Carosone Renato (Carusone Renato)
Pseudonimo di Renato Carusone[1][2] (Napoli, 3 gennaio 1920 – Roma, 20 maggio 2001), è stato un cantautore, pianista, direttore d'orchestra e compositore italiano.
Pianista classico e jazzista, è stato uno dei più grandi autori e interpreti della canzone napoletana e della musica leggera italiana nel periodo collocabile tra il secondo dopoguerra e la fine degli anni novanta, avendo fuso i ritmi della tarantella con melodie africane e americane e creato una forma di macchietta, ballabile e adeguata ai tempi. Tra i suoi maggiori successi si ricordano: Torero, Caravan petrol, Tu vuò fà l'americano, 'O sarracino, Maruzzella e Pigliate 'na pastiglia. Carosone è stato anche uno dei due cantanti italiani (l'altro è stato Domenico Modugno) ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza inciderli in inglese[3][4][5].
Biografia
L'infanzia e gli inizi
Musica madre mia! Quando mi mettesti al mondo, il mio primo vagito fu un la, ti ricordi? Un la naturale. Le altre note me le hai insegnate dopo. E le ho imparate con fatica, con rabbia, camminando a piccoli passi su quel sentiero irto di difficoltà, quel sentiero di ebano e avorio. Un passo bianco e un passo nero, uno bianco e uno nero. A tempo, con ritmo preciso, preciso. E li ho incontrati tutti su quel sentiero, sai? Pozzoli, Hanon, Clementi, Czerny, Chopin, Bach, Beethoven, Liszt. Madre mia, ti degnano appena appena di uno sguardo. Che severità. Più alla mano gli altri. Oggi questo sentiero è splendido, luminoso. Ci passeggio, ci respiro, ci canto, ci suono e lo percorro su e giù con sicurezza, con gioia immensa. E non guardo nemmeno più dove metto il piede, tanto lo conosco. Sì, ora lo conosco, è mio! Ma che fatica madre mia, sorella mia, amante mia! Tu sei la lingua più bella del mondo, la lingua che non si parla, eppure comprensibile a tutti, proprio tutti. È la lingua che parlano gli angeli in paradiso, perciò ti amo. E ti prego: quando sarà giunto il momento, di' a quella signora di non cercarmi. L'appuntamento è lì, su quel sentiero bianco e nero di ebano e avorio. Io sarò lì, puntuale e sereno. E ritornerò nel tuo grembo così come sono venuto. Te ne accorgerai, perché sentirai la mia ultima nota, uguale e identica alla prima che mi insegnasti, ti ricordi? Era un la, un la naturale!
Renato Carosone, Lettera di un pianista
Renato Carosone (per l'anagrafe Carusone) nacque il 3 gennaio 1920 a Napoli, in vico dei Tornieri, a due passi da piazza del Mercato, da papà Antonio e da mamma Carolina, primo di altri due fratelli, Olga e Ottavio. Manifestò prestissimo la sua schietta passione per la musica cominciando a suonare un vecchio pianoforte della madre, scomparsa prematuramente nel 1927. Per volontà del padre, impresario al Teatro Mercadante e suonatore dilettante di mandolino, iniziò a studiare sotto la guida del maestro Orfeo Albanese, fratello del famoso soprano Licia. Quando nel 1929 questi si trasferì in Argentina, Renato fu affidato al grande maestro Vincenzo Romaniello e, alla sua morte, nel 1932, alla sua prima allieva Celeste Capuana, sorella del celebre direttore d'orchestra Franco.
Quattordicenne, scrisse Triki-trak, la sua prima composizione per pianoforte, e l'11 maggio 1935 fu scritturato dal teatrino dell'Opera dei Pupi di don Ciro Perna detto 'o scudiero, il quale gli offrì cinque lire a serata per fornire la colonna sonora alle battaglie di Orlando e Rinaldo. Per l'entrata in campo dei guerrieri cristiani scelse la marcia della Carmen, per i saraceni quella dell'Aida, per gli scontri armati delle due fazioni il galoppo del Guglielmo Tell. In seguito, lavorò presso la casa editrice E. A. Mario come "ripassatore", insegnando cioè le nuove canzoni ai cantanti, e nel 1937, a soli diciassette anni, si diplomò in pianoforte con Alberto Curci presso il Conservatorio di San Pietro a Majella.
L'esperienza africana
Nello stesso anno fu scritturato da una compagnia di arte varia diretta dal capocomico Aldo Russo, con la quale si imbarcò il 27 luglio per l'Africa Orientale Italiana. Dopo dieci giorni di viaggio sul piroscafo Tevere, il 7 agosto la compagnia sbarcò a Massaua, in Eritrea, dove era attesa in un ristorante-teatro gestito da un vecchio coloniale, Mario Auritano, "Da Mario" appunto, frequentato da camionisti che desideravano ascoltare un po' di musica italiana dopo una giornata passata a trasportare pellami e cereali dal porto all'interno. Sfortunatamente per la compagnia, i camionisti erano tutti del Nord Italia, non comprendevano la parlata napoletana né apprezzavano il repertorio di Carosone (la cui paga era di centoventi lire a spettacolo) e, puntualmente, dopo mezz'ora ritornavano al botteghino per farsi rimborsare. Dopo neanche una settimana, Aldo Russo decise di sciogliere la compagnia e di tornare a Napoli, offrendo però, a chi avesse voluto restare, la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno dalla questura, risparmiando così i soldi del viaggio di ritorno. Tornarono tutti in Italia, all'infuori delle ballerine, ovviamente richiestissime, e di Carosone, che si spinse ad Asmara, a più di duemilacinquecento metri d'altitudine, dove riprese a suonare il pianoforte nell'orchestra diretta da Gigi Ferracioli al Circolo Italia. Qui si innamorò di una delle ballerine di maggiore spicco, Italia Levidi, detta Lita, veneziana di nascita. I suoi sentimenti furono ricambiati e i due si sposarono a Massaua il 2 gennaio 1938. Il 28 maggio 1939 nacque, a Roma, il figlio Giuseppe, detto Pino, futuro ingegnere elettronico. Poco dopo, il giovane musicista dovette trasferirsi ad Addis Abeba, dove passò alcuni mesi come direttore d'orchestra all'Aquila Bianca. Nel giugno del 1940, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, fu chiamato alle armi e venne inviato al fronte della Somalia Italiana.
Occupata dopo un anno Addis Abeba dalle truppe britanniche, Renato tornò con la sua fisarmonica ad Asmara, dove il cugino Antonio era direttore del Teatro Odeon. Gli fu affidata la direzione musicale del teatro e dell'annesso night club. In repertorio c'erano tutti i più famosi pezzi da ballo americani, da Night and Day a Begin the Beguine, da Blue Moon a Tea for Two. I clienti erano tutti militari, che volevano solo dimenticare per qualche ora la guerra e la lontananza da casa. In breve tempo Carosone riuscì a farsi notare, costruendosi un invidiabile bagaglio di esperienze. Il 28 luglio 1946, alla fine della guerra, si imbarcò su una nave greca, la Dorotea Paxos, e tornò in Italia, a Brindisi, insieme con la moglie Lita e il figlio Pino.
Il Trio Carosone
Dopo tre anni passati in piccole formazioni di orchestre da ballo tra Napoli e Roma, in locali come il Colibrì e il Bernini, Carosone fu invitato a formare un trio per un nuovo locale a Napoli, lo Shaker Club. La data dell'inaugurazione era prevista per il 28 ottobre 1949. Agli inizi di settembre Renato ingaggiò il chitarrista olandese Peter Van Wood, che aveva introdotto, per la prima volta nella storia della musica, la pedaliera alla chitarra con i relativi effetti elettronici. Il giorno del debutto si presentò, alle ore 16:30, all'hotel Miramare, dove Carosone stava provando con Peter Van Wood, il batterista-fantasista napoletano Gegè Di Giacomo, nipote del sommo poeta Salvatore, il quale arrivò senza batteria, dicendo che l'aveva portata a cromare. Carosone e Van Wood, contrariati, cominciarono a dubitare della validità di Gegè, che intuì tutto e per fugare ogni dubbio improvvisò una batteria casalinga: una sedia di legno, un vassoio, tre bicchieri di diversa grandezza e tonalità, due pioli, un fischietto. Questa fu la prima prova del Trio Carosone, che, sulle note benaugurali di Music! Music! Music!, ottenne subito un clamoroso successo, e una sera, grazie alla strana richiesta di un ricco commerciante di tessuti presente tra il pubblico, il trio eseguì con ritmo più veloce il brano Lo sceicco e nacque così il loro stile inconfondibile.
Tuttavia, Carosone fu bocciato al primo provino con la Fonit. Un importante impresario svizzero titolare di una catena di locali notturni assicurò: "Trovatevi un mestiere serio, lasciate perdere". Per fortuna, però, Sergio Bruni gli presentò Nino Oliviero, autore di successo, il quale ascoltò i tre, li esaminò e decise di scommettere su di loro, permettendo loro nel 1950 di incidere un primo 78 giri con la Pathé, contenente Oh! Susanna e Scalinatella, per duecentomila lire di compenso. L'eco di questo successo portò il trio all'inaugurazione di un locale a Roma, l'Open Gate, e di un night a Capri, La canzone del mare.
L'allargamento del trio
Quando nel 1952 l'olandese Van Wood lasciò il trio per trasferirsi a New York e continuare la propria carriera come solista, Carosone e Gegè ricostituirono il gruppo, che divenne dapprima un quartetto quando entrarono a farne parte, per un breve periodo, il chitarrista Elek Bacsik e il cantante Ray Martino, il quale incise sia melodie napoletane come Luna rossa e 'Nu quarto 'e luna, che pezzi umoristici come Papaveri e papere e Buona Pasqua. La prima trasformazione avvenne all'inizio del 1953 con l'entrata in scena del chitarrista Franco Cerri e del cantante Claudio Bernardini. In seguito, Piero Giorgetti entrò nel complesso al posto di Claudio Bernardini, che continuò la carriera in altre formazioni. Il gruppo si assestò definitivamente con l'aggiunta di Alberto Pizzigoni alla chitarra e di Riccardo Rauchi ai fiati (sassofono e clarinetto).
Il 3 gennaio 1954, alle tre del pomeriggio, Carosone si presentò agli italiani attraverso il piccolo schermo, che aveva appena quattro ore di vita, con il primo programma musicale, L'orchestra delle quindici. Lui e i suoi compagni furono i primi musicisti ad apparire in televisione.
Al Festival di Sanremo di quell'anno si piazzò terza ...e la barca tornò sola, nell'interpretazione di Gino Latilla e di Franco Ricci. Carosone rimase colpito dal tono funesto della canzone e, pochi mesi dopo, la ripropose al pubblico televisivo in modo esilarante. Fu così che la tragedia marittima partorita da Fiorelli e Ruccione si trasformò in irresistibile parodia. L'effetto comico venne affidato alle parole di Gegè, che sottolineava con un noncurante "e a me che me ne importa" ogni strofa del melodrammatico testo cantato da Giorgetti, e a quelle di un coretto di vocette stridule e canzonatorie, ottenute variando la velocità del nastro registrato, che intonava: "Mare crudele, mare crudele, mare crudele!". Il colpo di grazia furono i melodiosi gargarismi di Giorgetti.
I primi successi
Il primo successo commerciale dell'artista napoletano fu Maruzzella, composta da Carosone su testo di Enzo Bonagura in quello stesso anno. Accanto a Maruzzella, Carosone pescò tra i successi della musica napoletana di quegli anni e li fece suoi, arrangiandoli secondo il proprio gusto. Tra questi ci furono Malafemmena di Totò, Scapricciatiello, lanciata da Aurelio Fierro alla Piedigrotta Bideri del 1954, e Anema e core, che una notte del 1955, a Napoli, per esaudire il desiderio di un cliente, Carosone presentò con la propria voce. A queste, si aggiunsero La donna riccia di Domenico Modugno, arricchita da una serie di vocine metalliche (già presenti ne ...e la barca tornò sola), Eh, cumpari!, Ufemia, La pansè, cantata da Di Giacomo (prima posizione nei Paesi Bassi per quindici settimane), ed Eternamente (o Arlecchinata), trasposizione carosoniana del brano Limelight, tratto dalla colonna sonora del film Luci della ribalta di Charlie Chaplin. Alcuni di questi pezzi fecero parte di Carosello Carosone nº 1, il primo 33 giri del complesso. Di questo periodo furono anche una canzoncina ironica, 'Stu fungo cinese, scritta in coppia con Danpa, e un pezzo strumentale, Pianofortissimo, due brani che vennero inseriti nel secondo long playing della formazione.
Il 4 giugno 1955 fu inaugurato un locale destinato a diventare il tempio della musica leggera italiana, la Bussola di Focette, in Versilia, diretta da Sergio Bernardini. Il 2 luglio Carosone inaugurò la stagione estiva, a pochi giorni dall'uscita di Carosello Carosone nº 2. Nello stesso anno scrisse un pezzo originale intitolato Mo' vene Natale e andò addirittura a ripescare un classico napoletano del 1888, firmato da Salvatore Di Giacomo, 'E spingole frangese. A questi due, affiancò alla fine dello stesso anno Io, mammeta e tu, esilarante brano di Pazzaglia e Modugno, che Carosone lasciò alla voce e alla verve comica di Gegè, e nel 1956 Ricordate Marcellino? di Giacobetti e Savona, canzoncina dedicata a Pablito Calvo, il bambino protagonista del film Marcellino pane e vino di Ladislao Vajda. Nello stesso periodo, Carosone portò al successo il brano Giuvanne cu' 'a chitarra, lanciato da Amedeo Pariante e trasposizione napoletana della canzone Johnny Guitar, dall'omonimo film di Nicholas Ray. L'ottimo successo riscosso in gennaio dalla raccolta Carosello Carosone nº 3 convinse il quartetto a preparare subito il quarto album. Accanto a T'è piaciuta (che tentò di bissare il successo di un brano come La pansè) e a tipici motivi carosoniani come 'O russo e 'a rossa, Boogie woogie italiano e T'aspetto 'e nove (saporoso frutto, quest'ultimo, di un'altra collaborazione con Enzo Bonagura), all'interno dell'album fu presente una cover del calibro di Rock Around the Clock, il successo internazionale di Bill Haley, che lanciò in tutto il mondo il rock and roll.
