'Agrò nello sceneggiato L'amaro caso della baronessa di Carini.

Il suo volto viene fissato nella memoria del pubblico italiano però con la partecipazione alla miniserie televisiva Sandokan (1976), diretta da Sergio Sollima, in cui interpreta il ruolo di lord James Brooke, acerrimo nemico della "Tigre di Mompracem", interpretata da Kabir Bedi. Sulla scia del successo del personaggio di Brooke gli viene affidata l'eredità di Giampiero Albertini nello spot di un noto marchio di elettrodomestici. Nel 1981 prende parte al kolossal storico televisivo inglese I Borgia, in cui interpreta la parte di Rodrigo Borgia, salito al soglio pontificio come Papa Alessandro VI.

Gli ultimi anni
Tornato al teatro negli anni ottanta, Adolfo Celi viene ricoverato la sera della rappresentazione teatrale dei Misteri di Pietroburgo di Dostoevskij al Teatro di Siena. Vittorio Gassman prende il suo posto sul palcoscenico. Il 19 febbraio 1986 muore per un arresto cardiocircolatorio.

Grazie all'associazione DAF di Giuseppe Ministeri e al Comune di Messina nel 2006 è stata posta una targa commemorativa nella casa natale di Celi in via Milano, nel Quartiere Lombardo. Gli è stata inoltre intitolata una via nella zona sud della città e si è svolta una cerimonia alla presenza di Kabir Bedi, che recitò con Celi in Sandokan. Con quell'esperienza addosso, Celi riuscì a prendere il volo verso Roma. ”Sono nato nel Quartiere Lombardo... e ho ancora tantissimi amici di grande intelligenza e profonda cultura. È vero che il terremoto, ma anche il secondo conflitto mondiale, hanno fatto abbandonare a molti la città. Dopo la maturità, nel 1940, sentivamo fortissima l'aria del continente e l'inizio dei bombardamenti contribuì a far lasciare Messina”, ha raccontato Celi.

È sepolto al Cimitero monumentale di Messina.

Vita privata
Adolfo Celi è stato sposato tre volte, con Tonia Carrero dal 1951 al 1963, Marília Branco dal 1964 al 1965 e con Veronica Lazar dal 1966 fino al 1986.

Con Veronica Lazar ha avuto due figli: Alessandra, attrice teatrale, televisiva e cinematografica e Leonardo, autore del documentario Adolfo Celi, un uomo per due culture, realizzato nel 2006 per ricordare il padre a vent'anni dalla scomparsa e presentato nel 2008 alla Festa del Cinema di Roma nell'ambito della rassegna organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo Adolfo Celi e i ragazzi tornati dal Brasile. Leonardo Celi è sposato con la brasiliana Daniela Carreras ed è Amministratore della società Celi Films con sede a Roma.


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«Corriere della Sera», 19 febbraio 1986


SIENA — Adolfo Celi è morto questa notte poco dopo le tre nell'Ospedale Vecchio di Siena. Aveva 66 anni. Era stato colto giorni fa da un infarto. Oggi alle 16 nella cappella dell' ospedale si terrà una cerimonia funebre. La salma sarà poi traslata a Messina dove sarà sepolta. Con la sua figura imponente, lo sguardo di ghiaccio, il naso grosso e lì espressione severa, Adolfo Celi (nato a Messina il 27 luglio 1922) non poteva che diventare il cattivo del grande e del piccolo schermo nonostante il suo desiderio e la sua dimostrata bravura nellinterpretare caratteri comici («Amici miei» numero uno e due ed altri film). Lo spettacolo lo ha avuto nel sangue fin da ragazzo e dopo essersi diplomato in regia all'Accademia nazionale d'arte drammatica.

