TUTTOTOTÓ

(1967)

Tuttototo

Nell’aprile del 1966 viene formalizzato un contratto: Totò Tv, che poi diventerà Tutto Totò, sarà una serie televisiva costituita da dieci puntate di un’ora l'una, dirette da Daniele D’Anza e girate su pellicola bianco e nero a 16 millimetri. L’impegno non è formalmente con la Rai ma con la B.L. Vision, dai cognomi di Sandro Bolchi e Mario Lanfranchi: saranno loro a produrre la serie e pagare Totò, garantendo alla Rai sei telefilm composti da sketch vecchi e nuovi e quattro ‘speciali’ dedicati al Natale, alla Befana, al cinema e alla musica pop.

L’idea iniziale era per 15 episodi, ma solo 10 furono girati e uno risulta introvabile; il programma, a cui avrebbe dovuto collaborare Michele Galdieri, avrebbe spiegato e contestualizzato i numeri storici del repertorio di Totò, che sarebbero stati eseguiti davanti a un pubblico vero e confrontati con scenette più moderne scritte per l’occasione. La scomparsa di Galdieri nel novembre del ’65 ha ridimensionato il progetto ma per Totò è comunque un’occasione per tornare ai vecchi tempi.

Mentre ancora si stava girando Totò morì, e la serie rimase incompleta. La regia accreditata era di Daniele D'Anza, che girò i primi otto episodi. Mentre lavorava alla serie fu però costretto a girare lo sceneggiato Abramo Lincoln e lasciò la regia a Bruno Corbucci e Sergio D'Anza, i quali però, appunto, non riusciranno a terminarla.

Le dieci puntate vengono girate tra aprile e settembre 1966, con l’aiuto prezioso di Mario Castellani nel ricostruire sketch storici mai trascritti dopo la messa a punto teatrale: il vagone letto, il parrucchiere per signora, il numero del finto pazzo, la scenetta del manichino vengono riesumati con la speranza di traghettarli alle nuove generazioni. Antonio de Curtis partecipa alla lavorazione con un misto di gioia e di apprensione, firmando finalmente come co-autore gli sketch storici che in passato il cinema ha utilizzato senza dargliene credito. Negli episodi intervengono come comprimari e guest star Ernesto Calindri, Antonella Lualdi, Gino Cervi, Walter Chiari, Sandra Milo, Corrado Mantoni, Enzo Turco, Marisa Merlini, Ubaldo Lay, Gordon Mitchell; per le puntate speciali vengono registrate esibizioni musicali di Mina, Patty Pravo, Gianni Morandi, Nomadi.

Bolchi, Lanfranchi e D’Anza hanno consegnato il girato di Tutto Totò e i dirigenti Rai non sono affatto contenti. Pretendono di tagliare gag e battute, vorrebbero sopprimere personaggi, rigirare interi episodi. La serie fu presa di mira dalla censura, che impose molti cambiamenti ritardando le riprese: dovette essere rigirato interamente l'episodio Il tuttofare e fu imposto di modificarne parecchi altri. Probabilmente, senza questo allungamento dei tempi, Totò sarebbe riuscito a completare la serie. Lo sketch del wagon-lit, rifatto con Castellani e Sandra Milo, è stato riscritto in modo da salvaguardare la rispettabilità dell’onorevole Trombetta, costringendo Totò a filarsela dallo scompartimento subito dopo il parlamentare; lo sketch del parrucchiere per signora, all’interno dell’episodio Il tuttofare, deve essere rigirato — pare perché il personaggio del coiffeur interpretato da Castellani risulterebbe troppo effeminato. Totò protesta: “Non si può dir niente nel teleschermo, il gesto più innocente è temuto come uno scandalo”. Ma i dirigenti continuano a tagliare e la messa in onda, prevista per la fine del ’66, slitta a una data indefinita.

Ancora nel marzo 1967, poche settimane prima della morte dell’attore, la Rai protesta definitivamente l’episodio Totò a Natale, “inidoneo alle esigenze della serie dei programmi in oggetto”, trattiene in risarcimento una parte di quanto pattuito a Bolchi e Lanfranchi e chiede ancora rifacimenti agli altri tre speciali, Totò a Napoli, Totò ye ye e Totò ciak.

L’avventura televisiva di Totò si rivela una delle sue esperienze professionali più avvilenti: i copioni 'curati’ da Bruno Corbucci si limitano il più delle volte a diluire gli sketch ricostruiti da Totò e Castellani, le scenografie sono miserrime, la regia spesso assente (anche letteralmente: a volte D’Anza è costretto ad assentarsi e a lasciare ad altri la direzione); come operatore c’è un futuro premio Oscar, ma Vittorio Storaro è giovane e inesperto e offre una prova tecnica imbarazzante. Forse per il ritardo accumulato, o forse perché la Rai si vergogna del risultato, si decide infine di mandare tutto in onda in piena estate. Il principe per una volta fa sentire la sua voce: “Non posso assolutamente accettare che la Tv mi releghi nella stagione morta”. E ottiene almeno l’anticipo di un mese: la prima puntata viene annunciata per il 4 maggio 1967 sul primo canale nazionale.