Il sodalizio Carosone-Nisa e il successo internazionale
Nel 1956, a Milano, Carosone incontrò casualmente il paroliere Nisa, al secolo Nicola Salerno, durante un concorso radiofonico indetto dalla Ricordi. Nisa e Carosone erano stati iscritti insieme al concorso da Mariano Rapetti, direttore artistico della Ricordi e padre di Giulio (futuro Mogol), per dare alla luce tre canzoni. Nisa presentò a Carosone i testi da musicare, uno dei quali si intitolava Tu vuò fà l'americano. Il pezzo ispirò subito Carosone, il quale combinò musica swing e jazz al pianoforte, realizzando un boogie-woogie in un solo quarto d'ora. Nacque così la canzone più famosa di Carosone, che divenne poi un successo planetario. Da quel primo incontro nacquero altri due ottimi brani: 'O suspiro e Buonanotte. Fu l'inizio di una felice e prolifica collaborazione.
Nell'autunno dello stesso anno, in vista della prima tournée internazionale, Carosone decise di trasformare il quartetto in sestetto. Oltre a Piero Giorgetti, cantante ormai più che collaudato, Carosone affiancò a Gegè il chitarrista Raf Montrasio, il clarinettista Toni Grottola e il sassofonista Gianni Tozzi, scoperti rispettivamente nei locali notturni di Milano, Napoli e Sanremo.
Nel 1957 nacque Torero, il maggiore successo di Nisa e Carosone. La canzone, rimasta per due settimane al primo posto della hit parade statunitense, fu arrangiata in trentadue incisioni americane e tradotta in dodici lingue. Il nuovo repertorio carosoniano, insieme a Chella llà (successone del 1956 di Marino Marini) e a Il pericolo numero uno (hit sanremese di Gino Latilla e Claudio Villa in duetto), andò a formare il Carosello Carosone nº 5, 33 giri edito proprio nel 1957.
Dopo una lunga serie di concerti in Europa, il Sestetto Carosone, con l'aggiunta del bravo percussionista Aldo Pagani, sbarcò a Cuba, inaugurando una memorabile tournée americana. Dopo Caracas e Rio de Janeiro, il 6 gennaio 1958 il gruppo di Renato Carosone approdò alla Carnegie Hall di New York, fino ad allora riservata alla musica classica, con un'eccezione fatta soltanto per il clarinetto jazz del mitico Benny Goodman, che aveva presentato il suo quartetto nel 1938.
Nel frattempo, parallelamente a Piccolissima serenata, 'A sunnambula, 'A casciaforte e Lazzarella (tutte canzoni di successo provenienti dai repertori più vari, che Carosone arrangiò secondo il proprio gusto), nacque un altro grande hit firmato dall'accoppiata Carosone-Nisa, Pigliate 'na pastiglia. Tutti questi brani furono inclusi nel Carosello Carosone nº 6, che durante l'assenza del complesso ottenne un ottimo successo commerciale. A febbraio, il sestetto tornò in Italia, e la volontà di bissare la riuscita del suo sesto 33 giri spinse Carosone a lavorare sodo per tutto l'anno. Dopo un primo 45 giri contenente Allegro motivetto e Colonel Bogey, tratto dalla colonna sonora del film Il ponte sul fiume Kwai di David Lean, nacquero altri due gioielli del repertorio carosoniano, sempre con l'apporto del solito insostituibile Nisa: 'O sarracino e Caravan petrol. Accanto a questi, il sestetto incise Atene, 'O mafiuso, Giacca rossa ('e russetto), Tre guagliune e 'nu mandolino (tutti firmati Nisa-Carosone) e anche A-Tisket, A-Tasket, un successo di Ella Fitzgerald.
Dopo l'uscita di Carosello Carosone nº 7, il nuovo disco pubblicato nel mese di novembre, Riccardo Rauchi e Toni Grottola abbandonarono il sestetto, e vennero sostituiti da Sergio Lombardini e da Silvano Santorio. In questo periodo, Carosone fondò una sua casa discografica, la Stereo, con annesso anche uno studio di registrazione a Milano in via Aurelio Saffi 11. Nel marzo del 1959, il complesso affrontò una tournée italiana, alla quale ne seguì un'altra nel mese di giugno che si snodò tra il Marocco e il Medio Oriente, passando per la Tunisia, l'Egitto, il Libano e la Giordania. A luglio il sestetto partì per un altro giro nell'America Meridionale, con soste in Argentina, Cile, Uruguay, Perù e Brasile. Durante la tournée, Carosone ebbe il piacere di esibirsi in uno spettacolo di rivista musicale tenuto a São Paulo, insieme a Marlene Dietrich.
Quelli di Renato Carosone erano concerti-spettacolo, dove ai testi ironici di Nisa facevano da contrappunto le performance comiche di Gegè Di Giacomo, spesso concluse dal totale coinvolgimento del pubblico, e le melodie di Carosone, mutuate dal jazz e dallo swing mescolati ai ritmi più diversi.
Il ritiro dalle scene
Il 7 settembre 1959, al culmine del successo, Renato Carosone si ritirò inspiegabilmente dalle scene. L'annuncio avvenne durante la trasmissione televisiva Serata di gala, presentata da Emma Danieli. Per ogni italiano fu uno shock, non si riusciva a comprendere come un musicista al massimo della fama avesse potuto abbandonare tutto senza spiegazioni. Alcuni settimanali scandalistici dell'epoca motivarono quella decisione persino con un voto di Carosone alla Madonna, ipotesi che non si poteva scartare a priori, risaputo il profondo senso religioso che albergava nell'animo del maestro napoletano.
Nonostante ciò, gli impegni internazionali di Carosone non si esaurirono. Della sua nuova formazione, accanto a Gegè e Gianni Tozzi, entrarono a far parte Claudio Furlani, Roberto Abramo e Franco Motta. Tra gli ultimi giorni di aprile e i primi di maggio del 1960, il Sestetto Carosone fu di nuovo alla Carnegie Hall di New York. Il 1º maggio Carosone e i suoi ragazzi vennero invitati all'Ed Sullivan show, il più importante spettacolo musicale degli Stati Uniti. Carosone fu il terzo italiano, dopo Nilla Pizzi e Domenico Modugno, a esibirsi alla televisione statunitense. Presentati da un padrino d'eccezione come Charlton Heston, i sei italiani riscossero un successo travolgente, superiore a quello della precedente tournée, che fece guadagnare loro un altro invito, questa volta in California, al Dinah Shore show.
Al ritorno in Italia, Carosone si ritirò con la moglie Lita a Rota d'Imagna, in provincia di Bergamo, dove mise in piedi un piccolo studio di registrazione per dare vita a una collana musicale sotto l'etichetta discografica di nome Lettera A. Nel frattempo, Gegè si lanciò per un po' nell'avventura solista. Nel 1961 si classificò terzo al Festival di Napoli con Tutt' 'a famiglia (una canzone di Gigi Pisano e Furio Rendine, presentata in coppia con Aurelio Fierro) e si adeguò persino alla nuova moda dei capelloni mettendo su una formazione beat, ma il successo non durò a lungo.
Nel 1962 Carosone firmò, sempre insieme a Nisa, un altro buon successo, che non incise mai, Gondolì gondolà. Costruita con grande abilità, la canzone venne presentata al Festival di Sanremo. Affidata alle voci di Sergio Bruni ed Ernesto Bonino, ottenne il terzo premio, classificandosi poi al secondo posto della hit parade, dove restò saldamente per oltre tre mesi. L'anno dopo, la fortunata coppia Carosone-Nisa scrisse altri quattro nuovi pezzi, che vennero incisi da Carosone per la Primary-Ri-Fi su due 45 giri, Nera nera e Vita mia, Camping love e Caino e Abele, ma il riscontro discografico fu assai deludente. In seguito, Renato abbandonò l'idea di fare il discografico per perfezionare lo studio della musica classica e dedicarsi alla pittura[6], iscrivendosi nel 1968 all'Accademia di belle arti di Brera a Milano, dove aveva accompagnato il figlio Pino a un corso di disegno. Questa passione lo accompagnò per tutto il resto della sua vita.
Il rientro
Dopo ben quindici anni di astinenza dalla musica, il 9 agosto 1975 Renato Carosone tornò a mostrarsi in pubblico alla Bussola di Focette, su invito di Sergio Bernardini. Carosone ebbe a disposizione una big band di diciannove elementi e le telecamere della Rai ripresero la serata sul primo canale il 30 agosto alle ore 20:30 con un'apposita trasmissione intitolata Bentornato Carosone. Con gli arrangiamenti del maestro Danilo Vaona la CBS approfittò dell'occasione per registrare un disco dal vivo. L'ottimo risultato ottenuto convinse Carosone a mettere su un nuovo trio con Gigi Caglio al basso e Fedele Falconi alla batteria. Nello stesso anno, all'interno del primo talk-show italiano L'ospite delle due, ideato e condotto da Luciano Rispoli, Carosone spiegò che il suo ritiro di sedici anni prima era dovuto al fatto che in America aveva visto all'opera i Platters e previsto l'esplosione degli urlatori, i quali avrebbero cambiato i gusti del pubblico dell'epoca, che secondo lui non lasciavano più spazio al suo tipo di canzone tradizionale. Nel 1976 prese parte al programma televisivo Per una sera d'estate, condotto da Claudio Lippi.
Nel 1980 Carosone fece amicizia con il giovane produttore discografico Sandrino Aquilani, che, per pura coincidenza, aveva da poco depositato il marchio per la Lettera A e lo convinse a tornare in sala d'incisione. Così, vicino a Roma, al Pomodoro Studio, Renato incise nel 1982 l'album Renato Carosone '82, comprendente Io tengo n'appartamento, Penelope e Ulisse, C'aimma fa'? (dissacrante sguardo sui difetti dell'Italia dei primi anni ottanta), Improvvisamente, 'Nu sassofono americano e altri nuovi titoli. Sostenuto da musicisti come Michele Ascolese alla chitarra e Tonino Balsamo al sassofono, Carosone proseguì l'anno con un Live in Siena, dove, accanto ai cavalli di battaglia, trovarono spazio valzer di Chopin, fughe di Bach, le Sonatine di Muzio Clementi, La Campanella di Liszt e la Rapsodia in blu di George Gershwin. Inoltre, per l'occasione, rispolverò ...e la barca tornò sola, presentando anche 'O miliardario, un testo poetico di grande efficacia, e I magnifici due, omaggio musicale a Totò e a Charlie Chaplin. Il successo ottenuto convinse Carosone ad attraversare nuovamente l'oceano per tornare in America. Grazie all'aiuto di Adriano Aragozzini, nel mese di settembre tenne un concerto al Madison Square Garden di New York, da dove ebbe inizio una nuova fortunata tournée, che lo vide prima in Canada per esibirsi con l'Orchestra Filarmonica di Toronto, poi in giro per il Sudamerica. Tornato in Italia, Renato preparò una serie di tour, che si sarebbero completati soltanto nel biennio 1987-1988, e partecipò poi a show e trasmissioni televisive di successo con varie collaborazioni.
Carosone chiuse il decennio sul palcoscenico dell'Ariston, partecipando al Festival di Sanremo del 1989 con il brano 'Na canzuncella doce doce, scritto per lui da Claudio Mattone, che si classificò al quattordicesimo posto.
Gli ultimi impegni
Il 22 marzo 1993 Renato fu colpito da aneurisma cerebrale e venne ricoverato d'urgenza nel reparto di neurochirurgia dell'ospedale romano San Camillo, dove fu sottoposto a un faticoso intervento. Tuttavia, la sua fibra gli consentì di superare la malattia e di continuare a dedicarsi alla musica e alla pittura, tanto che, il 13 novembre dello stesso anno, il maestro ebbe l'opportunità di mostrare la sua produzione pittorica in pubblico, grazie a un'esposizione presso la Villa Pompeiana di Napoli.
Il 12 gennaio 1995, in occasione del settantacinquesimo compleanno del musicista, la Rai organizzò uno spettacolo al Teatro Mercadante intitolato Tu vuò fà l'americano - Un ragazzo e un pianoforte. La serata d'onore fu condotta da Alba Parietti, che con il maestro cantò La pansè, interpretando poi il personaggio della canzone 'O suspiro. Furono di particolare significato i duetti che Carosone mise in scena con l'amico Renzo Arbore in Giuvanne cu' 'a chitarra, T'è piaciuta, Caravan petrol e Pigliate 'na pastiglia, già inserita dallo showman nel secondo album dell'Orchestra Italiana. Con gli emergenti Baraonna, invece, Carosone eseguì 'O sarracino e Io tengo n'appartamento. Inoltre, convinse Gianni Morandi a cantare per la prima volta in pubblico Maruzzella e si esibì al pianoforte in Per Elisa di Beethoven, nella Toccata e fuga in Re minore di Bach e in sue composizioni strumentali, come Pianofortissimo, Triki-trak e Pallation, quest'ultima eseguita facendo saltare sulla tastiera due palle da tennis. Per solennizzare l'evento, dall'America giunse addirittura l'ottantaseienne vibrafonista Lionel Hampton, che con Carosone eseguì Tea for Two e 'O sole mio. A concludere lo show fu una bambina di nove anni, Colomba Pane, che cantò insieme a Carosone proprio Tu vuò fà l'americano.
