Focas Flavio Angelo Ducas Comneno de Curtis di Bisanzio Gagliardi Liliana (de Curtis Liliana)

Figlia naturale di Antonio De Curtis (Totò)

008-Liliana 1952

10 maggio 1933

Nasce a Roma alle ore 21 presso l'Hotel Ginevra in Via della Vite, per l'atavica paura degli ospedali da parte di Totò, dall'unione tra Antonio De Curtis e Diana Bandini Rogliani. Viene battezzata col nome di Liliana in ricordo della donna che trovò la morte suicida per amore di Totò, Liliana Castagnola.

1940

Prima esperienza come attrice. E' presente infatti, nel film "San Giovanni decollato" di Amleto Palermi, dove recita in una scena in un breve dialogo col padre.


24 giugno 1951

La Signorina Liliana De Curtis, figlia di Totò, è nata a Roma, esattamente tre anni prima che il padre si presentasse al pubblico come artista cinematografico, nel film «Fermo con le mani» di Giannini, in cui si rivelò uno dei nostri migliori comici. Per chi non ricordasse questo film, aggiungeremo che la signorina Liliana frequentava, l’anno scorso, la terza liceale al Collegio dell’Assunzione di Roma; quindi ha poco più di diciotto anni.Leggermente bionda, alta quanto il padre, occhi castani, molto snella, Liliana somiglia molto al principe De Curtis, da cui ha ereditato il sottile senso dell’humor. Non si pensi però che sia per questo una ragazza bizzarra. Tutt'altro, Liliana De Curtis è invece molto semplice e conduce una vita da vera figlia di famiglia: accudisce cioè alla casa, per la quale ha molto amore, spera di incontrare un uomo che la capisca e intende avere molti bambini. L’unica cosa per cui non ha mai avuto eccessivo entusiasmo è lo studio: giunta infatti alla vigilia degli esami che le dovevano aprire le porte dell’Università, non ha più voluto sentir parlare nè di Plutarco nè di Cicerone e ha messo i libri di testo in disparte. «Per non perdere del tutto la pazienza », ha dichiarato, « visto che, di pazienza, ne occorre tanta durante la vita ». In compenso ha imparato a cucinare alla perfezione e si permette spesso di preparare qualche piatto succulento che Totò gradisce immensamente. Liliana non ha fratelli, ma sarebbe molto contenta di averne uno maggiore, dato che papà è sempre impegnato col lavoro e non può farle troppa compagnia. Liliana è il primo pensiero del principe De Curtis; ma non per questo ne approfitta. Al contrario, ha moltissima soggezione del padre, di cui è anche la più ardente ammiratrice. Va spesso al cinema e legge molto, qualche volta va anche a teatro, ma non intende fare assolutamente nè l’ uno nè l’ altro. Circa il suo avvenire Totò non ha pensieri; sa che sarà una di quelle donne che avranno grande cura dei figli e del marito; preferirebbe soltanto averla sempre accanto a sè, «affabile e bambina», come egli la chiama.

«Oggi», 21 dicembre 1950


Convola a nozze, presso la Basilica di San Francesco ad Assisi, con il produttore cinematografico Gianni Buffardi, figliastro del regista Carlo Ludovico Bragalia. Totò era contrario al matrimonio della figlia Liliana, alla quale firmò comunque il consenso essendo minorenne, con Gianni Buffardi, figliastro del regista Carlo Ludovico Bragaglia, poiché non ne nutriva stima per la sua immatura ed irresponsabile condotta di vita e non sbagliò il giudizio poiché presto si separarono.
Gianni Buffardi morì all’età di 49 anni in seguito alla leptospirosi contratta dopo aver fatto un bagno nel Tevere. Nel tempo Totò conservò un acceso astio nei riguardi del suo patrigno Carlo Ludovico Bragaglia che riteneva in un certo modo responsabile del matrimonio della moglie Diana con l’avvocato Michele Tufaroli, conosciuto in un periodo precedente nella sua casa a Capri.

Fotocronaca del matrimonio


5 luglio 1952

Alle ore 21,15 nasce in una clinica romana il primogenito Antonio (Antonello) Salvatore Buffardi.

 


Il destino, o per lo meno quella parte di destino che è sempre stata legata al nome di ogni uomo, per Antonio Salvatore Buffardi, figlio dell'industriale Gianni Buffardi e della principessa Liliana de Curtis, nato in una clinica romana alle ore 21,15 del 5 luglio 1952, era già segnato fin da una mattina d'estate del 1949. Quella mattina, Gianni Buffardi, allora diciottenne, dopo avere studiato per un'ora l'effetto combinato d'un paio di pantaloni color zabaione e di una camicia color blu-notte, che quello era l'abbigliamento più adatto per andare alla villa caprese del prorpio padrigno Carlo Ludovico Bragaglia, fino alla villa del principe attore Antonio de Curtis, giù alla Marina Piccola, per chiedergli ufficialmente la mano della sua quindicenne figlia Liliana. I due ragazzi amoreggiavano già da due anni, un amore alla Giulietta e Romeo, tutto alla base di serenate e sospiri, secondo una tecnica superatissima, ma efficacissima per Liliana. [...]

«L' Europeo», n.32, 30 luglio 1952


1954

Partecipa al film "Orient Express", seconda e ultima partecipazione cinematografica. Con la regia del suocero Carlo Ludovico Bragaglia, la trama del film racconta che il  favoloso treno Orient Express deve fermarsi in una stazioncina di montagna per un guasto. Una bella contadinella, affascinata, lo visita e conosce un affascinante giornalista, poi, credendo che si tratti d'un ladro ricercato dalla polizia, lo sequestra per sottrarlo alla caccia. Chiarito l'equivoco i due si sposeranno.


1955

Nasce la figlia secondogenita Diana Buffardi.


1964

Liliana si separa e divorzia dal primo marito Gianni Buffardi. Quattro anni dopo si trasferisce a Johannesburg (Sudafrica) col nuovo compagno e futuro marito Sergio Anticoli.


