LILIANA CASTAGNOLA, FU VERO AMORE
È morta, se n'è ghiuta 'n paraviso!
Pecchè nun porto 'o llutto? Nun è cosa
rispongo 'a gente e faccio 'o pizzo a riso
ma dinto 'o core è tutto n'ata cosa!
Biografia sintetica di Liliana Castagnola
Liliana Castagnola è stata una famosa cantante del Teatro di Varietà italiano del primo dopoguerra. Liliana è nome d’arte, in realtà si chiamava Rosa Natalina detta Eugenia. Nacque a Genova in via Montallegro ad Albaro alle ore 18.00 del 6 settembre 1898, nella Villa della famiglia Cambiaso alla quale apparteneva da parte di madre.
Suo padre, Castagnola Daniele, detto Giovanni, era un verniciatore; sua madre, Cambiaso Nicoletta, era una libraia. Fu lei a educare la piccola Eugenia all'amore per i libri, per la cultura e per lo spettacolo. Abitavano nella zona di Sarzano, prima in vico Casareggio, poi in vico Fate, nelle vicinanze del Teatro di Marionette di Campopisano, all'epoca famoso e frequentato.
Eugenia fu la prima figlia di Daniele e di Nicoletta, che si erano sposati nel 1897. Di seguito ebbe tre sorelle: Durdindana, nata nel 1900 e morta a soli due anni; Maria Emilia, nata nel 1903; Luigia, nata nel 1909. Il nome Durlindana (la spada di Orlando) dato da Nicoletta alla sua seconda figlia è da ritenersi significativo della sua personalità. [...] Il 1914 fu l’anno del matrimonio. Non aveva ancora compiuto 16 anni che si sposò con Colonello Umberto, detto Dario. Era 1’ 11 maggio. Lui aveva 27 anni e faceva il costruttore di pavimenti. Un anno dopo ebbero un figlio: Giovanni. Ma Eugenia iniziò a sentire sempre più forte il richiamo per il mondo dello spettacolo e il palcoscenico e capì quanto fosse importante per lei seguire la sua passione. Si separò dal marito e iniziò la carriera di cantante ma, dopo ogni tournée in giro per l’Italia, tornava regolarmente a Genova per stare il più possibile con suo figlio.
Portò nei vari Teatri d’Italia un repertorio di qualità: non solo le canzoni più in voga all’epoca (fra queste la famosissima Abat-jour) ma anche brani di opere liriche e di operetta e, per questo, è lecito pensare che, da giovanissima, abbia studiato canto e dizione.
Fra il 1920 e il 1924 fu applauditissima nelle grandi città: a Roma al Teatro Apollo e al Salone Margherita; a Bologna all'Arena del Sole; a Milano al Trianon; a Torino al Chiarella; a Piacenza al Teatro Italia, eccetera. Oltre ad avere una voce sublime, riusciva a estasiare il pubblico con le sue mise en scene particolarmente coreografiche e con abiti sempre molto particolari che lei stessa disegnava. Più volte citato nelle riviste d'epoca, è quello decorato con lampadine che utilizzava per cantare Abat-jour.
Nel 1920 fu vittima di un fatto di cronaca nera che ne segnò l'esistenza futura. Il 14 ottobre di quell'anno, Liliana rischiò la vita all'Albergo Agnello di Milano. Il suo amante Alberto Scala, proprietario di una piccola ditta di lucido da scarpe, le sparò un colpo di rivoltella alla testa prima di uccidersi lui stesso. Il proiettile le penetrò nella scatola cranica ma senza essere letale. Un centimetro più sotto e sarebbe morta. Fu. probabilmente, una questione di gelosia. A ogni anniversario di quella tragedia sfiorata, Liliana era solita fare una donazione agli artisti bisognosi, dimostrando così, oltre alla sua generosità, anche il suo profondo senso di gratitudine alla vita.
Nel 1925 fece una tournée all'estero, in Francia. Al suo ritorno in Italia ebbe un fittissimo calendario di spettacoli ovunque, in particolare a Milano, Roma, Catania, Napoli, con repertori musicali sempre nuovi e raffinati. Fu considerata una stellissima del varietà. A Roma, in quegli anni, ebbe una simpatia per il giovane Roberto Rossellini. All'epoca, 1926/1927, lui era appassionato di corse automobilistiche e correva nei circuiti romani. Lei, dalle tribune, lo salutava a ogni passaggio. Ma fu una storia d’amore appena abbozzata e incompiuta: Rossellini era più giovane di lei di otto anni.
All’apice del successo, Liliana aveva ormai copertine e articoli su tutte le più importanti riviste di spettacolo e società, sempre elogiata per la sua bravura, per i suoi abiti, per la sua generosità. Spesso veniva scritto che nessuna era pari a lei per bellezza, sfarzo, carattere. Purtroppo, a seguito della tragedia di Milano del 1920, Liliana aveva ricorrenti mal di testa ed era costretta a prendere barbiturici forti per lenire il dolore. È plausibile pensare che gli stessi provocassero in lei mutamenti d’umore. Spesso, ai momenti di gioia e di euforia per l’indiscusso successo, si affiancavano momenti di tristezza e di fragilità emotiva.