Il 26 ottobre 1996 Carosone ricevette a Sanremo il Premio Tenco per il rinnovamento apportato alla canzone napoletana e, in occasione della festa di Capodanno del 1998, diede il suo ultimo concerto in Piazza del Plebiscito a Napoli, alla presenza di duecentomila persone.
Nel 1999 l'America rese omaggio a Carosone anche in campo cinematografico con Il talento di Mr. Ripley, una pellicola di Anthony Minghella, in cui Fiorello, Matt Damon e Jude Law si scatenarono in un night al suono di Tu vuò fà l'americano.
Nel 2000 Carosone, già sofferente di enfisema, pubblicò la propria autobiografia, Un americano a Napoli, scritta in collaborazione con il giornalista Federico Vacalebre. Nello stesso anno incise in duo con Tonino Carotone (che proprio al musicista partenopeo ispirò il suo nome d'arte) una nuova versione di Tu vuò fà l'americano, contenuta in Mondo difficile, disco d'esordio di Carotone. Fu l'ultimo brano da lui inciso prima di morire.
La morte e gli omaggi
Renato Carosone si spense nel sonno alle ore 10:00 di domenica 20 maggio 2001, nella sua casa di Roma, in via Flaminia Vecchia, dove si era trasferito dopo aver vissuto per un periodo sul lago di Bracciano. L'annuncio fu dato da Maurizio Costanzo nel programma Buona Domenica. Ai suoi funerali, celebrati due giorni dopo nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, parteciparono circa quattromilacinquecento persone, tra le quali Renzo Arbore, Luciano De Crescenzo, Antonio Ghirelli, Marisa Laurito, Enrica Bonaccorti, Mogol, il Mago Silvan, Lucio Villari, Carlo Loffredo, Maria Fiore, Peppino Gagliardi, Fiorello, l'allora presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, l'ex sottosegretario Umberto Ranieri, Michele Guardì e Peter Van Wood. Il musicista fu poi sepolto nel Cimitero Flaminio. L'alter ego di Carosone, il batterista Gegè Di Giacomo, assente per motivi di salute, morì a ottantasette anni nella sua casa di Poggioreale, a Napoli, il 1º aprile 2005. La figura occhialuta di Di Giacomo, accanto alla maschera di Carosone, divenne popolarissima. Il suo grido di battaglia era "CantaNapoli" e la sigla del Sestetto Carosone Pigliate 'na pastiglia iniziava con "CantaNapoli, Napoli in farmacia!".
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
Con lui Parigi canta in napoletano
Nella capitale francese, dove Renato Carosone sta ottenendo, con i suoi ritmi e le sue canzoni, un successo senza precedenti, è diventato di moda in ogni ceto cantare e motteggiare con l’accento partenopeo.
Parigi, maggio
«Ecoutez Carosone, le grand chansonnier italien!» raccomandava i’annunciatrice di Radio Ginevra mentre filavamo per Parigi. Eseguirono, cantate da Carosone: "O Russo e à Rossa”, poi "Marruzzella”, poi "Piano Fortuna", poi "Suspiro”. quasi un concerto: parole (alcune) di Carosone, musica di Carosone, accompagnate al piano da Carosone, cantate da Carosone. La radio di bordo si riempiva di accenti napoletani ilari e arditi, canzoni con trovate poetiche e musicali non sempre connesse alla storia di un amante tradito (il solito lamento del cornuto).
Avevamo attraversato il confine francese la mattina; verso mezzogiorno sintonizzammo su Lione, e udimmo, tradotta in francese, un’altra celebre canzone napoletana: "Guaglione”. Era difficile tradurre la parola "guaglione”, che vuol dire ragazzo, in gorgon, che in francese vuol dire anche cameriere. I francesi usano tradurre il senso di una canzone, con moderata libertà. La nostra canzone "Tornerai” di trent’anni fa, fu tradotta in J'attendrai. In italiano "Tornerai” ebbe vita e rinomanza effìmera. Tradotta in francese girò il mondo, con una I rapidità sconcertante, e dalle capitali più epicentriche. Buenos Aires, o Shangai, fece ritorno a Roma dove si cantava in francese: J'attendrai, e si dimenticava "Tornerai”. Nelle botteghe di .musica di via del . Tritone si vendevano, per ogni disco di "Tornerai” dieci dischi di J'attendrai. Si poteva spiegare quella maggior voga della medesima canzone nei Paesi stranieri, per via della lingua francese nota ovunque mentre l'italiano difficilmente supera i nostri confini. Ma in Italia? Perchè in Italia si preferiva cantare, sullo stesso motivo: J'attendrai, invece di "Tornerai?”.
Era per via delle parole, io credo. La lingua francese è do Cile, si presta a tutto, a dire, dignitosamente, le cose più modeste, umili. La lingua italiana è togata, aulica, solenne, predisposta alla lirica e all’oratoria. L’ispirazione di un poeta trova nella lingua italiana un mezzo docile per dire che una stella è caduta sul marciapiede, ma un romanziere che vuol descrivere come sono situati i bicchieri a tavola, trova la nostra lingua ostile, o almeno recalcitrante.
Qualcosa di analogo avviene adesso con "Guaglione” che i francesi hanno tradotto "Bambino”, pronunciandolo con l’accento: Bambinò. La traduzione, stavolta, avviene dal napoletano; aderisce l’originale, e la stessa impossibilità di rendere certe sfumature dialettali, sprovincializza e universalizza il racconto del "guaglione” innamorato innanzi tempo. Non abbiamo sott’occhio le parole dell’originale e della traduzione, ma ne ricordiamo il senso: è il medesimo racconto, la stessa vicenda, anche se deformata o liberamente interpretata nella successione delle trovate, delle immagini. Ma essa è, in francese, più orecchiabile: e lo stesso ritornello: bambinò, bambinò, si imprime nella mente dell’ascoltatore meglio che in napoletano. Voglio dire che chi sente "Guaglione” ne ha un ricordo uno; chi sente Bambinò ne ha un ricordo uno e qualcosa.
Su quindicimila ristoranti ed osterie nella città di Parigi tremila sono italiani. La pizza sconosciuta quindici anni fa, oggi è consumata in Francia da un numero crescente di buongustai. La mozzarella fresca abbonda in tutte le pizzicherie, e si va sostituendo ai formaggi piccanti. Avviene persino l’assurdo: che si preferiscono vini italiani imbottigliati, a prezzi superiori di quelli francesi di buona marca, e in un celebre ritrovo di Saint Germain dés Prés mi sono sentito suggerire, dal sommeiller, il consigliere delle bevande, una nota marca di cognac italiano (e non pecco di lesa patria se oso ammettere che nel settore dei vini, dei liquori, e dei profumi, l’industria francese è superiore a qualsiasi altra nel mondo). Diciamo l’ultima; in un ristorante di clientela francese vi sono buongustai che preferiscono il nostro spumante al loro champagne!
Il mio amico Salvatore Cae-tani, duca di Castelmola, napoletano verace che a Parigi, molti anni fa, vinse una scommessa rimasta celebre tra i tàte-vins, gli assaggiatori di vini, riconoscendo con gli occhi bendati, solo all’odore ed all’assaggio, venti qualità di borgogna e di bordò, a questo punto penserà che il mondo si è messo a camminare alla rovescia. Si consoli. Il suo concittadino Renato Carosone, il quale a Napoli non ha la fotografia esposta nemmeno nelle vetrine delle case editrici musicali che pubblicano le sue canzoni, a Parigi vede i suoi cartelloni alti fino a otto metri sotto la Tour Eiffel e nel cuore dell’Auenue Champs Elysées. a pochi passi dall’Arc de Triomphe!
Se il duca di Castelmola fosse a Parigi, e aprisse oggi il più compassato dei quotidiani parigini. Le Figaro leggerebbe che c Renato Carosone col suo ensembe monta all’assalto del music-hall francese. Giovinezza, ritmo, un batterista umorista, belle vocette che si intercalano e si sovrappongono al gioco degli strumenti. Strumenti classici collegati a petulanti ocarine, a una tromba d’auto, persino a una pistola. Ma in questi gag» orchestrali Carosone sbalordisce: usa lo stile neo-napoletano del mambo italiano, ed altre petite» chansons peninsulare». Carosane stilla limonata e una gentilezza disarmanti». Nella terza pagina dell’Aurore, quotidiano di grande informazione, si legge il seguente titolo a tre colonne: «Renato Carosone trasporta a Napoli il pubblico dell'Alhambra». E ancora: «L’Italia incomincia la sua offensiva pacifica della primavera. Parigi è chiamata a vivere notti napoletane. Per essere alla moda una parigina deve essere italiana dalla testa ai piedi con scarpe a punta e una canzonetta (in italiano nel testo n.d.r.) alla bocca».
Castelmola vedrebbe a Parigi altri cartelloni intestati a Marino Marini, e penerebbe, confortato: «Onorano il grande scultore italiano». Ahimè, del pistoiese Marino Marini considerato ovunque (tranne forse in Inghilterra dove gli preferiscono il loro Moore) il maggiore scultore vivente, non vi sono segni visibili a Parigi. I cartelloni sono dedicati al suo omonimo, canzonista napoletano anch’egli e rivale di Renato Carosone.
Il music hall della capitale francese si contende, così i due idoli napoletani: Carosone e Marini. Gli ammiratori di Carosone vanno a sentirlo all'Alhambra che appartiene a Maurice Chevalier. Come i bravi camerieri diventano osti, cosi i divi delle canzoni finiscono per gestire music hall. Prima civetteria di Carosone: si confonde nella sua troupe. E’ vestito esattamente come gli altri: Piero Giorgetti cantante, Sergio Lombardini sassofono, Gianni Tozzi, sassofono. Silvano Santario chitarrista, Gegé di Giacomo (nipote del poeta Salvatore) batterista: giacca e camicie bianche, cravattina e pantaloni neri. A differenza di Chevalier, il quale considera gli elementi della sua troupe delle comparse, elementi decorativi per mettere in rilievo la sua figura e la sua bravura, Renato Carosone pare, in mezzo ai suoi, il membro di una cooperativa a parità di diritti. Debbo chiedere al mio vicino: «Chi è Carosone?», per sentirmi rispondere con una punta di sdegno: c Mais voyons! Celiò, qui joues au piano!», vale a dire: «Diamine, quegli che suona al piano!»; quasi che nella sfilata di Elisabetta Seconda io avessi osato chiedere: «Chi è la regina?». Ed è appunto la canzone che Carosone ha composto in onore della regina Elisabetta, che gli reclama il pubblico gridando in coro: «Elisabetta!». Canzone composta nei giorni della visita regale a Parigi, da Carosone che nemmeno in essa dimentica di essere napoletano. La canzone dice: «Mais un jour si tu désires t'amuser dan-ser chanter et rire, un pays t'attends: c'est Napoli».
Quando chiederò a Carosone, nel suo camerino, quali opinioni politiche professa, mi risponderà: «Mussolini fondò l’Asse Roma-Berlino; io vorrei fondare l’Asse Napoli-Parigi!». Suona il piano da professionista; è l’unico cantante di music hall che si sia diplomato in piano e contrappunto a San Pietro a Majella, col maestro Cilea. Da ragazzo sognava di emulare Wagner, comporre e rappresentare a Bayreuth opere ponderose come i Nibelungi.
«Ma l’appetito mi mandò in Abissinia»; racconta: «a cantarvi canzonette!». E’ magro e semplice, tanto semplice e naturale da rinunciare al trucco: un ragazzo napoletano che dopo aver visto e capito Napoli non si impressiona di Parigi oggi, come non si impressionerà di Nuova York (dove sta per andare) domani. Ha imparato il francese nel giro di pochi mesi, lo parla con disinvoltura, con discreto accento, e quando gli manca una parola la sostituisce con un gesto. Canta seduto al piano senza levare le mani dalla tastiera, e solo di tanto in tanto volgendosi al pubblico. Non vuole essere una stella. Non si esibisce. Vende la sua merce per quello che è, onestamente, come se avesse orrore delle trovate sceniche. Niente entrate spettacolari dalle quinte, nè accordi dell’orchestra per avvertire il pubblico: «E' lui!». L/ho detto prima: pare uno della cooperativa. Canta come se parlasse, come se dicesse. La sua canzone è un racconto che egli si propone di far capire, gustare. Spinge innanzi la canzone, non si fa spingere dalla canzone. E’ questo il segreto della sua straordinaria popolarità a Parigi, che sa distinguere i talenti e gli attribuisce la giusta graduatoria chiunque essi siano e dovunque essi vengano.
«Che andò a fare in Abissinia?».
«L’ho detto prima: l’appetito!... Nel 1937 Napoli pensò di regalare all’Impero appena fondato una Compagnia di Arte Varia di diciotto persone; io, uno di quei diciotto, cantavo a Massaua Passione e Lacrime Napulitane, nel ristorante di Mario figlio di napoletani divenuto africano, ma faceva un caldo tale che il sudore ci scolava dalla faccia come l’acqua dei maccheroni dallo scolabrodo, e il pubblico era tutto di settentrionali i quali apprezzavano il sudore delle ballerine, che si dispersero, e non il nostro di cantanti, che dopo un mese rimanemmo a spasso.
