Arnova Alba (Fossati Alba)
Nome d'arte di Alba Fossati (Buenos Aires, 15 marzo 1930 – Roma, 11 marzo 2018), è stata una ballerina e attrice italiana.
Biografia
Figlia di italiani emigrati in Argentina, divenne molto popolare negli anni cinquanta come ballerina di danza classica. Giovanissima, è stata étoile e poi prima ballerina del Teatro Colón di Buenos Aires nella seconda metà degli Anni 40. Partecipò, anche come attrice, ad alcuni film, diretti da registi del calibro di Mario Soldati, Mario Mattoli, Alessandro Blasetti e Vittorio De Sica. Il più popolare rimase Miracolo a Milano (1950) in cui fu diretta da De Sica, dove ebbe la parte della statua che si anima. Ma meritano una menzione anche le sue partecipazioni ad Altri tempi (1952) e Tempi nostri (1954) entrambi diretti da Alessandro Blasetti.
È stata vedette prima ballerina in molte importanti produzioni firmate Garinei e Giovannini, grandi riviste che hanno tenuto cartellone per clamorose stagioni al Teatro Sistina di Roma, per poi compiere lunghe tournées in tutta Italia. In una di queste ottenne uno straordinario successo personale come protagonista del balletto "Pioggia", tratto dall'omonimo racconto di Somerset Maugham.
La sua carriera venne troncata bruscamente da uno scandalo clamoroso per l'epoca: nel 1956, durante il varietà televisivo La piazzetta, apparve in scena con un calzamaglia di colore rosa, e sullo schermo (in bianco e nero) diede l'impressione di apparire con le gambe nude e parte delle natiche scoperte. Dopo diverse interrogazioni parlamentari e l'intervento del Vaticano, venne allontanata dalla televisione per decisione dell'allora amministratore delegato della RAI Filiberto Guala. Prese così la decisione di lasciare il mondo dello spettacolo, dopo aver sposato il musicista e direttore d'orchestra Gianni Ferrio.
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
Una bicicletta per Alba Arnova
La celebre danzatrice italo-argentina desiderava da tempo una macchina da corsa: l’ha ricevuta, singolare regalo di fidanzamento, dal maestro Gianni Ferrio che fra pochi giorni sarà suo marito.
Dall'Argentina all’Italia, dall’Italia all’Argentina, la breve ma intensa camera di Alba Arnova è tutta legata ai due Paesi. Nata a Buenos Aires da genitori italiani nel 1930, Alba Fossati, che questo è il suo vero nome, frequentò per otto anni la scuola di danza classica del Colon di Buenos Aires, diplomandosi e debuttando come prima ballerina all’età di sedici anni. In Italia ci venne per la prima volta nel 1951, per ima visita di piacere e senza nessuna intenzione di fermarvi si. Vittorio De Sica, però, si preparava proprio allora a girare il suo Miracolo a Milano, e volle con sè la giovane danzatrice.
Dal film di De Sica, lo stesso anno. Alba Arnova passò alla rivista con immediato successo. Poi fu un susseguirsi di felici interpretazioni cinematografiche e teatrali.
Laureanda in medicina e diplomata in pianoforte, Alba Arnova ha una passione: la bicicletta da corsa. Era tanto tempo che questa singolare passione dell’artista restava inappagata. Non riusciva a decidersi all’acquisto. Si è deciso per lei il fidanzato Gianni Ferrio, maestro di musica alla radio.
«Ho sempre avuto la smania di avere una bici da corsa e oggi che Gianni me l’ha regalata sfogo la mia passione in qualche pomeriggio di sole. Gianni mi segue con la sua macchina e io pedalo sinché la stanchezza non mi vince». Alba Arnova afferma che l’idea della bicicletta da corsa non l’ha rubata a Malaparte e che non ha in programma, per ora, nessuna impresa sportiva.
S. M., «Tempo», anno XVII, n.51, 22 dicembre 1955
Imparai a ballare facendo il cane da caccia
Alba Arnova, la dinamica italo-argentina che danza da vent’anni, e ne ha venticinque, racconta gli aneddoti più rilevanti e divertenti della sua fortunata carriera.
Il primo mestiere che ho fatto in vita mia è stato quello del cane da caccia. Avevo meno di cinque anni e accompagnavo mio padre in brughiera, fuori di Buenos Aires; correvo davanti a lui e facevo levare le quaglie. Bisognava stare accorti e buttarsi a terra alla svelta, perchè appena la selvaggina si alzava mio padre sparava subito. Ho pensato più di una volta che l’agilità, la presenza di spirito e la prontezza di movimenti che occorrono per fare la ballerina, mi siano venuti da quel remoto e pericoloso esercizio.
