De Pirro Nicola
Se in un film un rappresentante delle istituzioni sbadiglia senza mettersi la mano davanti alla bocca, io lo faccio tagliare.
Nicola De Pirro
(Nocara, 28 aprile 1898 – Roma, 3 luglio 1979) è stato un dirigente pubblico e giornalista italiano.
Nicola de Pirro, squadrista e sciarpa littoria, durante il periodo fascista fu responsabile della Direzione Generale per il Teatro del MinCulPop, vero arbitro della vita teatrale italiana dal al . Ciò testimonia una sorta di continuità istituzionale tra il vecchio regime dittatoriale ed il nuovo governo repubblicano, conservando il potere anche nel dopoguerra.
Proprio nel dopoguerra, se in pratica la censura preventiva diventò pressoché facoltativa, i guai per il cinema italiano (e per il teatro) derivarono dal fatto che ad occupare le commissioni di censura furono gli stessi funzionari del Minculpop che si erano spogliati solo della camicia nera, tra cui il tristemente noto Nicola De Pirro, squadrista, funzionario fascista e poi direttore generale dello Spettacolo nell' Italia repubblicana, con la collaborazione dei cattolici integralisti, legati alla Democrazia Cristiana e al mercato delle sale parrocchiali, che si svilupparono trionfalmente: nel ' 53 erano un terzo del circuito nazionale. Una distribuzione potente che comportava implicitamente una censura di mercato. I produttori rifuggivano da film non "parrocchiali" e avevano assimilato l' indicazione di Andreotti, sottosegretario allo Spettacolo, che nel ' 48 aveva detto la censura è come la pena, è un rimedio estremo che però non sana le cause... noi dobbiamo incoraggiare una produzione sana, moralissima e nello stesso tempo attraente... La censura delle commissioni, con tagli e divieti infuriò per tutti gli anni ' 50, con un bizzarro climax nel 1960, l' anno di La dolce vita, L'avventura, Rocco e i suoi fratelli, capolavori, però "scandalosi". E come Fellini, Visconti e Antonioni risvegliarono l'indignazione dei benpensanti e dei magistrati.
La rassegna stampa
La vittoria di De Pirro
Finalmente l'onorevole De Pirro è riuscito a fare il suo bravo giornale dello Spettacolo. Tanto per non smentire le tradizioni ha cominciato col trovare assolutamente inutile e tendenzialmente delinquenziale la stampa tecnica nella quale arriva buon ultimo, salvando le solite eccezioni fra le quali ci affrettiamo a collocarci, E' il meno che possiamo fare: ed anzi ringraziamo il vittorioso De Pirro di averci offerta la caritatevole scappatoia.
Scherzi a parte, De Pirro — basta, mo’, con la vittoria! — è un buon ragazzo. Salvo un certo rancore che nutriamo per lui a causa della persona elegante e svincola, nulla ce ne divide: anzi! Ogni volta che siamo entrati in contatto con lui ne siamo usciti carichi di cortesie. E' più o meno come De Riso, il tremendo Achille dei Sindacali teatrali, che sull'Argante scrive un sacco di terribìlezze, e poi, quando ha bisogno d’un favore o può farne uno, è il migliore degli amici, Sono le spassose menzogne convenzionali che li fanno apparire ruggibondi: ma oggi non siamo più ai tempi malinconici di Ippolito Nievo, e Charlot ci sta insegnando come si rìde nel secolo ventesimo.
Auguri dunque al De Pirro, che, se tanto mi dà tanto, deve andar lontano assai. Noi, con cinquecento lirette avanzateci dalla liquidazione di ufficiale combattente — non altri furono i nostri sopra profitti di guerra — fondammo Kines che oggi è quello che è. De Pirro, che Poppino Bottai chiama camerata, che dispone d’un Comitato di Direzione in cui accanto alla polita eleganza di Gino Pierantoni scintillano il genio di Gustavo Lombardo, il doppio monocolo di Appignani, i capelli rossi di Stefano Pittalaga, l'operoso silenzio di Leopoldo Bardnzzi, il canoro entusiasmo di Cariuccio Clausetti ed altre viriti dì altri e ben noti membri, dove non potrà arrivare? Senza contare che Nicola De Pirro ha veramente ingegno, e ciò fa sparare che Lo Spettacolo Italiano non sarà il facc simile delle mille pubblicazioni corporative, sonnifere e fogliamolla appunto perchè hanno vita troppo sicura. Ad onor del vero l'unica rivista del genere veramente interessante è quella che fa Luciano De Feo all'Istituto Internazionale della Cinematografia Educativa. Che Nicolino prenda esempio da Luciano: e Gino Pierantoni ne avrà il cuore letificato. E fin che si può tiriamo avanti, chè la vita è sempre gioconda.
K., «Kines», anno VIII, n.8, 23 febbraio 1930
I criteri seguiti per il controllo dell’importazione, unitamente alla decadenza del film medio straniero, hanno creato una congiuntura favorevole al film nazionale. Tuttavia uomini responsabili hanno ripreso, nelle scorse settimane, la vecchia tesi che il cinema è un parassita delle casse dello Stato.
«Epoca», 1951
Manifestazione di simpatia per Nicola De Pirro
L'on. Andreotti ha offerto ieri sera un pranzo in onore di Nicola De Pirro, direttore generale dello spettacolo, che alla fine del mese lascerà la carica, ricoperta a lungo presso il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, avendo raggiunto i limiti di età stabiliti dalla legge. L’on. Andreotti ha preso brevemente la parola per illustrare la attività dell'avv. De Pirro, di cui ha sottolineato le capacità e la dedizione al servizio dell'amministrazione pubblica L’avv. De Pirro ha risposto ringraziando per la manifestazione di simpatia ed ha ricordato tra l'altro il lavoro svolto, per superare il difficile periodo del cinema italiano nell’immediato dopoguerra e per risolvere i problemi dello spettacolo.
Alla manifestazione erano rappresentate tutte le categorie del mondo dello spettacolo dai loro uomini più in vista. Il successore di Nicola De Pirro non è stato ancora nominato.
«Il Messaggero», 9 aprile 1963
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- K., «Kines», anno VIII, n.8, 23 febbraio 1930
- «Epoca», 1951
- «L'Unità», 3 - 7 gennaio 1953
- «Il Messaggero», 9 aprile 1963