I resti della compagnia rimpatriarono in terza classe, io lavorai come pianista in una orchestrina dell’Asmara, in altre orchestrine durante la guerra, in tutto nove anni di Africa, di qua, di là, in pace e in guerra, sempre saltando qualche pasto, sempre sentendo appetito. Tornai a Brindisi nel 1946, con una nave carica di profughi italiani che batteva bandiera panamense ed aveva un equipaggio greco. Dal ’46 al ’49 suonai a Roma: Colibrì, Rupe Tarpea, Bernini, Casina delle Rose Ma dovevo affermarmi a Napoli, la mia città, dove nacqui, una trentina di anni fa, alla Sezione Pendino. Fu in un locale nuovo: lo Shaker dove debuttai il 28 ottobre 1949; prima col trio, poi col quartetto, poi col quintetto, ed ora siamo col sestetto a Parigi, dal 29 marzo scorso. Mi propongono scritture per gli Stati Uniti, il Canada, l’America Latina...».
«E a Napoli, ci torna?».
«Ci sto, a Napoli! Questo camerino dove la ricevo non è forse Napoli? Dovunque arriva la troupe Carosone è la nostra vecchia Napoli, zona extra territoriale come le Ambasciate». Si entusiasma: «Una Ambasciata dell'Antico Reame!». Diviene prudente: «Se si potesse dire, beninteso, senza mancare di riguardo alla Repubblica!».
Lamberti Sorrentino, «Tempo», anno XIX, n.20, 16 maggio 1957
E' riuscito a violare la tradizione della Carnegie Hall
Il successo di Renato Carosone negli Stati Uniti ha superato ogni previsione: a Nuova York i dirigenti della più famosa sala di musica sono stati costretti a dare un concerto in un giorno rigorosamente di pausa: il lunedi
Nuova York, febbraio
Salire sulle tavole della Carnigie Hall a Nuova York è il massimo onore cui possa aspirare un artista. I più grandi trattenimenti musicali, da quelli di Toscanini a quelli di Bernstein, hanno avuto la loro cornice nell’immensa sala della Carnegie Hall che ha nella metropoli la stessa importanza e la stessa dignità che aveva a Roma l' "Augusteo”. Nessuno avrebbe pensato che sul palcoscenico della Carnegie Hall dovesse comparire Renato Carosone e la sua orchestra. Era difficile pensarvi in primo luogo perchè il programma di Carosone è composto di canzoni e. dove Toscanini faceva rivivere sotto la sua bacchetta le sinfonie di Beethoven. il repertorio di Carosone poteva apparire un po’ povero. Tuttavia il fatto è avvenuto, anche se ha un po’ scombussolato la rigida tradizione della massima sala nuovayorchese. In secondo luogo esiste un divieto, imposto dai sindacati, che proibisce la introduzione di orchestre straniere alla Carncgie Hall e Carosone aveva la sua piccola orchestra di sei persone: cosi che per farla accederò in sala, Erberto tondi ha dovuto lavorare e muoversi con rara abilità.
E cosi un bel mattino i nuo-vayorchesi seppero che Renato Carosone sarebbe apparso alla ribalta della Carnegie Hall e che avrebbe tenuto il cartellone per due recite. Se l’annuncio ha interessato gran parte del pubblico della metropoli. ha messo in agitazione i milioni di italiani che vivono a Brooklyn o al "Village”. Non si vide mai tanta folla far ressa ai molti botteghini della Carnegie Hall. Il vociare degli ex-partenopei, degli ex-siculi, di tutta la massa di "paisà”, presto si diffuse nello sala e negli ordini superiori, inframmettendosi alio "slang” americano. Poi d'un tratto si fece silenzio. Erano comparsi sul palcoscenico i sei elementi dell’orchestra di Carosone. L’annunciatore li presentò uno per uno. Prese per un braccio il batterista Gegè di Giacomo e il saxofonista Tony Grottola e disse che erano napoletani. Scoppiò una fragorosa ovazione e ci fu chi dal loggione gridò qualcosa che non si capì bene se era in vecchio dialetto borbonico o in imbastardito inglese. Dopo fu la volta dei due istrumentisti milanesi. Aldo Pagani e Raf Montrasio e anche essi riscossero applausi ma si capi che erano di altra maniera. E infine Martin Block, l'annunciatore, spinse sul proscenio i due cantanti. Giani Tozzi e Piero Giorgetti. A questo punto ci fu una inaspettata scena. Da dietro le quinte si fece innanzi Renato Carosone, spingendo un organino, simile a quelli che ancora girano per le vie di Napoli, che intonava la famosa canzone napoletana: 'Torna a Surriento!" mentre Carosone su quel motivo, cominciò a cantare: "Una bella rosa rossa di Surriento, questa rosa la offrirò alle donne americane: è Surriento che la manda...”. E prese da sopra il pianino una rosa rossa, scese in orchestra e la offrì alla prima donna che vide in poltrona, mentre il pubblico, inebriato dalle note dello canzone, si spellava le mani dagli applausi.
Tutti sanno come cantano e suonano gli uomini di Carosone. Cominciarono col "Mambo italiano”, passando a "Maruzzella”, poi a "Domani”, alla "Pansé”, a "Tu vuò fa l’americano" al "Boogie Woogie italiano”. a "Ricordate Marcellino", a "Guaglione”, a "Lazzarella”, a "Chella là", ad "Arlecchinata”, a "Scapricciatiello" e finendo con la notissima e sempre fresca canzone "Clribiribin” e con un pezzo americano — tanto per mostrare al pubblico statunitense che si sapeva cantare anche le loro canzoni — "Rock Around The Clock”.
L'indomani, la folla ai botteghini della Carnegie Hall era ancora più impressionante della vigilia. I giornali avevano dato notizia del successo dello spettacolo; nelle loro rubriche i critici avevano scritto cose lusinghiere per quel cantare nuovo, recitativo e ricco di mimica. La loro sbrigliata vivacità, l’intervento via via nostalgico, allegro, scanzonato, ironico, scherzoso delle note e delle parole li avevano conquistati. Le loro favorevoli critiche fecero accorrere alla Carncgie Hall gli autentici americani che si sostituirono agli italiani di origine. Ed anche ad essi piacquero le quindici canzoni, si entusiasmarono per "Maruzzella". si intenerirono per "Chella là”, per il "Guaglione” e quando i sette di Carosone intonarono "Rock Around The Clock" gli applausi si ripeterono all'infinito. Renato Carosone avevo consacrato il successo sul massimo palcoscenico dello Metropoli. E a confermarlo maggiormente accadde un fatto inusitato. La Carnegie Hall si concede un giorno di riposo alla settimana. Il secondo spettacolo di Carosone era avvenuto di domenica, l'indomani la sala doveva rimanere chiusa per riprendere i concerti sinfonici il martedì successivo. Ma Carosone aveva fatto impazzire americani e italiani. Pressioni do ogni parte ai esercitarono sulla direzione della Carnegie Hall. Giunsero telefonate da migliaia di chilometri per assicurarsi una poltrona o un posto nella balconata. La direzione si commosse e si arrese. Il lunedì, giorno festivo, la Carnegie Hall riaprì i battenti per la terza recita di Carosone. Le canzoni napoletane avevano avuto il sopravvento sui maggiori successi sinfonici, violando il regolamento della austera Carnegie Hall.
Da Nuova York i sette partirono per completare quel giro del mondo che avevano iniziato l'anno scorso, di febbraio, a Parigi. Si fermarono in varie città degli Stati Uniti. Portarono le note di Piedigrotta sulle rive dei due Oceani, andarono a Cuba, nel Venezuela, dove avevano da recare una sorpresa: la nuova canzone ”Tu vo’ fa o Torero!”. Sembrava fatta apposta per quelle genti dell' America centrale e meridionale. Il ritornello diceva: «Oh Torero - Te si' piazzato ’ncapo sto sombrero - dice che si’ spagnolo e nun è overo - che nacchere int’a sacca vai a balla - mescolando bolero e cià cià... chi vuo' imbroglia! - Torero - Cu’ sti basette a' sud americano - cu’ nu sicario avana e a' cammesella 'e picchè...».
Poi, i sette ritornarono negli Stati Uniti, andarono in Canada: ebbero guai alla frontiera, — non c’è napoletano che non li abbia — tremarono per il tanto freddo di quella gelida regione, in cui il gruppo dei mediterranei si senti come preso dentro un immenso frigidaire e ognuno temette di diventare una bella statua di ghiaccio. Il più meridionale di tutti, Gegè Di Giacomo, si buscò una tremenda angina.
Prima che lasciasse Nuova York, l’ho voluto vedere e parlargli. Con quella sua aria tra il bonario e lo spiritato. Renato Carosone non riusciva a fare un discorso filato tanto era eccitato dal successo' ottenuto e per i molti episodi che voleva narrarmi e che gli affollavano la mente. Aveva portato i suoi sei amici per il mondo: erano stati in Spagna, in Francia, in Grecia, in America del Nord e del Sud con molte canzoni in gole, e negli strumenti e con quelle quattordici canzoni avevano acceso entusiasmi, risvegliato ricordi, ravvivato nostalgie e tornavano a casa soddisfatti di se stessi con un buon gruzzolo e il cuor contento, non tanto per il gruzzolo ma anche per la scia dei sentimenti che avevano lasciato dietro di sè.
E' proprio questo che mi dice Renato Carosone con quel suo parlare nervoso e smozzato. I suoi occhi brillano. Mentre conversiamo gli recano una buona notizia. Nella statistica della vendita dei dischi, il suo nome è in testa. Ben otto milioni di dischi sono stati venduti delle sue canzoni. E' felice. Ma il suo pensiero torna all'episodio della Carnegie Hall. Congedandoci, mi dice: «Dottò, è stato u' chiù’ bello successo della mia vita, lo piangevo, dottò. E' vero, nu successo grande, non dico fesserie!».
Bonaventura Caloro, «Tempo», 1958
«Vado a fare un sonnellino» Se n’è andato così, dolcemente uno degli artisti italiani più amati. Didascalia sonora di un’epoca - Sfoderava il suo sorriso da disoccupato napoletano per intonare «‘O Sarracino», «E la barca tornò sola», «Torero», veri classici
Renato Carosone è morto ieri mattina. È morto nel sonno, dopo aver chiesto di poter schiacciare un pisolino. Aveva 81 anni, ma nella memoria collettiva, credo anche dei più giovani, era come se fosse pronto a rientrare in scena da un momento all’altro, forse perché quasi nessuno l’ha visto invecchiare. E perché non sono invecchiate le sue canzoni che forse, anche tra qualche secolo, potranno raccontare una Italia vista da quell’eterno palcoscenico che è Napoli.
Quando, negli anni Cinquanta, Carosone aveva cominciato a dilagare dai juke-box, il paese era dominato dalla canzone piagnistea e il suo regno era il Festival di Sanremo, voluto dalla RAI democristiana all'indomani della vittoria del '48 e dell'Anno Santo del '50. Erano gli anni nei quali si leggevano i romanzi di Liala, i fumetti di Grand Hotel e di Sogno, mentre al cinema (finito o quasi il neorealismo) trionfavano film dai titoli come Catene, Tormento, Figli di nessuno, Vortice, Pietà per chi cade e i temi erano quelli di «amore e morte, violenza e sangue, uniti a grandi paure per colpe ancestrali, peccati originali, aborti, violenze subite, incesti, traumi incancellabili, temi ossessivi del mondo popolare, soprattutto contadino..» (è il critico di cinema Brunetta che scrive). Sono gli stessi temi delle canzoni di Sanremo, dove «baciarti è stato il tormento» e «son qui, respiro il tuo respir, son l'edera legata al tuo cuor», oppure «tu mi giurasti eterno amore e fedeltà, ed or mi sfuggi senza un'ombra di pietà». La televisione arriverà solo nel 1954 e la radio - grande dispensatrice di canzoni - è padrona assoluta del campo. Giornali satirici come il Don Basilio le dedicano vignette e battute che ci aiutano a capire quale ruolo rivestisse. Una, ad esempio, traduceva la sigla «RAI» in «Radio Apostolica Italiana». I canali attraverso i quali le canzoni «altre» potevano arrivare al pubblico erano quelli delle sale da ballo, del cinema (il rock ‘n’ roll arrivò infatti coi titoli di testa del Seme della violenza di Brooks) e soprattutto del juke-box. Davanti a quella macchina meravigliosa, i ragazzi potevano ascoltare le canzoni che la radio non trasmetteva e conoscere personaggi nuovi, ironie sconosciute, ritmi travolgenti.
La premessa era necessaria perché chi non ha vissuto quegli anni possa capire gli entusiasmi legati a gruppi e personaggi come Buscaglione, il Quartetto Cetra, Renato Carosone e per canzoni che oggi definiremmo demenziali e che furono una ventata d'aria sana in quel mondo addormentato e zeppo di cuori infranti. Carosone sfoderava il suo sorriso da disoccupato napoletano disegnando con i versi di Nisa il ritratto di 'O sarracino (il saraceno, il tipo violento) o trasformando in un autentico delirio di "vocine" e gorgoglii il «mare crudele» di E la barca tornò sola, di Ruccione.
