1913-1914
Debutta nei teatrini della periferia napoletana con lo pseudonimo di "Clerment" (francesismo del cognome della madre Clemente), che manterrà almeno fino al 1915.
1915
1915
Totò "emulo di De Marco" viene citato per la prima volta dai quotidiani e periodici dell'epoca. Si esibisce nel teatro "minore" come generico in compagnie con maschera e assolo in numeri di varietà/cafè-chantant. Le compagnie erano generalmente di estrazione partenopea (coi personaggi di Pulcinella e Sciosciammocca) e talvolta romanesche ("masticabrodo" e altre maschere). La necessità di alternare nei generi derivava principalmente dal portare a casa qualche lira, poi per imparare il "mestiere".
Totò abbraccia quindi il "varietà", inteso come genere teatrale meglio organizzato e diverso da quello inteso oggi.
Sala Statuto, Roma. Totò
«comico esilarantissimo» («il Cafè Chantant», a. XX, n.20, 26 ottobre 1915)
1916
1916
Si esibisce al teatro Statuto di Roma con numeri acrobatici e imitazioni di Gustavo De Marco. Recita a Napoli, al Trianon, Orfeo e altri teatri non meglio precisati, in spettacoli di Domenico Maggio e macchiette dal repertorio di Peppino Villani
Sala Statuto, Roma.
«La compagnia comica napoletana con la nota maschera del Pulcinella Giulio Balzano costituisce la delizia dei molti habitués, i quali applaudiscono alle buone risorse di Totò, degno emulo di Gustavo De Marco e ai restanti numeri femminili» (
«il Cafè Chantant», a. XX, n.9, 11 maggio 1916).
1917
1917Si ispira alle macchiette di De Marco ed è presente a staccate al Teatro Diocleziano e al Salone Elena di Roma, per un varietà dell’impresario Eduardo D’Acierno. Recita in Sala Napoli di piazza Carità con la compagnia di Francesco De Marco detto
'Nfru. E' il 1919 quando alla Sala Napoli presenta la sua versione della parodia
Vipera, celebre brano di E. A. Mario
(1917-1919)
Salone Elena, Roma, febbraio:
«Gustavo De Marco, pardon, imitazione particolare eseguita da certo Totò, e, dicono, esageratissima [...] A terminare il varietà ci apre la stabile Compagnia De Marco “nfrù” [si tratta di Francesco De Marco, che faceva impazzire il pubblico con questo verso, che ne costituiva la “sigla” degli spettacoli e a volte sostituiva il suo stesso nome]
sempre eclatante, sempre applauditissima» (
«il Cafè Chantant», a. XXI, n.2, 5 febbraio 1917).
Teatro Diocleziano, Roma, settembre, lo troviamo segnalato come comico.
(«il Cafè Chantant», a. XXI, n.18, 11 settembre 1917).
Si riapre il fondale sul tradizionale fondale di giardino. La scena è vuota, l’orchestra continua la sua marcia. Ad un tratto, preceduto da un potente colpo di grancassa, entra in scena [...] il comico Totò. Egli si esibisce in una danza meccanica: i suoi arti si snodano come quelli di un burattino in movimenti precisi, ritmati dai colpi della grancassa. Mano mano questi movimenti si accelerano, ogni parte del suo corpo è in convulsione, sembra una girandola vivente che attraversa il palcoscenico come una meteora. Ad un colpo più forte della grancassa il corpo dell’attore si arresta di botto appiattendosi contro un pilastro della scena. Da tutta la sala prorompe un urlo di gioia e lo scroscio di un lungo e nutritissimo applauso.
"Primo incontro con Totò", Umberto Onorato, La fiera letteraria, 1 settembre 1966
Avevo diciassette anni e guadagnavo tre lire per sera. Più che dare vita a un personaggio dovevo fare il contorsionista. Ebbi l’idea di far sottolineare ogni mossetta dal crepitare della batteria: il mio fantoccio dinoccolato, con le braccia, le gambe e la testa che si muovevano con scatti isterici, ebbe un successo incredibile. Tutti i ragazzini delle borgate accorrevano ad applaudirmi, e a sentire quegli applausi e quelle risate orgogliosamente pensavo: questo è il successo, più di così non si può ottenere.
Antonio de Curtis, Vorrei sposare Franca in chiesa, Maurizio Cherici, "Oggi", 17 settembre 1964
1920
1920Alcune foto pubblicitarie lo segnalano ancora a Napoli (Sala Napoli e Trianon) con un repertorio di macchiette. Il periodico «il Café Chantant» ne segnala inoltre la presenza al Teatro Ambra Jovinelli.
Café-Chantant, a.XXIV, n.1 e 2, 12-27 gennaio 1920
Una foto pubblicitaria di Totò ventiduenne impegnato a Napoli con il proprio repertorio di macchiette annuncia che ripropone «meglio dell’originale» i balletti allucinanti di Gustavo De Marco («il Cafè Chantant, a. XXIV, 12 gennaio 1920).