2007

Ha interpretato se stessa commentando in voce la trasmissione televisiva Siamo Stati Uniti


6 dicembre 2011

Dopo una lunga malattia muore la figlia Diana; le sue ceneri riposano nel Cimitero di Santa Maria del Pianto, lo stesso dov'è tumulato il nonno.


21 settembre 2013

Partecipa alla Festa di San Gennaro organizzata a Napoli, dove viene ospitata insieme a Mario Trevi, Clementino, Sal Da Vinci e Maria Mazza, ricevendo un premio alla carriera


3 giugno 2022

Muore nella sua casa di Roma all'età di 89 anni. I funerali sono stati celebrati il 5 giugno a Napoli nella chiesa di Santa Maria ai Vergini, nel Rione Sanità dove nacque e crebbe il padre e la salma è stata tumulata nella cappella di famiglia al cimitero di Santa Maria del Pianto, accanto ai genitori ed alla figlia Diana, morta il 6 dicembre 2011.


Collaborazioni 

In teatro ha collaborato con l'autore-attore Antonino Miele, con cui ha recitato negli spettacoli Pardon Monsieur Totò (a fianco anche di Vito Cesaro) e Totò dietro le Quinte (per la regia di Mario Di Gilio). Con lo stesso Miele e con Matilde Amorosi ha scritto il libro Ogni limite ha una pazienza, pubblicato da Rizzoli Editore e dedicato a Totò. È spesso ospite per televisione, in trasmissioni rievocative della figura di suo padre, del quale promuove il ricordo con manifestazioni in diverse località d'Italia.

Opere letterarie

Liliana De Curtis, Matilde Amorosi, Totò a prescindere, Arnoldo Mondadori Editore, 1992, ISBN 8804357487
Totò, Matilde Amorosi, Alessandro Ferraù, Liliana De Curtis, Siamo uomini o caporali? - Diario semiserio di Antonio de Curtis, Newton Compton, 1993, ISBN 8879832786
Liliana De Curtis, Matilde Amorosi, Malafemmena, Mondadori, 2009, ISBN 8804584521
Liliana De Curtis, Antonino Miele, Matilde Amorosi, Ogni limite ha una pazienza, Rizzoli Editore
Salvatore Cianciabella (prefazione di Philip Zimbardo, nota introduttiva di Liliana De Curtis e collaborazione di Piero Bocchiaro). Siamo uomini e caporali. Psicologia della dis-obbedienza. Cammarata (AG), Philip G. Zimbardo Fund, 2012. ISBN 978-88-907081-4-5.


Così la stampa dell'epoca


1979 11 12 La Stampa Liliana Toto intro

«Stampa Sera», 12 novembre 1979


1989 02 18 Ultimissime Liliana Fondazione Toto intro

Una fondazione per il «principe attore». Liliana De Curtis, figlia del grande comico, vorrebbe istituire anche un premio e borse di studio. E’ delusa dell’incontro con Lezzi.

«A una Fondazione intitolata a mio padre, Totò, ci pensavo da tanto tempo. Si potrebbero raccogliere i documenti più significativi della sua carriera e organizzare premi e borse di studio riservate a studenti universitari. So che le difficoltà da superare sono moltissime, ma resto ottimista. Se i napoletani fossero davvero interessati a quest’idea, la Fondazione potrebbe nascere entro un anno». Liliana De Curtis, figlia del grande Totò e della moglie Diana, è venuta a Napoli giovedì scorso per lanciare la sua idea. E per sondare il terreno: voleva capire fino a che punto gli amministratori comunali erano disposti ad appoggiarla.

Liliana se n’è tornata a Roma, ieri mattina, abbastanza perplessa. Il sindaco Lezzi (che da ieri è a Parigi, per cui non è stato possibile rintracciarlo) ha definito valida e interessante la proposta della De Curtis, ma ha lasciato capire che non cfè da fare molto affidamento sul sostegno del Comune. Motivo: in cassa non ci sono abbastanza soldi, quindi sarebbe meglio trovare uno o più sponsor.

1989 02 18 Ultimissime Liliana Fondazione Toto f1Federico Clemente

Non sarebbe difficile trovarne, ma in questo modo l’iniziativa perderebbe molto del suo significato.

Allo statuto della Fondazione - museo Liliana De Curtis ha appena cominciato a lavorare. È certo comunque che sarà bandito ogni anno un premio articolato in quattro sezioni: letteraria, musicale, cinematografica e teatrale.

Poi c’è l’idea delle borse di studio per gli studenti che vogliono preparare tesi di laurea su Antonio De Curtis. Infine la Fondazione potrebbe raccogliere e mettere a disposizione degli studiosi materiale inedito di Totò. Prosegue Liliana De Curtis: «Posseggo per esempio numerose poesie inedite scritte e corrette da mio padre. Molti collezionisti sono disponibili a fornire dischi d’epoca e altri documenti. Insomma, il materiale interessante non mancherebbe».

Il primo problema da risolvere è quello della sede. Nell’incontro di giovedì, Lezzi ha commentato: «Non abbiamo dato vita a una Fondazione neppure per Benedetto Croce e per Eduardo; non è facile quindi trovare una sede per la Fondazione in onore di Totò». Un’affermazione che ha sconcertato i presenti.

Qualche idea (o meglio, qualche desiderio) per la sede, Liliana ce l’avrebbe: Villa Patrizi, sede della associazione «Proscenio» di cui è presidente Maria Pia Incutti, o una delle Ville Vesuviane (presidente dell’ente che le gestisce è proprio il sindaco Lezzi). Quanto a Villa Patrizi, spiegano al

«Proscenio» che lo spazio di cui dispongono non è sufficiente per ospitare la Fondazione Totò (si tratta di 270 metri quadrati). Tuttavia possono contattare i proprietari della Villa e a verificare se sono disponibili ad avviare rapporti con Liliana De Curtis.