Nel cinema cominciò a lavorare quasi per caso, convinto dal produttore Carlo Ponti che lo incontrò per strada. Fu cosi che esordi in .Un americano in vacanza» (1946) di Luigi Zampa. Dopo quel debutto continuò l'attività nello spettacolo facendo V attore nel cinema ed il regista in teatro. Nel 1949 fu scelto da Aldo Fabrizi per interpretare .Emigrantes» girato quasi interamente' in Argentina. Concluse le riprese si recò a Rio de Janeiro dove con un gruppo di amici (fra i quali Dino Risi e Luciano Salce) mise in scena alcune commedie e promosse ed assunse la direzione artistica del Teatro brasileiro da comedia, di San Paulo. L'originaria idea di fermarsi in 3rasile solo per alcuni mesi si trasformò e Adolfo Celi rimase* in Sud America per ben 15 anni. Dopo aver diretto e coprodotto (con Alberto Cavalcanti per la Vera Cruz) alcuni film, Adolfo Celi abbandonò la direzione del teatro da lui fondato per formare una compagnia il cui repertorio era basato sui classici greci, inglesi e italiani. Dal 1961 al 1963 gesti il Teatro dell'opera di Rio de Janeiro ottenendo moltissime soddisfazioni. La possibilità di tornare al cinema come attore gli si presentò quando il regista francese Philippe de Broca gli propose una parte di rilievo (quella del milionario) nel film L'uomo di Rio con Jean Paul Belmondo.

Tornò in Italia per doppiare questo film e subito gli vennero offerte molte altre partecipazioni a film nazionali ed internazionali. Entrato cosi nel giro di film americani ed europei come un attore preparato e pronto a calarsi nei panni dei più svariati personaggi, passò ad interpretare una lunga serie di film da .El Greco, in Spagna a Von Ryan's express, a Hollywood. Ma interpretazione che lo rivelò alle platee internazionali fu quella del milionario mafioso siciliano Emilio Largo, dall'occhio bendato, nel film della serie 007 .Operazione tuono.. Lavorò quindi nuovamente con il francese De Broca in Re di cuori, nella parte di un colonnello scozzese. Nel 1967 scrisse il suo primo soggetto cinematografico Alibi film che produsse, diresse ed interpretò al fianco di Vittorio Gassman. Fu quindi la volta di .Alla ricerca di Gregory, nel quale recitò in una delle sue tante parti da milionario. Il 1971 segnò un'altra importante tappa nella carriera di Adolfo Celi. Franco Zeffirelli gli offrì il ruolo del governatore di Assisi nel film .Fratello sole, sorella luna, e nello stesso anno esordì sul piccolo schermo dando vita con vigore e convinzione al personaggio di un criminale nazista ne .Il sospetto, con la regia di Daniele D'Anza. Sempre per la tv interpretò nel 1972 la parte di Petrosino, nell'omonimo lavoro in cinque puntate, cui seguirono .La baronessa di Carini, e 'Sandokan.. Nella sua lunga carriera Adolfo Celi ha interpretato quasi cento film, ma sempre nei panni dell'antagonista. Ma di questa limitazione artistica non s'è mai rammaricato.

In più occasioni aveva affermato: «E' il mio destino. Credo che dipenda dal fatto che ho "le physique du role". Ma non me ne lamento. Di protagonisti ce ne sono molti, mentre gli antagonisti sono pochi. Non siamo in tanti in grado di interpretare queste parti con naturalezza.. Anche in teatro spesso questo è stato il suo ruolo e tra le sue ultime interpretazioni importanti c'è infatti due anni fa un 'Antonio e Cleopatra, scespiriano con la regia di Missiroli. Ma le strutture meno rigide del mondo della prosa gli hanno permesso di esprimersi in una gamma di ruoli diversi, spesso scelti da lui stesso. Dopo le prime interpretazioni, appena diplomato, di, Yeats e Saroyan, la sua prima regia di successo fu .Piccola città, di Wilder nel '47, cui seguirono una serie di commedie di cui fu interprete significativo per l'Intelligenza del carattere e il dinamismo delle scene, tanto che la sua attività, come notò Luigi Squarzina, «contribuì a preparare il terreno su cui germogliò la nuova rivista da camera italiana nel dopoguerra.. In Sud America, oltre a testi locali e a classici, portò una programmazione dedicata alla drammaturgia contemporanea, da Sartre a Pirandello.