Ho detto «sorriso da disoccupato napoletano» e non vorrei che i disoccupati napoletani pensassero ad una classificazione lombrosiana e si adombrassero. È che il volto di Carosone Renato, classe 1920, capello impomatato e incisisi discosti di chi ha vissuto la guerra e la fame, deve avere avuto una importanza fondamentale per noi pubblico, trasformando subito il suo titolare in un personaggio. Un volto piccolo e furbo, sempre all'erta, con gli occhi che sprizzano antica sapienza nell’arte di fare le capriole per vivere. Non vorrei dire la banalità del Pulcinella che affiora, ma certo in Carosone molti elementi della maschera di Acerra sembrano presenti: l’individuare il personaggio emergente nella tipologia partenopea e stangarlo con la forza della musica e della parola, del sorriso acuto, della capriola istrionica sulla tastiera, della trasfigurazione delle voci in vocine ottenute con mezzi elettronici, della beffa continua, della rappresentazione scenica. Si pensi anche soltanto alla parodia già citata di E la barca tornò sola: Piero Giorgetti che si versa un bicchier d’acqua nella strozza e irride alla tempesta scatenata da «la bionda forestiera» mentre Gegè Di Giacomo abbandona in questa occasione la batteria sulla quale è solito fare spettacolo a parte, per travestirsi da trepida mamma in attesa che fa la calza, e borbotta «e a me che me ne importa - e a me che me ne importa». «In quel periodo - mi raccontò una volta Carosone - stavamo suonando a Milano, in un night, e un cliente ci portò il disco di quella canzone la sera stessa in cui fu trasmessa. Come resistere all'invito di farne la parodia? Da quella volta non fecero che chiederci quella».
Il night come scuola di un mestiere e di un rapporto diretto col pubblico. Il night come variante del varietà e dell'avanspettacolo, nel quale Renato Carosone (che era nato in Vico dei Torrieri al Mercato, primo di molti fratelli) comincia a nuotare come un pesce nell'acqua fin da bambino, sospinto dal padre, che si vuole impresario del Mercadante e musicista dilettante e che proprio per questo ci tiene che il figlio studi sul serio. Cosa che Carosone fa, frequentando il Conservatorio San Pietro a Majella o ottenendo una scrittura dal maestro Giannini per il celebre Gambrinus, dopo una audizione tenuta presso la casa editrice Gennarelli. Si vuole che dopo quella esperienza, arrivi quella del Teatro dei Pupi di Don Ciro Perna 'o Scudiero, dove il giovane Renato commenta le gesta di Rinaldo e Orlando a suon di Carmen e di Guglielmo Teli. La paga ascende alla somma di 5 lire a sera. Poi, nel 1937, a 17 anni, ecco finalmente il diploma.
Ma accade che il famoso pezzo di carta non serva a trovare un lavoro. E Carosone sale sul piroscafo Tevere per sbarcare dopo nove giorni a Massaua, ossia in quell'Africa Orientale Italiana dove Mussolini ha conquistato «un posto al sole» e dove la compagnia di varietà della quale il musicista fa parte spera di sopravvivere. Si racconta che il repertorio napoletano non piaccia o resti incomprensibile ai tanti italiani del Nord che circolano da quelle parti. Sicché la compagnia si scioglie e torna a casa. Ma il giovane Carosone preferisce tentare la sorte all'Asma-ra e poi ad Addis Abeba. E forse è da quelle parti che incontra i tipi cammellati che ritroveremo in Caravan Petrol. Ma intanto Addis Abeba viene occupata dagli inglesi e ciò consente al giovane pianista di suonare in formazioni jazz, di mettere su orchestrine, di suonare il repertorio delle operette, facendosi un mestiere, una fama. E una moglie.
Quando toma in Italia, nel 1946, deve ricominciare tutto daccapo. Può contare sull'abilità pianistica, sul repertorio classico e jazz, ma in quegli anni di fame servono a poco. E poi quelli sono tempi di musica nuova, di boogie-woogie. Non resta che darsi da fare, cogliendo a volo qualsiasi offerta per piccoli complessi e intanto guardandosi intorno. È a Roma che conosce un dinoccolato giovanotto olandese che in epoca di violini e fisarmoniche sfodera una scintillante chitarra elettrica. Si chiama Peter Van Wood, non sappiamo se fosse se la facesse con gli astri e stelle, ma fa parlare la sua chitarra quando canta Butta la chiave e a Carosone fa venire mille idee. Così, quando nel 1949 gli offrono una scrittura allo Shaker di Napoli, Carosone placca Van Wood e lo costringe a seguirlo, poi si mette a fare i provini per un batterista e fra i tanti più o meno bravi sceglie il più buffo, Gegè di Giacomo, che non avendo ancora lo strumento fa le prove con due forchette che percuote su tavoli, piatti, bicchieri.
Il trio funziona ed arriva anche il primo successo, Maruzzella, significa un ciuffetto di capelli tenuti in piega e che allora si rivelò canzone di grande impatto, legata ad una tradizione sentimentale, ma con il fascino della strofa che echeggia antiche grida di venditori d'anguria e di pesce e del ritornello cantilenante e ritmato, una fusione che avrebbe potuto far esclamare «ecco dove Napoli conferma la sua mediterraneità e le parentele arabe». Ma Carosone (non più giovanissimo) non vuol tralasciare la musica classica ed eccolo ogni tanto avventurarsi in qualche brano di sua composizione che echeggia arie di grandi compositori. Quello più noto è Piano-fortissimo, dove alterna stacchi di provenienza blues a reminescenze di marce turche mozartiane, con una tecnica davvero sorprendente e uno scatenato virtuosimo al quale non rinuncerà mai, colando sudore sui tasti bianchi e neri. Come quando esegue Ciribiribin, a tempo di dixieland e l'acuto finale viene messo a tacere da un colpo di pistola.
Ma l'incontro della sua vita (pare propiziato da Mariano Rapetti, il padre di Mogol) è quello con Nisa, ovvero Nicola Salerno, napoletano di dieci anni più anziano, trasferitosi a Milano negli anni Trenta (f industria di Galleria del Corso nasce con i napoletani, non dimentichiamolo). Nisa è un eclettico, che scrive testi e disegna anche le copertine degli spartiti per canto-piano. Come molti ''parolieri" ha la sua brava doppia personalità: da un lato il sentimentale (vincerà Sanremo ed Eurofestival nel 1964 con Non ho l'età), dall'altro l'ironico e gli fornisce uno dietro l’altro testi che riescono a cogliere dei napoletani i tic, le mode, le smanie, l’influenza esotica che all' ombra del Vesuvio è stata, grazie agli americani, molto forte: 'o sarracino ha i capelli ricci ricci, 'na sigaretta ’mmocca, 'na mano dint'a sacca; è smargiasso e fa innamorare tutte ma basta una rossa a farlo cadere nelle pene d'amore. Il torero legge i fumetti e si guarda allo specchio, vuol fare il toreador come i tipi di "Ollivud", mescola "bolero e cià-cià", fuma Avana e porta le basette, giacchetta corta e cazunciello astritto, cercando di somigliare a Marion Brando. Il protagonista di Tu vuo' fa l'americano ha i calzoni "cu 'nu stemma arreto" e passa per Toledo come un guappo per farsi guardare. Beve whisky and soda, abballa 'o Roccoroll, ma i soldi per le Carnei chi glieli dà? «La borsetta di mammà». Mentre in Caravan petrol il turbante è accattato alla Rinascente, il cammello è preso in affitto e su quello, con binocolo, turbante e narghilè, ecco il nostro personaggio alla ricerca del petrolio americano.
Cos'è che consente a queste canzoni un impatto così forte e il successo immediato? È la musica di Carosone, scoppiettante e piena di riferimenti esotici. In Tu vuo ' fa l'americano l'impianto vocale è tradizionalmente napoletano ma tempo e accompagnamento della mano sinistra evocano e ricalcano il boogie e la sua scala di bassi. E poi c'è immancabile il richiamo alla macchietta e alla sceneggiata, con i musicisti che portano al paradosso i personaggi, mentre lui occhieggia e ride, invitandoci a fare altrettanto. C'è la caciara di fischietti, sonagli e oggetti riferiti al tema della canzone: la penna per II pellerossa, il turbante per Caravan petrol. E c'è il tormentone affidato a Gegè, che viene subito ripetuto da milioni di italiani e che dice semplice-mente «canta Napoli!».
Una dietro l'altra le canzoni di Carosone conquistano in quegli anni il pubblico (di Torero si conteranno 32 versioni solo negli Stati Uniti e traduzioni in 12 lingue). Quando si scatena la follia del fungo cinese come panacea per tutti i mali, ecco la canzone che prende in giro la nuova mania, insieme a Pigliate 'na pastiglia, che sembra rimandare al cerusico disegnato da Petrolini. Dove Carosone e Nisa cadono clamorosamente è quando si avventurano sul terreno sentimental-turistico. Come in Atene, dove abbondano i «kalinikta» e i «sagapò» e le bocche voluttuose. O come in Gondoli gondolà, che già nel titolo fa rabbrividire e che rappresenta la prima avventura sanremese di Carosone, prima avventura due anni dopo il clamoroso ritiro dalle scene avvenuto nel 1960 ed annunciato nel corso della trasmissione televisiva Serata di gala.
L'Italia ci rimase davvero male a quell’annuncio. Si parlò di un voto fatto alla Madonna, anche se la spiegazione diciamo così ufficiale attribuiva a Carosone l'aver fiutato i futuri, inevitabili cambiamenti (Modugno vinse a Sanremo nel '58 aprendo la diga dei cantautori) e la decisione di dedicarsi all'editoria. Nel 1975 - dopo quindici anni! - ecco invece il ritorno vero e proprio alla Bussola di Viareggio, con una orchestra di 20 elementi e due mesi di prove, quasi a realizzare un sogno nascosto e sfuggire al cliché del piccolo complesso, del "gruppo” e dimostrare che avrebbe potuto essere musicista da grandi organici e grandi partiture. Il concerto fu un successo, ma ora davvero i tempi erano cambiati troppo per consentire una rentrée trionfale. Sempre più ritirato nella sua casa di Bracciano, dipingendo, Carosone riprese la sua vita nomade, facendo piccole apparizioni, continuando a sudare più che mai sui tasti bianchi e neri, scritturando musicisti e non pensando mai - credo - di riallacciare nuovi rapporti con gli antichi compagni d'avventura. Anni fa, in occasione di uno spettacolo su Totò, Carosone fu invitato alla trasmissione poiché - mi disse - aveva una fantasia che comprendeva proprio un brano del principe De Curtis insieme con uno di Chaplin. Chiedeva 3 milioni e la RAI intendeva dargliene meno della metà. Da serio professionista, Carosone disse «se mi vogliono, questo è il prezzo». Nessuno lo chiamò più.
Due anni dopo, nel 1989, "debuttò" a Sanremo come interprete, con 'Na canzuncella doce doce, firmata da Mattone. Canzone garbata, musicalmente delicata, ma che non consentiva a Carosone di mettere in luce nessuna delle sue caratteristiche di allegra comunicativa o di ironica aggressività. Poi erano incominciati i guai con la salute, un ictus rientrato faticosamente, problemi circo-latori e respiratori e l’uscita pochi giorni fa da una clinica.
Renato perdonerà tutti quelli che come me lo ricordano inevitabilmente per i suoi grandi successi. Sono le canzoni che hanno spinto tal Carotone regnante in terra spagnola a darsi un nome d’arte che lo ricorda e far proprio quel repertorio. E dov'è andato adesso, quelle sono le canzoni che gli chiederanno. Lui ricomincerà a sudare sui tasti bianchi e neri e noi avremo giornate tristi di pioggia.
Leoncarlo Settimelli, «L'Unità», 21 maggio 2001
Il 6 luglio 2001, due mesi dopo la scomparsa di Carosone, venne organizzato, nello Stadio San Paolo, un primo memorial in suo onore, che, dal 21 settembre 2002, divenne il Premio Carosone[7]. Nello stesso anno Gigi D'Alessio (al quale Carosone regalò il suo pianoforte) gli scrisse per omaggio la canzone Caro Renato, incisa nell'album Uno come te, nata come una lettera, mai spedita, in cui gli "chiese" scusa per non essergli stato vicino nel momento della sua morte.
Nel 2010 il duo australiano di musica elettronica Yolanda Be Cool rielaborò in chiave electro dance il classico Tu vuò fà l'americano, ribattezzato We No Speak Americano, che divenne un hit mondiale durante l'estate, arrivando a conquistare il primo posto nelle vendite in Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Germania e Austria, e giungendo nelle primissime posizioni in Italia, Australia, Belgio, Spagna, Svizzera, Nuova Zelanda, Finlandia, Norvegia, Irlanda e Francia.