Fu in uno di questi momenti di fragilità emotiva che Liliana conobbe Totò a Napoli. Lui le fece recapitare in camerino un mazzo di rose rosse, come era solito fare con tutte le cantanti e le ballerine che gli interessavano. Era il dicembre del 1929. Lei era stata scritturata dal Teatro Sannazzaro; lui era ancora un piccolo artista dialettale (1). Iniziò fra di loro una brevissima relazione che da subito sfociò in discussioni e malintesi.
Nonostante tutto, lei si illuse di essere amata da Totò e, soprattutto, si illuse di creare insieme a lui a una nuova Compagnia Teatrale. La notte del 2 marzo 1930, nella pensione di Ida Rosa in via Sedil di Porto a Napoli, Liliana morì per una dose eccessiva di barbiturici. I giornali dell’epoca parlarono di sbaglio e di tragico errore. Già nel ’27 aveva rischiato di morire nello stesso modo e, una seconda volta, nei primi mesi del 1929. Da dichiarazioni da lei stessa rilasciate al dottore che la soccorse, si può desumere che fosse consapevole del rischio in cui incorreva quasi ogni notte pur di riuscire a dormire senza incubi. Sua madre, Nicoletta Cambiaso, morì due anni dopo di lei.
Liliana Castagnola, già inumata nel campo di S.Maria della Purificazione, fu esumata e trasferita circa un anno dopo la morte nella nicchia De Curtis al vecchio Cimitero del Pianto di Napoli e, di seguito, nella nuova Cappella De Curtis, costruita nel ’51, dove attualmente si trova.
Paola Farah Giorgi
NOTE:
(1) Il periodo in cui Liliana incontra Totò, vede l'attore già affermato a livello nazionale. Ha calcato tutti i teatri di varietà più importanti d'Italia, scritturato dalle più importanti compagnie dell'epoca (Maresca, Bluette, ecc.)
Liliana Castagnola, dopo una tournée in Sicilia, tornò a Napoli per un lungo corso di recite al Salone Margherita. Esauriti i suoi impegni, si concesse il lusso di fermarsi a riposare a Napoli. Nel dicembre 1929, scritturata dal Teatro Santa Lucia, andò all'appuntamento con il suo destino; pochi giorni più tardi Liliana telefonò all'impresario del Teatro Nuovo dove recitava Antonio de Curtis, in arte Totò, e gli chiese di riservarle una poltrona.
«È le sette meraviglie e poi da tutto quanto si capisce che è un vulcano, un fuoco, una forza della natura». Così Salvatore Rubino, segretario e servo di scena dell'attore, gliela annunciò quella sera; Antonio la sbirciò dal palcoscenico scostando appena il sipario: era seduta in un palco sola, il volto pallido è ombreggiato da un cappello di velluto nero, che nascondeva un poco gli occhi verdi che molti amarono. Antonio non temette la sua “cattiva fama”, affascinato da questa donna bellissima e sensuale che lo cercò; avvertì il privilegio ma pure la certezza della conquista.
«È col profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia ammirazione».
Con questo biglietto e un grande mazzo di rose Antonio, il mattino successivo, iniziò il corteggiamento. Liliana lo invitò alla Pensione degli artisti "Ida Rosa" in Via Fenile di Porto, dove abitava in un quartierino composto da un ingresso, una sala da pranzo e una camera da letto. L'arredamento era troppo carico con poltroncine damascate, tendaggi, ninnoli, un gusto che ad Antonio non piaceva e il suo primo impulso fu di scappare. Lei gli si avvicinò per donargli una foto nella quale appariva con un abito di scena chiaro e vaporoso, i capelli acconciati alla garçon, la frangetta a coprire la cicatrice lasciatele dal colpo di pistola, e la dedica: «Totò, un tuo bacio è tutto». Fu l'inizio del loro amore.
Liliana stava per compiere 35 anni, troppi per il mondo crudele del Café Chantant; ebbe ai suoi piedi molti uomini, ma sembrò trovare nel giovane attore la fine del suo peregrinare. Volle legarlo a sé, gli propose di lavorare insieme ma, giorno dopo giorno, perse agli occhi di lui quell'aura peccaminosa di irraggiungibile seduttrice: lo tormentava con scenate di gelosia e pressanti richieste di stabilizzare il loro legame.
Totò dopo un breve periodo di furiosi litigi e successive riappacificazioni accettò, anche per sfuggire a quel rapporto sempre più complesso, un contratto con la Compagnia Cabiria che lo avrebbe portato a lavorare a Padova. Liliana non sopportò quello che poteva essere un addio.
Dopo l'ennesima discussione con Totò, una notte Liliana tornò alla pensione a tarda notte, in apparenza di ottimo umore trattenendosi anche a conversare con le amiche. Alla cameriera, entrando in stanza, disse che la domenica mattina si sarebbe levata assai per tempo; poi la chiamò ancora per darle incarico di far impostare subito delle lettere che aveva premura che giungessero ai suoi parenti a Genova. L'indomani mattina, per errore, la cameriera della pensione entrava nella camera della Castagnola, e avvicinatasi al letto della diva, notava che era immersa in una specie di letargo. Allora dava l'allarme e al capezzale della Castagnola accorreva il dr. Rizzi che, osservando i tubetti vuoti di sonnifero, che erano sul comodino, stabilì che la sventurata aveva ecceduto nella dose dello stesso. Veniva anche chiesto l'intervento del prof. Pavone dei Pellegrini, che si recava subito sul posto con alcuni infermieri. Ma tutti i tentativi ai quali la scienza ricorre in simili casi, furono vani. Senza aver mai riacquistato i sensi, la donna spirò.