Non è neppure escluso che il Comune trovi una sede per la Fondazione. Spiega Rosario Rusciano, assessore ai lavori pubblici: «Il Comune non conosce neppure con precisione il proprio patrimonio, quindi per il momento non sappiamo quali edifici potremmo destinare a sede della Fondazione. Sto preparando però un ordine del giorno per dare la precedenza, nel redigere l’inventario degli immobili comunali, alle possibili sedi di Fondazioni e associazioni culturali. Ma escludo fin da ora che il museo di Totò possa essere ospitato in Palazzo Roccella. L’edificio deve accogliere, in base a un vincolo dell’esproprio, manifestazioni di arte contemporanea».

Il ministro dello spettacolo Franco Carrara vede di buon occhio l’iniziativa di Liliana De Curtis. Nei giorni scorsi ha telefonato a Lezzi, socialista come lui, per comunicargli la sua disponibilità a contribuire alle spese. Perché nasca la Fondazione, dunque, manca solo la buona volontà dell’amministrazione comunale.

Conclude Liliana De Curtis: «Sarebbe giusto che il museo e la Fondazione sorgessero a Napoli. Mio padre amava moltissimo la sua città, e la città continua ad amarlo». Ma nonostante questo grande amore che Napoli dice di provare per Totò, la statua di bronzo realizzata anni fa grazie a una sottoscrizione popolare non è stata ancora sistemata in Villa Comunale, e resta chiusa a chiavejn un deposito del Maschio Angioino.

Titti Beneduce, «Mattino», 18 febbraio 1989


1989 10 14 L Unita Candidatura politica Liliana intro

ROMA

Tra i quasi duemila candidali alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Roma c'è anche Liliana De Curtis, figlia del principe Antonio De Curtis Gagliardi Focas Comneno di Bisanzio in arte il notissimo Totò. Liliana Da Curtis è in lista per il psi. E' convinta che il padre avrebbe approvato la sua scelta politica; «Mio padre — dice — è stalo uno che ha lavorato tutta la vita e ha sempre diviso con tutti quello che aveva. Era una persona onesta, perbene, che soffriva dalle sofferenze degli altri e ha sempre fatto il possibile per alleviarle lavorando senza approfittare della sua posizione».

La figlia di Totò è appena tornata dal Sud Africa dove ho vissuto per ventanni. Confessa di aver avuto delle perplessità quando le hanno chiesto di gattarsi nella mischia; «Mancavo dal mio Paese e dalla mia città da mollo tempo e in tutti questi anni non ho potutto seguire la vita italiana come se fossi stata qui. Mi è sembrato peró giusto accettare la fiducia di chi pensa che io possa essere utile».

1989 10 14 L Unita Candidatura politica Liliana intro2

Il suo nome passa un po’ inosservato nello stuolo del candidali (quasi duemila) alla prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Roma. Eppure il nome De Curtis è di famiglia nelle case di tutti gli italiani. Lei è figlia di un «principe», il principe Antonio De Curtis Gagliardi Focas Comneno di Bisanzio, in arte Totò.

Liliana De Curtis è appena tornata in Italia, dopo più di vent'anni vissuti in Sud Africa, e subito le hanno chiesto di «gettarsi nella mischia» candidandosi nlle elezioni amministrative: «Quando mi è stata fatta la proposta afferma Liliana De Curtis ero un po’ perplessa. Mancavo dal mio Paese e dalla mia città da due decenni e in tutto questo tempo, certo, non ho potuto seguire la vita italiana come se fossi stata
qui. Mi è sembrato, però, giusto accettare la fiducia di chi pensa che io possa essere utile».

Quando ha deciso di ritornare in Italia?

«Quando la nostalgia rischiava di travolgermi. L'Italia è sempre stata nel mio cuore, anche se sono stata occupatissima a lavorare, ma, ad un certo punto, ho deciso che non potevo più stare lontano. Troppe cose, troppi ricordi mi legano a Roma».

Come le è sembrata Roma a vent’anni di distanza?

«Onestamente devo dire che rispetto o quello che ho sempre sentito raccontare, Roma mi è sembrata migliore. Certo, abituata a vivere in una città moderna, con strade a sei corsie, dove non c'è un ingorgo, inizialmente, per me, è stato un piccolo trauma. Mi sono subito chiesta quanta gente abitasse a Roma, mi sembrava una folla enorme; lo, sa, sono andata via dall'Italia nel '68 e Roma allora era molto diversa...»

Se lei fosse amministratore di questa città, quali sarebbero i primi provvedimenti che adotterebbe?

«Non ho nessun dubbio. Farei di tutto per tenerla più pulita, e questa è una cosa che sicuramente desiderano tutti i romani ma credo che, da questo punto di vista, non sia stato fatto molto, finora. Il secondo problema che affronterei è il traffico. Non capisco come mai Roma è sempre un ingorgo continuo e perché la stessa cosa non accada, invece, in altri capitali. Mi chiedo sempre come facciano a sopravvivere i poveri autisti dei mezzi pubblici ogni giorno nel traffico romano: fanno veri e propri miracoli. Poi prenderò provvedimenti por difendere maggiormente i nostri beni culturali. Ogni muro a Roma è un “monumento", eppure è difficile trovarne uno pulito, senza manifesti o imbrattature. A volte mi sembra che i romani amino poco la loro città. Infine vorrei che l’amministrazione operasse in concreto per ovviare al disperato bisogno di case che c’è a Roma. Possibile non si possa fare proprio nulla?».

Come mai ha scelto il partito socialista?

«Devo dire onestamente che il psi ò molto vicino alle mie idee. Mio padre è stato uno che ha lavorato tutta la vita e ha sempre diviso con tutti quello che aveva».

Totò avrebbe approvato la sua scelta?

«lo penso di si. Era una persona onesta, per bene, che soffriva delle sofferenze degli altri e ha sempre cercato di fare il possibile per alleviarle lavorando senza approfittare della sua posizione».

Cosa dicono i suoi familiari di questa scelta?

«Mi sono molto vicini, poverini, soprattutto quando sono attaccata dall'ansia, io cosi poco abituata ad essere in primo piano».

Secondo lei gli elettori la porteranno in Campidoglio?

«Qualche voto me lo daranno, anche se molti non sanno nemmeno che mi presento: per qualcuno, addirittura, il mio nome è sconosciuto. Il mio scopo, comunque, non è questo, e ovviamente non credo di poterlo pretendere».