Aurora, Roma, novembre:
«All’Aurora c’è Totò, e tanto basta perché gli incassi siano triplicati» (
«il Cafè Chantant», a. XXIV, n.18, 9 novembre 1920).
1921
E' nell'agosto del 1921 che Totò, con i continui successi alla Sala Umberto I di Roma, sale alla ribalta come "vedette" del genere varietà, concludendo sempre gli spettacoli con i suoi numeri.
1922
1922
A Roma, al Cinema Teatro Salone Elena, viene scritturato come straordinario dall’impresario Umberto Capece per alcune pulcinellate. In seguito, altro breve periodo con la compagnia di Francesco De Marco, teatro Diocleziano. Debutto al teatro Ambra Jovinelli con un repertorio di macchiette tra le quali Il bel Ciccillo, Paraguay, Se fossi ricco, Cane e gatto, Il gagà, Otello, Biondo corsaro.
Salone Elena, Roma, dicembre: «Oggi grandiosi spettacoli con Totò, Dorange, Duo Palmes, Dina Dini, ecc.» («Il Messaggero», Roma, 10 dicembre).
«[Totò] fu scritturato per la prima volta nel 1922 a Roma nella compagnia dell’impresario Umberto Capece come “straordinario”, e cioè come elemento da usare solo sporadicamente e senza alcun compenso [...] Il capocomico, secondo lo schema della Commedia dell’Arte, prima dello spettacolo radunava gli attori facendo una generica prova che lasciava ampio spazio all’improvvisazione [...]». Nel frattempo alla Sala Umberto debutta con grande successo Liliana Castagnola e si esibisce il cabarettista futurista Rodolfo De Angelis, mentre al Valle trionfa Petrolini.
1923
1923
Esibizioni al teatro La Fenice di Roma, al Trianon e al San Martino di Milano, al teatro Maffei di Torino (1923)
Teatro La Fenice, Roma, dicembre: è presente nella serata d’onore del professor Magno Occultis «che ha preparato nuovi numeri di suggestione. Vi sarà l’intervento di vari dottori che controlleranno detti esperimenti. Inoltre debutto della Stella dicitrice Parva Favilla. Continuato successo del comico Totò, dell’eccentrica Cherubini,..» («Il Messaggero», Roma, 18 dicembre).
Ambra Jovinelli, Roma: «[...] Totò debuttò con tre macchiette di Gustavo De Marco, Il bel Ciccillo, Vipera e II Paraguay con grande successo. Il pubblico lo applaudì calorosamente gridando per incoraggiarlo: “Sei meglio di De Marco!”». In realtà risulta allo Jovinelli già nel 1920.
1924
1924
Esibizioni alla Sala Umberto di Roma con la Primaria Compagnia Ungherese e Diana Mac Gill. Esibizioni nei più importanti varietà italiani.
Sala Umberto, Roma, dicembre: Totò viene segnalato come comico "coutchone". Insieme a lui si esibiscono la Primaria Compagnia Ungherese e Diana Mac Gill, «artista d’eccezione». Diana Mac Gill in quegli anni recitava spesso in un programma di liriche futuriste testi di Marinetti e Palazzeschi.
«[... ] E a quel punto Totò capì di non avere scelta: strinse la mano a Pasqualino per farsi coraggio e si consegnò al pubblico della Sala Umberto. Era molto diverso da quello chiassoso e maleducato del Teatro Iovinelli, ma alle macchiette del debuttante reagì alla stessa maniera; applausi e richieste di bis seguirono le sue esibizioni ne II bel Ciccillo, in Vicolo, parodia della famosa canzonetta Vipera, ne II Paraguay».
1925
1925Esibizioni nei più importanti varietà italiani. Scritturato dall'impresario Achille Maresca (1924-1927)
Al Verietà Maffei di Torino debutta con enorme successo Totò,
comico esilarantissimo.
1926
1926Esibizioni nei più importanti varietà italiani. Scritturato dall'impresario Achille Maresca (1924-1927)
Sala Umberto, Roma, novembre-dicembre: gli ultimi giorni di novembre, alla Sala Umberto, Totò è annunciato all’interno di un programma mondiale, che comprende fra l'altro una jazz band:
«Il nuovo programma è giudicato dal pubblico che affolla seralmente la Sala Umberto I il più vario e divertente con Totò che fa far buon sangue con la sua irresistibile comicità [...]» (
«Il Messaggero», Roma, 28 novembre). Man mano che le serate si susseguono gli aggettivi incalzano fino a qualificare Totò come
«il comicissimo dei comici grotteschi».
1927
1927Esibizioni nei più importanti varietà italiani. Scritturato dall'impresario Achille Maresca (1924-1927)
Ottiene una scrittura con una delle compagnie teatrali di uno degli impresari maggiormente quotati in quel periodo: il Cavalier Achille Maresca.