La trasmissione fu replicata nell'Estate del 1978, in 2^ serata, su RAI 1. La sigla iniziale fu composta per l'occasione. Per la chiusura fu adottata invece Non c'e' più niente da fare di Bobby Solo, che, anche grazie ai passaggi in televisione, ottenne un grande successo.

"Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017



In occasione del lancio della serie televisiva "Tutto Totò", il 4 maggio 1967, Sandro Bolchi presenta il primo episodio rievocando la figura del grande attore (scomparso da meno di un mese) insieme agli scrittori Cesare Zavattini e Achille Campanile, nonché con il regista Daniele D'Anza, autore delle nove puntate.


Partitura originale “Non c'è più niente da fare”, cantata da Bobby Solo nella sigla finale della serie televisiva Tuttototò, 1966

D.: Lei ha registrato per la TV una serie di dieci trasmissioni, ma da tempo non le mandano in onda: non potrebbe essere un ritardo causato dalla censura?
R.: «La censura televisiva è terribile: abbiamo tolto qualche cosa, qualche battuta un po’ forte; abbiamo aggiunto qualche altra... potabile...»
D.: Lei pensa che tutto quello che censurano sia censurabile?
R.: «No. Ma lì vi sono dodici funzionari; ognuno trova qualcosa da ridire e allora vengono censurate anche dieci o dodici cose per volta».
D.: Ma che cosa viene censurato?
R.: «Alla televisione censurano delle cose che non c’entrano affatto con la censura! Io, per esempio, facevo uno starnuto in mano alla mia «spalla»; questo ha disturbato uno dei funzionari. Questo non dovrebbe essere censurabile perché poi vediamo alla televisione stessa, in un altro sketch con altri attori, che c’è uno che sputa nell’occhio ad un altro. Beh? Lo starnuto era finto mentre lo sputo è vero!... C’è il liquido!».


Gli episodi

Tuttototò - Premio Nobel

Tuttototò - Premio Nobel Soggetto, Critica & Curiosità "E' la storia di un fantasioso inventore depositario di brevetti improbabili come quello delle campane sbatocchiate e altre amenità del genere. Nel film è…
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Tuttototò - La scommessa

Tuttototò - La scommessa Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Antonio de Curtis, Bruno Corbucci - Sceneggiatura: Antonio de Curtis, Bruno Corbucci - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno…
3540

Tuttototò - Il grande maestro

Tuttototò - Il grande maestro Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Antonio de Curtis, Bruno Corbucci - Sceneggiatura: Antonio de Curtis, Bruno Corbucci - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio…
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Tuttototò - Il latitante

Tuttototò - Il latitante Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi - Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno…
2994

Tuttototò - Don Giovannino

Tuttototò - Don Giovannino Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Antonio de Curtis, Bruno Corbucci - Sceneggiatura: Antonio de Curtis, Bruno Corbucci - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio…
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Tuttototò - Totò a Napoli

Tuttototò - Totò a Napoli Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno -…
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Tuttototò - Totò ciak

Tuttototò - Totò ciack Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno -…
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Tuttototò - Totò ye ye

Tuttototò - Totò ye ye Scheda del film Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno -…
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Tuttototò - Il tuttofare

Tuttototò - Il tuttofare Scheda del film Regia : Daniele D'Anza - Soggetto : Antonio de Curtis, Bruno Corbucci, Michele Galdieri - Sceneggiatura : Antonio de Curtis, Bruno Corbucci, Michele Galdieri - Fotografia : Marco…
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Così la stampa dell'epoca

Si attendeva, con fiducia, una novità che avrebbe potuto risollevare gli spiriti depressi, riaccendere ; sorrisi, ed era «Tutto Totò». Ma le prime, puntate hanno deluso e rinvelenito gli umori del pubblico. Anzitutto vi è stata una iperbolica campagna di stampa, che non ha conosciuto limiti e decenza e che ha colto l’occasione della morte di Antonio De Curtis per elevarneI a mito il ricordo. I superlativi sì sono sprecati; si è presentato Totò come «il più grande comico del mondo», «superiore a Charlot». Così si è illuso il pubblico che qualcosa di eccezionale gli sarebbe stato presentato: una rievocazione di scenette d’avanspettacolo, inventate da Totò nella sua lunga carriera di comico di rivista, ma che avevano una loro vitalità solo se inserite nell’ambiente in cui erano scaturite.

Perché si reggevano su chiari motivi erotici, su piccanti doppisensi, su invenzioni godereccie, tipiche un certo teatro e di un particolare momento storico tra una sfilata e l'altra di belle ballerine. Riproporle in televisione ha significato, appunto, svirilizzarle, addomesticarle, purgarle, per non incorrere in reati punibili dal codice penale. In tale modo si è imbrigliato Totò, gli si è messa la museruola, facendone un manichino snodato non un mimo ed un attore

Non si poteva fare altrimenti, con simili testi. E questo è appunto l'errore dei produttori, esterni alla Tv, che hanno realizzato «Tutto Totò» e non hanno capito che pur essendo meno facile e più rischioso Totò era da utilizzare come attore, in testi appositamente sceneggiati, come è stato fatto da Pasolini.

L’esperimento meritava di essere tentato. Basti pensare a «Guardie e ladri» per esserne convinti. Così si è inferto un duro colpo alla memoria del principe Antonio De Curtis.