Poi il cinema prese il sopravvento, ma il teatro è rispuntato sempre come una passione in cui lavorare con più libertà. Lo ricordiamo, per limitarci agli ultimi anni, in un messer Nicla nella .Mandragola, con la regia di Antonio Taglioni nel 1980, esemplare nel rendere, un personaggio nato per farsi compiangere e deridere assieme, e lo scorso anno in tournée con .Le armi e l'uomo, di Show, cui era seguito l'Impegno con Gassman e i giovani attori della sua Bottega fiorentina per testi di Dostoevskij, ma il male lo ha colto la sera della prima, a Siena.

«Stampa Sera», 19 febbraio 1986


SIENA — La prima nazionale dei «Misteri di Pietroburgo», lunedì sera al «Teatro dei Rinnovati» di Siena, è stata compromessa da un malore che ha colto Adolfo Celi, interprete e regista, un’ora e mezzo prima dello spettacolo, che aveva come protagonisti anche Vittorio Gassman e sedici giovani della sua «Bottega teatrale» fiorentina.

Dei «Misteri di Pietroburgo» è andata in scena soltanto la prima parte, nella quale Gassman, che con Celi ha firmato la regia e ha curato il testo (ricavato da alcuni scritti di Dostojevskij) con Gerardo Guerrieri, ha sostituito Celi che recitava in ruoli secondari. La seconda parte, basata sull’interpretazione di Celi, non è invece andata in scena.

Intanto, subito dopo il malore che lo aveva colto poco prima dello spettacolo, Adolfo Celi era stato ricoverato immediatamente all’ospedale. Ora si trova nel reparto di rianimazione del Policlinico universitario «Le Scotte».

Secondo le prime notizie Celi sarebbe stato colpito da un attacco cardiaco verso le 19 e le sue condizioni si sarebbero aggravate dopo il ricovero. Adolfo Celi, 64 anni, era praticamente in coma. «Le sue condizioni — aveva dichiarato il prof. Stanca, primario del reparto di rianimazione — sono gravissime ed è ventilato artificialmente».

Lunedi sera, dopo la rappresentazione teatrale, Vittorio Gassman si era recato in ospedale al capezzale dell’amico, dove erano già giunti anche alcuni parenti di Celi. Ieri mattina le condizioni dell’attore-regista sono andate lievemente migliorando, n prof. Antonio Stanca ha detto che «Adolfo Celi è sveglio e bene orientato» e che «il ritmo cardiaco è migliorato». Celi «continua a essere ventilato artificialmente ed è ancora in stato di choc, ma ha ripreso a muovere tutti e quattro gli arti».

All’attore è stato riscontrato un aneurisma alla aorta, per cui ieri alle 17 è stato sottoposto a un intervento chirurgico protrattosi per cinque ore.

«Il Piccolo», 19 febbraio 1986


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«Corriere della Sera», 20 febbraio 1986


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1986 02 20 Il Piccolo Adolfo Celi morte

SIENA — E’ morto ieri notte poco dopo le tre nell’Ospedale Vecchio di Siena Adolfo Celi. Aveva 64 anni. Era stato colto giorni fa da un infarto. Oggi pomeriggio nella cappella dell'ospedale alle 16 si terrà una cerimonia funebre. La salma sarà poi traslata a Messina dove sarà sepolta.

L’altra domenica sera, avevo pranzato con lui, a casa mia, cucinando per lui e pochi intimi lumache, ostriche e trippe. Era allegro, gioviale, come sempre, entusiasta dell’impresa a cui l’aveva chiamato Gassman: Vittorio, reduce dall'ultima recita fiorentina di «Affabulazione» di Pasolini, gli dava corda, cavandogli continui ricordi e aneddoti personali, di cui certo Adolfo Celi non mancava.