Liliana Castagnola era pietosamente morta in poche ore per avere assunto una dose eccessiva di sonnifero, ponendo così fine alla sua breve tormentata vita.
Totò apprese la notizia il mattino successivo: era in procinto di partire in tournée per Padova ma si precipitò alla Pensione degli Artisti. Sapeva di averle mentito, di averla illusa. Rimpiangerà di aver trovato comodo pensare «ha avuto molti uomini, posso averla senza assumermi alcuna responsabilità» e di non aver voluto o saputo cogliere la profondità del suo sentimento.
Il rimorso per la morte di Liliana lo accompagnerà per tutta la vita. Anni dopo non esiterà a contravvenire alle tradizioni, e chiamerà la sua unica figlia (nata dalla moglie Diana Rogliani) Liliana, piuttosto che Anna, come sua madre. E già nei giorni successivi alla tragedia decide che Liliana riposerà nella cappella della famiglia De Curtis, al Cimitero del Pianto di Poggioreale (Napoli): chi va in visita alla tomba di Totò trova così, appena sopra la sua, quella di Eugenia Liliana Castagnola, diva innamorata morta suicida.
Partitura del brano "Donna che sai mentire", interpretato da Liliana Castagnola (1926)
Liliana Castagnola: la diva nella stampa degli anni '20
Liliana Castagnola: brevi di cronaca
La Castagnola, urlando dallo spavento, si precipitò giù per le scale. I medici giudicarono la ferita molto grave, essendo il proiettile penetrato in cavità...
«Corriere della Sera», 14 ottobre 1920
Liliana Castagnola
L’autore del presente salto voleva questa volta elevare anche lui un cantico alla divina Liliana, un cantico, naturalmente, che non era destinato a morire, ma che, viceversa gli è morto in gola, quando, rapito nella visione paradisiaca se l’è vista sparire — la visione — come un fantasma chiplinghiano nell’ombra dorata e nello scintillìo di una coppa di champagne.
La mirifica Liliana, in fatti, che doveva debuttare al Modernissimo di Bologna, non ha debuttata. Perchè? Lo diremo, come diremo delle sue nuove idee artistiche e delle sue ultime, preziose parole in materia di eleganza. Per cui il canto — immortale, come è logico — lo scioglieremo alla prossima volta e lo libereremo, per la diva superba, all'aere novembrine arrossato dai pampini.....
Non è ella forse la più preziosa baccante ?
«Café-Chantant», 27 ottobre 1921
La merveilleuse del secolo ventesimo, la grande espressione femminile di questo dopo guerra tanto agitato, si è chiusa in un silenzio discreto per portare a compimento che per lei è il raggiungimento d’un alto ideale artistico e per i grandi pubblici italiani una suggestiva sorpresa.
Liliana Castagnola si accinge a rinnovare completamente il suo repertorio ; ella creerà — è la parola — delle nuovissime produzioni che si possono definire l’espressione più perfetta, poetica e musicale, di un’arte ultra moderna, di un’arte che non si arresta dinanzi a nessuna difficoltà, a nessuna stranezza, a nessuna novità, al più fine umorismo come alla più geniale creazione del paradosso.
Liliana Castagnola vuol dare al suo numero, insomma, tutto ciò che l’arte nuovissima può concedere, ella vuol mettere al servizio di questa arte il suo temperamento meraviglioso, la sua valentia scenica, il suo spirito frizzante, la sua eleganza èxquise, in una parola, la sua superba, ammaliante, quasi divina femminilità.
Non possiamo fare ai nostri lettori più larghe confidenze intorno alle idee artistiche della nostra preziosa amica, ma i lettori che la conoscono, che l’ammirano, che la ritengono prima assoluta fra tutte le artiste del genere, si convinceranno facilmente che ciò che Liliana Castagnola prepara per ii Varietà Italiano è quanto di più bello si possa imaginare.
E nell’attesa ci chiudiamo anche noi in un discreto silenzio.
«Café-Chantant», 12 novembre 1921
La Castagnola all'Apollo di Roma.
Cedendo alle insistenze del'amico Cavalletti la Castagnola ha debuttato all’Apollo di Roma fra la più viva aspettativa tanto che il « Giornale d’Italia » ebbe ad annunciarla con le seguenti parole che bastano a dimostrare sia la considerazione nella quale è tenuta nella capitale la nostra eletta artista che le ragioni del desiderio di rivederla.
« Gli innumerevoli ammiratori di Liliana Castagnola apprenderanno certamente con la più viva soddisfazione che l'eletta artista è nuovamente tra noi. E poiché un avvenimento di così eccezionale importanza non poteva aver luogo se non all’ « Apollo », questa sera il nostro maggior « Music Hall » ospiterà quanto di più eletto conta il pubblico della Capitale.
« Il clamoroso successo riportato, or è un anno, dall’affascinante « étoile » è ancora vivo nella memoria di tutti, il che ci dispensa dal tessere nuovamente i suoi elogi. E’ per altro doveroso far rimarcare che Liliana Castagnola è un’autentica diva del canto, la sola che oggi meriti questo appellativo e possiamo affermare, con tutta siculi rezza che nessun’altra artista del Teatro di Varietà può esserle contrapposta. Agli eccezionali mezzi vocali, educati ad ottima scuola, unisce il fascino di una bellezza incantevole e l’attrattiva di una eleganza che non ha confronti. Nessuna meraviglia, quindi, se la prima rappresentazione di questa magnifica artista e cosi impazientemente attesa.
