GAMBE D'ORO
Detti & contraddetti
L'acme giovanile si cura con la vecchiaia.
Tra uomini di mondo... acqua in bocca.
I giocatori di calcio: i pallonari.
Fiat voluntas, più mia che quella degli altri.
Ma quali incassi, ma quali incassi. Se ognuno si facesse gli incassi suoi!
Le diecimila lire mi piacciono tanto che le stiro.
Una volta tandem, un favore lo posso anche chiedere.
Voi del Nord siete cinici e mangiapolenta: la calata dei barbari. A voi longobardi non vi sta mai bene nulla.
Se senti un botto, non ti spaventare, sono io che scoppio
Basta con i colpi di fortuna, con le lotterie, coi telequiz, coi totosport, coi totototi. La fortuna bisogna guadagnarsela!
Se ognuno pensasse agli incassi suoi!
Barone Luigi Fontana
Scheda film
Paese Italia - Anno 1958 - Durata 90' - B/N - Audio sonoro - Genere Commedia - Regia Turi Vasile - Soggetto Antonio Margheriti - Sceneggiatura Turi Vasile, Antonio Margheriti - Produttore Gilberto Carbone - Distribuzione(Italia) Titanus - Fotografia Carlo Bellero - Montaggio Mario Serandrei - Musiche Lelio Luttazzi - Scenografia Piero Filippone.
Totò: Barone Luigi Fontana - Memmo Carotenuto: Armando - Dolores Palumbo: Emma - Paolo Ferrari: Aldo Maggi - Rosario Borelli: Franco Savelli - Scilla Gabel: Gianna - Elsa Merlini: Luisa - Rossella Como: Carla - Giampiero Littera: Giorgio - Turi Pandolfini: sindaco - Furlanetto: commendatore Renzoni - Bruno Carotenuto: Riccardo - Walter Santesso: il giocatore n.8 - Nino Vingelli: Carmine, il barbiere - Jimmy il Fenomeno
Soggetto, Critica & Curiosità
Soggetto
Il Barone Luigi Fontana (Totò) è un ricco, ma tirchio, produttore di Vini pregiati, nonché presidente della squadra di calcio dilettantistica del Cerignola che, a coronamento di un campionato a dir poco trionfale, sta per essere promossa. L'ambiente è idilliaco con tutti i giocatori legati tra di loro come dei fratelli. L'equilibrio viene sconvolto dall'arrivo di un procuratore milanese che si dichiara pronto all'acquisto di due giocatori creando le gelosie degli altri. Tutto si risolverà nel migliore dei modi con un'amichevole contro la nazionale italiana.
Critica e curiosità
Turi Vasile affida le musiche a Lelio Luttazzi. Dopo il successo di Classe di ferro, il regista gira in Puglia due film, distribuiti dalla Titanus: oltre a Gambe d'oro a Cerignola, lo stesso anno ambienta Promesse di marinaio a Taranto sempre per la regia di Antonio Margheriti. Il film venne girato a Cerignola, la troupe si sposta a Foggia solo per girare le scene della partita e per evitare grosse spese gli sceneggiatori si inventano una partita a porte chiuse. La presenza di Totò, ormai segnato dalla malattia, si risolve in una partecipazione straordinaria.
Alcune filmografie inseriscono Luigi Pavese nel cast. In realtà il personaggio che parla con cadenza piemontese è di José Jaspe, che a Pavese assomiglia molto. Fra l'altro sembrerebbe doppiato dallo stesso Pavese
Padre e figlio si ritrovano nello stesso film e nella stessa scena: a sinistra Memmo Carotenuto (l'allenatore del Cerignola Armando), a destra Bruno Carotenuto (la riserva Riccardo).
Non accreditato, questo è il primo film nel quale compare il mitico Jimmy il Fenomeno.
