Capitani Liborio

Liborio Capitani

La casa che si impegna maggiormente negli anni Trenta a valorizzare cinematograficamente i comici nazionali, è la Capitani Film.

Il binomio con Macario segnerà le tendenze del settore nei primi anni Quaranta, anche se l’interesse di Liborio Capitani per il genere comico è di lunga data. Già emigrante negli Stati Uniti, il produttore ha modo di conoscere da vicino i meccanismi del cinema americano, assimilando una lezione che gli tornerà presto utile. La sua, è una casa di produzione che si caratterizza per l’efficienza e i conti in regola. Insieme all’avvocato Giuseppe Sylos, stretto collaboratore, Capitani dà vita a un progetto articolato e cerca di non fare mai il passo più lungo della gamba. Fa tacere, in un periodo di difficoltà, la produzione per un biennio (1938-39), per poi riprendere le attività privilegiando l’intrattenimento comico schietto e consentendo il debutto a molti attori destinati a grande fortuna. La stampa specializzata parlerà a più riprese di primato indiscusso nel settore. Più precisamente, la Capitani produce tra il 1934 e il 1937 tutte le commedie di Musco, costruendo parte delle sue e delle proprie fortune: L'eredità dello zio buonanima , L'aria del continente , Re di denari, Lo smemorato , Pensaci, Giacomino!, Gatta ci cova e II feroce Saladino . Inoltre, Felicita Colombo con Dina Galli e Gli ultimi giorni di Pompeo , con Enrico Viarisio.

Come si è detto, è con Macario che si crea un sodalizio dalle uova d’oro: Il pirata sono io!, Non me lo dire!, Il chiromante, Il vagabondo. Sarà invece la Scalera a realizzare il riuscito Fanciullo del West alla fine del 1942. Nel 1940-41, infine, la Capitani mette sotto contratto anche Totò, che girerà per la scuderia San Giovanni decollato e L’allegro fantasma, per il quale, in un primo momento, si pensa come regista a Camillo Mastrocinque. Per un breve periodo la Capitani ha così il monopolio dei film comici di prima fascia.


La stampa dell'epoca

— L’Industria cinematografica italiana — ci disse tempo fa il produttore Liborio Capitani. — è attualmente come un bambino il quale nel crescere, durante il suo processo formativo, non deve essere trattato a scapaccioni ma deve, piuttosto, essere consigliato e guidato. Sull'argomento tornò giorni fa.

Lo incontrammo durante la sincronizzazione di alcune scene de GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEO. L’orchestra sviluppava un indiavolato motivo mentre la « batteria », momentaneamente abbandonata - sullo schermo — da Enrico Viarisio sembrava impazzita nelle mani del suonatore di bombardino che aveva tentato di sostituire Viarisio.

Nel semibuio della sala di sincronizzazione, riprendemmo l’argomento lasciato in tronco la volta precedente.

Lo spunto ce lo fornì la polemica tuttora in corso sugli aspetti e gli sviluppi della nostra industria.

— La stampa — affermò Capitani, — può essere di grandissimo aiuto a noi produttori, prima sostenendoci nel tentativo che facciamo di creare l’industria attraverso la quantità, e poi aiutandoci a trovare e a sostenere il tono. Ci tracciò quindi il quadro della sua attività produttiva.

— Debbo riconoscere, — ammise, — che dal Centro Sperimentale di Cinematografia mi è stato possibile trarre molti elementi utili, fra cui un’attrice come Alida Valli, due aiuto-registi come S ini baldi e Caracciolo. E non soltanto questi sono stati gli elementi nuovi impiegati nei film da me prodotti, ma debbo citarvi: Roberta Mari, Elli Pardo, Mario Mazza, presi dalla vita, e Donati, Fineschi e Passatelli provenienti dal teatro ma nuovi al cinema. E un rischio, questo di sperimentare attori nuovi, che ho corso volentieri tenendo presente il bisogno del cinematografo, divoratore di volti nuovi, e tenendo inoltre presente che durante l'inverno gli attori di teatro saranno in massima parte scritturati nelle compagnie di prosa, il che porta l'assoluta necessità dei nuovi quadri per poter proseguire la produzione.

— Dite pure, — continuò, — che oggi che l'aiuto materiale e morale del Ministero per la Cultura Popolare ci consente di affrontare la concorrenza straniera, noi produttori siamo animati da tutta la buona volontà di migliorare la qualità.

E speriamo che anche gli esercenti dimostrino.

«Cinema», 25 settembre 1937


Oggi l'inchiesta sulla produzione ci porta negli uffici della «Capitani Film». La Società ha tradizioni elettissime e, dopo due anni di sosta, è tornata al lavoro con un complesso di realizzazioni che la pongono nettamente all'avanguardia dell'industria cinematografica nazionale.

