DOX, IL POLIZIOTTO DEL PRINCIPE
Antonio de Curtis ebbe anche cani “suoi” (ammesso che non considerasse propri tutti i “trovatelli” che faceva personalmente curare, ospitare ed accudire). Accolse infatti nel suo canile i due cani poliziotto Dox e Dox jr, sfrattati dalla sede della squadra mobile. I due pastori tedeschi, padre e figlio, dividevano in caserma la stanza colo loro padrone, il brigadiere Giovanni Maimone. Dox senior andò "in pensione" con un vitalizio di 40.000 lire mensili per il suo sostentamento.
Dox appare in qualche sequenza dei film "Totò a Parigi" e "Lo smemorato di Collegno".
Roma 16 gennaio, notte.
Il cane «Dox» e suo figlio «Dox Junior», i due pastori tedeschi che hanno risolto brillantemente decine di operazloni di polizia giudiziaria e che, non appartenendo allo Stato, vengono ora allontanati dalle camerate della Squadra mobile romana, dove alloggiavano «abusivamente» assieme al loro padrone, hanno trovato un tetto sicuro. La loro malinconica vicenda, regolata da rigide disposizioni di legge che non ammettono sentimentalismi, ha commosso Totò che, assieme a Franca Faldlni, ha dato vita a un rifugio per cani abbandonati. Sarà, cosi, il principe De Curtis a prendersi cura delle due bestie.
Questa sera stessa, Totò e Franca Faldini si sono recati alla Squadra mobile per prendere in consegna i due cani. «Dox» e «Dox junior», sfrattati domenica, avevano trascorso la notte all'addiaccio e per tutta la giornata erano rimasti sdraiati sul marciapiede, davanti al portone di quella che, fino a poche ore prima, era stata la loro casa. Il «padrone» del due «lupi», il brigadiere siciliano Giovanni Maimone, è in forza alla «Mobile» e, per ragioni di servizio, non poteva occuparsi più di loro. Stanotte era rimasto anche lui all’aperto, assieme alle sue bestie; le aveva coperte con del «plaid» perchè non prendessero freddo, e rifocillate verso l'alba con la consueta razione di latte e pane.
Immobili al sole
Stamane, però, montando in servizio, Maimone ha dovuto lasciare i cani. «Dox» e «Dox junior», obbedienti come del militari, sono rimasti immobili, sdraiati al sole. Attorno a loro c’erano cronisti e fotografi, e una folla di gente, che aveva letto sui giornali la storia dello sfratto. Qualcuno aveva portato involti di cibarie: appetitosi pezzi di carne cruda, biscotti, latte; ma come ogni cane ben addestrato, «Dox» e il figlio non accettano nulla da mangiare se non dalle mani del loro padrone.
Nel pomeriggio sono arrivati Totò e Franca Faldini. Il brigadiere Maimone, che era in caserma, ha spiegato loro il caso delle sue bestie, e l'attore ha assicurato che ne avrebbe preso cura sin da quel momento. Frattanto erano giunte altre persone che si erano dichiarate disposte a prendere con loro «Dox» e il figlio, ma Maimone ha preferito affidarli a Totò. Per questa notte i cani saranno ospiti di un albergo ai Parioli, a spese del principe de Curtis; domani entreranno nel «rifugio» che Totò ha costruito a sue spese sulla via Boccea e che ospita già una cinquantina di animali.
Come mai, dopo tanti anni di «servizio», «Dox » e «Dox junior» sono stati messi sul lastrico? La storia delle due bestie, sulla scorta dei regolamenti burocratici, sembra ineccepibile. ma ha commosso tutti i romani che conoscevano le prodezze di «Dox», il quale è apparso più volte persino in televisione, nella rubrica «Il musichiere».
«Dox» ha ormai quasi quindici anni. Fu acquistato cucciolo di quaranta giorni, dal brigadiere Maimone, il quale fece molti sacrifici per potersi procurare un cane di classe. Un cucciolo pastore tedesco, munito di «pedigree» non costa meno di trentamila lire, che sono una grossa somma per un brigadiere di PS. Ma Giovanni Maimone ha per i cani un amore sconfinato che nasce da un ricordo d'infanzia. Maimone, infatti, bambino di sette anni, fu salvato dalle acque di un torrente proprio da un cane, un bastardone che lo seguiva dovunque.
Per tutta la sua vita, Malmone si è occupato di cani, che lo comprendono in modo sorprendente. Qualsiasi esemplare. di qualsiasi razza, anche se naturalmente ribelle o lento di riflessi, fa quello che dice lui. Nel 1946 quando comprò «Dox», Maimone era a Napoli, alle dipendenze del dott. Guarino, capo della squadra mobile di quella questura, presieduta, allora, da Carmelo Marzano. Quando Marzano venne a Roma portando con sé Guarino, anche Maimone fu trasferito. «Dox» frattanto, divenuto adulto, segui il suo padrone. Già n Napoli si era dimostrato assai ablie m difficili operazioni di polizia; a Roma divenne famoso.
La storia di « Dox » è ricca di episodi anche patetici. Una volta, a un bambino povero era stato regalato un cane di razza.
Il piccolo voleva venderlo perche, con il ricavato, sua madre avrebbe potuto curarsi. Una brutta mattina quel cane scappò. Dopo ventiquattro ore arrivò «Dox»; gli fecero annusare il collare e la cuccia del fuggiasco, e lui si mise in giro e seppe ritrovarlo.
Il ladro nell'armadio
Un'altra volta, Maimone aveva perso le tracce di un ladro che stava inseguendo. «Dox» infilò deciso un cancello, sali alcune scale, si fermò davanti a una porta. Quando gli aprirono, corse difilato davanti a un armadio: dentro c’era il ladro rannicchiato fra i vestiti appesi.
Una terza volta, la polizia cercava un assassino: l’uomo che aveva ucciso il colonnello Norman Donges, in un’auto, sulla Tiburtina. «Dox» stanò, al Pincio, un giovinastro che si aggirava nei pressi della fontana del cigni. Quel giovanotto era Orante Cardarelli, che poi confessò il suo crimine.
Partito il questore Marzano, «Dox» era rimasto con il figlio presso la Mobile. Nessuno si era mal curato di stabilire se i due cani avessero o meno il diritto di alloggiare in camerata; ora la questione è venuta a galla. «Dox» dormiva in una stanzetta separata, assieme al padrone, che è scapolo e alloggia in caserma. I superiori di Maimone hanno detto al loro subalterno che cosi non poteva continuare: c'erano stati anche dei reclami, a quanto sembra. E Maimone ha dovuto obbedire.
Stasera, quando si è separato dalle due bestie, aveva le lacrime agli occhi «E' come se mi mancasse un braccio - diceva a tutti - Me li vedo sempre intorno. Chi non ha mai avuto cani non può capire».
Maimone era fiero delle sue bestie; era anche un po' vanitoso. Ogni volta che c'era la possibilità di farsi fotografare accanto a loro, non se la lasciava sfuggire. Stasera, per lai prima volta, mentre scattavano le foto, si è fatto da parte.
(Corriere della Sera, 7 gennaio 1961)
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