Così la stampa dell'epoca
- 1958-04-28-Momento_Sera-Gambe_d_oro-Indisposizione-L
- 1958-08-26-Corriere-della-Sera-Gambe-d-oro-T-L
- 1958-08-27-Corriere-della-Sera-Gambe-d-oro-T-L
- 1958-08-28-Corriere-della-Sera-Gambe-d-oro-2-R-L
- 1958-08-28-Corriere-della-Sera-Gambe-d-oro-R-L
- 1958-09-17-Il_Messaggero-Gambe_d_oro-T-L
- 1958-09-18-Il_Messaggero-Gambe_d_oro-T-L
- 1958-09-19-Il_Messaggero-Gambe_d_oro-T-L
- 1958-09-19-Momento_Sera-Gambe_d_oro-T-L
- 1958-09-20-Il_Messaggero-Gambe_d_oro-R-L
- 1958-09-20-Il_Tempo-Gambe_d_oro-R-L
- 1958-09-21-Momento_Sera-Gambe_d_oro-R-L
- Graduatoria-1959-04-Cinematografia_ITA-logo
«È un film di Totò, ma con poco Totò. Conscguentemente anche il divertimento del pubblico diminuisce. Non è più come una volta, quando il comico napoletano era presente dal principio alla fine: oggi il suo nome è preceduto sui titoli di presentazione dalla frase "con la partecipazione straordinaria di Totò". Peccato, perché il suo humour, da quel non molto che si vede, è ancora quello dì una volta, capace di entusiasmare l'intera platea [...]»
Vice, «Corriere Lombardo», Milano, 28 agosto 1958
«[...] È un film noioso, questo, nonostante la presenza di Totò, il che è un bel risultato [...]»
Vice, «La Notte», Milano, 28 agosto 1958
«[...] Un film di sapore provinciale di trasandata fattura che alterna un'allegria sforzata ad un sentimentalismo all'acqua di rose [...]».
Anonimo, «Corriere della Sera», 1958
«Il regista non è alla sua prima esperienza, non lo si direbbe. Slegato e sconclusionato, lento e ovvio, questo film è dedicato ad una squadretta di calcio provinciale. Null'altro ci sarebbe da aggiungere se non inserire questo film nel lungo elenco delle pellicole inutili di gusto provinciale romanesco. Totò vi appare un po' invecchiato. Come le battute che gli fanno dire».
Anonimo, «Corriere d'informazione», 28 agosto 1958
«Consapevole dei limiti a cui lo costringe la malattia, Antonio de Curtis accetta di figurare in «partecipazione straordinaria» in Gambe d'oro. È la storiellina di una squadra di calcio pugliese, il Cerignola, presieduta dal barone Fontana (Totò). Un impresario settentrionale vorrebbe acquistare le due gambe d'oro della squadra (Paolo Ferrari e Rosario Borelli), ma è destinato a scontrarsi con lo spirito di corpo dei ragazzi. Il regista del film è il messinese Turi Vasile, commediografo e sceneggiatore (da I vinti di Antonioni a Roma di Fellini), che dirige con paciosa allegria. [...]»
Alberto Anile
I documenti
Se in molti casi la conoscenza ravvicinata di personaggi mitici delude, da vicino Totò ha invece rafforzato la profonda ammirazione che avevo per lui. Da un punto di vista umano era veramente qualcosa di straordinario. Aveva un titolo che molti dicono, scherzosamente e anche beffardamente, acquisito col denaro; secondo la mia esperienza diretta e personale la sua era una nobiltà che non si acquista col denaro, ma connaturata e congeniale con un animo gentile come il suo. Lavorare con lui è stato per me esaltante: prenderlo in 'Gambe d’oro' fu un’idea mia, ma devo dire che la mia non fu solo un’esperienza professionale. Giravamo il film in Puglia e la sera non c’era altro da fare che stare insieme. La cosa che mi colpì profondamente era che lui era di una grandissima solitudine, ma di una solitudine “in compagnia”, ho sempre avuto la sensazione che una solitudine “da solo” fosse per lui intollerabile. Restavamo a lungo dopo cena quasi senza parlare, capivo benissimo che era rapito dalla sua solitudine ma forse aveva paura di una solitudine totale, definitiva, che lo astraesse del tutto. Sulla scena sembrava così spregiudicato e sprezzante, nella vita privata era invece di un pudore quasi verginale, da educanda, era riservato, addirittura schivo.