Giorgio Benini, 4 giugno 1967


Tuttototò, l'ultima fatica per la televisione

Approfondimenti 2776 Daniele Palmesi, Federico Clemente

Il complesso dei fratelli siamesi

Il complesso dei fratelli siamesi Io e gli altri di Antonio De Curtis Quante volte sono stato fermato da ammiratori i quali mi hanno chiesto con divertente ingenuità: « Ma come fa lei a inventarsi tutte quelle smorfie, a truccarsi in quel modo... ».…
Articoli d'epoca - 1960-1969 747 «Radiocorriere TV», anno XLIII, n.41, 9-15 ottobre 1966

Tuttototò: in dieci personaggi il meglio di Totò

Tuttototò: in dieci personaggi il meglio di Totò La scenetta più bella, dicono non si vedrà. Un fuoritesto che il comico-principe ha recitato, alla fine del suo lungo lavoro per la TV. La «troupe» si stava sciogliendo; i soliti «grazie», «addio»,…
Articoli d'epoca - 1960-1969 1146 Aldo Congiu, «Oggi», anno XXII, n.16, 21 aprile 1966

Le storielle che non racconterò alla TV

Le storielle che non racconterò alla TV Soltanto adesso, dopo anni di resistenza, il popolarissimo Totò ha ceduto all’attrazione del video: in dieci filmetti farà tra l’altro rivivere i suoi più noti personaggi «teatrali». «Ma alla TV non racconterò…
Articoli d'epoca - 1960-1969 1263 Antonio de Curtis, «La Settimana Incom Illustrata», anno XIX, n.18, 1 maggio 1966

Tuttototò: la mia vita in dieci serate

Tuttototò: la mia vita in dieci serate Totò racconta: Perché mi sono arreso alla televisione. Il nostro più grande comico vi anticipa la serie di spettacoli con i quali gli italiani concluderanno ridendo il 1966. “Per voi saranno solo motivo di…
Articoli d'epoca - 1960-1969 719 Enrico Negrettl, «Bolero Film», anno XX, n.993, 15 maggio 1966

«Tutto Totò»: vietato ai maggiori di 90 anni

«Tutto Totò»: vietato ai maggiori di 90 anni Il popolare attore, dopo 45 anni di attività artistica, ha deciso di far ridere i telespettatori di ogni età con la sua comicità immediata, riproponendo le sue più celebri “gags” in una serie televisiva…

Totò, l'arte di far ridere

Articoli d'epoca - 1960-1969 1439 Maria Maffei, «Noi donne», anno XXI, n.22, 28 maggio 1966
Totò, l'arte di far ridere Abbiamo intervistato Totò che a Cannes, con il film "Uccellacci e uccellini", ha rinverdito un successo che dura da 40 anni. Il pubblico di Cannes ha applaudito a…

Facciamo visita a Totò

Articoli d'epoca - 1960-1969 971 Pietro Zullino, «Epoca», anno XXVII, n.818, 29 maggio 1966
Facciamo visita a Totò Il grande attore, che presto vedremo in un programma televisivo a puntate, sta serenamente percorrendo il viale del tramonto. Ormai ci vede poco, vive in solitudine…

Tutti aspettano Totò

Articoli d'epoca - 1960-1969 676 Giorgio Berti, «Sogno», n.38, 15 settembre 1966
Tutti aspettano Totò “I Promessi Sposi”, “Scala Reale” e “Tutto Totò” questo il tris d’assi che la TV tiene in serbo per le nostre serate d’autunno e d’inverno. Molti altri programmi di…

Tuttototò (ma censurato)

Articoli d'epoca - 1960-1969 619 Carlo Galimberti, «Tribuna Illustrata», anno LXXVII, n. 19, 7 maggio 1967
Tuttototò (ma censurato) In nove trasmissioni vengono presentate le più famose scenette che costituirono per tanti anni in teatro i «cavalli di battaglia» di Totò. Diverse battute però sono…

Totò, che piacere rivederti

Articoli d'epoca - 1970-1979 859 Fiammetta Rossi, «Radiocorriere TV», anno LV, n.23, 4-10 giugno 1978
Totò, che piacere rivederti In sei telefilm la sua arte comica. Ecco come lo ricordano Macario, Taranto, Manfredi, Tognazzi e Gigante. Roma, maggio Sono sei telefilm, un’antologia di…

1966 03 30 Corriere della Sera Tuttototo intro

Roma, 29 marzo.

Totò ha detto «sì» al video, dopo anni di ostinata allergia televisiva. Convinto da Gennarini e Beretta, il popolare comico si è arreso proprio nell'anno in cui festeggia i suoi cinquant'anni di teatro e dì cinema: un momento, quindi, di particolare significato. Totò stesso ha collaborato — una volta buttatosi con entusiasmo nell'mpresa — alla preparazione dei testi, insieme con Bruno Corbucci e Daniele D'Anza, al quale sarà affidata la regia delle dieci puntate della trasmissione, che saranno filmate a Cinecittà a partire dalla metà di aprile.