«Café-Chantant», 12 marzo 1922
Il fenomeno vivente.
Queste poche, ma sentite, parole, sono dedicate alla Direzione de « La Pariola » di Roma.
Dunque, per annunziare la rentrée di Liliana Castagnola, codesta Direzione si è sentita in obbligo di pubblicare dei manifesti cosi concepiti, « Liliana Castagnola, l'aviatrice imperterrita ». « Liliana Castagnola, l’eroina della tragedia di Milano », « Liliana Castagnola, la dama del cane levriero », « Liliana Castagnola, la donna fatale ». Domandiamo sapere se simili plaqards possano fare onore vuoi ad un’art:sta di grande^e singolare valore come la sullodata Castagnola, vuoi ad una impresa importante come quella de « La Pariola », vuoi al Varietà Italiano.
A noi pare di no. A noi pare che ciò abbia sapore di baraccone con relativo finomeno vivente, e ci par di udire l’imbonitore:
« Favoriscano, signori e signore 1 Noi abbiamo il più meraviglioso, il più meglio finomino vivente del mondo I Avanti, ad occupare i meglio posti ! Vi facciamo vedere l'aviatrice imperterrita , la donna, cioè, che, salvognuno, ha fatti quattordici giri intorno al mappamondo ed al quindicesimo è precipitata, sarvognuno, sulla punta dell’ Hima-laya spezzandosi l’onghia del dito mignolo del piede sinistro !
« Questa meravigliosa donna femmina è quella che a Milano fece una tragedia... Signori, siete pregati di leggeri il Messaggero dell’epoca e la vedrete insanguinata e con le ciabatte rosse !
« Ma questo è come se diceste una picciolezza! Noi abbiamo a vostra disposizione, amabili signore, un magnifico levriero ammaestrato che la donna-finomino tiene per tutti gli usi diurni e notturni, in camicia e senza camicia ! Venghino le amabili signore « vedranno che, cosa sarvognuno, ti combina il levriero fmominale dalla lingua di centimetri trentacinque e tre quarti ! Favoriscano ! Più uomini entrano più levrieri ammaestrati si vedono !
« Ma questo è ancora un nonnulla! La grande artista è come se diceste la donna fatale. E’, per chi la vede, salvognuno, una fatalità. Ad un professore d’obue gli si ruppe lo strumento, ad un fìsico gli caddero gli occhiali, ad un tale di Genova gli si sfarinò il portafoglio, ed una sartina, salvognuno, per aver visto la donna fatale, uscì dal teatro con una rottura che... Basta! Signore e signori ! Chi verrà vedrla, e attenti alle tasche e tenetevi bene i... cordoni delle borse, perchè vedendo la donna fatale vi si potrebbero rompere anche quelli e allora... me li saluta lei? ».
Cosi e non altrimenti annunzia uno spettacolo di varietà nel quale prende parte un’eletta artista, quale è Liliana Castagnola, la Direzione de « La Pariola ».
Ma noi, per il buon nome del Varietà Italiano, che si è, per virtù di alcuni artisti, elevato sino ad essere considerato una nobile forma d'arte da critici insigni come Renato Simoni, Marco Ramperti ed Ugo Ojetti, ci sentiamo in dovere di protestare contro simili sistemi di pubblicità.
Se Liliana Castagnola vola in cielo o in terra, se è stata protagonista d’un fattaccio, se ha il cane levriero e crede di essere una donna fatale, il pubblico, che va a sentirla, non deve saperlo.
Il pubblicò deve andare a teatro per sentire un’artista e, trattandosi della Castagnola, per applaudirla. Lasciate, se vi piace, le altre sciocchezze ai baracconi da fiera !
Ne guadagneremo in dignità e, molto probabilmente, non obbligheremo la Questura ad intervenire e far chiudere il locale, come è appunto avvenuto per la Pariola, ove la ripresa degli spettacoli tu concessa solo a patto che dal programma... scomparisse la donna fatale.
«Café-Chantant», 10 luglio 1922
Presentata quale artista e non come il tanto deplorato fenomeno vivente del Teatro La Pariola, alla Sala Umberto Liliana Castagnola ha conseguito quel meritato successo che le spetta. E di questo successo ne dobbiamo esser lieti specialmente noi del Cafè Chantant che, a suo tempo, deplorammo certi sistemi offensivi di reclame che sciupavano il valore intrinseco dell'artista oggi riportata al suo giusto posto dalle sapienti presentazioni dell’amico Cavainiglia.
«Café-Chantant», 12 novembre 1922
Lo spettacolo di stasera alla Sala Umberto I è in onore della Castagnola. l'avvenente ed elegantissima artista interpreterà le più belle canzoni del suo repertorio e farà sfoggio delle sue ricche toilettes. Sarà quello di stasera un avvenimento artistico e mondano di primissimo ordine.
«Il Messaggero», 29 novembre 1922
Un coup de foudre per l’ ambiente variettistico: Liliana Castagnola sarà nel prossimo estate a Napoli, al Teatro Eldorado, scritturata dall'impresa Razzi !