Turi Vasile
Pandolfini era straordinario, veramente impagabile, di un istinto... Completamente analfabeta e ignorante da un punto di vista ufficiale, ma sapiente dal punto di vista della cultura contadina - gnomica e sentenziosa - siciliana.
Turi Vasile
Finito di girare andavamo sempre per i fatti nostri, magari giocavamo sul serio a pallone, mentre i grandi stavano un po’ tutti con la Merlini. Totò l’ho visto solo quando avevo delle scene da girare con lui e avevo sempre l’impressione che venisse all’ultimo momento. Stava già parecchio male con la vista, non vedeva proprio. Era molto stanco e questa cosa degli occhi lo stava massacrando: per un attore non poter prendere in mano un copione, studiarci sopra, dover essere costretto a farsi dire quello che c’è scritto per poi farci il lavoro che ci faceva lui, l’elaborazione, l’invenzione... Il rapporto della troupe con lui forse non era più quello gioioso che si instaurava quando stava bene. C’era una tensione maggiore a evitargli dei disagi, ovviamente c’era la paura di sbagliare e di dovergli far rifare la scena: per lui stare sotto i riflettori era una sofferenza. Ma se uno non l’avesse saputo, niente avrebbe fatto presupporre le sue condizioni: mai un gesto di insofferenza, di intolleranza, di impazienza, anche se nel cinema il contrattempo succede ogni due minuti. La troupe lo adorava e forse faceva anche poca fatica ad adorarlo perché lui finito il film portava una valigia piena di soldi. All’epoca c’era un po’ l’abitudine che alla fine della lavorazione il protagonista dava una cifra per brindare con tutti: lui dava proprio soldi, faceva donazioni, era la sua natura.
Su ogni scena pensava a inventare sopra delle gag, diventavano tutti pezzetti suoi inventati. Si pensava che improvvisasse ma era invece di una precisione... Una volta stabilite le cose che diceva, da un ciak all’altro non inventava. Quello che mi colpì è che poteva benissimo andare a braccio ma che finiva nello stesso modo preciso ogni volta, come se avesse imparato a memoria battute e risposte. Ricordo che un giorno sono stato molto contento. C’era una scena del film in cui gli facevo la barba, ed era un ciak piuttosto lunghetto perché giravo da una parte, dall’altra, con un dialogo abbastanza fitto. Provammo, girammo, dopo il primo ciak facemmo il secondo e lui, bontà sua, si girò e mi disse: “Lei è un attore, eh?”, “In che senso?”, dico io. “Eh, un attore, preciso”. Uno può sempre riprendere un copione e rileggerlo, lui, non potendolo fare, memorizzava con una precisione...; e proprio per questo, dire a me “sai, sei un attore”.
Paolo Ferrari
Ricordi più nitidi li ho invece della visita che feci con i miei genitori a Torre Quarto durante la ripresa delle scene che prevedevano appunto quel luogo come residenza del barone Fontana, personaggio interpretato nel film da Totò. Mio padre profittò dell’occasione di dover rilasciare alla troupe le autorizzazioni richieste e decise di consegnargliele personalmente. Ci recammo quindi in auto a Torre Quarto dove familiarizzammo con alcuni attori del film: Totò in primis, ma anche con la moglie Franca Faldini, con Memmo Carotenuto, con Rosario Borrelli. E con ognuno di loro, mia zia mi scattò delle fotografie che ancora oggi conservo. C’era anche Paolo Ferrari, ma con lui non mi fu scattata alcuna foto. Non so perché. Per la verità, io, nonostante fossero presenti i miei genitori, ero molto emozionata e un po’ anche spaventata tanto da piangere come si può notare nella foto con Rosario Borrelli.