La trasmissione si intitola Tutto Totò, ma le dieci puntate saranno indipendenti l'una dall’altra e suddivise In due gruppi con caratteristiche differenti. Le prime sei puntate, infatti, costituiranno una rievocazione di alcune fra le più gustose scene create dall’attore per il teatro, con raggiunta di novità: due scene per ogni puntata, scelte con il criterio di analogia o accostamento del tema e collegate fra loro con un filo di tessitura. Cosi, il «Vagone letto» e il «Bigliettaio» saranno l’argomento della prima puntata; la «Camera affittata a tre persone» e «Guendalina», nella seconda; «Manichini» e «Pazzo per amore», della terza; mentre Totò sarà, nella quarta, in cerca di lavoro, prima quale parrucchiere e poi come allievo bandito, e nella quinta unirà due sketches legati al periodo bellico, «La censura» e «Lo sberleffo».

Un cenno particolare merita la sesta puntata che comprenderà due lavori nuovi. Corbucci è autore de «Il latitante» che vedrà Totò campare astutamente a scrocco di famiglie sconosciute dove si presenta come un vecchio amico dimenticato, ora nei guai, chiedendo asilo per 48 ore, con la scusa di doversi celare, ricercato com’è per avere investito con la sua potente (quanto fantasiosa) automobile un vecchio che versa in pericolo di morte. Esaurite le risorse di convenienti rifugi, riuscirà ancora, affermando che il vecchio è morto, a ricavare centomila lire per affidarsi alla difesa di un luminare del Foro.

L’altro lavoro, «La scommessa» è invece opera dello stesso Totò. Commesso alle dipendenze di un professionista, gelosamente risparmia ogni lira dello scarso guadagno, respingendo qualsiasi insidia al suo gruzzolo, dagli svaghi alle donne. Per la scommessa fatta con alcuni conoscenti che sarà capace di fargli spendere in una sera sola tutti i risparmi, tuttavia, la formosa moglie del suo dirigente si fa condurre in un ristorante di lusso, ordina cibi prelibati, champagne e fiori, gettando il meschino nella costernazione e nel brivido. Come finirà la strana avventura, è ancora «top secret».

Le altre quattro puntate di Tutto Totò avranno invece il carattere di veri e propri shows, due dei quali dedicati al ragazzi, da trasmettere per Natale e per la Epifania (e vedremo l’attore trasformarsi nella Befana, in Pinocchio, nella Fatina Azzurra); un terzo porrà in contatto Totò, compositore melodlco, con il mondo nuovo e scatenato della gioventù yé-yé; l’ultimo infine riguarderà i rapporti fra Totò e il cinema.

In questi specials che comprenderanno vedettes, numeri spettacolari di varietà, ospiti — fra i quali Bolchi e Lanfranchi hanno invitato molti attori che a Totò furono vicini, da Peppino De Filippo ad Aldo Fabrizi, da Gino Cervi a Walter Chiari, da Nino Taranto a Macario ed a Vittorio De Sica, nonché voci d’oro della canzone come Mina, Rita Pavone, Miranda Martino, Milva, Gigliola Cinquettl, le quali canteranno fra l’altro alcune delle canzoni composte da Totò — il protagonista sarà sempre circondato da donne altissime e bellissime che i produttori stanno proprio ora scegliendo.

Al. Cer., «Corriere della Sera», 30 marzo 1966


1966 03 30 Stampa Sera Tuttototo intro

Il comico registrerà in aprile episodi e scenette della sua attività di cinema e di teatro - Il primo "ciak" a Cinecittà

ROMA, mercoledì sera.

Totò festeggia in questi giorni i cinquant'anni di attività nel mondo dello spettacolo. Quale simbolico riconoscimento gli è stata offerta una medaglia d'oro nel corso di un ricevimento, al quale hanno partecipato numerosi divi, esponenti della cultura e del teatro. Tra gli altri si notavano Moravia, Aldo Fabrizi, Camillo Mastrocinque, Milly, Carla Gravina, Giorgia Moll, Paola Borboni, Olga Villi, Valentina Cortese. Al termine della serata il cantante Ugo Calise ha dedicato a Totò le sue nuove composizioni. Il comico napoletano, dopo numerose trattative, ha ceduto alla tv.

La trasmissione che animerà è intitolata «Tutto Totò». L'attore stesso ha collaborato ai testi. Le prime sei puntate dello spettacolo riguarderanno la sua attività teatrale. La prima riproporrà «Vagone letto » e « Il bigliettaio ». In questi « special» Totò sarà affiancato da noti attori, Fabrizi, Walter Chiari, Taranto, Macario, Mina, la Pavone, Vittorio De Sica e così via. La trasmissione sarà filmata a Cinecittà a partire dalla metà di aprile.

«Stampa Sera», 30 marzo 1966


1966 03 31 Il Messaggero Tuttototo L

«Il Messaggero», 30 marzo 1966

1966 04 15 La Stampa Tuttototo R L

«La Stampa», 15 aprile 1966


1966 06 L Unita Tuttototo A L

«L'Unità», 30 giugno 1966


1966 10 03 Paese Sera Tuttototo intro

Negli studi della RAI TV è terminata la preparazione di «Tuttototó»: un'antologia televisiva del grande comico napoletano. Lo spettacolo è imperniato su dieci personaggi alcuni dei quali scelti tra i più significativi di quelli che il «comico-principe» ha creato.