Abbiamo subito avuto la rivelazione di un lavoro serio, silenzioso, ordinato. Gente che sta a tavolino, diligentemente, e quasi in umiltà; e annota e trascrive cifre in colonna e conti che tornano fino al centesimo, perchè cosi vuole la regola prima della Casa. Ci ritroviamo in uno stanzone dal soffitto basso, disadorno e un po' triste, con una lampada ad ogni tavolo. La prima impressione è quella di entrare nello studio di un notaio e non in quello di un produttore cinematografico.

Liborio Capitani ha legato il suo nome ad imprese industriali di eccezionale fortuna. Chi lo conosce ne ha potuto apprezzare le schiette abitudini di lavoro e di vita, l'ingegno pronto, le accortezze sagaci. Capitani è nato per costruire e ha sempre costruito, spesso con coraggioso istinto, sempre con pazienza e tenacia, su fondamenta sicure. Viene dalla gavetta. Ha fatto tutto da sè. Ha maneggiato i ruvidi strumenti dell’artigiano. Ha imparato che la fortuna si conquisa solunto con un lavoro continuo e faticato. Non ha mai cercato avventure, ha sempre misurato i suoi passi. Ha fatto il «produttore» con una chiarezza e un'onestà senza pari. E di tutto ciò il buon Capitani ha ben ragione di sentirsi orgoglioso.

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Troviamo al tavolo da lavoro, e proprio in quello stanzone che sembra più lo studio di un notaio che non quello di un produttore, l'avv. Giuseppe Sylos, di Capitani antico e fedelissimo collaboratore.

E‘, in questi giorni, intento all'ultima fatica: la direzione della produzione di San Giovanni decollato, il film che Palermi dirige con l'aiuto di Giorgio Bianchi e del quale vogliamo occuparci ampiamente in un prossimo numero. Sylos è un uomo ordinato e scrupoloso; e segue da anni la buona norma della Casa: lavorare in silenzio e con serietà. E' lui che a ricorda, premurosamente, le tappe del fortunato cammino di Capitani.

L'inizio dell'attività avvenne nel 1932, con Cercasi modelli (interpreti Elsa Merlini e Nino Besozzi) e in Una notte con te in edizione italiana e tedesca. L'anno seguente La canzone del sole (con Lauri Volpi, De Sica e Melnati) ebbe vasta fortuna e fu venduto in tutto il mondo e persino in Cina e nel Siam.

Con Elsa Merini, Capitani produsse tutti quegli altri film che, sulla scia della Segretaria privata ne rinnovarono, allora, in varia misura la rinomanza. Cosi Paprika, Lisetta, Melodramma; é cosi quella Ginevra degli Almieri che vide il primo debutto del nostro maggiore attore cinematografico, Amedeo Nazzari.

Il caso Haller, nel 1933, segnò il debutto cinematografico di Marta Abba che più tardi con l'interpretazione di Teresa Confalonieri doveva fare ottenere alla «Capitani» l'ambitissima «Coppa Mussolini 1934» Ricordiamo inoltre fra gli altri, Impiegata di papà e Porto (con Elsa De Giorgi) e quel delizioso Re Burlone che fu magistralmente interpretato da Armando Falconi e che fece debuttare una delle nostre attrici di più vibrante temperamento, Luisa Ferida.

Un primato indiscusso spetta a Capitani in materia di film comici, il succeso popolare che ebbero i film del grande Angelo Musco fu addirittura sbalorditivo e su quel successo poggiò la produzioni «Capitani» negli anni 1934-1937. L'eredità dello zio buonanima, L'aria del continente, Re di denari, Lo smemorato, Pensaci Giacomino, Gatta ci cova e Il feroce Saladino, film che per la prima volta ci fece ammirare il dolcissimo volto di Alida Valli.

Sotto l'insegna della più festosa comicità, si affermarono, infine, Felicita Colombo (con Falconi e la Galli) e Gli ultimi giorni di Pompei (con Viarisio)

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Dopo due anni di riposo, Capitani è attualmente alla ribalta con un gruppo di film in tutto degni della sua tradizione. Un film ricco di colore, movimentato nella vicenda e suggestivo nel suo significato è stato Il Cavaliere di Kruja, primo film italiano girato in Albania e che è stato presentato alla recente manifestazione di Venezia e, in questi giorni, felicemente accolto dal pubblico italiano.

Ed ecco che, ancora una volta, Capitani viene incontro (con ben quattro film di nuovissima avventura comica) al popolare favore, presentando le ultime interpretazioni di Macario e di Totò.

Di Il pirata sono io, che Mario Mattoli ha mirabilmente diretto, ci siamo già diffusamente occupati su queste colonne riferendone le interessanti fasi di lavorazione. Mario Mattoli ha, inoltre, ormai ultimato il montaggio di Non me lo dire, il secondo film interpretato quest'anno da Macario, accanto a quella graziossima attrice che è Silvana Jachino e a Vanda Osiri che inizia con questo film la sua carriera di diva cinematografica.