Adolfo Celi era di quella mitica «classe ’22» (nascevamo, lo ricordava sempre, con la Marcia su Roma) della quale fanno parte Squarzina, Gassman, De Chiara, Luciano Salce, tutti compagni d’Accademia a Roma (ne conservo una foto, regalatami da chis-sachì, mentre giocano alla cavallina), eternamente e fraternamente sodali, rumorosi, caciaroni, una gran massa di votati al Frascati (ne faceva parte anche il povero Buazzelli) più che ai dettami di Silvio d’Amico, di Maiakovskij o del Brecht che masticavano appena, grazie soprattutto ad Anton Giulio Bragaglia.

I più ricorderanno Celi soprattutto per il suo «cattivo» James Brook nel «Sandokan». televisivo, dove Tullio Kezich lo presentò a Soliima, convincendolo non senza esitazioni. Ma altri lo rammenteranno come un autentico fug-
giasco nell’America Latina, dove si rifugiò per quasi ven-t’anni assieme a Ruggero Ja-cobbi, fondando il Teatro Brasileiro di San Paolo e svolgendo un’intensa attività cinematografica, teatrale e televisiva.

Ritornato in Italia alla fine degli anni Sessanta, fu l’avversario di James Bond in «Agente 007, operazione tuono» e poi regista nel film autobiografico «L’alibi» girato naturalmente con Gassman.

Ottimo interprete della «Villeggiatura» di Leto e degli «Amici miei» numero uno e due, ricorderemo Celi anche per il suo «Messer Nicia» nella machiavelliana «Mandragola» e per l’«Antonio e Cleopatra» di Missiroli. Ma soprattutto per la sua gentilezza schiva e bonaria, così contraddittoria con il suo fisico imponente e lo sguardo di ghiaccio.

Appena stamane (ieri, per chi legge, n. d. r.) avevo appreso che un’infarto l’aveva colto la mattina dell’andata in scena, sempre accompagnato da Gassman, di un «collage» dostoievskiano con la fiorentina «Bottega dell’attore» cui aveva consacrato le sue ultime energie: ma era quasi sciolta la prognosi, leggevo. Poche ore più tardi, una telefonata dal giornale mi annunciava la notizia del decesso. E’ una scomparsa, questa, nell’effimero mondo dello spettacolo, che non mancherà di farsi sentire.

G. P., «Il Piccolo», 20 febbraio 1986


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Ieri la breve cerimonia funebre - Con la famiglia erano presenti Gassman e tutti gli allievi della «Bottega» - Sarà sepolto a Messina, sua città natale

SIENA — II cuore di Adolfo beli ha smesso di battere poco dopo, le 3 di martedì notte. Neanche un lunghissimo e complicato intervento chirurgico affrontato dall'equipe medica del professor Grossi è servito a salvargli la vita. L'attore, colpito lunedì pomeriggio da malore (i medici avevano diagnosticato un aneurisma dissecante dell'aorta), è uscito dalla sala operatoria privo di conoscenza. Solo grazie al supporto delle macchine, la vita è continuata in lui ancora per un palo di ore, ma poi ci si è dovuti arrendere all'evidenza. Al suo capezzale,' fin da martedì pomeriggio quando era stato deciso l'intervento chirurgico, c'erano là moglie Veronica. I figli Leonardo e Alessandra, e Vittorio Gassman, amico intimo di Celi e con lui regista dello spettacolo «I misteri di Pietroburgo» che è andato in scena mutilato del secondo atto sia lunedi in 'occasione della «prima» che martedì sera.

La salma di Adolfo Celi ieri mattina è stata esposta nella cappella dell'Ospedale Vecchio di Siena, in piazza della Selva, una delle contrade del centro storico della citta. Nel pomeriggio si sono svolti i funerali dell'attore nel Duomo. Per il rito funebre si è riunita una piccola folla composta di amici parenti ma anche tanti senesi che hanno voluto rendere l'estremo omaggio a vino dei personaggi più amati del cinema e del teatro italiano. Per tutta la durata della funzione Gassman è stato stretto accanto alla moglie e ai figli di Celi con i volti distrutti dal dolore e anche lui non ha saputo trattenere le lacrime. Particolarmente scossi dall'improvvisa scomparsa 1 giovani attori della Bottega che con Celi dovevano interpretare misteri di Pietroburgo». Molti di loro piangevano ricordando come l'attore, con il quale avevano lavorato fianco a fianco per due mesi, fosse per loro come un padre.