Musica
Composizioni
Abbasso il contrabbasso (Renato Carosone-Fiorenzo Fiorentini), edizioni Universal
Addo' sta Gegè (Renato Carosone)
'A farmacista (Renato Carosone-Nisa)
Amaramente (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni Leonardi
Amargamente (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni Leonardi
Ami made in Germany (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Angela (Renato Carosone), edizioni Curci
Anni Trenta (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Universal/Ariston/Studio Lead
Arazzi persiani (Renato Carosone)
'A signora cha cha cha (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1960
Atene (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Babà al rum (Renato Carosone)
Baby rock (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal, 1959
Badù badù (Wilhelm Grosz-Jimmy Kennedy-Renato Carosone-Umberto Bertini), edizioni Suvini Zerboni
Bagno Maria (Renato Carosone-Fiorenzo Fiorentini), edizioni Two Nuns International
Baseme (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Beautiful night (Renato Carosone)
Boogie woogie italiano (Renato Carosone), edizioni Universal, 1956
Buon Natale, amore (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1957
Buona Pasqua (Calibi-Renato Carosone), edizioni Universal
Buonanotte (Renato Carosone), edizioni Universal
C'aimma fa'? (Renato Carosone), edizioni Edir, 1981
Caino e Abele (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1963
Camping love (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1963
Caravan petrol (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1958
Carnevale (Renato Carosone)
Ce sta 'na femmena (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir
Che cosa (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni Leonardi, 1956
Che t'aggia di' (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Cico cico (Renato Carosone)
Cinema muto (Renato Carosone)
Cocoricò (Renato Carosone-Giovanni D'Anzi), edizioni D'Anzi, 1948
Come te quiero (Renato Carosone)
Comment veux tu (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni Leonardi
Conga di Cola (Renato Carosone)
Cow-boy (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1959
Dicite trentatré (Renato Carosone-Nisa), 1957
Digliene quattro (Renato Carosone-Attilio Donadio)
Dixielando (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Universal/Studio Lead
Domino (Louis Pierre Dominique Ferrari-Jacques Plante-Renato Carosone), 1950
'E cancelle (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
È finita (Renato Carosone-Salvatore Castagna)
È passato n'atu maggio (Renato Carosone-Odoardo Tufani)
Elisabetta (Renato Carosone), 1957
Faut de l'audace (Renato Carosone), edizioni Leonardi
Fortuna che sei qui (Renato Carosone-Sandrino Aquilani), edizioni Lettera A/Studio Lead, 1987
Giacca rossa ('e russetto) (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1958
Giochiamo al varieté (Renato Carosone-Enzo Tortora), 1980
Gondolì gondolà (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1962
Grand piano (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Universal/Studio Lead
Ho giocato tre numeri al lotto (Renato Carosone-Fiorenzo Fiorentini), edizioni Leonardi, 1949
Ho scelto la libertà (Renato Carosone)
Honey moon (Renato Carosone)
Hula hula (Renato Carosone)
Icicle wind ding (Renato Carosone), edizioni Universal
I magnifici due (Charlie Chaplin-Totò-Renato Carosone)
Improvvisamente (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Introduzione (Renato Carosone-Salvatore Castagna)
Introduzione n. 1 (Renato Carosone)
Io da Rimini, tu da Napoli (Renato Carosone-Raoul Casadei), 1993
Io quiero bailar la samba (Renato Carosone)
Io son qui (Renato Carosone)
Io tengo n'appartamento (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead, 1982
Jonathan (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Kissin' (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Klinge linge polka (Renato Carosone), edizioni Universal
Lacco Ameno (Renato Carosone-Enzo Bonagura)
Languido amoroso (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Lassame sta (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir
La tecnica e la mimica (Renato Carosone)
La terrazza del Bernini (Renato Carosone)
Lettera da Milano (Renato Carosone-Ettore De Mura), edizioni Leonardi, 1950
Mama Madale (Renato Carosone)
Mamma marenara (Renato Carosone)
Mañana es Domingo (Renato Carosone)
Maria Marianna (Renato Carosone)
Maruzzella (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni Leonardi/SdK Beheer B.V., 1954
Melodia (Renato Carosone)
Me voy (Renato Carosone), edizioni Universal
Milan l'è un gran Milan (Renato Carosone)
Mistero (Renato Carosone)
Mon amour c'est Noel (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Mo' vene Natale (Renato Carosone), edizioni Leonardi, 1955
Nanninè (Renato Carosone)
Napoli (Renato Carosone)
Nel bosco (Renato Carosone)
Nenè e Pepè (Renato Carosone-Gigi Pisano), edizioni Edir, 1958
Nera nera (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1963
Neve d'estate (Renato Carosone)
Nun t'aggio vista cchiù (Renato Carosone-Pinchi), edizioni Universal
'Nu sassofono americano (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
O Lita, o Lita (Renato Carosone)
'O mafiuso (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1958
'O miliardario (Renato Carosone)
'O pellirossa (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1959
'O pianoforte (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal, 1963
'O russo e 'a rossa (Renato Carosone), edizioni Curci, 1956
'O sarracino (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal, 1958
'O suspiro (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1956
'O tappeto (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Palla e Pallino (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Passaggio (Renato Carosone)
Penelope e Ulisse (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Perles de cascades (Renato Carosone), edizioni Universal
Pianofortissimo (Renato Carosone), edizioni Leonardi/SdK Beheer B.V.
Pigliate 'na pastiglia (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1957
Poesia finale (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Poetico galante (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Poetico triste (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Prefinale (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Quello che sarà sarà (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal
Ragazzo del sud (Renato Carosone-Sandrino Aquilani), edizioni Lettera A/Studio Lead
Renato's boogie woogie (Renato Carosone)
Revue en rose (Renato Carosone)
Ritorna l'autunno (Renato Carosone-Lucia Mannucci)
Ritornano le rondini (Renato Carosone)
Salsa del pensamiento (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
San Gennaro (Renato Carosone), 1969
Sciù sciù (Renato Carosone-Calibi), edizioni Fono Film, 1954
Sea shore (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Seicento gioioso (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Sera (Renato Carosone-Enzo Tortora-Angelo Citterio-Anna Tortora)
Serenata a Pellegrino! (Renato Carosone-Odoardo Tufani)
Si si, fa fa (Renato Carosone)
Sogno d'estate (Renato Carosone)
Soundbells (Renato Carosone)
Stammice allere (Renato Carosone)
Stella nel ciel (Renato Carosone)
Stile 1929 (Renato Carosone)
'Stu fungo cinese (Renato Carosone-Danpa), edizioni Leonardi
Sulla slitta (Renato Carosone)
Tarantella sentimentale (Renato Carosone)
Tarantella africana (Renato Carosone-Odoardo Tufani), 1946
T'aspetto 'e nove (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni Universal, 1954
Torero (Renato Carosone-Nisa), edizioni Universal, 1957
Tramonto all'estero (Renato Carosone-Odoardo Tufani)
Tre guagliune e 'nu mandolino (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1958
Triki-trak (Renato Carosone)
Tu vuò fà l'americano (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir, 1956
Un caffè (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Studio Lead
Vattene (Renato Carosone)
Vedi Carosone Renato (Renato Carosone)
Viale Angelico (Renato Carosone-Enzo Bonagura), edizioni D'Anzi
Vissi d'arte (Renato Carosone-Attilio Donadio)
Vita mia (Renato Carosone-Nisa), edizioni Edir
Viva la criolla (Renato Carosone)
Voglio a 'tte (Renato Carosone)
Vola paloma (Renato Carosone-Enzo Bonagura)
Westland (Renato Carosone), edizioni Lettera A/Universal/Studio Lead
Cover
'A casciaforte (Nicola Valente-Alfonso Mangione), edizioni La Canzonetta, 1928
Allegro motivetto (Joey's Song) (Joe Reisman-Calibi), edizioni Ricordi, 1957
'A luciana (Giuseppe Cioffi-Luigi Cioffi), edizioni Cioffi, 1953
Amor di pastorello (Emanuele Nutile-Libero Bovio), edizioni Bideri, 1913
Anema e core (Salve D'Esposito-Tito Manlio), edizioni Musical Film, 1950
Armen's Theme (Ross Bagdasarian, Sr.), 1956
Arrotino (Alfredo Bracchi-Ferruccio Martinelli), edizioni Sugar Music/Universal/Ariston/Olona, 1951
'A sunnambula (Eduardo Alfieri-Gigi Pisano), edizioni La Canzonetta, 1957
A-Tisket, A-Tasket (Al Feldman-Ella Fitzgerald), edizioni EMI, 1938
Ballata selvaggia (Blowing Wild) (Paul Francis Webster-Dimitri Tiomkin), 1953
Bernardine (Johnny Mercer), 1957
Blues (George Gershwin), edizioni Warner Bros., 1951
Buon dì (Je part) (Selma Craft-Morton Craft-Nisa)
Caminito (Juan de Dios Filiberto-Gabino Coria Peñaloza)
Carlotta (Mario Morghen), edizioni EMI, 1954
C'est Magnifique (È tanto bello) (Cole Porter), 1953
Chella llà (Enzo Di Paola-Umberto Bertini-Sandro Taccani), edizioni La Cicala, 1956
Ciel de Paris (Scese dal cielo) (Pierre Dudan-Enzo Luigi Poletto)
Ciribiribin (Alberto Pestalozza-Carlo Tiochet), edizioni Warner Bros., 1898
Colonel Bogey (Kenneth J. Alford), edizioni Ricordi, 1957
Copacabana (Haroldo Barbosa)
Danza degli scorpioni (The Stingaree Square Dance) (Paul Smith)
Darktown Strutters' Ball (Shelton Brooks), 1917
Desiderio 'e sole (Marcello Gigante-Tito Manlio), edizioni Curci, 1952
Domani (Anthony Velona-Ulpio Minucci), 1955
Eh, cumpari! (Archie Bleyer-Julius La Rosa), 1953
...e la barca tornò sola (Mario Ruccione-Giuseppe Fiorelli), edizioni Suvini Zerboni, 1954
El Cumbanchero (Rafael Hernández Marín)
'E spingole frangese (Enrico De Leva-Salvatore Di Giacomo), edizioni Ricordi, 1888
Eternamente (Arlecchinata) (Charlie Chaplin-Decio Ardo), edizioni Accordo
Giuvanne cu' 'a chitarra (Nino Oliviero-Stefano Canzio), edizioni Souvenir, 1955
Guaglione (Giuseppe Fanciulli-Nisa), edizioni Accordo, 1956
Guapparia (Rodolfo Falvo-Libero Bovio), edizioni Toledo, 1914
Guglielmina (Wilhelmina) (Josef Myrow-Mack Gordon-Devilli), edizioni 20th Century Songs, 1950
Happy Feet (Milton Ager-Jack Yellen), 1930
Harry Lime Theme (Anton Karas), 1949
Il celebre pianista (Ivory Rag) (Lou Busch-Jack Elliott)
Il gattino sulla tastiera (Kitten On The Keys) (Zez Confrey), edizioni EMI, 1921
I Love Paris (Amo Parigi) (Cole Porter), 1953
Il pericolo numero uno (Michele Cozzoli-Enzo Bonagura), edizioni AltroMondo/CAM, 1957
Il piccolo montanaro (Francesco Paolo Frontini)
In un mercato persiano (Albert Ketèlbey)
Io, mammeta e tu (Domenico Modugno-Riccardo Pazzaglia), edizioni Accordo, 1955
Istanbul (Not Constantinople) (Nat Simon-Jimmy Kennedy), edizioni Hill & Range/Warner Bros., 1953
I tre cumpari (Nicola Paone), 1957
Jambalaya (On the Bayou) (Hank Williams), 1952
J'attendrai (Tornerai) (Louis Poterat-Dino Olivieri-Nino Rastelli), edizioni Leonardi/SdK Beheer B.V., 1938
Johnny Guitar (Victor Young-Peggy Lee), edizioni Chappell/Ricordi, 1954
La canzone del Piave (E. A. Mario), 1918
La donna riccia (Ranieri Romagnoli-Domenico Modugno), edizioni Accordo, 1954
L'hai voluto te! (Giuseppe Cioffi-Gigi Pisano), edizioni La Canzonetta, 1936
La pansè (Furio Rendine-Gigi Pisano), edizioni Rendine, 1953
La sveglietta (Domenico Modugno), edizioni Accordo, 1954
Lazzarella (Domenico Modugno-Riccardo Pazzaglia), edizioni Curci, 1957
L'horloge de grand-mère (Pierre Chêne-Daniel White)
Los piconeros (Juan Mostazo Morales-Ramón Perelló y Ródenas-Florián Rey)
Luna rossa (Antonio Vian-Vincenzo De Crescenzo), edizioni Abici, 1950
Ma chansonette (Sam's Song) (Lew Qualding), 1950
Magic Moments (Burt Bacharach-Hal David), edizioni Warner Chappell/Universal, 1958
Malafemmena (Totò), edizioni La Canzonetta, 1951
Malagueña salerosa (Pedro Galindo Galarza-Elpidio Ramírez)
Mama Guitar (Tom Glazer-Budd Schulberg), edizioni Warner Bros., 1954
Mambo Italiano (Bob Merrill-Lidianni-Gabba), edizioni Campbell Connelly, 1954
Mambo Jambo (Pérez Prado)
Mamma Rosa (Nicola Paone), 1957
Margie (Con Conrad-J. Russel Robinson-Benny Davis), 1920
Meet Mr. Callaghan (Eric Spear), 1952
Mi par d'udire ancora, tratta da I pescatori di perle (Les Pêcheurs de perles) (Georges Bizet), 1863
Mr. Sandman (Pat Ballard), 1954
Music! Music! Music! (Stephen Weiss-Bernie Baum)
Muskrat Ramble (Kid Ory), 1926
N'accordo in fa (Nicola Valente-Gigi Pisano), edizioni La Canzonetta, 1927
Napulione 'e Napule (Giuseppe Fanciulli-Raffaele Cutolo), edizioni Accordo, 1959
Noche de ronda (Agustín Lara)
'Nu quarto 'e luna (Nino Oliviero-Tito Manlio), edizioni Leonardi, 1951
'O ciucciariello (Nino Oliviero-Roberto Murolo), edizioni Leonardi, 1951
Oh! Susanna (Stephen Foster)
Original Charleston (Cecil Mack-James P. Johnson)
Oh! What a Night! (Peter Van Wood-Aldo Locatelli), edizioni Faril
'O sole mio (Eduardo Di Capua-Giovanni Capurro), edizioni Bideri, 1898
Papa Loves Mambo (Bix Reichner-Al Hoffman-Dick Manning), edizioni Ricordi/edizioni Cafè Concerto, 1954
Papaveri e papere (Vittorio Mascheroni-Mario Panzeri-Nino Rastelli), 1952
Peppino 'o suricillo (Pepino The Italian Mouse) (Ray Allen-Wanda Merrell; versione italiana di Leo Chiosso-Ettore Carrera), 1962
Piccerella (Eduardo Falcocchio-Peppino Mendes), edizioni Falcocchio, 1956
Piccolissima serenata (Gianni Ferrio-Antonio Amurri), edizioni Sugar Music, 1957
Quanno staje cu' mme (Nino Oliviero), edizioni Souvenir, 1952
Quante lune (Gorni Kramer-Tata Giacobetti), edizioni EMI
Que sera, sera (Whatever Will Be, Will Be) (Jay Livingston-Ray Evans-Pinchi)
Quizás, Quizás, Quizás (Osvaldo Farrés), 1947
Rapsodia svedese (Hugo Alfvén)
Ricordate Marcellino? (Antonio Virgilio Savona-Tata Giacobetti)
Rock Around the Clock (Max C. Freedman-Jimmy DeKnight), edizioni Sugar Music, 1954
Rusticanella (Quando passan le Legion) (Domenico Cortopassi), 1919
Scalinatella (Giuseppe Cioffi-Enzo Bonagura), edizioni Cioffi, 1948
Scapricciatiello (Ferdinando Albano-Pacifico Vento), edizioni Bideri, 1954
Serenatella sciuè sciuè (Ferdinando Albano-Ettore De Mura), edizioni Bideri/Gennarelli, 1957
Speranzella (Claudio Mattone), edizioni Easy Records
Storta va... deritta vene (Alfredo Romeo-Alberto Petrucci-Dionisio Sgueglia), edizioni Fama, 1957
Suttanella e cazunciello (Carlo Donida-Nisa), edizioni Ritmi e Canzoni, 1959
Tabu (Margarita Lecuona-Bob Russell), 1941
Tammurriata nera (E. A. Mario-Edoardo Nicolardi), edizioni E. A. Mario, 1944
T'amo, t'amo, t'amo (Would I Love You) (Harold Spina-Bob Russell-Decio Ardo)
Tani (Quinto Monreal-Deani)
Tea for Two (Vincent Youmans)
T'è piaciuta (Furio Rendine-Vincenzo Capillo), edizioni Rendine, 1955
Te voglio bene (tanto, tanto...) (Renato Rascel), edizioni EMI
These Foolish Things (Jack Strachey-Eric Maschwitz), 1936
Tititì tititì tititì (Giuseppe Cioffi-Gigi Pisano), edizioni La Canzonetta, 1935
Tumba la samba (Gorni Kramer-Tata Giacobetti), edizioni EMI
Ufemia (Cartas a Ufemia) (Rubén Fuentes-Rubén Méndez del Castillo), 1953
Vola colomba (Bixio Cherubini-Carlo Concina), edizioni Leonardi/SdK Beheer B.V., 1952
Vecchia America (Lelio Luttazzi), 1951
Vino, vino (Alex North-Pinchi), edizioni Universal/Warner Chappell, 1955
Violino tzigano (Cesare Andrea Bixio-Bixio Cherubini), edizioni Bixio C.e.m.s.a.