«Tuttototò» si articolerà in una prima serie di trasmissioni di sei puntate di un‘ora ciascuna. Si intitolano «Don Giovannino», « Il tuttofare », «Il premio Nobel», «Il grande maestro », «Il lottatore» e «La scommessa». Le prime quattro prendono le mosse da storie famose del grande comico: i classici del suo teatro.

«Premio Nobel», per esempio, non è altro che la scenetta del «Vagone letto», opportunamente riveduta e corretta: le esperienze, le avventure di un professore italiano che va ad Oslo in vagone letto, per ritirare l’ambito riconoscimento internazionale. Gli ultimi due atti unici sono «originali» scritti per l'occasione da Mario Corbucci.

Seguiranno, poi, altri quattro «Numeri unici». I titoli ne suggeriscono il contenuto: «Totò a Natale»; «Totò a Napoli»; «Totò ciak»; « Totò ye-ye».

«Paese Sera», 3 ottobre 1966


1966 10 05 La Stampa Tuttototo Art L

«La Stampa», 5 ottobre 1966


1966 10 11 La Stampa Tuttototo R L

«La Stampa», 11 ottobre 1966


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«Tempo», 2 novembre 1966


1966 12 06 La Stampa Teatro Filmografia Virtuale intro

Il principe De Curtis intende allestire una commedia ambientata ai nostri giorni - Dai film di cassetta a quelli «impegnati»

Roma, martedì sera.

«lo sono un attore educato — dice Totò. — Educato a non dire porcherie e a non giocare coi doppi sensi. Ma la televisione di ciò non tiene conto: fa lavorare con la camicia di forza, impone una censura che è davvero eccessiva. E poi oi sono troppi funzionari responsabili di una trasmissione. Ciascuno trova la mossa o la battuta che gli dà fastidio. E ciascuno richièda il suo bravo taglio, coi risultati che si possono immaginare».

Il comico napoletano ha lavorato tre mesi negli studi televisivi di Milano e Roma. Per la regìa di Daniele D'Anza ha registrato dieci puntate di uno show che andrà in onda a partire dal mese prossimo, Tuttototò: sei numeri che costituiscono una antologia del suo repertorio teatrale e cinematografico, dal '37 al '50 circa; ed altri quattro che, in una curiosa mescolanza di canzoni e poesia spesso inedite firmate da Curtis, sono una satira di costume del mondo moderno scritta per l'occasione da Mario Corbucci. Per l'attore quasi settantenne questo è praticamente il suo debutto televisivo, «ho rimandato l'appuntamento con il piccolo schermo per dodici anni — egli dice. — Poi ho capitolato. Era quasi doveroso per me che ho fatto di tutto: la commedia dell'arte e il varietà, la prosa e la rivista, il cinema e l'operetta».

Minuto, il viso pallido e scarno, il principe Antonio De Curtis è un signore cortese, con un fondo di malinconia che la timidezza dei gesti tradisce. Abita in una casa che nulla vieta di definire regale, ai piedi dei Parioli. Amministra le sue energie e le ore della giornata con oculata parsimonia. Dispone di uno stuolo solerte di camerieri, segretari ed autisti. E lavora. Quarantacinque anni di carriera e centocinquanta film all'attivo. Fino a poco tempo addietro ne «girava» cinque-sei all'anno. Oggi il ritmo è meno sostenuto, ma non per volontà sua.

«Con l'allenamento che ho — spiega — un film non è certo una fatica». In questo periodo, ad esempio, di giorno è impegnato nelle riprese di un episodio, di sera nel doppiaggio di quello precedente e nei ritagli di tempo presiede riunioni d'affari, scrive poesie, canzoni e persino una commedia. Ma le sue cure, maggiori continuano ad andare a Totò. Questa è la sua invenzione-capolavoro. Una maschera che da quarant'anni fabbrica ilarità e milioni.

Recentemente un cinema più sofisticato, meno popolare, è venuto a lui. Gli ha fatto interpretare personaggi letterari, moderni, amari e satirici, con registi come Lattuada e Pasolini. Ma il principe De Curtis non ne è colpito. «Io sono un artista — dice con meritata immodestia, — Artista al cento per cento. So fare il comico e il drammatico, il patetico e il brillante. Posso fare tutto: è il mio mestiere». Per la prossima stagione spera di presentarsi al pubblico con una sua compagnia di prosa ed un suo testo, una commedia di costume ambientata ai giorni nostri. Ma non sarà un addio. Anzi. Con un guizzo di sfida nella voce, dichiara divertito: «Mi ritirerò quando non ne potrò più. Ma ciò non succede subito. Ho ancora tanto spirito in corpo, come diciamo a Napoli».