Alla famiglia di Celi è arrivato un telegramma di cordoglio dal vicepresidente della Regione Toscana Paolo Benelli: « ha scomparsa dell'attore — vi si legge"—, legato da impegni professionali con il Teatro regionale toscano e di cui ricordiamo le doti di uomo sensibile, lascia in noi un vuoto incolmabile». Ugo Tognazzi. compagno di Celi nella fortunata serie di «Amici miei», ha appreso la notizia a Parigi dove sta recitando Pirandello: «Non so cosa dire, sono sbigottito — ha detto — l'ultima volta che l'ho visto mi è corso incontro per dimostrarmi di essere in forma. Durante la lavorazione dell'ultimo "Amici miei" si era sentito male, si era dovuto ricoverare in clinica e il medico gli aveva ordinato un po'di riposo, mettendolo soprattutto ih guardia dal suo sovrappeso. Per questo Celi si era rivolto a me sapendo della mia esperienza in fatto di cucina; gli avevo dato dei consigli ma gli avevo suggerito di rivolgersi ad una clinica specializzata per una Cura con le erbe. Mi aveva dato retta e aveva perso 10 chili*. Il feretro di Celi resterà esposto fino a stamane alle 9.30. Poi un carro funebre della Misericordia lo trasporterà fino a Messina, dove l'attore era nato il 27 luglio del 1922.

«I misteri di Pietroburgo» è regolarmente andato in scena anche ieri sera a Massa. Ancora, naturalmente, senza il secondo atto che era tutto incentrato sull'interpretazione di Adolfo Cell. Vittorio Gassman, che non può intervenire personalmente perché impegnato in «Affabulazione». sta cercando qualcuno in grado di rilevare la parte di Celi e salvare cosi uno spettacolo a cui entrambi tenevano moltissimo. Pare che ci siano stati dei primi contatti con Sergio Fantoni.

Francesco Matteini, «La Stampa», 20 febbraio 1986


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Adolfo Celi raccontò una sera, ad un tavolo di gente di teatro, gli episodi salienti del suo quindicennio di vita e di lavoro di palcoscenico trascorso tra il '49 e il '64 in Argentina e soprattutto in Brasile. Era una carrellata di episodi fantasmagorici, tra il gaucho e il carioca, in buona parte da non credersi se non ci fosse stata la testimonianza di altri colleghi italiani, chiamati da lui laggiù, e, soprattutto, se sul viso dell'attore, durante il racconto, non fossero apparsi ben visibili, i segni di una tenerezza e di una autoironia che erano indubbia garanzia di autenticità. Ho spesso pensato, dopo di allora, senza mai osare parlarne all'interessato, che il piccolo «buco nero» esistenziale di Celi fosse proprio questo: d'aver vissuto un'esperienza creativa irrepetibile per audacia, novità, freschezza sul palco del Teatro Brasiliano di Commedia a San Paolo e a Rio. e, addirittura, nei panni del sovrintendente dell'Opera, sempre a Rio. cioè a migliaia di chilometri di distanza dall'Italia, dove vari ex-compagni d'Accademia, da Gassman a Squarzina. per citarne due soltanto, si erano nel frattempo tracciali una larga, sicura strada.

