Collaboratori e autori: Daniele Palmesi, Federico Clemente

DAI, DAI BAMBINA

Antonio de Curtis

Disse Cirano: "Che cosa è un bacio?
Un giuramento fatto dappresso".
Lo disse a mezzo del buon Cristiano,
e la Rossana subito aderì.

Dai, dai bambina,
dammi un bel bacione
via, non dirmi no.
Io son qui, tutto qui,
son qui per te.

Ma cosa aspetti?
Se ti piaccio
non capisco,
ancora non lo so.

Baciami, stringimi forte forte a te.
Tra le mie braccia amore, con dolcezza
ti sentirai una divinità.
Fra un bacio lungo, ardente, o una carezza
saprai che cosa è la felicità.

Dai, dai bambina,
che la vita è breve
oggi tocca a te.
Lo sai tu? Gioventù
passa e se ne va.




2000 05 11 Corriere della Sera Musica intro

Re della farsa e del varietà, nume tutelare di tutti i comici di là da venire, Antonio De Curtis, principe di Bisanzio, in arte Totò, è stato pure un genio della canzone. Tante ne scrisse («Una settantina» assicura la figlia, Liliana De Curtis), ma solo una è passata davvero alla storia, «Malafemmena», che ha fatto il giro del mondo interpretata dagli artisti più disparati, da Giacomo Rondinella a Connie Francis, a Pavarotti. La più nota, non certo l’unica.

Molti fra i brani scritti e musicati dal grande attore napoletano hanno avuto per interpreti voci come Mina («Baciami»), Roberto Murolo («Nun si ’na femmena») Achille Togliani («La lavandou»), E ora, fra pochi giorni, la casa discografica Anubi International manderà sul mercato un cd, «Totò Lost Lyrics», con tre brani inediti più un quarto, «Picccrclla napulitana», interpretato solo una volta dal grande Nino Taranto.

«Per le altre tre invece, "T' aggia lassà", "N'ce so’ caduto" e "Dai dai bambina", è davvero la prima volta», assicura il produttore discografico Guido Marcone. E aggiunge: «Le due napoletane son davvero straordinarie, a mio parere quasi superiori a "Malafemmena”».

A riportare in vita le tre canzoni, parole e musica di Totò, vergate di suo pugno su altrettanti spartiti, è stato come sempre il caso.

«Gli spartiti — racconta Marco-ne erano di proprietà della signora Ficicchia, vedova di un editore napoletano che ti aveva comprati quando Totò era ancora vivo. Rimasti sepolti per molti anni nel magazzino, affidati a un certo punto al cantante Luciano Fineschi (che però purtroppo morì prima di utilizzarli), sono stati alla fine ceduti alla Anubi, che ha sede in Canada. Testati i brani sul mercato Usa con esito più che favorevole, è stato dato loro un nuovo adattamento musicale, più consono ai tempi, grazie all’intervento di una serie di musicisti, alcuni dei quali del gruppo di Zucchero. A quel punto si è deciso di inciderli in un disco. Li canterà una voce giovane, quella di Alessandra Valente, già cantante di gospel e jazz ma con una spiccata propensione per il repertorio napoletano». E la prima copia verrà messa all’asta, con l’impegno che metà dei proventi andranno a finanziare il Museo di Totò che sta per sorgere a Napoli.

Ma di che cosa parlano queste canzoni? D’amore, naturalmente. In «T'aggia lassà» Totò si dispera, parla di «gelosia che lo tortura», di «amore che lo fa sragionare». Una bella crudele, un'altra malafemmena da lasciare prima che sia troppo tardi. Ma dietro le parole roventi traspare una passione nient’affatto spenta. Altro capitolo del cuore in «N’ce so’ caduto», dove confessa un grande amore, lui che credeva che non l'avrebbe mai conosciuto:

So' 'nammurato ’e te e non saccio pecche so caduto, forse sta bocca toia che è profumata, forse 'sti occhi toi che so 'e velluto....

Quanto alla terza, l'unica con titolo e testo italiano, ha un tono di tutt'altro tipo. La «bambina» è la figlia di un pescivendolo del mercato che, grazie al suo bell'aspetto, ha vinto una corona di Miss e ora si dà delle arie. L'ammonisce Totò:

Ma non scordarti che tuo padre è quello che vende il baccalà.

«Che in giro ci possano essere canzoni inedite di Totò non lo escludo, ne ha scritte tante», commenta la figlia, Liliana De Curtis, riservandosi di ascoltarle prima di esprimere qualsiasi giudizio. «D'altra parte — aggiunge — dev'essere il momento delle riscoperte. Una poesia di Totò, "'A 'nnamurata mia", è stata messa in musica da Maria Quattrone e uscirà in cd interpretata da Marilena. E Fausto Cigliano ne ha appena inciso un'altra, "Angelina", inserita in un disco dove compare anche una canzone su testo di Eduardo e una terza scritta da Pupella Maggio». Una buona compagnia per Totò.