Dario Celli, «L'Unità», 14 ottobre 1989


1990 11 04 Il Nostro Tempo Liliana Libro Toto intro

M. T., «Il Nostro Tempo», 4 novembre 1990


Grande, grande, grande. E il resto? Quisquilie, pinzillacchere

1990 11 11 Corriere della Sera Libro Toto f1Vecchia storia all’italiana. In questo Paese — spesso vile rispetto ai suoi talenti, di una viltà in cui confluiscono arroganza e volgarità che azzerano il giudizio — bisogna morire per essere capiti col giusto metro. Totò non fa eccezione; anzi. della regola, è massima conferma. Si scopre l'acqua calda? Fra tanti vinaioli dell'intelligenza, ubriachi di sé, forse ò un bene.

Quando lo incontrai nella primavera del '64, con l'intenzione di scrivere un primo saggio su di lui (che poi uscì nel '65, I grandi comici), Totò mi disse: «Ma è sicuro? Non rischia di rimetterci la reputazione?». Eravamo affondati nelle ombre del suo salotto, quelle ombre in cui Totò si rifugiava, non appena fuori dui riflettori, quasi potessero essere sorelle alla sua vista offuscata. Rileggo il saggio, e il riferimento alla rivista «C'era una volta», a una delle scenette più note di Totò: «Il vagone letto». E il dicembre del '47: la guerra sembra lontana, o almeno l'arte di Totò è tornata ad essere la sottile, cantante follia che tende però alle «saggezze» terrestri dell’uomo, cogliendone le smagliature.

Nel comico passano vibrazioni alla Cervantes, e veramente l'attore avrebbe potuto essere un inimitabile Don Chisciotte (con la sua faccia raggelata da una consapevolezza intoccabile, sdegnosa, ma anche stupefatta, infantile e antica). Nel sangue c’è una comicità di piazza — i poetici ribaldi delle medioevali contrade — e insieme l’occhio tagliente del piccolo inquisitore: una gamba rivestita con lo sbuffo del giullare e l'altra infilata nello stivale, dittatore e Rigolctto insieme. Un'iperbolica fuga nell'astratto — un astratto del tutto fisico — come nel Pinocchio.

Chi conosce Totò sa bene quanto sia prodigioso il suo mutare per la scena, con una connessione misteriosa fra vita personale c vita teatrale, che si può cogliere anche in questi versi del poeta di 'A livella: «Ormai per me il trapasso è 'na pazziella: — è nu passaggio dal sonoro al muto —. E quando s'è stutata 'a lampetella — significa ca ll'opera è fernuta — e 'o primm’attore s'è ghiuto a cuccà». Non ci si riferisce soltanto alla morte, ma anche alla recita. Pensiamo, oltre a Cervantes, a Gogol, laddove Totò ha saputo evocare i trasalimenti della strada quando ci si ferma a guardare se stessi attraverso gli altri. Non è la strada di Chaplin, in cui tutto si dilata troppo, piuttosto la stradina in cui tutto si restringe e si arriva persino al gomito a gomito, c il sole è cosi pieno in ciclo ma non riesce a sprofondare fino in fondo fra le case, a toccare la terra dove pesa una secolare ombra.

Ora, Mondadori spedisce in libreria un testo biografico di Liliana De Curtis, la figlia (a cura di Matilde Amorosi, prefazione di Renzo Arbore): Totò, mio padre. Lo schema è completo: l’infanzia, la famiglia, il fascino del palcoscenico, dietro le quinte, la separazione da Diana (la moglie), la seconda vita di Totò, e poi le femmine e «Malafemmena», superstizioni, manie, quisquilie e pinzillacchere, via via fino al sipario che cala. Ma la riflessione precede il gusto dell'annotazione curiosa, e cosi ci si sofferma su un’idea di Arbore, prefatore smagato e rispettoso, sull'incipit di Liliana De Curtis.

Secondo Arbore, la qualifica, in sé piuttosto limitativa, di «attore comico», ha impedito la completa riscoperta di Totò «attore serio unico e inimitabile», come testimoniano i suoi pochi film non comici e i moltissimi momenti seri dei film umoristici. La biografa, dal canto suo, anticipa: «Da quando, dopo la tua morte, sei stato riscoperto, osannato e mitizzato, ti sono stati dedicali saggi, biografie e tavole rotonde. Lo sforzo per spiegare alla gente il segreto della tua arte e del tuo fascino è stato spesso onesto e parzialmente efficace ma, secondo me, non è servito allo scopo». Quale scopo? Quello di «palesare» l’umanità della marionetta meravigliosa che continua a divertire le platee di tanti Paesi.

Il dubbio è questo: può, Totò, essere catalogato? Non solo, in specifico, come comico (e qui ha ragione Arbore, nel deprecare il concetto riduttivo), ma in generale: intendo suddiviso fra la scena e il privato? Mi pare di no. Totò, come Molière, è un meccanismo naturale che non legittima e non tollera passaggi tipo «dalla vita alla ribalta»; come certi frutti arcani, certi animali magici a favore dei quali la natura si è compiaciuta di eccentriche delizie, egli è un tutt'uno, è il frutto, con una circolarità, interna e interiore, quasi paranormale. La luna e, insieme, il telescopio; Astolfo e l’Ippogrifo. Non trovo dunque irriguardoso il fatto clic, sfogliando le pagine scritte e le immagini raccolte da Liliana De Curtis, la voglia prima sia quella di addentrarsi fra i segreti delle figure femminili che, con il loro sale, anche semplicemente erotico, nutrirono la sete vitale della curiosità di Totò: dalle sciantose e ballerine che, con le loro forme, comprimono l'attore nella passerella — facendoci capire che dovevano concedersi senza troppi pudori c senza farsi pregare — a ogni altra che appagò ciò che la biografa definisce l'«instancabile ardore, la galanteria e la generosità» di Totò, via via fino alle compagne sinceramente amate.