Yes Sir, That's My Baby (Walter Donaldson-Gus Kahn), 1925
Your Eyes (Joe Wood-Mitch Dean)
Discografia
78 giri
Trio Carosone
11 gennaio 1951 - Oh! Susanna/Scalinatella (Pathé, MG 13)
11 gennaio 1951 - Quizas, quizas, quizas/L'horloge de grand Mère (Pathé, MG 14)
11 gennaio 1951 - Tre numeri al lotto/Anema e core (Pathé, MG 17)
1951 - Your eyes/Music music music (Pathé, MG 24)
1951 - J'attendrai/Tabù (Pathé, MG 25)
1951 - Harry lime theme/La samba del pensamento (Pathé, MG 26)
11 novembre 1951 - Yes sir, that's my baby/Oh! What a night (Pathé, MG 27)
1952 - Luna rossa/'O ciucciariello (Pathé, MG 72)
1952 - Vecchia America/Quante lune! (Pathé, MG 85)
1952 - Abbasso il contrabbasso/Tumba la samba (Pathé, MG 86)
1952 - Sulla slitta/'Nu quarto 'e luna (Pathé, MG 99)
12 marzo 1952 - Papaveri e papere/Buona Pasqua (Pathé, MG 102)
12 marzo 1952 - Malaguena/Noche de Ronda (Pathé, MG 103)
1952 - T'amo, t'amo, t'amo/Le piconero (Pathé, MG 113)
Renato Carosone e il suo pianoforte Oscar
1952 - Muskrat ramble/Stile 1929 (Pathé, MG 114)
1953 - Sì sì fa fa/Il celebre pianista (Pathé, MG 172)
1956 - Il gattino sulla tastiera/Boogie woogie italiano (Pathé, MG 362)
Renato Carosone e il suo Quartetto
1953 - Guglielmina/Arrotino (Pathé, MG 153)
1953 - Yes sir, that's my baby/Music, music, music! (Pathé, MG 156)
1953 - Tre numeri al lotto (i pappagalli)/Oh! Susanna (Pathé, MG 157)
1953 - Original charleston/Darktown strutter's ball (Pathé, MG 159)
1953 - Vola colomba/Mambo jambo (Pathé, MG 160)
1953 - Violino tzigano/Desiderio 'e sole (Pathé, MG 170)
1953 - Domino/El cumbachero (Pathé, MG 171). Il lato B è attribuito al Quartetto Carosone.
18 maggio 1953 - Nel bosco/Quanno staje cu mme (Pathé, MG 179)
1953 - Caminito/Ciribiribin (Pathé, MG 182)
1954 - Meet mister Callaghan/These foolish things (Pathé, MG 191)
1954 - Ma chansonette/Happy feet (Pathé, MG 192)
1954 - Eternamente/N'accordo in fa (Pathé, MG 195)
1954 - Jambalaya/Copacabana (Pathé, MG 216)
1954 - La pansè/Ciel de Paris (Pathé, MG 218)
1954 - Malafemmena/Sciù sciù (Pathé, MG 225)
23 giugno 1954 - Te voglio bene/T'aspetto 'e nove (Pathé, MG 245)
13 maggio 1954 - La pansè/Malafemmena (Pathé, MG 246)
1954 - Johnny Guitar/Il piccolo montanaro (Pathé, MG 264)
20 novembre 1954 - La donna riccia/Ehi cumpari (Pathé, MG 267)
11 novembre 1954 - E la barca tornò sola/Ufemia (Pathé, MG 268)
1955 - Scapricciatiello/Maruzzella (Pathé, MG 270)
1955 - Ballata selvaggia/Il piccolo montanaro (Pathé, MG 271)
1955 - 'Stu fungo cinese/Rapsodia svedese (Pathé, MG 297)
1955 - Pianofortissimo/Carlotta (Pathé, MG 304)
1955 - Ciribirin/Tani (Pathé, MG 307)
1955 - Istanbul/Margie (Pathé, MG 312)
1955 - 'E spingole frangese/Tititi-tititi-tititi (Pathé, MG 313)
1955 - Mambo italiano/Mo' vene Natale (Pathé, MG 332)
23 dicembre 1955 - Io mammeta e tu/Domani (Pathé, MG 333)
1956 - Rock around the clock/Mister Sandman (Pathé, MG 336)
1956 - Ricordate Marcellino?/Papa loves mambo (Pathé, MG 337)
5 gennaio 1956 - Giuvanne cu' a chitarra/'E spingole frangese! (Pathé, MG 342)
1956 - I love Paris/Blue (Pathé, MG 343)
17 febbraio 1956 - 'A luciana/La sveglietta (Pathé, MG 346)
1956 - Danza degli scorpioni/In un mercaro persiano (Pathé, MG 349)
1956 - Giuvanne cu'a chitarra/Io, mammeta e tu (Pathé, MG 350)
1956 - Domani/Blues (Pathé, MG 351)
1956 - 'O russo e 'a rossa/Vino, vino (Pathé, MG 360)
1956 - T'è piaciuta/C'est magnifique (Pathé, MG 361)
1956 - Guaglione/'O russo e 'a rossa (Pathé, MG 376)
Renato Carosone e il suo Sestetto
1957 - Tu vuo' fa' l'americano/'O suspiro (Pathé, MG 387)
1957 - Piccerella/Buonanotte (Pathé, MG 388)
1957 - Chella llà/Mamma Rosa (Pathé, MG 389)
1957 - Serenatela sciuè sciuè/Amaramente (Pathé, MG 399)
1957 - Il pericolo n.1/'O suspiro (Pathé, MG 400)
1957 - Que serà, serà/Buonanotte (Pathé, MG 401)
1957 - Chella llà/Tu vuo' fa' l'americano (Pathé, MG 402)
1957 - Lazzarella/Storte va... deritta vene (Pathé, MG 406)
1957 - L'hai voluta te!/'A casciaforte (Pathé, MG 407)
1957 - 'O suspiro/T'è piaciuta (Pathé, MG 409). Il retro è accreditato a Renato Carosone e il suo Quartetto.
1957 - Piccolissima serenata/Torero (Pathé, MG 421)
5 ottobre 1957 - 'A sonnambula/Pigliate 'na pastiglia (Pathé, MG 422)
1957 - I tre compari/Armen's theme (Pathé, MG 423)
1957 - Buon Natale, amore/Torero (Pathé, MG 424)
1957 - Colonel Bogey/Allegro motivetto (Pathé, MG 436)
1958 - Colonel Bogey/Magic Moments (Pathé, MG 440)
1958 - Magic moments/Mama Guitar (Pathé, MG 442)
1958 - 'O sarracino/Caravan petrol (Pathé, MG 443)
1958 - Amor di pastorello/Allegro motivetto (Pathé, MG 443)
45 giri
Trio Carosone
1954 - N'accordo in fa/Eternamente (Pathé, GQ 2001)
1954 - La pansè/Malafemmena (Pathé, GQ 2020)
1954 - Johnny Guitar/Il piccolo montanaro (Pathé, GQ 2006)
Renato Carosone e il suo Quartetto
1955 - Mambo italiano/Io mammeta e tu (Pathé, GQ 2011)
1955 - Mo vene Natale/Domani (Pathé, GQ 2012)
1956 - Blues/Rock around the clock (Pathé, GQ 2013)
1956 - 'A Luciana/Giuvanne cu' 'a chitarra (Pathé, GQ 2014)
29 febbraio 1956 - Giuvanne cu 'a chitarra/Io mammeta e tu (Pathé, GQ 2016)
1956 - Domani/Blues (Pathé, GQ 2017)
1956 - Scapricciatiello/Maruzzella (Pathé, GQ 2018)
1956 - Mister Sandman/C'est magnifique (Pathé, GQ 2019)
1956 - T'è piaciuta/'O russo e 'a rossa (Pathé, GQ 2021)
1956 - Vino, vino/Papa loves mambo (Pathé, GQ 2022)
1956 - Ciribiribin/E la barca tornò sola (Pathé, GQ 2025)
1956 - Guaglione/'O russo e 'a rossa (Pathé, GQ 2027)
1956 - Piccerella/'O suspiro (Pathé, GQ 2031)
1956 - Tu vuo' fa' l'americano/Buonanotte (Pathé, GQ 2032)
1957 - Chella llà/Mamma Rosa (Pathé, GQ 2033)
1957 - Serenatella sciuè sciuè/Tu vuo' fa' l'americano (Pathé, GQ 2034)
1957 - Il pericolo n. 1/Buonanotte (Pathé, GQ 2035)
1957 - Chella llà/Buonanotte (Pathé, GQ 2036)
1957 - Lazzarella/'A casciaforte (Pathé, GQ 2040)
1957 - Storta va... deritta vene/L'hai voluta te! (Pathé, GQ 2041)
1957 - Piccolissima serenata/Torero (Pathé, GQ 2044)
1957 - I tre cumpari/Armen's theme (Pathé, GQ 2046)
1957 - Buon Natale, amore/Torero (Pathé, GQ 2047)
Renato Carosone e il suo pianoforte Oscar
1956 - Il gattino sulla tastiera/Boogie woogie italiano (Pathé, GQ 2023)
Renato Carosone e il suo Sestetto
1957 - 'A sunnambula/Pigliate 'na pastiglia (Pathé, GQ 2045)
1957 - Colonel Bogey/Allegro motivetto (Pathé, GQ 2052)
1958 - Colonel Bogey/Magic Moments (Pathé, GQ 2056)
1958 - Magic moments/Mama guitar (Pathé, GQ 2057)
10 maggio 1958 - 'O sarracino/Colonel Bogey (Pathé, GQ 2058)
1958 - Amor di pastorello/A tisket a tasket (Pathé, GQ 2060)
1958 - Mama guitar/Allegro motivetto (Pathé, GQ 2061)
1958 - 'O sarracino/Caravan petrol (Pathé, GQ 2064)
1959 - Oh! What a night!/Oh Susanna (Pathé, GQ 2069)
1959 - Mo vene Natale/Buon Natale amore (Pathé, GQ 2070)
1958 - 'O mafiuso/Bernardine (Stereo, CS 10000/F)
1958 - 'O mafiuso/Tre guagliune e nu mandolino (Stereo, CS 0.001/H)
1958 - I pescatori di perle (mi par d'udire ancora)/Tre guaglione e 'nu mandolino (Stereo, CS 10001/F)
1958 - Rusticanella/Atene (Stereo, CS 10002/F)
1958 - Giacca rossa ('e russetto)/Nenè e Pepè (Stereo, CS 0.003/H - CS 10003/F)
1958 - Bernardine/Atene (Stereo, CS 0.004/H)
1958 - Nené e Pepè/Palla e Pallino (Stereo, CS 0.005/H - CS 10003/F). In copertina il 45 giri viene chiamato Cantanapoli.