G. Ma., «Corriere della Sera», 11 maggio 2000


2000 08 07 Toto Musica intro

La figlia Liliana racconta del ritrovamento dei nuovi testi. «Non avevo mai ascoltato questi brani scoperti dai canadesi. Da noi si conosce solo “Malafemmena"»

Con l'estate, gli schermi tv tornano a farci sorridere con i film dì Totò. Ma il Totò più nascosto, un vero cantautore malinconico e introverso che trovava sfogo attraverso la musica e che regalò un gioiello come «Malafemmena», è tuttora di difficile accesso. Quattro sue canzoni inedite chiuse in un cd di proprietà canadese intitolato «Totò Lost Lyrics» e cantate da una bionda lettrice di inglese all'Università romana di padre napoletano, Alessandra Valente, aspettano con pazienza di trovare la strada dell'ascolto collettivo. Che non sarà necessariamente quella dei negozi né di Internet, ma forse una distribuzione privata, un bonus di qualche Azienda ancora illuminata in questi tempi bui. In un percorso rocambolesco che sembra preso da uno dei film d’avventura del grande Principe, le edizioni erano state acquistate in un negozio di Napoli dalla società canadese: poi i brani sono stati riarrangiati e attualizzati, senza stravolgerli, dal musicista torinese Guido Marcone nei suoi studi vicino Lucca, e la Valente scelta dopo numerose audizioni. «N' ce so' caduto» e «T' aggio lassa'» sono belle canzoni romantiche e malinconiche, che in qualche modo rimandano a «Malafemmina», «Piccerella napulitana» e «Dai dai bambina» sono invece più giocose. Ma la novità vera ora è che la figlia dell'attore, Liliana de Curtis, coinvolta da Marcone in questa operazione, è decisa e convinta a riportare a galla, a partire dall'autunno, l'intero patrimonio musicale di Totò.

Signora de Curtis, lei sapeva dell'esistenza di questi brani?

«Ho sempre detto a tutti che mio padre ha sempre depositato ciò che creava alla Siae. Il signor Marcone ha trovato il materiale in queste specie di negozi napoletani dovi vendono di tutio, spartiti compresi: ha adattato la musica, le parole sono quelle: ha fatto una cosa musicalmente splendida. Sono brani inediti perchè mai cantati, la gente non li ha mai sentiti, è bellissimo che siano finiti in un cd».

Lei aveva mai ascoltato questo materiale?

«Io mai. Papà ha scritto tantissimo, qualcosa come 45 canzoni. Continuiamo a sentire "Malafemmena" che è un inno nazionale, perchè non le altre? Questo è un primo passo, importante e bellissimo»

La ragazza che canta? «Intanto è una brava ragazza, cosa già molto difficile con i personaggi da cui siamo sovrastati; la voce poi è perfetta nella situazione attuale, moderna».

Trovare gli altri inediti sarebbe anche un grande business.

«Ma basta andare alla Siae o da me, che li ho tutti. Debbo solo riordinare un po' le mie cose, questo è un periodo difficile perché mia madre s'è rotta il femore e sono molto occupata. Bisognerà fare un controllo, soprattutto per vedere se siano mai stati incisi; ho desiderio di andare fino in fondo»

Coma ricorda suo padre musicista?

«La musica era forse la cosa che amava di più: tirava fuori la sua anima e infatti di canzoni allegre ve no sono poche. Gli venivano di getto, scriveva su qualunque cosa avesse in mano, anche sui pacchetti delle sigarette. Suonava il pianoforte con due dita, lui, incideva con il Geloso che io conservo e poi la mattina ci faceva ascoltare; il primo a sentire era Carlo Cafiero, il nostro autista di sempre. Era una cosa molto tenera: canzoni e poesia facevano parte della vita privata di papà».

Il musicista Guido Marcone sta ora lavorando a un musical del vecchio leone della discografia Ennio Melis da mettere in scena a Montreal; dal suo studio di Lucca spiega: «Alcuni brani sono la logica conseguenza di "Malafemmina". "N'ce so' caduto" è stato scritto prima, il più complicato e "T’aggia lassà"; "Piccirella napulitana" era stato cantato da Nino Taranto e gli altri provati, ma non con questi spartiti. Sappiamo anche con chi Totò aveva composto con un suo amico, Mario Gozzoli, di cui non troviamo eredi e non sappiamo nulla ma sugli spartiti ci sono le sue correzioni, era un trascrittore molto bravo, delle idee di Toto. Il giro armonico è simile a quello di "Malafemmena", perchè ogni autore è appassionato a certi "giri", da Gerry Mulligan a Totò.

Marinella Venegoni, 7 agosto 2000

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