Con Diana, Totò si compiaceva dei suoi racconti libertini, provocando della moglie «un tumulto di sensazioni dove il piacere della trasgressione si fondeva con una punta di masochismo». La sensualità dell'attore era molto complessa e lo portava a passare con indifferenza dalle finezze di un’amante sofisticata alla crudezza di un breve incontro con un'inserviente. Ma era particolare in tutto, afferma la biografa, «e la mamma ancora oggi lo definisce, pirandellianamente: Uno, nessuno e centomila». E così la schiera delle amanti — a cominciare da quella Luciana Gora che Totò ricordava spesso: una soubrette dalla voce melodiosa, che per amor suo aveva abbandonato il palcoscenico — induce il lettore a immaginarsi una sorta di coro antico, pagano, che si accosti all'albero magico e dagli arcani frutti, con una religiosità carnale che fomenta il miracolo della fusione del sole con quei rami privilegiati. Nel volume, a cui Matilde Amorosi dà il contributo di una rasserenante traduzione di memorie spesso inquiete, ci si imbatte in immagini e didascalie un po' sconcertanti. Una, in particolare: Totò è fotografato a Viareggio, e lo si definisce «raffinatissimo anche sulla spiaggia, quasi un personaggio di Fitzgerald».

Una piccola sezione finale di versi inediti insinua. con semplicità, qualcosa definibile forse soltanto con un gioco di parole: uno stato d'anima creato da incessanti stati d'animo, mutevoli come la luce di certi vicoli, ora assolati ora cupi. L’ultima poesia di Totò si intitola «Cuore»: «Ho preso questo cuore mesto e afflitto, — e triste l'ho gettato in mezzo al mare: — ma prima sopra col mio sangue ho scritto... — per non amare più, per non amare...».

«Corriere della Sera», 11 novembre 1990


Gentile Dott. Fiorentino, la ringrazio infinitamente per i complimenti e per le felicitazioni che ha voluto inviarmi a proposito della mia poesia "'A Livella", complimenti che mi sono giunti particolarmente graditi appunto perché provenienti da lei, che io tanto stimo come editore di gran gusto e cultura. Riguardo al suo invito di pubblicare eventualmente le mie poesie sarei certamente oltremodo felice di dare la precedenza alla sua bella seria e stimata Casa Editrice, sempre che lei naturalmente (e senza alcun complimento) le ritenga all’altezza.

Parlo domani per una breve vacanza all'estero e sarò di ritorno a Roma verso il 20 novembre, pertanto se per quell'epoca lei sarà sempre del parere di mettersi in contatto con me, potrei sottoporle i manoscritti. La ringrazio nuovamente e gradisca i miei saluti più cordiali».

Firmato: Antonio De Curtis.

Così il principe attore scriveva, non senza qualche trepidazione, all’editore napoletano Fausto Fiorentino nell’autunno del 1963. Totò, e non era un segreto, si dilettava moltissimo nel comporre versi. Amava trascorrere le notti insonni seduto alla scrivania in compagnia di penna e calamaio. Scriveva e correggeva. Ma non amava far circolare o leggere in pubblico le sue poesie. Pare che questa confidenza fosse riservata soltanto al suo autista, che sapeva amante profondo dei versi di Salvatore Di Giacomo.

Le poesie vennero pubblicate dall’editore Fiorentino soprattutto grazie alla sua intraprendenza. Avutane notizia, scrisse una lettera a Totò chiedendogli un incontro. L’incontro avvenne e dopo un breve scambio epistolare (da cui la lettera sopra trascritta e gentilmente dataci dal figlio di Fausto, Stefano) Fiorentino si trovò fra le mani l'atteso manoscritto. Da lì alla pubblicazione il passo fu breve. Le paure e le ansie subito superate. Fiorentino studiò con grande cura il progetto. In copertina volle una foto con la vera «maschera» di Totò: lo sguardo un po’ triste, le labbra serrate in una smorfia, l'immancabile sigaretta fra le dita e l'anello nobiliare distrattamente mostrato.

Prezzo popolarissimo e distribuzione mirata. In pochi mesi tutte le edicole delle grandi stazioni metropolitane ne furono invase. Ed è qui, nelle sale di attesa delle stazioni e sui vagoni dei treni ferroviari che fulmineamente si costruisce la fortuna editoriale delle poesie di Totò. Dal '64, anno della prima edizione, si sono susseguite numerose ristampe e le copie vendute sono state migliaia e migliaia. Ci fu anche, e come poteva mancare, un falso. Visto lo straordinario successo qualcuno pensò di stamparne una edizione pirata. Non fu mai dato sapere quante furono le copie falsificate, anche se qualcuno giura su una tiratura non inferiore alle 50 mila.

Fortuna completamente diversa ebbero invece le poesie postume di Totò, Dedicate all’amore, (Colonnese editore). Scritte in gran parte alla compagna Franca Faldini, furono ritrovate circa dieci anni dopo la scomparsa dell'artista, e stampale nel ’77 con una testimonianza di Gassman e una nota di Ghirelli. Il libro non andò oltre qualche piccola ristampa. La maschera di Totò ispira anche i poeti: al grande attore Franco Stanzoni ha recentemente intitolato una raccolta di versi (Totò, Fonèma edizioni, pagine 92, lire 15.000).

Antonio Troiano, «Corriere della Sera», 11 novembre 1990


1992 04 14 Corriere della Sera Liliana Revival Toto TV Cinema intro2

Liliana De Curtis, figlia del principe Totò, si sente finalmente soddisfatta, ripagata: «Tutti si stanno preparando a celebrare il 25mo anniversario della morte di papà con grande affetto». Il Premio Fabriano, il Premio De Curtis, una piazza a Castellammare, uno special su Raiuno in due puntate a cura di Renzo Arbore, l'annullo delle poste per la ricorrenza, e perfino una medaglia creata dalla Zecca di Stato che sarà presentata il 23 a Ferrara: «Da una parte il volto di Totò, dall’altra la bombetta e la firma. Ma la cosa curiosa è che mio padre si era già fatto da solo una medaglia d’oro, da regalare agli amici».