Che diranno le Cassandre, i pinguini, gli arruffoni, i naviganti subaquei del varietà italiano, di un pò dovunque, in galleria, come nei camerini , su per le gazzette come nei^ locali notturni hanno menato tanto scalpore dopo gli ultimi incidenti avvenuti fra 1’ Ufficio Razzi e la Castagnola, incidenti che furono gonfiati come palloni, ma che dei palloni han subito la sorte: sgonfiandosi.
Dicano pure quello che vogliono , si accomodino a vomitare nuove malignazioni: il certo è che superati gl' incidenti, assolutamente trascurabili, la valorosissima artista è entrata in più cordiali rapporti con IL ufficio Razzi, e con noi, per la reciproca stima e per aver riconosciuto la nostra correttezza di pubblicisti e d’impresa.
Va da se che non seguiremo i sullodati gonfiatoli, e che anziché difenderci in vane tergiversazioni troviamo più piacevole riprendere la nostra penna per seguire Liliana Castagnola nei suoi continui progressi artistici.
Pubblicammo una volta un articolo nei quale facevamo rilevare l’inopportunità per un’artista del valore di Liliana Castagnola di servirsi di certe trovate reclamistiche che alcuni impresari romani di cattivo gusto escogitarono non sappiamo perchè : certo non per far conoscere ed apprezzare un’ artista che non ha bisogno di bluffs per attrarre l’attenzione del pubblico e per ottenere i più grandi successi.
Questi inopportuni mezzi reclamistici sono stati banditi ormai dalla squisita attrice. Ella ha dovuto, ancora una volta, riconoscere la verità del nostro giudizio ed ha assolutamente vietato certe presentazioni che sminuivano, anziché aumentarla là sua grande rinomanza.
Oggi, la fulgente Liliana, l’ artista dall’ anima assetata di tutte le bellezze, la donnina supremamente elegante come una meravigliosa del '700 ci appare qual’é stata nei suoi giorni dei più autentici trionfi, quale noi l'abbiamo veduta e descritta: l’artista del dopoguerra, la più grande rivelazione dell’arte varia, colei, infine, che possiede tutti i requisiti per creare un genere, una tradizione artistica, per assurgere alle vette più alte, dovè la luce non conosce tramonti, dove le ombre perdono ogni dominio, dove il consentimento non è chiesto se non agli spiriti eletti : quasi presso la gloria.
Liliana Castagnola, non essendo una delle solite graziose pupattole di Norimberga che passano sulle scene seminando sorrisi e raccogliendo battimani, suscita vibranti discussioni. Ella è una di quelle artiste che avendo una personalità spiccata, un’ arte sua, tutta sua, un' eleganza prodigiosamente unica, nuova ed originale, suscita discussioni, polemiche, smuove le idee, entusiasma gli apatici e s' impone alla critica come ogni artista veramente personale.
Di quest'artista, che progredisce ogni giorno, che ogni giorno ci rivela una nuova bellezza in una nuova creazione , noi avremo agio di illustrare le più brillanti manifestazioni.
Ciò che sarà la nostra gioja di giornalisti del varietà, condannati quasi sempre a parlare delle solite pupattole di Norimberga.
Il successo di Liliana Castagnola già delineatosi sicuro la sera del debutto, è stato confermato ieri da un pubblico veramente meraviglioso, che ha fatto molte feste a questa squisita artista, dalla voce deliziosa, e dalla dizione perfetta, Liliana Castagnola ha raccolto quindi molti applausi; e il pubblico è rimasto ammirato per la ricchezza della messa in scena, per il gusto e lo sfarzo delle toilettes. Tra il pubblico erano molte signore dell'aristocrazia.
Oggi, nelle due rappresentazioni, alle 17,30 e alle 21,30 Liliana Castagnola svolgerà un nuovo programma; e sarà di nuovo festeggiata.
«Il Messaggero», 9 dicembre 1923
Liliana Castagnola al Salone Margherita
Come si prevedeva accorse ieri sera un folto ed elegante pubblico per il debutto tìi Liliana Castagnola, che, dopo pochi mesi, riportò il consueto completo successo. Splendida la mise en scene, ammiratissime le originali toilettes e assai gustate le nuove canzone che la Castagnola interpretò con vero senso d’arte. Stasera replica dell'intero spettacolo, ricco di singolari, interessanti attrattive. Domani duo rappresentazioni.
«Il Messaggero», 5 aprile 1924
Liliana Castagnola ai successissimi del Trianon di Milano ha aggiunto quelli del Teatro Giardino d'Italia in Genova ove, oltre ai trionfi di artista, volle assaporare quelli di impresaria sagace e fortunata. A quando una punterella nel meridionale?
«Cafè-Chantant», 10 marzo 1924
Domani sera, lunedi, avrà luogo all'Apollo la serata in onore dell'ammiratissima Liliana Castagnola, che riscuote seralmente calorosi e scroscianti applausi da parte dei numerosi ammiratori che gremiscono ogni sera la sala.
Siamo sicuri che il nome dell’artsta richiamerà all'Apollo, per l’occasione, numeroso pubblico.
«L'Impero», 1 marzo 1926
Liliana Castagnola, la originalissima diva del varietà che dà stasera all’Apollo la sua serata d’onore che è anche serata d'addio.