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Poi certo Celi era tornato in Italia: ma per una paradossale ironia del destino era stato il cinema, e di nuovo internazionale, ad accaparrarselo: il sici¬ liano di Messina, classe 1922, siglava una interpretazione di alto livello come Emilio Largo, il boss della malavita internazionale, spietato avversario di James Bond in Operazione Tuono. Il produttore di quel film, Harry Saltzam, aveva visto giusto: Celi aveva dalla sua la durezza, l'ostinazione, la lucidità di un «vilain» dei giorni nostri, di un «cattivo» per antonomasia: ma qualcosa nello sguardo (gli occhi grigio-azzurri venati di dolcezza), qualcosa nel fisico imponente e impac ciato, tra il giocatore di football americano e l'orso inoffensivo, era fatto apposta per propiziargli le simpatie del pubblico.

Anche la televisione, che lo cooptò subito tra i suoi interpreti più prestigiosi di film sceneggiati, sfruttò, assai felicemente talvolta, questa sua «ambiguità» d'attore. Nel ruolo del raja bianco di Sarawak Brooke, nei Sandokan di Sergio Sollima, sprigionava mal vagita da ogni poro: eppure la sua fredda eleganza era. di continuo, attenuata da un tocco di complice disincanto: sembrava, e in questo era bravissimo, ch'egli alludesse, senza mai farvi cenno, ad una misura di sostanziale innocenza e bonomia. Non è un caso se il personaggio del piccolo schermo che lo rese più popolare fu il commissario Petrosino. l'itaIpamericano che si parte dagli States per venirsene in Italia a i a ficcare il naso sulla «connection» tra le due criminalità e finisce ucciso a Palermo, una sera del marzo 1909, proprio lui, che da ex-lustrascarpe ed ex-netturbino, era diventato il terrore della Mano Nera newyorchese.

Questo chiaroscuro interiore, se vogliamo chiamarlo così, dell'attore, che diceva spiritosamente d'aver sempre desiderato d'aver la grinta d'una Marlene Dietrich, mentre si sentiva un inguaribile insicuro e un gran sentimentale, l'aveva anche avvertito e sensibilmente messo a frutto Mario Monicelli quando nella trilogia di Amici miei gli affidò quella parte di compagnone allegro e triste ch'era il medico-barone. Al teatro, 'e finalmente in Italia, era tornato nell'aprile '80 come messer Nicia nella Mandragola di Machiavelli per la regia di Antonio Taglioni: erano passati trentaquattro anni dall'ultima esibizione «in casa», nel ruolo del padre di Umberto De Sica, in un Matrimonio di Figaro di Beaumar chais messo in scena da Luchino Visconti. In questi scranni aveva al ternato teatro pubblico e privato: era stato nell'82 un dolente, inquieto Antonio nel \'Antonio e Cleopatra di Shakespeare messo in scena da Missiroli per lo Stabile di Torino. Ai Misteri di Pietroburgo teneva moltissimo, sia per la raffinatezza del testo dostoevskiano, sia perché avrebbe recitato in mezzo ad una «famiglia» di giovani della Bottega dell'Attore di Firenze, di cui era stato, negli anni scorsi, un insegnante letteralmente adorato.