E, dopo i bellissimi dischi con fascicolo di Vincenzo Mollica, ci sarà presto un nuovo libro (sempre Mondadori), «Totò a prescindere», in cui la figlia, con Matilde Amorosi, ha raccolto episodi e curiosità che riguardano la vita del famoso genitore, con prefazione di Fellini.

«Se "Totò mio padre", ora tradotto anche in Russia, era un libro scritto da una figlia nell’ottica amorosa di famiglia, questo, di tradizione orale, è una carrellata di aneddoti che coinvolge amici e colleghi che hanno raccontato gag e sketch della vita reale».

Seguendo e inseguendo artisti di quelle luci del varietà, l’autrice ha raccolto curiosità di vecchia data protette da un talento inimitabile: «Ho intervistato Croccolo, che mi ha raccontato la straordinaria storia della pernacchia, mentre la Masina rimpiange il film che non è mai riuscita a fare con mio padre. E poi ancora parlano Galeazzo Benti, la "spalla" Dino Valdi, Mario Di Gilio (con lui nell’ultima rivista "A prescindere’'), Bolognini che lo diresse in "Arrangiatevi !" e Giacomo Rondinella».

Felllni, da parte sua, va in flash-back e racconta come, per caso, mancando Rossellini, lo diresse lui, un giorno di tanti anni fa, in una scena di «Dov’è la libertà?».

«Ma l’aneddoto più bello e commovente è quello di Nunzio Gallo. Quando mio padre iniziò a non vederci, ci fu un vecchio attore che si offrì di regalargli il proprio occhio. Gallo accettò di procurare un incontro. Mio padre naturalmente rifiutò e disse al benefattore: "Non parliamone neppure, magari poi ci roviniamo entrambi, mentre io voglio che tu resti col tuo occhio a vedere le persone cui vuoi bene"».

Cosa vuol dire, signora De Curtis, commemorare Totò? «Fare una bella festa, una rimpatriata di amici, qualcosa che non sembri affatto una commemorazione. Perché Totò non è proprio scomparso, è sempre più presente tra noi».

Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 14 aprile 1992


1992 06 30 Il Piccolo Libro Liliana intro

Totò a prescindere. La figlia del comico italiano più surreale e amato di questo secolo, Liliana De Curtis, con l’aiuto di Matilde Amorosi ha raccolto una serie scelta di aneddoti ed episodi della vita del padre in un libro che cerca di svelare i segreti della vità più personale e intima dell’attore. Il taglio è giornalistico, gli episodi a volte esilaranti, a volte commoventi. Ne emerge un quadro duplice della personalità di Totò, impeccabile nel suo aplomb nobiliare e incorreggibile guitto dalle innumerevoli risorse, dalle movenze e dalle gag ancora oggi inimitabili. Poi ci sono le passioni, per gli animali ad esempio e quella più civettuola e originale per la poesia e per la brillantina.

La poesia, oltre ad amarla, Totò la seppe comporre, trovando le parole più belle. Malafemmena, per intenderci, in cui una estenuata malinconia insegue sul filo della seduzione un amore per l’eterno femminino che Totò sembra vivere in chiave tutt’altro che “dandistica” . Una grande e inesausta voglia di vivere emerge da queste pagine, una curiosità per tutto ciò che la vita comporta, forte nella persona di Totò, quanto nel personaggio a cui seppe dare vita sulla scena.

Liliana De Curtis , Totò a prescindere, Arnoldo Mondadori. L.32.000

M.L.C., «Il Piccolo», 30 giugno 1992


1992 11 18 La Stampa Liliana de Curtis intro

A Torino Liliana De Curtis e Mario Di Gilio celebrano con uno spettacolo il principe della risata. Un mito in privato attraverso le canzoni, gli sketch, le poesie.

TORINO

«A me Totò non piace. Prima di tulio è bruttissimo. Hai mai osservato lo sua faccia asimmetrica? E' lunga, triste, senza dignità». Qualcuno probabilmente ha già avuto un sobbalzo. Ma come! - deve aver pensato -. Chi può essere cosi blasfemo? Beh, queste cose le ha dotte proprio lui, Antonio De Curtis, principe di Bisanzio. Lui, che deliziava le platee più semplici (la rivalutazione, come si sa, arriverà tardi, con un libro di Goffredo Fofi), doveva stimarsi poco e, anche per questo, s'immalinconiva, s’avviliva. Con lui, una volta tanto, sembrava trovar conferma il mito romantico del clown che, fragoroso fuori, è triste dentro. Ma le cose stanno davvero così?

1992 11 18 La Stampa Liliana de Curtis f1

Pensavamo che «Totò dietro le quinte», lo spettacolo in scena al Fregoli fino a domenica, potesse aiutarci a sciogliere questo minuscolo enigma. La presenza in scena di Liliana De Curtis. figlia dell'attore, e di Mario Di Gilio, antica gloria del varietà napoletano, partner per qualche anno del Principe, promettevano per lo meno un ritratto sincero e antiretorico. Il che, ora che tutti millantano di avere frequentato e amato Totò, non è cosa da buttar via. Ma a teatro, a volte, le bugie sono più redditizie della sincerità, nel senso che lo sincerità non sempre garantisce la buona riuscita di uno spettacolo.

«Totò dietro le quinte» assembla sketch, poesie e canzoni, introduce una zona memorialistica nella quale, fingendo di rispondere a un'intervista, Di Gilio rievoca con voce appena percepibile la figura dell'attore, il suo stare in scena, la sua solitudine, la sua dignità nella miseria. Un gruppo di giovani attori ripropone una minuscola antologìa di sketch, c'è un guappo che disturba un finto spettacolo, uno fragrante sciantosa, un fine dicitore che non riesce a tenere a bada un riottoso spettatore. E c'è Liliana De Curtis che, alla fine del primo e del secondo tempo, recita poesie, compresa la celeberrima «Livella», interpretata nientemeno che a tre voci, in una drammatizzazione epica francamente eccessiva.