Il pubblico romano darà stasera un affettuoso saluto a questa elegante artista dal fascino bizzarro, che ha deliziato i nostri palcoscenici con le sue maliose canzoni racchiudenti i più complessi ritmi di danza e l'eco delle più dolci musiche italiane.
«L'Impero», 2 marzo 1926
Salone Margherita. Serate scintillanti di pubblico, films interessanti che si alternano sullo schermo fra i plausi del colto e dell' inclita.
Il 1° Gennaio s' iniziarono le presentazioni di Liliana Castagnola che ebbero per risultato un crescendo di successi serali.
Bella ed artista come sempre, elegantissima ed a posto con la sua bella voce che non ha rivali fra le attuali cantanti dei varietà Liliana è sempre in forma e degna degli applausi prodigatele in quantità enorme. Con Liliana figurava in programma Liana Love cantante italo napoletana il Faed Singer violinista e le sisters Danias attrazione al trapezio.
«Varietà», 10 gennaio 1930
Liliana Castagnola: gennaio 1930, cronaca di un suicidio
L'improvvisa fine di una donna fatale - «Gazzetta di Venezia», 4 marzo 1930
Napoli, 3
Sul tardi di Ieri sera si diffondeva nei ritrovi eleganti della città e produceva la più viva impressione, la notizia che la nota celebrata vedetta del varietà italiano Liliana Castagnola, era pietosamente morta in poche ore per avere sbagliato le dosi di una pozione di sonnifero che la diva era solita prendere ogni notte, ritirandosi nella camera che occupava in una pensione di via Fenile di Porto.
La follia d'un innamorato
Liliana Castagnola era nata nel 1898 San Martino presso Genova, da distinta famiglia. Si ricorda che essa fu coinvolta in un grave fatto di sangue avvenuto molti anni or sono a Milano. Un suo amico, uomo gelosissimo, una sera sparò prima contro la donna, ferendola gravemente alla fronte, e poi rivolse l'arma contro sè stesso, uccidendosi.
Abbiamo rievocato questi tragici eventi, che risalgono agli inizii della carriera brillante della Castagnola, per far rilevare che questa si dibattè per diversi mesi fra la vite e la morte. Guarì, infine, ma il proiettile le restò sempre conficcato nei cranio, ciò che le arrecava non pochi disturbi e spesso la privava anche del riposo.
Inoltre la diva era sempre turbata, come essa stessa narrava alle amiche, dalla tragica visione dell'uomo che aveva tentato di ucciderla e che le era poi caduto cadavere ai piedi. Ecco spiegato il perchè, da quel terribile giorno, la diva non poteva dormire se non ricorreva ai sonniferi che già due anni or sono le fecero correre serio pericolo di morte, anche per averne abusato.
Quattro milioni sperperati
La tragedia richiamò sulla Castagnola l'attenzione di un patrizio genovese, il quale, spinto dalla curiosità, andò a visitare la giovane all'ospedale. Rimase fortemente colpito dalla bellezza della Liliana, alla quale il pallore della convalescenza aggiungeva maggior fascino. Il gentiluomo non tardò ad innamorarsene. Egli le compirò una villa ove la trasportò perchè potesse più presto guarire e sperperò per lei quattro milioni; poi, obbligato dalla famiglia, abbandonò la Liliana. Questa, venduta la villa, riprese la sua vita avventurosa, riuscendo fatale a qualunque uomo ravvicinasse. A Roma ebbe ancora una clamorosa relazione col romano Rossellini, il quale pure sperperò la sua fortuna per la bella cantante.
Anche a Napoli si innamorò della donna un giovane assai noto, cho poi si uccise in uno dei principali caffè della città. In questi ultimi tempi la Castagnola era stata presa da forte simpatia per un applaudito attore comico del teatro dialettale, Totò De Curtis di Napoli, notissimo anche in tutta l’Italia.
Liliana Castagnola, dopo una tornèe in Sicilia era rimasta a Napoli per un lungo corso di recite al Salone Margherita. Esauriti i suoi impegni, si era concessa il lusso di fermarsi nella nostra città a riposare. Essa doveva partire proprio stamane alla volta di Padova, per iniziare una rapida tournée.
Il fatale errore
Ed ora ecco come può ricostruirsi la tragica scena della morte. La Castagnola, rincasata l'altra notte verso l’una, apparve di ottimo umore e si trattenne anche a conversare con le amiche. Alla cameriera, entrando in stanza, disse che la domenica mattina si sarebbe levata assai per tempo; poi la chiamò ancora per darle incarico di far impostare subito delle lettere che aveva premura che giungessero ai suoi parenti a Genova. Ieri mattina, per errore, la cameriera della pensione entrava nella camera della Castagnola, e avvicinatasi al letto della diva, notava che la diva era immersa in una specie di letargo. Allora dava l'allarme e al capezzale della Castagnola accorreva il dr. Rizzi che, osservando i tubetti vuoti di sonnifero, che erano sul comodino, ha potuto subito stabilire che la sventurata aveva ecceduto nella dose dello stesso. Veniva anche chiesto l'intervento del prof. Pavone dei Pellegrini, che si recava subito sul posto con alcuni infermieri. Ma tutti i tentativi ai quali la scienza ricorre in simili casi, furono vani. Ieri sera alle 20 senza aver mai riacquistato i sensi, la Castagnola spirava.