L. Madeo, «Stampa Sera», 6 dicembre 1966


Nel luglio scorso, dopo quindici anni di rifiuti, Totò accettò di debuttare in TV con un'antologia in dieci puntate dei suoi sketch più famosi. Oggi, alla vigilia dell'esordio, fissato per i primi di gennaio, se ne dichiara amaramente pentito. I catoni di via Teulada hanno il taglio facile, ma stavolta, a sentire Totò, hanno passato il segno. [...] Hanno decimato le battute, mutilato le gag, soppresso i sottintesi, anche i più castigati, anzi solo quelli perché a eliminare dal testo ogni allusione, che non fosse più che innocente, ci avevano già pensato gli autori [...].
Gli sketch hanno perduto il 50% della loro comicità. Confezionati con tutte le spezie, gli aromi e le salse per far ridere gli spettatori, minacciano ora di farli sbadigliare. Totò li aveva scelti dal suo repertorio e adattati per la televisione tenendo conto del pubblico al quale essa si rivolge. S'illudeva di esserci riuscito e invece ecco che i censori li hanno ridotti a polpettoni scuciti e inanimati [...].
Nei giorni scorsi Totò e il regista Daniele D'Anza si sono incontrati, anzi scontrati, con i dirigenti della televisione per indurli a limitare le amputazioni e a ridiscutere i testi. Ma, almeno fino a questo momento, senza risultati, mentre continua l'opera di «bonifica» dei censori.

Delle dieci puntate [...] quasi tutte, quale più, quale meno, sono passate sotto la mannaia dei revisori. In una, intitolata Attilio il parrucchiere e imperniata su candidi giochi di parole, il nome Attilio è stato soppresso per timore di offendere i barbieri che portano quel nome.

Roberto Gervaso, "Totò è pentito d'aver ceduto alla TV", «La Domenica del Corriere», n. 51, 18 dicembre 1966


Commemorato Totò con brani di film e testimonianze di attori e di registi

Ieri sera la tv ha ricordato Totò con un servizio speciale di «Prima pagina». Era d'altronde logico e doveroso. Il servizio aveva soprattutto il pregio dell'immediatezza e dell'attualità e alternava ad interviste e testimonianze (Tognazzi, Castellani, la «spalla» di Totò, Nino Taranto, il regista Blasetti, la Magnani ecc. ecc.) brani di film, da «Guardie e ladri» — una sequenza vista più di una volta in tv — a «Uccellacci e uccellini», una scena bellissima, ed esempi di quella ohe era la comicità propriamente teatrale del grande mimo. Si sarebbe voluto che i frammenti fossero più estesi (anche perché dichiarazioni, memorie personali, elogi e .via dicendo hanno sempre, loro malgrado, fatalmente, una sfumata di retorica funebre, un sospetto di commemorazione ufficiale). Ma il punto non è questo. Ci pare che la televisione abbia sbagliato nel trasmettere l'omaggio a Totò in seconda posizione dopo la rivista e quindi ad ora tarda. L'importanza dell'avvenimento — la scomparsa di un attore celebre e caro alla gente, cui, come ha osservato Blasetti, egli aveva alleviato per qualche ora, con il suo irresistibile umorismo, la pena di vivere — era fuori dubbio: importanza che la tv ha sentito in quanto ha collocato l'omaggio al posto di un'inchiesta sulla situazione ospedaliera che è, si può dire, l'argomento del giorno. E allora perché non aprire con il servizio di «Prima pa gina» il canale nazionale?

Totò, appunto per le risate che ci ha fatto fare, non meritava bene questo piccolo tributo di rispetto e di affetto? «Sabato sera» poteva attendere: era poi un varietà, non la ripresa diretta di una partita di calcio o della partenza di un missile. Diremmo che tra l'altro su i Sabato sera» ha pesato l'avvertimento dato dall'annunciatrice che, dopo, ci sarebbe stata la rievocazione di Totò. Si desiderava in fondo che finisse alla svelta. La puntata è parsa di normale amministrazione, abbastanza gradevole, con Rascel alla ribalta quasi costantemente, aiutato da Walter Chiari; Mina cantava, la Falana ballava, la Valeri faceva le sue telefonate; ma di 11. a tre minuti si era dimenticato tutto. Dell'intera serata è rimasta una sola immagine, quella con cui si concludeva il reportage di «Prima pagina»: l'immagine, tratta da un film, di Totò che s'allontanava tra la folla napoletana con le mani in tasca, la camminata ora lenta e un po' incerta e ora veloce, il cappelluccio storto e s'inoltrava nei vicoli sino a dileguarsi nell'ombra della sera.

«La Stampa», 16 aprile 1967


1967 05 01 L Unita Tuttototo intro

«L'Unità», 1 maggio 1967


1967 05 04 La StampaTuttototo intro

«La Stampa», 4 maggio 1967


1967 05 05 Corriere della Sera Tuttototo intro

Alla televisione, fra i pochi grandi uomini del mondo dello spettacolo, era sempre sfuggito Totò: una irrimediabile lacuna per tutti coloro che ricordavano l’estro tempestoso, le straordinarie invenzioni comiche di questo attore d’eccezione. Ma anche Totò fini per capitolare: e ieri sera sul nazionale abbiamo visto il primo capitolo di «Tutto Totò», una sorta di antologia del grande comico napoletano, a cura di Bruno Corbucci. Il programma ha avuto un destino un po’ complicato, cosi da arrivare al pubblico solo ora. cioè dopo la scomparsa di Totò.

Nel presentare lo spettacolo con Zavattini, Campanile e il regista D'Anza, Sandro Bolchi ha voluto precisare che l'ideale antologia (comprendente sketches teatrali famosi e scenette inedite, ideate secondo lo stile del Totò cinematografico) non andava avvicinata dal pubblico come una commemorazione ma come un mezzo per continuare a partecipare a quella suggestione puntuale e frenetica, grottesca e amara, che l’attore scaricava, per co6l dire, da se stesso come una pila scarica corrente elettrica.

