Palumbo Dolores

(Napoli, 14 giugno 1912 – Napoli, 30 gennaio 1984) è stata un'attrice teatrale e attrice cinematografica italiana.

Biografia

Debuttò al Teatro Kursaal nel 1930, con la compagnia dei fratelli De Filippo.

Nel corso degli anni si fece notare in teatro per la sua recitazione vitale e colorita. Con Eduardo offrì un'ottima prova nella commedia Napoli milionaria!. Addirittura costui scrisse la commedia Mia famiglia appositamente per lei. Fu Nino Taranto a scritturarla, a partire dal 1939, come attrice comica.

Dolores Palumbo può vantare anche una fortunata carriera cinematografica, molto intensa tra la metà degli anni cinquanta e la metà degli anni sessanta: dotata di una prorompente vis comica, l'attrice partecipò a un buon numero di commedie, come Carosello napoletano (1954), Miseria e nobiltà (1954), insieme a Totò, Café chantant (1953) e La nonna Sabella (1957).


Quella di Eduardo, nel 1954, aveva il valore di una solenne chiamata d’imbarco. Popolare in gran parte del mondo, soprattutto come autore di Napoli milionaria e Filumena Marturano, Eduardo stava per presentarsi anche come proprietario di un teatro dalla storia antichissima. Avevano risposto con entusiasmo la Pica e la Scarano, entusiastico fu anche il sì di Dolores Palumbo, perché sostenuto da un’amicizia venticinquennale.

«Avevo diciannove anni quando partecipai all’altra avventura importante di Eduardo che, in compagnia dei fratelli, cominciava a rappresentare atti unici al Kursaal di via Filangieri. Ci conoscevamo bene prima ancora che dal 1931, perché praticavamo spesso gli stessi teatri popolari nei quali avevo esordito a dodici anni anni, interpretando ruoli drammatici nella sceneggiata per passare a quelli di brillante».

Dolores indicava come partenza “nobile” della sua carriera, la parte di una servetta intrigante sostenuta nell’atto unico La bella trovata, di Maria Scarpetta (Mascaria), rappresentato con i De Filippo e Salvietti al Kursaal nel 1931.

L’ultima volta in una grande compagnia era stata, invece, quasi mezzo secolo, dopo in Campagna napoletana di Viviani, messa in scena da Vittorio Viviani al Teatro Mediterraneo. Tra la servetta del Kursaal e la protagonista del Viviani c’erano: quasi tutto il teatro di Eduardo, l’intero percorso della rivista italiana, il repertorio completo del magico “Rafele”, ottime caratterizzazioni cinematografiche (Carosello napoletano, Milanesi a Napoli, Mariti in città, Nonna Sabella, Lazzarella), quest’ultimo tratto dall’omonima canzone di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno portata al successo da Aurelio Fierro, mancato ingegnere di Montella (Avellino), sulla breccia - nazionale e internazionale - dal 1954. Eppure, riusciva a fìngere di aver fatto «soltanto l’artista» aggiungendo, come una sottolineatura, «ma abbastanza seriamente».

Così si presenta ai bambini napoletani delle scuole elementari di via Pietro Castellino e di via Bernardo Cavallino, in una indimenticabile “giornata del teatro” che contribuimmo a inventare. La televisione ha da poco ritrasmesso Mia famiglia, con Bene mio core mio tra le migliori interpretazioni eduardiane della Palumbo che, in televisione, aveva partecipato a un trittico scarpettiano con Mario Scarpetta: 'O scarfalietto, Tre pecore viziose, ’O miedeco d' 'e pazze interpretate in teatro con Giuseppe Anatrelli, suo compagno di scena anche in Miseria e nobiltà, dello stesso periodo.

Tanti bambini l’hanno vista in tv e quando la riconoscono, sul palco allestito nella palestra della loro scuola, le fanno festa a lungo. Piccola, luminosa, rotondetta, sprizza ancora allegria magnetica, contagiosa.

È la sua qualità primaria che, nel contatto con il pubblico, resiste: la gioiosità. In palcoscenico, come hanno ben detto, «sollecita altre sue corde importanti, a cominciare dal senso del grottesco, che molto la differenzia dalle attrici napoletane della sua generazione, e anche della generazione precedente. E, diremmo, ovviamente, il senso della misura nell’invenzione dei tempi».

La più felice definizione della Palumbo è, forse, “comico in gonnella” perché esalta le sue qualità più tipiche, quelle del vero comico, abile nel trasformarsi in spalla. Come Dolores fa in rivista, con Nino Taranto, già nel 1939, e via via continua a fare anche nelle stagioni con la Osiris quando spesso, a sorpresa, regala ai compagni e agli spettatori qualche gag ricevuta in eredità da Tina Pica, la sua “seconda mamma”.

Eduardo ricordava la giovanissima Dolores che interpretava la ragazza che si affaccia sul terrazzo, nell’atto unico Gennariniello dato al Kursaal.