Oggi a mezzogiorno un funzionario di polizia, recatosi alla pensione dove è morta la Castagnola ha repcrtato i gioielli dell'artlsta ed altri oggetti per un valore di 50 mila lire, ed ha repertato pure 4500 lire in biglietti di banca.
«Gazzetta di Venezia», 4 marzo 1930
La storia di Liliana Castagnola
Puoi darmi risposta? Puoi darmi qualche speranza? Vuoi incominciare a darmi la felicità? Questi due mesi starò vicina a te, per studiare, per seguire i tuoi ordini, per aiutarti a montare il numero.
Queste offerte di Liliana su de Curtis esercitavano una preoccupazione costante: egli non poteva credere che una donna che fino allora aveva trascinato nella tragedia diversi uomini, potesse e volesse chiudersi in una specie di francescanba rassegnazione: potesse e volesse cessare la sua vita intessuta di avventure, di amori, di successi. Liliana Castagnola aveva in quel periodo appena trent'anni ed era quindi nel pieno della propria bellezza. A trent'anni non si può parlare minimamente di decadenza: né una donna vi pensa mai a quell'età.
Il dramma di Liliana Castagnola
È il 1930. Tra i giovani che si presentano coraggiosamente al pubblico ancora soli sul palcoscenico, con un repertorio di cinque o sei canzoni, vi era una cantante, che, prima di concludere tragicamente la sua già movimentata esistenza, ebbe il suo quarto d’ora di meritata notorietà artistica: si chiamava Liliana Castagnola.
Era una donnina deliziosamente bella e attraente. Ad un certo fascino di marca umbertina accoppiava, in gradevole contrasto, un sex-appeal sfacciatamente moderno. Signorile, elegante, non mancava di una tal quale spiccata personalità, che faceva di lei ima autentica diva. Cantava bene certe canzoni romantiche e le alternava con altre brillanti e maliziose. Un pubblico, affezionato e fedele, la seguiva, la sosteneva e l’applaudiva, e i galanti amatori dell’epoca se la contendevano.
Il nome di Liliana Castagnola, che appariva spesso sui manifesti dei grandi Varietà, era soltanto per metà un nome d’arte. Si chiamava in realtà Eugenia Castagnola ed era nata nel 1900 a San Martino in provincia di Genova.
A sedici anni, in piena guerra mondiale, all’epoca delle Mata Hari e delle Mistinguette, la conobbe Guido Da Verona, e si disse, dopo qualche anno, che fosse stata proprio lei a ispirare allo scrittore il personaggio di Mimi Bluette. Il certo è che la sua carriera fu rapida e brillante; il battesimo del palcoscenico lo ricevette in Francia, in quella città e in quei locali, dove in maggior misura si concentravano il fuoco e le emozioni scatenate dalla guerra.
Lavorò infatti a Marsiglia, e in un ristorante della Cannebière suscitò entusiasmo e passioni. Due avventori vennero a lite per lei, e, in un feroce duello rusticano all’arma bianca, uno di essi rimase ucciso. Erano tempi pericolosi e Liliana fu espulsa dalla Francia.
La ritroviamo in Italia, a Montecatini, nascente stazione climatica alla moda, e fu lì che la diva fece la conoscenza di un giovane industriale milanese. Fu un amore violento in una relazione movimentata e pericolosa. Il giovane era geloso all’eccesso e lei non faceva nulla per rassicurarlo. Il suo temperamento, il suo mestiere, la sua stessa vita la portavano a certi atteggiamenti, che, in quell’epoca, costituivano ancora un pericolo per gli uomini innamorati.
Ed infatti la tragedia, improvvisa, scoppiò. Un mattino, mentre lei era nel bagno, la porta fu violentemente spalancata e l’amante, armato di pistola, l’aggredì con frasi violente e ingiuriose. Invano lei cercò di calmarlo, invano lo pregò, lo scongiurò di credere alla sua fedeltà. Il giovane milanese non sentì ragioni. Accecato da una gelosia, forse anche irragionevole e ingiusta, le sparò addosso. Un colpo la ferì di striscio alla fronte, un altro la colpì alla tempia, e la poveretta cadde riversa sul bordo della vasca da bagno in una pozza di sangue. Il giovane rivolse l’arma contro se stesso e si uccise. Le cadde addosso, quasi come per stringerla in un ultimo abbraccio disperato.
Il fatto fece un enorme rumore. Se ne parlò a lungo in Italia e fuori. Era il secondo uomo che moriva per lei e la sua figura si colorava ancor più di romantiche tinte ottocentesche.
Nell’ospedale, dove venne ricoverata, fu un corteo di ammiratori, amici e simpatizzanti. La sua cameretta era sempre piena di fiori e di profumi. Un ricco patrizio genovese le fu particolarmente vicino nella difficile convalescenza, e, quando, finalmente guarita, ella lasciò l’ospedale, raggiunse la ricca villa principesca che il signore innamorato aveva messo a sua disposizione. Seguì per entrambi una vita smodata di lusso, nella quale l’uomo non potette a lungo resistere. La famiglia di lui intervenne e iniziò un giudizio d’interdizione. E di nuovo Liliana si trovò sola.
Si lanciò allora in un vortice di abitudini, di costumi e di amori turbinosi. E, a trent’anni, già stanca e desiderosa di pace, si pose, inconscia e inconsapevole, alla ricerca di un amore calmo e borghese. Alla fine del 1929 si trovò a Napoli in un programma al teatro Santa Lucia. Contemporaneamente al Nuovo Totò mieteva successi e allori nella Compagnia Molinari. Conoscere Totò e innamorarsene come una educanda fu per lei un’esperienza nuova.