Dalla trasmissione di ieri sera, intitolata Il latitante, una sceneggiatura di Corbucci e Grimaldi non mai realizzata (con un tipico personaggio di truffatore protervo) che cosa si può intanto dedurre? Che Totò aveva una personalità troppo forte, un ingegno comico troppo marcato per poter servire la televisione, la quale, per sua natura, preferisce creare le dimensioni a un testo, a un interprete piuttosto che adattarsi a qualcosa che già esiste. Ma Totò, nello splendore della sua forma, serviva solo Totò e neppure Totò, riuscendo spesso a superare in una successione irresistibile di trovate gli stessi miti, le figure caratteristiche che aveva creato.

La verità è che Totò, come ogni vero attore, scriveva a se stesso sull’acqua, che le sue interpretazioni di una stessa scena erano irripetibili, variavano da sera a sera; e che a completarle entrava quella specie di ubriacatura che in teatro si stabiliva fra lui e il pubblico. Questa immediatezza, questa creazione nell'attimo, davanti alla telecamera un po' si raggela, e non certo per colpa dell’attore. Certo bisognerà vedere le prossime puntate, i notissimi sketches che ancora il pubblico ricorda. Ma già questa prima serata (cui partecipavano anche Mario Castellani, Lia Zoppelll, Gino Cervi, Giuseppe Porelli) con la possibilità di rivedere il grande attore era un invito irresistibile.

G., «Corriere della Sera», 5 maggio 1967


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«La Stampa», 5 maggio 1967


1967 05 06 Corriere Informazione Tuttototo intro

Lo spettacolo iniziato ieri sera non può evidentemente darci il famoso attore nella sua piena autenticità • Ma l'estro comico resiste anche dentro le ferree regole del video

1967 05 06 Corriere Informazione Tuttototo f1Per dodici anni il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, respinse con costante fermezza i reiterati assalti della televisione italiana che. «bruciando» di anno in anno i suoi idoli, andava cercando affannosamente alternative ai moduli di spettacolo e, soprattutto, al nomi di cartellone. Anzi, l'esperienza di pochi minuti capitatagli tanto tempo fa quando comparve, come ospite, tra i bambini a un «musicharetto» del povero Mario Riva, gli confermò a lungo la diffidenza per quella gelida lanterna magica che è il «video» casalingo.

Quella volta, dunque, non fu neanche in scena che combinò un pasticcio. Gli saltò — non si sa come — un ticchio e tutto ilare, gridò in piena trasmissione «allora si usava ancora la ripresa diretta»: «Evviva il comandante Lauro!». Tutti intorno gli si fecero di ghiaccio mentre da un capo all'altro della Penisola correva un sussurro: scandalo! La RAI-TV restò allibita, non sapeva chi punire nè come punire. Poi saltò fuori la singolare idea di far pagare al comico la sua strampalata sortita come un annuncio pubblicitario, a tariffa corrente. Si fecero anche i calcoli: se non sbaglio, risultò che la fattura doveva essere di 200 mila lire.

Non so se fu recapitata, nè se fu saldata. Fatto sta che Totò ebbe a toccare con mano che una cosa è il teatro, un'altra il cinema, una altra ancora la televisione. E, per lui, la televisione risultava la cosa più scomoda di tutte. «Non è che io non sia adatto alia televisione — soleva dire — è la televisione che non è adatta a me».

Resta, dunque, quasi inspiegabile come l’altr'anno lui abbia d'improvviso ceduto. O forse si può spiegare con l'infermità che lo aveva colpito, e che non gli impediva certo di vedere ciò che aveva intuito fin da principio, ma in realtà gli sbarrava la strada al teatro, presentandogli come accettabile il surrogato dello «studio» televisivo.

Così nacque il ciclo «Tutto Totò», una specie di antologia a puntate dei successi teatrali e cinematografici del grande comico, riveduti, corretti e ampliati per il «video». Sarebbe ipocrita dire — adesso che lui se n'è andato — che il lavoro fu tranquillo ed entusiasmante. La TV arricciò il naso, il protagonista se ne diede non poca pena. Scoppiò una polemichetta, alcune parti si dovettero rifare, le puntate (se non erro) vennero ridotte, alcune furono rimpastate.

Al regista D’Anza «impegnato» subentrò nella fase finale della revisione, Sandro Bolchi. Le ultime scene furono girate proprio pochi giorni prima che Totò ci lasciasse per sempre. Di tutto ciò conviene tener conto, non tanto nel giudicare, quanto nel guardare questi «ricordi vivi» che da ieri sera la TV ha cominciato a trasmettere. Non è il miglior Totò, d’accordo, cioè non è il Totò autentico. Per forza: lo sapeva anche lui. Aveva esitato sempre a cacciarsi in quella «gabbia di vetro» in cui temeva di veder imprigionato il suo formidabile estro, le sue irripetibili invenzioni.