C'è di tutto, insomma; ma nonostante la varietà della materia e la rumorosa comicità di alcuni brani, il tutto è dominato da un senso di grande malinconia, anzi da una robusta vena patetica. I lunghi silenzi, le musiche che s’ingolfano sulla scena vuota producono pericolosi rallentamenti. E la riproposta di numeri celebri è inevitabilmente sminuita dal ricordo dell'originale. C’è Totò in questo spettacolo? Forse un santino lontano, da trattare con deferenza. A prescindere, naturalmente.

Osvaldo Guerrieri, «La Stampa», 18 novembre 1992


1993 06 02 Gazzetta d Alba Liliana f1

«Gazzetta d'Alba», 2 giugno 1993


1996 03 05 La Stampa Liliana Teatro intro

NAPOLI.

No, non è uno scherzo, semmai è un atto d'amore: Liliana De Curtis, l'unica figlia del grande Totò, debutta in teatro a sessant'anni. Quest'omaggio al padre, all'indimenticato Principe De Curtis, l'imperatore della comicità più autenticamente italiana, si compirà il 20 marzo al Sannazzaro di Napoli in una pièce diretta da Gepi Di Stasio, dal titolo «Pardon monsieur Totò». Il lavoro è liberamente tratto da «Siamo uomini o caporali», libro autobiografico scritto dallo stesso grande attore nel '50, che ripercorre le tappe essenziali dell'infanzia e della giovinezza del comico, narrando la storia di una vocazione realizzata tra mille difficoltà.

Il debutto di Liliana De Curtis avverrà con la compagnia teatrale «Il pungolo», composta da un gruppo di giovani attori napoletani: Vito Cesaro, Antonino Miele, Massimo Pagano, Debora Petrocello e il musicista Mimmo Epifanio. «Fin da piccola avrei desiderato recitare, ma mio padre, geloso e timoroso dei pericoli tipici dell'ambiente artistico, me lo impedì», racconta Liliana. «La mia unica prova d'attrice la diedi a sette anni, partecipando a uno dei celebri film di papà "San Giovanni decollato" e come compenso mi guadagnai una bambola. Poi la vita, per una serie di vicissitudini, mi ha tenuta lontana dal palcoscenico, fino a quando ho conosciuto una compagnia di giovani attori, tutti ammiratori sfegatati di Totò, i quali mi hanno proposto di partecipare a un lavoro con cui intendevano rendere omaggio alla sua memoria. Ho accettato senza esitazioni - conclude Liliana De Curtis - perché, nonostante abbia compiuto sessant'anni, conservo il senso dell'avventura, la curiosità per ogni nuova esperienza».

[s.n.], «La Stampa», 5 marzo 1996


1996 03 05 Corriere della Sera Liliana A

NAPOLI

«Anche se mio padre non ha mai voluto che facessi l'attrice, penso che ora sarebbe contento di questo debutto». Liliana De Curtis, la figlia di Totò, a sessantanni ha deciso di salire su un palco e provare l'emozione della recitazione. Il battesimo avverrà il prossimo 20 marzo, al teatro Sannazzaro di Napoli, dove andrà in scena lo spettacolo «Pardon Mon-sieur Totò» diretto da Gepi Di Stasto, liberamente tratto dal libro autobiografico «Siamo uomini o caporali?», scritto dallo stesso Antonio De Curtis. «Non dico che mi piacerebbe essere al l'altezza di papà, ma spero per lo meno di sfoderare soltanto un poco di quella "verve" che lo caratterizzava», spiega Liliana.

La signora De Curtis confessa di avere avuto sin da piccola il desiderio di intraprendere la carriera artistica. «Ma mio padre, che era tanto geloso e che conosceva bene l'ambiente dello spettacolo, non mi diede mai il permesso di recitare. Poi. quando slavo per sposarmi, mi disse che mi avreb-be affidato una parte in un film, pur di non vedermi sposata. Rifiutai l'offerta, ma feci male: avrei dovuto seguire i suoi consigli. Totò non aveva molta fiducia nel prossimo, probabilmente a causa di tutte le cattiverie che aveva subito».

Ma qual è il ruolo che interpreterà Liliana De Curtis in «Pardon Monsieur Totò»? «Non posso anticipare nulla, sarà una sorpresa. Quando me ne ha parlato il regista è stata una sorpresa anche per me. Posso solo dire che ho accettato subito, perché conservo il senso dell'avventura e perché mi emoziona tantissimo far rivivere mio padre sulla scena».

E non ha paura delle critiche? «Anche se saranno terribili le affronterò con la stessa filosofia di mio padre: restava un po' amareggiato, ma alla fine si consolava con il grande affetto del pubblico. Comunque, dal momento che con Totò ho una sorta di dialogo spirituale, mi sono rivolta a lui e eli ho detto: 'Papà, aiutami tu. Non pretendo di imitarti, mi basterebbe essere soltanto la tua controfigura'».

Al Principe del a risata e stato paragonato Massimo Troisi: Liliana De Curtis trova che questo accostamento sia giusto? «Esteticamente non molto. ma in quanto a purezza e bontà erano abbastanza simili: è un peccato che papà non l'abbia conosciuto».

«Corriere della Sera», 5 marzo 1996


1996 03 14 L Unita Liliana Teatro intro

Suo padre non gliel’aveva mai permesso. Adesso, a sessantanni, Liliana de Curtis prende la sua «rivincita» e debuttain teatro, il 20 marzo al Sannazaro di Napoli. Si intitola Pardon monsieur Totò la pièce allestita con il regista Gepi Di Stasio un collage di pensieri e sketch del grande attore «Un omaggio per ricordare la sua generosità e la sua allegria» confessa Liliana E ricorda le passeggiate al mare, le poesie e l'ironia del suo specialissimo padre.

NAPOLI

Di recitare non se ne parlava proprio. L'ambiente non era malvagio ma sicuramente pieno di insidie. se poi a porre il veto alla ragazzina in questione è figlia unica del Principe Antonio focas Flavio Angelo Ducas comneno De Curtis Gagliardi di Bisanzio era il padre in qualità di sovrano dei palcoscenici disubbidire non era cosa facile. Oggi è diverso. Sono trascorse molte stagioni e Liliana De Curtis a quasi 30 anni dalla scomparsa di Totò ha deciso di presentarsi per la prima volta in teatro indossando abiti da scena. Debutterà mercoledì 20 al Sannazaro di Napoli in Pardon Monsieur Totò una piéce che lei stessa ha tratto assieme al regista Geppi Di Stasio Dal diario del padre Siamo uomini o Caporali. «Un umile omaggio chi gli rendiamo chiedendogli scusa per averlo scomodato».