g.d.b., «La Stampa», 20 febbraio 1986

Foto: Getty Images


Filmografia

Attore

Cinema

Tina Pica e Adolfo Celi in Proibito rubare
Un americano in vacanza, regia di Luigi Zampa (1946)
La città dei ragazzi regia di Luigi Comencini (1947)
Natale al campo 119, regia di Pietro Francisci (1947)
Proibito rubare, regia di Luigi Comencini (1948)
Emigrantes, regia di Aldo Fabrizi (1949)
Caiçara, regia di Adolfo Celi, Tom Payne e John Waterhouse (1950)
Tico-Tico no Fubá, regia di Adolfo Celi (1952, non accreditato)
Le belle famiglie, regia di Ugo Gregoretti (1964)
L'uomo di Rio (L'Homme de Rio), regia di Philippe de Broca (1964)
Tre notti d'amore, regia di Renato Castellani, Luigi Comencini e Franco Rossi (1964)
...poi ti sposerò (Un monsieur de compagnie), regia di Philippe de Broca (1964)
Il colonnello Von Ryan (Von Ryan's Express), regia di Mark Robson (1965)
Rapina al sole (Par un beau matin d'été), regia di Jacques Deray (1965)
Slalom, regia di Luciano Salce (1965)
Il tormento e l'estasi (The Agony and the Ecstasy), regia di Carol Reed (1965)
El Greco, regia di Luciano Salce (1965)
E venne un uomo, regia di Ermanno Olmi (1965)
Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono) (Thunderball), regia di Terence Young (1965)
Yankee, regia di Tinto Brass (1966)
Le piacevoli notti, regia di Armando Crispino e Luciano Lucignani (1966)
Grand Prix, regia di John Frankenheimer (1966)
Colpo maestro al servizio di Sua Maestà britannica, regia di Michele Lupo (1967)
Tutti pazzi meno io (Le Roi de coeur)), regia di Philippe de Broca (1967)
OK Connery, regia di Alberto De Martino (1967)
Masquerade (The Honey Pot), regia di Joseph L. Mankiewicz (1967)
Tiro a segno per uccidere (Das Geheimnis der gelben Mönche), regia di Manfred R. Köhler (1967)
Ad ogni costo, regia di Giuliano Montaldo (1967)
Il magnifico Bobo (The Bobo), regia di Robert Parrish (1967)
Sentenza di morte, regia di Mario Lanfranchi (1967)
Dalle Ardenne all'inferno, regia di Alberto De Martino (1967)
La donna, il sesso e il superuomo, regia di Sergio Spina (1968)
Uno scacco tutto matto, regia di Roberto Fizz (1968)
La morte bussa due volte (Blonde Köder für den Mörder), regia di Harald Philipp (1968)
Diabolik, regia di Mario Bava (1968)
Sette volte sette, regia di Michele Lupo (1968)
L'alibi, regia di Adolfo Celi, Vittorio Gassman e Luciano Lucignani (1969)
L'arcangelo, regia di Giorgio Capitani (1969)
Il colpo era perfetto, ma... (Midas Run), regia di Alf Kjellin (1969)
Un detective, regia di Romolo Guerrieri (1969)
Io, Emmanuelle, regia di Cesare Canevari (1969)
Alla ricerca di Gregory (In Search of Gregory), regia di Peter Wood (1969)
Appuntamento col disonore, regia di Adriano Bolzoni (1970)
Frammenti di paura (Fragment of Fear), regia di Richard C. Sarafian (1970)
L'uomo venuto da Chicago (Un condé), regia di Yves Boisset (1970)
Brancaleone alle crociate, regia di Mario Monicelli (1970)
Hanno cambiato faccia, regia di Corrado Farina (1971)
Una chica casi decente, regia di Germán Lorente (1971)
I terrificanti delitti degli assassini della via Morgue (Murders in the Rue Morgue), regia di Gordon Hessler (1971)
L'occhio nel labirinto, regia di Mario Caiano (1972)
Terza ipotesi su un caso di perfetta strategia criminale, regia di Giuseppe Vari (1972)
Fratello sole, sorella luna, regia di Franco Zeffirelli (1972)
Chi l'ha vista morire?, regia di Aldo Lado (1972)
Ragazza tutta nuda assassinata nel parco, regia di Alfonso Brescia (1972)
La mano lunga del padrino, regia di Nardo Bonomi (1972)
La mala ordina, regia di Fernando Di Leo (1972)
La villeggiatura, regia di Marco Leto (1973)
Tre per una grande rapina (Le mataf), regia di Serge Leroy (1973)
Gli ultimi 10 giorni di Hitler (Hitler: The Last Ten Days), regia di Ennio De Concini (1973)
Il sorriso del grande tentatore, regia di Damiano Damiani (1974)
Piazza pulita, regia di Luigi Vanzi (1974)
...e poi, non ne rimase nessuno (Ein Unbekannter rechnet ab), regia di Peter Collinson (1974)
Il fantasma della libertà (Le Fantôme de la liberté), regia di Luis Buñuel (1974)
Il venditore di palloncini, regia di Mario Gariazzo (1974)
Libera, amore mio!, regia di Mauro Bolognini (1975)
Amici miei, regia di Mario Monicelli (1975)
Come una rosa al naso, regia di Franco Rossi (1976)
Uomini si nasce poliziotti si muore, regia di Ruggero Deodato (1976)
La moglie di mio padre, regia di Andrea Bianchi (1976)
L'affittacamere, regia di Mariano Laurenti (1976)
Febbre da cavallo, regia di Steno (1976)
Signore e signori, buonanotte, regia di Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli ed Ettore Scola (1976)
Il prossimo uomo (The Next Man), regia di Richard C. Sarafian (1976)
Genova a mano armata, regia di Mario Lanfranchi (1976)
Il genio (Le grand escogriffe), regia di Claude Pinoteau (1976)
Che notte quella notte!, regia di Ghigo De Chiara (1977)
Viaggio di paura (Les Passagers), regia di Serge Leroy (1977)
L'uomo di Corleone, regia di Duilio Coletti (1977)
Holocaust 2000, regia di Alberto De Martino (1977)
Pane, burro e marmellata, regia di Giorgio Capitani (1977)
La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!, regia di Sergio Sollima (1977)
Le braghe del padrone, regia di Flavio Mogherini (1978)
Indagine su un delitto perfetto, regia di Giuseppe Rosati (1978)
Professor Kranz tedesco di Germania, regia di Luciano Salce (1978)
Café Express, regia di Nanni Loy (1980)
Car-Napping - Bestellt, geklaut, geliefert, regia di Wigbert Wicker (1980)
Innamorato pazzo, regia di Castellano e Pipolo (1981)
Monsignore (Monsignor), regia di Frank Perry (1982)
Di padre in figlio, regia di Alessandro Gassmann e Vittorio Gassman (1982)
Amici miei - Atto II°, regia di Mario Monicelli (1982)
Cenerentola '80, regia di Roberto Malenotti (1984)
Il giocatore invisibile, regia di Sergio Genni (1985)
Amici miei - Atto IIIº, regia di Nanni Loy (1985)