E, semmai, un Totò pedinato con cura e diligenza lungo un sentiero ferreamente tracciato, come in certi suoi film commerciali. Senza lo scoppio della sorpresa. senza la magica felicità di un incontro diretto con il pubblico. Si poteva far diversamente? Si poteva sbrigliare il comico su un palcoscenico vero c lasciargli libertà di creare o rievocare, su un canovaccio da commedia dell'arte? Chi lo ricorda con maggior vivezza in teatro — dall'avanspettacolo alla rivista — dice di sì. Chi ha presenti certe rigide regole della TV (e certi tabù, anche: via, non ricordiamo le «donnine» di Totò?) pensa di no. E si accontenta.

Il lungo sketch di ieri sera — Il latitante — con la comparsa finale di Cervi - Maigret sapeva tanto di routine televisiva, con il solito vezzo di «un programma che morde la coda a un , altro». Però, «lui», che eccezionale stoffa d'attore! Achille Campanile che, con Bolchi e Zavattini ha presentato il ciclo, ha sparato il paragone con Charlot. Non so se l’affermazione debba far scandalo.

Gino Fantin, «Corriere d'Informazione», 6 maggio 1967


1967 05 13 La Stampa Tuttototo intro

Sabato sera meno «sabato sera» uguale grossa delusione, per la maggioranza di telespettatori che scelgono la rivista musicale senza neppure esitare, ben sapendo o, per i più difficili, pur sapendo, quello che vi troveranno: buone coreografie, ottimi balletti, scenografie talvolta raffinate, gradevoli canzoni e, al passivo, «sketches», un po' rugginosi e comicità con il contagocce.

Questa settimana però non se ne parlerà. La malattia che ha colpito Mina — un attacco reumatico con febbre alta, oltre a disturbi minori — ha reso impossibile la realizzazione dello «show» rimandato perciò di sette giorni. Al posto del varietà il pezzo forte del Primo Canale sarà perciò costituito da uno dei telefilm della serie « Tutto Totò ». [...] Alle 21 andrà in onda la terza farsa del ciclo Tutto Totò, anticipata per i motivi poco sopra precisati. Si intitola «Don Giovannino», ed è frutto della fusione di due vecchi «sketches» di rivista, autori lo stesso Totò e lo scomparso commediografo napoletano Michele Gaidieri.

Vedremo Totò, affiancato dalla «spalla» Mario Castellani, e dalle attrici Antonella Lualdi e Gloria Paul, posteggiatore d'auto abusivo quanto sdegnoso di mance valersi della possibilità di controllare gli indirizzi delle clienti sui libretti di circolazione per poi intrecciare con le più graziose galanti avventure.

«Stampa Sera», 13 maggio 1967


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Giorgio Benini, «Gazzetta del Popolo», 4 giugno 1967



Totò era piuttosto scettico nei confronti della televisione, tuttavia ne seguiva abitualmente i programmi, sforzando gli occhi malati. Sa com'è, nella vita si finisce con l'amare anche l'orrido. Dopo lunghe incertezze, si arrese di buon grado alle nostre pressioni. All'inizio del lavoro mal sopportava i vincoli inevitabili della televisione. «Non si può dir niente nel teleschermo», protestava, «il gesto più innocente è temuto come uno scandalo». Non erano tutti, sa, gesti innocenti. Poi Totò si rese conto delle profonde differenze esistenti fra la TV, che va in tutte le case, e il cinema o l'avanspettacolo; la polemica si esaurì. Devo dire che la censura era orientata a largheggiare con lui, considerando la sua statura. Abbiamo perfino potuto includere lo spogliarello, o quasi, di Sandra Milo nello sketch del vagone-letto. S'è dovuto rifare un solo episodio, quello del parrucchiere effeminato, in cui però la parte incriminata non era di Totò ma della sua «spalla».

Daniele D'Anza, 11 maggio 1967


Fui io ad avere l'idea di quel programma, e mi dispiace parlarne male… L'unica cosa buona di quella trasmissione è stata che Totò non fece in tempo a vedersi sul piccolo schermo, altrimenti si sarebbe guastato il sangue dalla rabbia. Ma ancora una volta avrebbe dovuto incolpare soltanto se stesso, la sua apatia, la sua mancanza di fiducia negli uomini. Era convinto che della sua arte non sarebbe rimasto niente, perché questo è il destino degli attori, e ritenne inutile affaticarsi per smentire il suo fondamentale pessimismo. Del resto, lo interessava solo il teatro vero, quello che lui inventava sera per sera davanti al suo pubblico: nel cinema e nella televisione vedeva unicamente delle macchine per far soldi, per pagarsi i suoi vizi e la sua dorata tristezza di principe venuto al mondo in un secolo sbagliato.

Mario Castellani


Foto di scena e immagini dal set


Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • Roberto Gervaso, Totò è pentito d’aver ceduto alla tv, “La Domenica del Corriere”, n. 51, 18 dicembre 1966
  • Daniele D'Anza: ho diretto Totò fino agli ultimi giorni, «Oggi», anno XXIII, n.19, 11 maggio 1967
  • Daniele D'Anza, "Radiocorriere TV", 30 aprile 1967
  • Daniele D'Anza, Ho diretto Totò fino agli ultimi giorni, «Oggi», 11 maggio 1967
  • Carlo Galimberti, «Tribuna Illustrata», anno LXXVII, n. 19, 7 maggio 1967
  • «Radiocorriere TV», anno XLIII, n.41, 9-15 ottobre 1966