Al fascio di rose che l’attore galantemente le inviò alla Pensione di Ida Rosa, a Sedile di Porto, dove lei alloggiava, Liliana rispose con una letterina formale e corretta, che denunziava troppo apertamente la strana evoluzione del suo spirito tormentato.
La lettera diceva:
Signor Antonio De Curtis,
vi ringrazio, gentile signore, delle belle rose che ho gradito con molto piacere. Intanto, suppongo non vi dimentichiate che, dopo un certo numero di giorni, queste meravigliose rose appassiranno, e che, di conseguenza, occorrerà sostituirle con altri fiori.
Che fare per contraccambiarvi? Sabato, al «Santa Lucia», canterò per voi le mie migliori canzoni.
Liliana Castagnola
E la relazione fra i due ebbe inizio. Ma questa volta la gelosia prendeva lei e la faceva amaramente soffrire e i maligni e gli interessati facevano a gara a metterle nel cuore il tormento del dubbio.
Furono tre mesi di amore e d’inferno. Nel febbraio 1930, quando stava per scadere il contratto di Totò al Nuovo, lei, prevedendo che l’amante cogliesse l’occasione per lasciarla, gli fece una proposta: avrebbe abbandonato il Varietà, si sarebbe unita a lui nell’arte e nella vita, iniziando così un’esistenza nuova di lavoro e di amore. Totò in un primo momento accetta, poi lascia cadere la proposta e non ne parla più.
Liliana non desiste da un ultimo tentativo. S’incontra con lui in un pomeriggio nei primi di marzo: i due salgono in un tassì, che senza meta attraversa la città in lungo e in largo, e lei tenta disperatamente di riconquistare l’uomo che ama, invitandolo a rompere il nuovo contratto che ha con Cabiria, prima donna e capocomica di una Compagnia di Rivista.
«E’ troppo tardi — dice Totò — domani debbo partire e raggiungere la compagnia a Padova...». Non c’è nulla da fare. I due si lasciano. Totò va al Nuovo per il suo spettacolo d’addio e lei si avvia verso la Pensione.
Lungo la strada si ferma in una farmacia e acquista un tubetto di «Dinal». In un’altra farmacia ne acquista un secondo e rientra a casa. Ha già maturato il suo proposito, ma a quelli della Pensione non lascia scorgere nulla. Verso tardi, dopo la mezzanotte, si attacca al telefono e chiama il teatro Nuovo. Chiede di Totò. L’attore, che in quel momento ha finito di recitare, va al telefono e scambia con la donna, affranta e piangente, poche frasi d’occasione.
Liliana Castagnola ha i minuti contati. Rientra in camera, riordina la sua roba, ne fà un inventario, chiude a chiave i bauli, siede al tavolo e scrive :
Antonio,
potrai scrivere a mia sorella Gina per tutta la roba che lascio in questa Pensione. Meglio che se la goda Gina anziché chi mai mi ha voluto bene.
Perchè non sei voluto venire a salutarmi per l’ultima volta? Scortese, omaccio! Mi hai fatta felice o infelice? Non so. In questo momento mi trema la mano ...
Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, è vero? Antonio, sono calma come non mai. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guarderò più nessuno... Te lo avevo giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un fattaccio nero mi è passato dinnanzi. E ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giù nella strada, miagola in continuazione.
Che stupida coincidenza, è vero? ...
Liliana tua
Questa, la lettera rinvenuta il mattino dalla Polizia, accorsa alla Pensione, dopo la scoperta del cadavere.
Questa, la tragica fine di Liliana Castagnola.
Mario Mangini
Riferimenti e bibliografie:
Luigi Cesareo - http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php
- 1. È quanto riporta la figlia Liliana nel libro Femmene e malafemmene (Liliana De Curtis, Rizzoli 2003) nel quale, basandosi sulle confidenze del padre a lei e a sua madre Diana, ha voluto che fosse lui, in prima persona, a narrare la vicenda di Liliana Castagnola.
- 2. Totò, Balcune e llogge , 'A Livella, Napoli, Fausto Fiorentino Editore 1968
- "Siamo uomini o caporali?" (Alessandro Ferraù e Eduardo Passarelli) - Ed. Capriotti, 1952
- Gaetano Saglimbeni, "Gente", 24 aprile 1987
- Claudio Carabba, "L'Europeo", 23 giugno 1990
- "Il dramma di Liliana Castagnola" - "Il Cafè-Chantant", (Mario Mangini), Ed. Ludovico Greco, Napoli 1967
- Gli estratti della corrispondenza epistolare tra Liliana Castagnola e Antonio de Curtis provengono dall'archivio Famiglia Clemente
- Estratti video dalle serie televisive prodotte dalla RAI "Il Pianeta Totò", ideata e condotta da Giancarlo Governi, trasmessa in tre edizioni diverse - riviste e corrette - a partire dal 1988 e "Totò un altro pianeta" speciale in 15 puntate trasmesso nel 1993 su Rai Uno e curato da Giancarlo Governi.
- "Liliana Castagnola (Un romanzo, tre donne)", Paola Farah Giorgi, Youcanprint, 2019