L’impressione che riportai, da quella breve frequentazione della troupe a Torre Quarto, fu che, osservandoli bene, soprattutto nel loro modo di vestire, gli attori mi sembravano un po’ trasandati e non certo particolarmente appariscenti, in particolare Paolo Ferrari. Forse era una nota di stile degli artisti, però a me sembravano incarnare in maniera un po’ deludente l’idea che avevo allora degli attori. Solo Totò aveva un’aria molto signorile. Già da allora portava gli occhiali scuri per proteggere la vista e aveva un’auto molto lussuosa, una Cadillac nera, che, come si vede in fotografia, era targata 315259 Roma. Ma non era lui a guidarla, aveva un autista che, tra l’altro, lo accompagnava ogni sera a Foggia all’hotel Cicolella dove alloggiò per tutto il periodo delle riprese. Quell’auto mi piacque tanto che convinsi mia zia a scattarmi una foto mentre mi ci appoggiavo. Era il 1958 e l’emozione di quella giornata la rivivo ogni volta che mi capita di rivedere il film.
Maria Antonietta Carobello

Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Curioso film d'ambiente calcistico, tutto buoni sentimenti e trionfo del buon cuore e della semplicità (il tifoso picchiatello è Jimmy il Fenomeno!). La pellicola sceglie giustamente di far vedere poco calcio (simularlo dà sempre un po' di fastidio) e qua e là azzecca qualche colpetto: l'equivoco fra Totò e Ferrari che lo sbarba, il milanese disegnato da Furlanetto che fa la caricatura di Rizzoli, fino a Pandolfini, qui sindaco di Cerignola, che addirittura lancia il coro della tifoseria ("Olio, petrolio...") nel momento più azzeccato del film. C'è Santesso, futuro paparazzo.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il citato cora da stadio lanciato da Turi Pandolfini.
- Modesta prova registica del produttore Turi Vasile, che fa assurgere agli onori del grande schermo Cerignola, senza però azzeccare il bersaglio. Naturalmente dove c'è il Principe c'è sempre qualcosa da salvare, ma la storiella ha il fiato corto e il pallone conferma una certa mancanza di feeling col cinema. Evocato nell'amichevole con la nazionale il patavino Bruno Nicolè, meteora del calcio italiano che ebbe una breve stagione di gloria nella Juve di Boniperti, Charles e Sivori
- Inutile spruzzare il film di frammenti musicali: la commedia è di un'idiozia sopraffina, non tanto per la trama (vicende di una squadretta di calcio col bomber innamorato della figlia del burbero patròn), quanto per lo stucchevole spirito arzillo di cui è impregnata e per una sceneggiatura stanca come è stanco Totò, qui in una delle sue partecipazioni più noiose e inutili. Impagabilmente kitsch la canzoncina che i calciatori cantano gaiamente nel budello sotterraneo, con Paolo Ferrari che accenna pure a un improvvido sculettamento.
- Commedia calcistica in cui il gioco del pallone è invero la copertura per una storiella a lieto fine su amicizia e sincero spirito sportivo. Eccessiva durata, fiacchezza, dialoghi logorroici e troppe parentesi amorose le comporterebbero la squalifica se non fosse per le mimiche e le freddure di Totò (che pure si autocita) e la romanità verace e un po’ malinconica di Memmo Carotenuto. Scritta dal regista con Antonio Margheriti, che nel gotico e nelle avventure fantascientifiche avrà modo di rivelare ben altra sostanza e valore. • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il “duello” di Ferrari davanti alla fontana; l’avaraccio Totò che stira le banconote come Paperon de’ Paperoni.
- Film sul calcio piuttosto brutto che nemmeno la presenza di Totò (qui non particolarmente ispirato) riesce a nobilitare. Pochissime risate e francamente fastidiosi gli intenti didattico-morali contenuti dalla pellicola. Probabilmente solo per gli amanti più sfegatati del principe della risata e forse nemmeno per loro.
- Lo spirito di squadra di una formazione di provincia è messo in crisi dalla prospettiva di passaggio alla serie A dei due giocatori migliori... Pur sport nazionale per l'eccellenza, il calcio ha fornito poche occasioni valide al nostro cinema e non è il caso di questa commediola, animata da uno spirito da recita parrocchiale ed interpretata da un Totò visibilmente stanco e fuori forma. Memmo Carotenuto ci mette un maggior impegno ma non può risollevare le sorti di un film mediocre ed afflitto, oltre che da troppe banalità, da insulsi intermezzi musicali.