Televisione

1969 - Operazione ladro (telefilm)
1970 - Finale di partita (film TV)
1972 - Il sospetto (sceneggiato televisivo)
1972 - Joe Petrosino (miniserie TV)
1975 - L'amaro caso della baronessa di Carini (miniserie TV)
1976 - Sandokan (miniserie TV)
1979 - L'altro Simenon (serie TV)
1981 - I Borgia (miniserie TV)
1982 - La sconosciuta (miniserie TV)
1982 - L'occhio di Giuda (miniserie TV)
1985 - Aeroporto internazionale (serie TV)
1987 - Due assi per un turbo (serie TV)

Regista

1950 - Caiçara, in co-regia con Tom Payne e John Waterhouse
1952 - Tico-Tico no Fubá
1969 - L'alibi, in co-regia con Vittorio Gassman e Luciano Lucignani

Doppiatori italiani

Come diversi attori italiani, anche Celi è stato più volte doppiato. Di seguito le principali voci:

Renato Turi in Yankee, Colpo maestro al servizio di Sua Maestà britannica, Dalle Ardenne all'inferno, La donna, il sesso e il superuomo, Sentenza di morte, Sette volte sette, La morte bussa due volte, La mano lunga del padrino, Fratello Sole sorella Luna, Pane burro e marmellata
Roberto Villa in Ragazza tutta nuda assassinata nel parco, Appuntamento col disonore
Ubaldo Lay in Proibito rubare
Manlio Busoni in Il tormento e l'estasi
Riccardo Cucciolla in OK Connery
Emilio Cigoli in Diabolik
Arturo Dominici in Piazza pulita
Glauco Onorato in Indagine su un delitto perfetto
Antonio Guidi in La mala ordina

Note
^ http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/bibliotecacentrale/mango/celano.htm
^ Adolfo e Luciano, i ragazzi tornati dal Brasile, candiani.comune.venezia.it.