Circa la presente attività produttrice abbiamo raccolto le notizie più promettenti. Due film esilaranti di brio, e dì gustoso sapore lanceranno a bandiere spiegate Totò. Il primo sarà San Giovanni decollato (tratto dalla nota commedia di Martoglio) e in esso Totò, idolo del pubblico delle Riviste e del Varietà otterrà finalmente la sua squillante affermazione cinematografica. Amleto Palermi — che di attori se ne intende, e come! — ci ha parlato di lui con affettuoso entusiasmo mettendone in evidenza l'estroso talento e l'originalissima personalità.

Il secondo film di Totò sarà mesto in cantiere appena ultimato San Giovanni decollato, sarà diretto da Camillo Mastrocinque e s'intitolerà, a quanto c'informano. L'allegro fantasma.

Minimo, «Film», 12 ottobre 1940


«C’era una volta Angelo Musco» è un curioso caso produttivo. Negli elenchi porta la firma di Giorgio W. Chili e porta l'indicazione «realizzato negli studi Fert di Torino», ma la sua storia è molto più complessa. A volerlo fu Liborio Capitani, un costruttore edile di Roma che era poi entrato stabilmente nel cinema come produttore dopo aver costruito gli stabilimenti della Cines di via Veio a Roma. Negli anni Trenta aveva prodotto molti film, tra i quali alcune commedie interpretate da Angelo Musco, l'attore siciliano che morirà poi prematuramente nel 1937. Nel 1939 Capitani fonda a Torino la Società Anonima Industria cinematografica Fert, rilevando gli stabilimenti torinesi di corso Lombardia. I suoi soci sono il regista Carlo Borghesio, il compositore Cesare Andrea Bixio (quello di tante canzoni di successo) e Angelo Besozzi. Come produttore, Capitani aveva lavorato parecchio con Totò e con Macario e ben conosceva le possibilità commerciali del cinema comico.

Avendo in magazzino le copie e i diritti di una dozzina di film interpretati da Musco, decise di ripresentarlo al pubblico fingendo trattarsi di un film nuovo con una nuova cornice e nuovi attori. Il narratore è Rossano Brazzi e un controcampo immaginario è fornito da un improbabile Nino Manfredi vestito da ufficiale. L'operazione non funzionò perché il film incassò solo trenta milioni sul territorio nazionale. C'è da dire però che costò pochissimo, come lamentava Nino Manfredi che abbandonò il set non ricevendo la paga settimanale.


1938. Il produttore cinematografico Liborio Capitani sta pensando a Totò per una trasposizione di San Giovanni decollato di Nino Martoglio, che avrebbe dovuto essere il suo ottavo film con Angelo Musco. L’idea di Capitani suscita nel suo entourage discussioni e perplessità: che c’entra un comico metafisico come Totò con il personaggio farsesco di Agostino Miciacio, devoto ciabattino in rotta contro il violento pretendente della figlia? Anche Capitani si fa prendere dai dubbi; propone quindi ad Antonio de Curtis un provino teatrale, chiedendogli di inserire in Fra moglie e marito... la suocera e il dito la famosa macchietta del beghino che prega profondendosi in vorticosi segni di croce e sdilinquimenti mistici. Totò acconsente, e una sera di giugno il produttore entra in un palchetto al teatro Valle per vedere di cosa sia capace questo comico di cui parlano tutti. Il contratto, dicono le cronache dell’epoca, viene firmato ventiquattrore dopo.


La settimana Incom 01001 del 08/10/1953 - New York, Ostia, Ortona
Descrizione sequenze: nell'Oceano Atlantico naufragio del cargo Greenville ; fasi del salvataggio dei marinai ; Andreotti e la moglie accolti da Cervi e da Blasetti ; presenza di Monaco, Liborio Capitani, Rascel e la Pampanini ; Micuzzi consegna la medaglia d'oro ad Andreotti ; discorso di Andreotti ; sfilata per la vendemmia ad Ortona ; carri allegorici che celebrano la vendemmia ; abitanti di Ortona bevono vino dalle fontane


Filmografia

1953 C'era una volta Angelo Musco
1941 Il vagabondo
1940 Non me lo dire!
1940 San Giovanni decollato
1940 Il pirata sono io!
1940 Il cavaliere di Kruja
1937 Gli ultimi giorni di Pompeo
1936 Ginevra degli Almieri
1941 Il chiromante
1953 C'era una volta Angelo Musco


Riferimenti e bibliografie:

  • "La Stampa", 30 maggio 2008
  • Sveliamo il mistero della nascita di un film, “Film”, n. 44, 2 novembre 1940
  • «Cinema», 25 dicembre 1936
  • «Cinema», 25 settembre 1937
  • Minimo, «Film», 12 ottobre 1940