- Totò c'è, ma non è il protagonista assoluto; la commedia è corale non solo perché c'è di mezzo una squadra di calcio ma perché fatta di tante piccole vicende personali. Per ciò che riguarda il calcio, nonostante il piccolo mondo di Cerignola, ci sono già tutti i fattori, sportivi e non, che degenereranno nel tempo fino ad arrivare alla situazione attuale. Le parentesi amorose, anche se indispensabili, sono forse le più barbose, ma ci sono anche i simpatici "pretini" che giocano a pallone nelle loro lunghe tonache e pregano per la squadra.
- Un altro modesto film sul mondo del calcio. Di sicuro calcio e cinema non vanno molto d'accordo neanche quando nel film recita Totò. Il film è una bozzettistica rappresentazione dell'ambiente paesano che gravita intorno al calcio di serie inferiore e fa la spola tra commedia sociale, farsa e dramma sentimentale insicuro sulla strada da prendere. Ritmo narrativo soporifero. Totò disegna un personaggio anomalo: è il Barone Fontana, il padrone della locale squadra di calcio dai tratti duri, spigolosi, quasi antipatici. Un Totò forzatamente poco divertente.
Le incongruenze
- Nella cantina del barone. 12'00'' In primo piano Paolo Ferrari (frontale) inizia af alzarsi da una botte: in secondo piano un attore -seduto su altra botte- scrive su un registro posato sul ginocchio destr. Nuovo ciak, stesso tempo, controcampo: perfetta continuità di Ferrari ( in secondo piano), ma l'altro (primo piano) ha totalmente cambiato atteggiamento
- In casa del barone Fontana. 37'54" Sulla destra schermo Totò (profilo sin. ) parla con Elsa Merlini (sinistra schermo), che sta a metà d'una rampa di scale. Nuovo ciak, stesso tempo, primo piano frontale dell'attrice che sta qualche gradino più in alto (impossibile dettagliare ma è così).
- Camera da letto, inquadratura dalla testata: due grossi pacchi sulla sinistra schermo (49'12") spariscono al ciak seguente (stesso tempo, rotazione oraria di 90° della mdp)
- Ufficio del barone. 61'34'' Totò (frontale dietro la scrivania) scarta un pacchetto. Nuovo ciak, stesso tempo, rotaz. oraria di 90° della camera: assolutamente perfetta la continuità d'azione di Totò, ma un bloc-notes posato davanti a lui s'è spostato di 5 o 10 cm
- Spogliatoi. 78'29" Un calciatore (destra schermo, profilo sin. ) si becca uno schiaffo tenendo le braccia giù. Nuovo ciak, stesso tempo, allargamento campo da altra angolazione: il ragazzo si protegge il volto con le mani.
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Le location del film, ieri e oggi
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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo |
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Lo stadio dove si allena la squadra di calcio dilettantistica gestita dal tirchissimo Barone Luigi Fontana (Totò) è, come segnalato da B. Legnani, lo Stadio Domenico Monterisi, situato in Via Napoli a Cerignola (Foggia) | |
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Lo stadio dove, in una partita di campionato in trasferta, il Cerignola viene sconfitto perché la squadra era demotivata a causa della notizia della cessione di due calciatori ad una squadra di serie A e per la sostituzione dell’amato allenatore Armando (Memmo Carotenuto) con il barone Luigi Fontana (Totò) è lo Stadio Pino Zaccheria, situato in Via Vincenzo Gioberti a Foggia, all’epoca privo delle tribune sul lato mostrato nel fotogramma |
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- https://www.cerignolaviva.it
- http://www.statoquotidiano.it
- A Torre Quarto con Totò di Maria Antonietta Carobello-http://www.ilmercadante.it/?p=1013
- Turi Vasile, Paolo Ferrari, interviste di Alberto Anile, "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998