Sono nata in Argentina, a Buenos Aires, di famiglia italiana. I miei sono di Pavia e il mio vero cognome è Fossati. Di nome mi chiamo Alba perchè sono nata di prima mattina, il 15 marzo del 1930, sotto la costellazione dei pesci. Una costellazione che mi ha portato fortuna.
Il mio primo fidanzamento risale a un’epoca molto lontana. Avevo quattro anni. E mi fidanzai contemporaneamente con due maschietti della mia età, che frequentavano lo stesso circolo di bambini che frequentavo io. Per quanto il mio carattere fosse piuttosto maschile, e alle bambole preferissi di gran lunga gli schioppi e i tamburi, debbo dire che non fui insensibile alla corte dei miei piccoli amici, i quali facevano a gara nell’essere gentili con me e nel farmi da cavalieri serventi. Tanto che scambiai con tutti e due solenne promessa di sposarli, non appena fossimo stati grandi. Ma un brutto giorno successe l’irreparabile: mentre stavo giocando con i miei fidanzati mi feci la pipì addosso. Fissai con sgomento il piccolo lago che si era formato sul pavimento e scappai a precipizio piangendo disperatamente. La mia vergogna fu tanta, che non osai più presentarmi al loro cospetto. E il duplice matrimonio andò a monte.
Intanto però la mia carriera artistica era cominciata. Avevo cinque anni quando debuttai sul palcoscenico dell’Opera di Buenos Aires in uno spettacolo per bambini. Fu un clamoroso successo. La ''ballerina minima” come mi chiamavano raccolse una gran messe di applausi, di fiori e, quel che più mi importava in quel momento, di cioccolatini. Decisi subito. dopo quel successo, che da grande avrei fatto la ballerina: pensavo a una vita che si potesse svolgere sotto una pioggia costante e ininterrotta di cioccolatini. Gli anni mi hanno insegnato che non sempre la strada dell’arte e della scena è cosparsa di dolcezze. Tuttavia non mi posso lamentare: fino a ora i cioccolatini non mi sono mancati.
I miei familiari mi vollero accontentare e mi iscrissero alla scuola di ballo del Colon, l’Opera di Buenos Aires, che è il maggior teatro argentino. Una scuola molto severa, che ho frequentato diligentemente per otto anni. E con risultati brillanti: a quindici anni ero solista e a diciassette prima ballerina. Ma mio padre non era d’accordo. Non voleva che facessi la ballerina, o almeno, non voleva che facendo quella carriera mi precludessi qualunque altra strada.
Contemporaneamente alla scuola di ballo avevo frequentato il liceo classico, potevo quindi iscrivermi all’università. Papà ci teneva moltissimo e non lo volli scontentare: scelsi la facoltà di medicina. E fui una matricola molto diligente, anche se l’ingresso in sala anatomica mi faceva impallidire ogni volta. Al termine del primo anno ho dato anche qualche esame, ma poi ho smesso. Sono rimasta la "studentessa di medicina”, da molti anni fuori corso oramai. Ma ogni tanto la nostalgia di studiare mi riprende e non è ancora detto che un giorno o l’altro io non mi rimetta a dare esami e che non possa, presto o tardi, arrivare alla laurea. Se farò il medico curerò le ossa rotte, per compenso delle ossa rotte che sono state curate a me.
Ho vinto in questi anni tre maschere d’argento e una passerella d’oro, ma il titolo che mi sarei meritata di più è quello di "grande invalida del palcoscenico”. Quest’anno a Milano sono riuscita a rompermi una costola e ballo ancora con il torace incerottato, ma non sono alle mie prime armi. Due mesi fa, a Roma ho fatto un volo dal palcoscenico, ho infilato una barcaccia e ho sfondato una porta a vetri con la testa. E poco tempo prima mi ero slogata una caviglia. Vuol dire probabilmente che sono un temperamento vivace, e che lo sprezzo del pericolo con cui ho cominciato la mia vjta, levando le quaglie sotto ìa doppietta di papà, mi è rimasto nel sangue.
In Italia sono arrivata nel 1950. Doveva essere la tappa di un viaggio in Europa che mio padre mi aveva regalato per il mio ventesimo compleanno. Ed è stata invece la tappa definitiva e il punto di. parten-
za per un lavoro di cui sono innamorata, come sono innamorata della mia patria d’origine. Appena messo piede in Italia ho capito subito che non me ne sarei più andata, a costo di qualunque sacrificio. E sacrifici in principio ho dovuto farne e non pochi. De Sica mi scritturò subito per "Miracolo a Milano”, il film nel quale ho fatto la parte della statua, con relativa danza finale. Ma poi ho dovuto aspettare molto tempo prima che arrivasse un’altra scrittura e prima che, con "La Bisarca”, cominciassi la mia carriera di ballerina di rivista. Senza contare che ho dovuto faticare parecchio per convincere i miei in Argentina che ballare in una rivista non era in Italia una professione infamante. La rivista nel Sud America è qualche cosa di molto diverso che da noi. E dico ’Ma noi” perchè, pur avendo ancora la cittadinanza argentina, mi sento oramai completamente italiana.