16 aprile 1959 - Lassame sta'/Baby rock (Stereo, CS 10.006)
1959 - Cow-boy/Buon dì (Stereo, CS 10.007)
1959 - 'O pellirossa/Baby rock (Stereo, CS 0.008/H - CS 10008/F)
1959 - Suttanella e cazunciello/Napulione 'e Napule (Stereo, CS 0.009/H - CS 10009/F)
Aprile 1963 - Nera nera/Vita mia (Ri-Fi, RFN NP 16024)
Aprile 1963 - Camping love/Caino e Abele (Ri-Fi, RFN NP 16025)
Renato Carosone
1976 - Il barbiere di Siviglia (una voce poco fa)/Triki-trak (Ricordi, SRL 10821)
1977 - Guapparia/Caino e Abele (RCA Italiana, PB 6039)
1982 - Io tengo n'appartamento/C'aimma fa' (Lettera A, LTA 76005)
1988 - I magnifici due/Improvvisamente (Lettera A, LTA 76011)
1989 - 'Na canzuncella doce doce/Speranzella (Easy Records Italiana, SP 1877)
EP
Renato Carosone e il suo Quartetto
Gennaio 1955 - Johnny Guitar/Il piccolo montanaro/La pansè/Yes sir, that's my baby (Pathé, EGQ 508)
Dicembre 1955 - Ciribiribin/Tani/Pianofortissimo/Rapsodia svedese (Pathé, EGQ 514)
Dicembre 1955 - Carlotta/La donna riccia/Scapricciatiello/Maruzzella (Pathé, EGQ 515)
1955 - Mambo italiano (Pathé, EGQ 517)
1955 - Blues (Pathé, EGQ 518)
1956 - In un mercato persiano (Pathé, EGQ 520)
16 novembre 1956 - Danza degli scorpioni
Guaglione/'E spingole francese!/Vino, vino/T'è piaciuta (Pathé, EGQ 528)
11 settembre 1956 - Cantanapoli. Contiene: La pansè/Io mammeta e tu/T'è piaciuta/N'accorde in fa (Pathé, EGQ 529)
Renato Carosone e il suo Sestetto
13 dicembre 1956 - 'O suspiro/Tu vuò fa' l'americano/Buonanotte/Piccerella (Pathé, EGQ 530)
2 aprile 1957 - Serenatella sciuè sciuè/Tu vuo' fa' l'americano/Mamma Rosa/Il pericolo n.1 (Pathé, EGQ 534)
19 aprile 1957 - Chella llà/Amaramente/'O suspiro/Que serà, serà (Whatever will be will be) (Pathé, EGQ 535)
5 giugno 1957 - Lazzarella/Storta va... deritta vene!/L'hai voluto te!/'A casciaforte (Pathé, EGQ 536)
11 novembre 1957 - Cantanapoli 3
Buon Natale, amore/Pigliate 'na pastiglia/Torero/I tre cumpari (Pathé, EGQ 540)
12 novembre 1957 - Piccolissima serenata/Armen's theme/'A Sunnambula/Lazzarella (Pathé, EGQ 541)
19 maggio 1958 - Carosone sul fiume Kwai. Contiene: Colonel Bogey/'O sarracino/Allegro motivetto/Mama Guitar (Pathé, EGQ 542)
1958 - Giacca rossa ('e russetto). Contiene: Giacca rossa (e 'o russetto)/Rusticanella/Tre guaglione e 'nu mandolino/Atene (Stereo, CS 20.000/E)
1958 - Bernardine. Contiene: Bernardine/'O mafiuso/Nenè e Pepè/I pescatori di perle (mi par d'udire ancora) (Stereo, CS 20.001/E)
1959 - 'O pellirossa/Cow-boy/Napulione 'e Napule/Baby rock (Stereo, CS 20.002/E)
33 giri
Renato Carosone e il suo Quartetto
14 dicembre 1954 - Carosello Carosone n° 1 (Pathé, QAT 6003)
Lato A: Eternamente/Ehi, cumpari!/il piccolo montanaro/Maruzzella
Lato B: Johnny Guitar/La pansè/Ballata selvaggia/...e la barca tornò sola
21 maggio 1955 - Carosello Carosone n° 2 (Pathé, QAT 6008)
Lato A: Scapricciatiello/Ufemia/Rapsodia svedese/Te voglio bene (tanto, tanto...)
Lato B: 'Stu fungo cinese/La donna riccia/Pianofortissimo/Sciù sciù
22 dicembre 1956 - Carosello Carosone n° 3 (Pathé, QAT 6011)
Lato A: Mambo Italiano/'E spingole frangese!/Domani/Ciribiribin
Lato B: Tani/Mo vene Natale/Ricordate Marcellino?/Io, mammeta e tu
11 ottobre 1956 - Carosello Carosone n° 4 (Pathé, QAT 6013)
Lato A: Guaglione/Rock'n'roll (Rock Around the Clock)/T'è piaciuta/In un mercato persiano
Lato B: 'O russo e 'a rossa/Boogie woogie italiano/T'aspetto 'e nove/Vino, vino
1º aprile 1957 - Carosello Carosone n° 5 (Pathé, QAT 6015)
Lato A: Chella llà/Tu vuò fà l'americano/Amaramente/Il pericolo n. 1
Lato B: Serenatella sciuè sciuè/'O suspiro/Que serà, serà/Mamma Rosa
Renato Carosone e il suo Sestetto
11 novembre 1957 - Carosello Carosone n° 6 (Pathé, QAT 6016)
Lato A: Torero/Piccolissima serenata/Armen's theme/Lazzarella
Lato B: I tre cumpari/Pigliate 'na pastiglia/Buon Natale, amore/'A sunnambula
1958 - Carosello Carosone nº 7 (Pathé, QAT 6017)
Lato A: Colonel bogey/Caravan petrol/A tisket-A tasket/Amor di pastorello
Lato B: Mama guitar/'O sarracino/Allegro motivetto/Magic Moments
20 novembre 1958 - Carovana Carosone A (Stereo, CS 30.000)
Lato A: 'O mafiuso/Rusticanella/Nenè e Pepè/Atene
Lato B: Bernardine/Tre guagliune e 'nu mandolino/Giacca rossa ('e russetto)/I pescatori di perle
Renato Carosone
1958 - Blue Italian Skies (Pathé, MTX 102)
Lato A: Piccolissima serenata (con il Sestetto)/'A sonnambula (con il Sestetto)/I tre compari (con il Sestetto)/Pigliate 'na pastiglia (con il Sestetto)/Armen's theme (con il Sestetto)/Guaglione (con il Quartetto)
Lato B: Chella llà (con il Sestetto)/Lazzarella (con il Sestetto)/Ricordate Marcellino? (con il Quartetto)/Serenatella sciuè sciuè (con il Sestetto)/T'è piaciuta (con il Quartetto)/Buonanotte (con il Sestetto)
Riedito nel 1971 come Renato Carosone n° 1 (Pathé, SCP 6007/048-17300).
1959 - Renato Carosone! (Pathé, MTX 103)
Lato A: Torero/La sveglietta/'A luciana/Io, mammeta e tu/Giuvanne cu'a chitarra
Lato B: 'O suspiro/Piccerella/Tu vuo' fa l'americano/Storta va... deritta vene!/'A casciaforte/L'hai voluta te!
Riedito nel 1971 come Renato Carosone n° 2 (Pathé, SCP 6008/048-17313).
1960 - Carnevale Carosone (Pathé, MTX 106)
Lato A: Caravan petrol (con il Sestetto)/Allegro motivetto (con il Sestetto)/'O sarracino (con il Sestetto)/Colonel Bogey (con il Sestetto)/Amor di pastorello (con il Sestetto)/'O russo e 'a rossa (con il Quartetto)
Lato B: Eternamente (con il Quartetto)/'E spingule francese (con il Quartetto)/Vino, vino (con il Quartetto)/Amaramente (con il Sestetto)/Mama Guitar (con il Sestetto)/Danza degli scorpioni (con il Quartetto)
1974 - Pianofortissimamente (Ricordi, SMRL 6192)
La Campanella (Paganini-Liszt)/Il barbiere di Siviglia (Rossini)/'O sole mio/Sonatina op. 36 n. 1 (Clementi)/Concerto di Varsavia (Addinsell)/Grande Valzer op. 42 (Chopin)/Valzer op. 64 (Chopin)/Fantasia improvviso op. 66 (Chopin)/Studio op. 10 n. 3 (Chopin)/Studio op. 10 n. 12 (Chopin)
Ristampato, sempre in vinile, il 31 maggio 1976 dalla Ricordi nella collana economica Orizzonte, con doppia copertina, una eguale e una diversa all'originale (Ricordi, ORL 8125).
1975 - Carosone '75. Dal vivo alla Bussola (CBS, 69164)
Lato A: Rock around the clock/Torero/Maruzzella/Pianofortissimo/Carosone-Lippi/Lettera da Milano/'O mafiuso
Lato B: Boogie woogie italiano/Pigliate 'na pastiglia/'O sarracino/Caravan petrol/Ringraziamento/Tu vuo' fa' l'americano/Rock around the clock
Esistono ristampe con il titolo di Recital su etichette Record Bazaar nel 1977 (RB 104) e CGD nel 1984 (LSM 1079).
1982 - Renato Carosone '82 (Lettera A, LTA 76701)
Lato A: Torero/Pigliate 'na pastiglia/Maruzzella/Vita mia/Chella llà
Lato B: Tu vuo' fa' l'americano/Nera nera/'O sarracino/'A sonnambula/Caravan Petrol/Caino e Abele
1982 - Sempre (Lettera A, LTA 76702)
Lato A: Guapparia/Tammurriata nera/The dark town strutter's ball/'Nu quarto 'e luna/Malafemmena
Lato B: Luna rossa/E la barca tornò sola/Tea for Two/Che t'aggia dì/'A casciaforte
1982 - Renato Carosone Collection (Lettera A, LTA 77401)
LP 1, lato A: Tu vuo' fa' l'americano/'A sonnambula/Pianofortissimo/Giacca rossa/'O mafioso
LP 1, lato B: Maruzzella/Pigliate 'na pastiglia/'O sarracino/La pansè/Torero
LP 2, lato A: Guapparia/Tammurriata nera/The dark town strutter's ball/'Nu quarto 'e luna/Malafemmena
LP 2, lato B: Luna rossa/E la barca tornò sola/Tea for two/Che t'aggia dì/'A casciaforte
LP 3, lato A: Caravan petrol/'O russo e 'a rossa/Io mammeta e tu/'O pianoforte/Chella 'llà
LP 3, lato B: Giuvanne ca' chitarra/Mo vene Natale/Bogie woogie italiano/T'aspetto e' nove/Scapricciatiello
LP 4, lato A: Io tengo n'appartamento/Penelope e Ulisse/C'aimma fa?/Improvvisamente/Un caffè
LP 4, lato B: 'O pellirossa/'O tappeto/Badù badù/Nu sassofono americano/Lettera da Milano
1989 - Na canzuncella doce doce (Easy Records Italiana, TLPX 221)
Lato A: Na canzuncella doce doce/Scapricciatiello/Pianofortissimo/Lettera da Milano
Lato B: C'ajmma fa/Speranzella/Badù badù/'O pellirossa
CD album
2002 - Tributo a Renato (Lettera A, 100119)
Salsa del pensamento/San Gennaro/Maruzzella/'O miliardario/Lacco Ameno/Improvvisamente/Pianofortissimo/Medley: tributo a Renato ('O sarracino/Pigliate 'na pastiglia/Tu vuò fa l'americano)/To autumn
2003 - In concerto (Lettera A, 100133-100553)
CD 1: Pianofortissimo/'O sarracino/Pigliate 'na pastiglia/Torero/Fantasia-Improvviso/Tristezza/Grande valzer op. 64 n. 1/Grande valzer op. 64 n. 2/Io mammeta e tu/Lettera da Milano/Tea for Two/La pansè/'O miliardario
CD 2: 'A casciaforte/Toccata e fuga/Caravan petrol/Rapsodia in blu/Maruzzella/Sonatine/I magnifici due/Tu vuo' fa l'americano/...e la barca tornò sola/C'aimma fa'
2003 - Il mio pianoforte (Lettera A, 100699)
Chicago/La Campanella/Le foglie morte/Toccata e fuga/Rapsodia in blu/I magnifici due
CD single
2002 - San Gennaro
San Gennaro/Improvvisamente/Medley: tributo a Renato Carosone ('O sarracino/Pigliate 'na pastiglia/Tu vuò fa l'americano). Il medley è eseguito al pianoforte da Giorgio Onorato Aquilani (Lettera A, 100317).
2002 - Salsa del pensamiento
Salsa del pensamiento/Maruzzella/'O miliardario (Lettera A, 100416)
Filmografia
Maruzzella, regia di Luigi Capuano (1956)
Totò, Peppino e le fanatiche, regia di Mario Mattoli (1958)
Caravan petrol, regia di Mario Amendola (1960)
Note
- ^ Come risulta dall'iscrizione alla Siae
- ^ E come riportato anche in Federico Vacalebre, Carosonissimo, Arcana Editrice, 2011, pag. 65, riga 12
- ^ William Molducci, Tu vuo’ fa l’americano: Renato Carosone ci riuscì da Billboard e Dinah Shore Show alla Carnegie Hall, su italoamericano.org.
- ^ Alberto Salerno, 1956- Tu vuo’ fa’ l'Americano – “Fare Canzoni”, su faremusic.it.
- ^ Redazione Napolitan, DOMENICO MODUGNO: LA STORIA DI UN MITO CHE CI HA INSEGNATO A “VOLARE”, su napolitan.it.
- ^ La grande arte di Carosone dalle canzoni ai quadri, su napoli.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2017.
- ^ Federico Vacalebre, Carosonissimo, Arcana Editrice, 2011, pag. 61
Riferimenti e bibliografie:
- Lamberti Sorrentino, «Tempo», anno XIX, n.20, 16 maggio 1957
- Bonaventura Caloro, «Tempo», 1958
- Leoncarlo Settimelli, «L'Unità», 21 maggio 2001