Come è nata l'idea dello spettacolo?

Conosco da anni gli attori della compagnia Il pungolo che a Bellizzi, una cittadina del salernitano, organizzano il premio Antonio de Curtis. Sono bravi e molto attivi e quando ho pensato di mettere in scena un testo di papà mi sono rivolta a Di Stasio. Assieme abbiamo riscritto è adattato le annotazioni di Totò una storia di passeggiata nella sua vita di uomo ed artista a cui si aggiungono delle gag e degli sketch fino a quello del commissario nella rivista A prescindere. Era il 1957 e papà recitava a Palermo. Per Totò un momento molto bello, regnava un'aria di grande armonia che fu spezzata dalla malattia agli occhi. Fu là che perse la vista, il nostro spettacolo però è un ricordo allegro e non drammatico. D'altronde papà era il primo ad affrontare le difficoltà con una buona dose di ironia.

Qual è il suo ruolo in Pardon Monsieur Totò?

Ho 60 anni e calco la prima volta le tavole del palcoscenico quindi sarò un'anziana signora che vuole cominciare a recitare.

E’ davvero la sua prima volta su un palcoscenico in assoluto?

Praticamente si. Ci avevo provato ma è stato impossibile. A parte una volta da bambina quando mi coinvolsero per una particina in San Giovanni Decollato, portavo un paio di scarpe a papà che faceva il ciabattino e dicevo: ”sono di mamma”. Ricordo che il produttore mi regalò una bambola. Fu il mio cachet. A 13-14 anni poi pensai seriamente di fare l'attrice, ma papà era troppo geloso. Qualche anno dopo mi fidanzai e lui pur di tenermi lontano dal mio innamorato mi propose di girare dei film al suo fianco, era il periodo in cui lavorava con Aldo Fabrizi. Ovviamente rinunciai.

E con lui ha mai due duettato?

No anche perché lui non provava mai neppure in teatro. Più che altro si sedeva per vedere recitare gli altri. Ricordo invece lunghe passeggiate in auto che facevamo la domenica. Veniva a prendermi nel primo pomeriggio e andavamo al mare e si divertiva a sentirmi parlare di italiano con un forte accento americano. Spesso mi capitava di recitare le sue poesie. Papà scriveva dappertutto, sui pacchetti di sigarette, sui depliant degli alberghi, sui tovaglioli di carta e subito dopo diceva ad alta voce la battuta o il verso che gli erano appena balenati in mente. Coinvolgeva anche Carlo Cafiero l'autista che è stato al suo servizio per vent'anni. Ricordo le volte che mi faceva ascoltare da un registratore la sua voce che leggeva le poesie appena composte. Le sentivo e risentivo fino ad impararle a memoria.

Da bambina come viveva l'ambiente teatrale?

Ho viaggiato con papà finché non sono andata a scuola. Il ricordo di quello che avveniva dietro le quinte eccezionale. Lui era un uomo molto cordiale ed anche molto attento e preciso sul lavoro. arrivava almeno un'ora prima degli altri in teatro e passeggiava sul palco in platea nel loggione. Insomma ne respirava l'aria. Poi diceva: ”fate scegliere i camerini agli attori, quello che rimane è il mio”, spesso era il più squallido. Era un uomo generoso sempre pronto a tenere alto il morale del gruppo divertendosi e facendo divertire gli altri.

Dopo la scomparsa di Totò lei si è fatta promotrice di numerose iniziative…

Non subito. Nel 1964 avevo divorziato - all'epoca una notizia del genere non si accoglieva con un sorriso - e tre anni dopo papà morì. Nessuno mi legava l'Italia e potevo anche andarmene. Così partii per il Sudafrica dove ho vissuto 20 anni aprendo tre ristoranti. Quel continente mi avvicinava a papà che infatti nel ‘39 aveva lavorato nell'Africa del Nord e adorava quei paesi.Tanti dopo proprio in occasione dell'anniversario della morte, Raffaella Carrà mi invitò a partecipare a Domenica in. Rimasi sorpresa di quanto interesse e ancora quanto calore suscitasse ancora la figura di Totò. Così ho capito che dovevo darmi da fare e promuovere attività e iniziative che lo riguardavano. Ora vivo a Roma ma torno sempre in Sudafrica, una terra che ha conquistato la libertà col sangue e che sento un po' anche mia.

1996 03 14 L Unita Liliana Teatro intro2

Domenica prossima Liliana De Curtis darà l'annuncio ufficiale: nella Sanità, il Rione dove è nato Totò nel 1898, sarà inaugurato il primo museo dedicato al celebre attore. Ma le iniziative che riguardano Totò non finiscono qui: accanto al cd-rom della RAI, c'è sempre il film di Giancarlo Governi sulla vita di Totò che potrebbe coinvolgere Robert De Niro. Il museo, intanto, promosso dal CAE, Regione Campania e associazione Antonio de Curtis, sarà allestito entro due anni, pronto per il centenario della nascita di Totò. «Nel Palazzo dello Spagnuolo - anticipa la figlia - le sale ospiteranno gli abiti di scena e tutti i manifesti degli spettacoli di papà. ci saranno poi i suoi quadri, i film, i testi e il materiale completo della sua attività teatrale. Il museo prevede anche una sezione di oggettistica fornitaci da numerosi collezionisti di cose di ogni tipo che riguardano Totò punto infine, una sala ospiterà il materiale araldico: lettere, patenti, pergamene ed altro che vanno dal XIX secolo al 900. Perché papà, si sa, era un principe».

Goffredo De Pascale, «L'Unità», 14 marzo 1996


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Liliana De Curtis


Riferimenti e bibliografie:

  • C. D’Antoni, «Film», 26 ottobre 1940
  • Archivio Famiglia Clemente