Dopo ”La Bisarca” sono stata in compagnia con Walter Chiari in "Centro Corrente” e ho girato con Blasetti, che mi è stato sinceramente amico, l’episodio "Meno di un giorno” nel film "Altri tempi”. Ora sono qui con Rasce! in "Tobia, la candida spia” e ne avremo fino al principio dell’estate. Poi spero di fare qualche altro film e intanto di preparare nuovi balletti. Mi piacerebbe per esempio ricavare un balletto da una poesia dell’"Alcione” di D’Annunzio: quella delle quattro donne, che comincia « Erigone, Aretusa, Berenice... ». Un altro poeta al quale mi ispiro volentieri è Garcia Lorca: ha delle composizioni che sembrano fatte apposta per essere danzate. E un altro, adesso la dico grossa, ma parlo molto sul serio, è Goethe. Ho letto da poco il ”Goetz von Berlichingen” e ho trovato che ci sono alcune splendide suggestioni per un ballo.
Indipendentemente dalle ispirazioni per la danza, il mio autore preferito è e rimane Kipling. I due "Libri della giungla" non mi abbandonano mai. E certo mi viene da lui la passione per gli animali. Casa mia a Roma è una specie di piacevolissimo giardino zoologico. A parte la coppia di "doberman", che mi ha messo in condizioni di regalare cani a tutti gli amici e conoscenti (ci sono in giro per il mondo diciassette cuccioli usciti da casa mia) ho un istrice che si chiama Timoteo e tre tartarughe gemelle, così identiche l’una all’altra che le ho chiamate Nefer tutte e tre per essere sicura di non sbagliarmi mai. In più un gatto siamese che mi accompagna nei miei viaggi e che è amico tenerissimo dei cani. Figuratevi che una volta Clelia, la doberman, si è buttata in acqua per salvare il micio che stava affogando.
Ora mi rimane da dire perchè come nome d’arte ho scelto quello che porto: Arnova. Non è per sembrare una russa e per avere un nome che somigli a quello dell’Ulanova o della Tumanova. Amova non è altro che la contrazione di due parole latine: Ars nova. Quando dovetti scegliermi un nome d’arte ero una ragazzina, naturalmente presuntuosa. Mi pareva che il ballo, il mio in particolare, fosse un’arte nuova. Comunque non mi pare che sia un brutto nome.
Alba Arnova, «Tempo», anno XVII, n.16, 21 aprile 1955
Filmografia
Al diavolo la celebrità, regia di Mario Monicelli e Steno (1949)
La strada buia, regia di Sidney Salkow e Marino Girolami (1950)
La cintura di castità , regia di Camillo Mastrocinque (1950)
Miracolo a Milano , regia di Vittorio De Sica (1950)
Tototarzan , regia di Mario Mattoli (1950)
Arrivano i nostri, regia di Mario Mattoli (1951)
O.K. Nerone , regia di Mario Soldati (1951)
Altri tempi - Zibaldone n. 1 , regia di Alessandro Blasetti (1952)
Finalmente libero , regia di Mario Amendola (1953)
Amarti è il mio peccato , regia di Sergio Grieco (1953)
Aida , regia di Clemente Fracassi (1953)
La mia vita è tua , regia di Giuseppe Masini (1953)
La Gioconda , regia di Giacinto Solito (1953)
Amori di mezzo secolo , regia di Mario Chiari (1954)
Cento anni d'amore , regia di Lionello De Felice (1954) - epis. Amore '54
Rosso e nero , regia di Domenico Paolella (1954)
Addio, mia bella signora! , regia di Fernando Cerchio (1954)
La signora dalle camelie , regia di Raymond Bernard (1954)
Una donna prega , regia di Anton Giulio Majano (1954)
Tempi nostri - Zibaldone n. 2 , regia di Alessandro Blasetti (1954)
L'amante di Paride , regia di Marc Allègret (1954)
Figaro, barbiere di Siviglia , regia di Camillo Mastrocinque (1955)
I pinguini ci guardano , regia di Guido Leoni (1955)
Il motivo in maschera , regia di Stefano Canzio (1955)
La ribalta dei sogni , regia di Ernesto Araciba (1955)
La Gerusalemme liberata , regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1957)
Europa di notte , regia di Alessandro Blasetti (1959)
Varietà televisivi RAI
La piazzetta, regia di Stefano De Stefani 1956.
Bibliografia
Le attrici, Gremese editore Roma 2002
Il Radiocorriere
Riferimenti e bibliografie:
- S. M., «Tempo», anno XVII, n.51, 22 dicembre 1955
- Alba Arnova, «Tempo», anno XVII, n.16, 21 aprile 1955