«Si presentò in teatro con una tremenda “capellera”, aveva capelli così lunghi e ricci che le stavano male e non si addicevano al suo ruolo. Allora le donne portavano acconciature corte, alla maschietto. Le feci tagliare i capelli e, poverina, pianse per tre giorni. Sua madre era stata una bravissima caratterista, aveva il teatro nel sangue; a Dolores ho dato sempre lo spazio che meritava e lei con me è stata sempre, artisticamente, fedele. Nell’edizione di Napoli milionaria., che andò in scena al San Cario, impersonava la giovane donna che sposa il soldato e poi resta vedova. Ebbe un grande successo, in seguito al quale lasciò la compagnia, venne chiamata dalla rivista che le offrì più soldi e se ne andò a Milano. Non è la sola artista che ha cominciato con me e di cui altri vengono considerati i pigmalioni. Per esempio Tina Pica: la presi io al Nuovo e solo dopo che si era affermata venne chiamata da De Sica, indicato come colui che la scoprì e lanciò».

Nino Taranto, invece, non rivendicava di essere stato il pigmalione della Palumbo, ma poteva sinceramente piangere, nel 1978, la morte di una compagna straordinaria e di un’amica eccezionale. Nino citava spesso, per datare la nascita dell’amicizia con la Palumbo, le sue due stagioni, insieme a Dolores, nella compagnia di Salvatore De Muto e Raffaele Di Napoli, 1927 e 1928.

«Lei recitava, io cantavo, è a quei tempi che bisogna far risalire il nostro sodalizio, diventato amicizia sincera durata per l’intera vita, al punto che trascorrevamo, lei e il marito Gaetano, con la mia famiglia, le feste di Natale, ogni anno, nella mia casa al Parco Grifeo. fino all'anno scorso. In teatro ho fatto con Dolores le più belle riviste di Nelli e Mangini, la bella commedia Caviale e lenticchie di Scarnicci e Tarabusi, quasi tutto il teatro di Viviani. Non so indicare un’interpretazione campione della mia amica, perché Dolores era sempre la più brava».

Nino Masiello


Guardate anche per le caratteriste: contro un’Isabella Riva filiforme, eccovi una straripante Alda Mangini; per una Mercedes Brignone « taglia mannequin », c’è una Dolores Palumbo tonda come una botticella. Ma quale vino sta in quella botticella: un vinello frizzante e corposo, capace di mandare in cimbali Sileno redivivo. Impacchettata nel busto, con le polpute bracciotte sempre un po’ discoste dal corpo e le vigorose gambotte sorrette con qualche fatica dai tacchi a trampoli, Dolores entra in scena con l’impeto d’una palla di cannone per esplodere d’allegria.

In quella sua voce aggressiva, in quelle sue curve proclivi, in quella sua faccia « sciasciona », c’è il fuoco del Vesuvio, il sole di Sorrento, l’aria fina di San Martino, gli spaghetti di Santa Lucia, la luce di Posillipo, lo scintillio del mare di Mergellina. Parola d’onore, se le sirene del Mito, invece di ostinarsi a vampeggiare marlenicamente, convinte d’essere irresistibili, avessero posseduto un quarto della succolenta e fragorosa simpatia di Dolores Palumbo, non ci sarebbe stata nessuna cera che avrebbe potuto impedire a Ulisse di abbandonarsi con loro a un’orgia di buonumore. Lanciata da Taranto e presa al volo da Wanda Osiris, la cicciosetta Dolores è ormai diventata uno dei capisaldi della gaiezza della Rivista italiana.

Dino Falconi e Angelo Frattini


La stampa dell'epoca

NAPOLI — L'attrice Dolores Palumbo è morta nella clinica «Villa dei gerani» dove era stata ricoverata qualche giorno fa. I funerali si svolgeranno oggi a mezzogiorno, nella chiesa di San Ferdinando.

Dolores Palumbo nacque il 14 giugno 1912. Era figlia d' arte. I suoi genitori facevano parte di una compagnia napoletana alla quale non mancò qualche notorietà. Recitavano Di Giacomo, Murolo, Bracco. Dolores, ancora piccina, si divertiva a rifare sul tavolo di cucina quel che mammà faceva sul palcoscenico. Furono le sue prime esibizioni.

Il debutto vero e proprio avvenne a 13 anni. Dolores recitò con sua madre in Assunta Spina di Di Giacomo, era la più piccola delle stiratici e ogni sera doveva prendersi un ceffone, come prescriveva il copione. A 18 anni entrò nella compagnia dei De Filippo con i quali recitò per dieci anni, ottenendo grande successo come protagonista di Bene mio e core mio (1956), che Eduardo scrisse su misura per lei. insieme con Mia fiylia. Il nuovo genere di rivista che all'inizio degli Anni Trenta attrasse numerosi attori di prosa, offri a Dolores Palumbo un ruolo che le stava a pennello.

Nino Taranto trovò in lei una partner ideale e Insieme, in 14 stagioni, raggiunsero una larghissima popolarità. L'attrice non era la tipica soubrette né la solita caratterista: si diede un ruolo di contrappunto, una parte di osservatrice pungente e caustica che pescava a piene mani dall'antica arte dei comici. Aveva una risata contagiosa, ma sajieva anche essere seria e sostenuta, tra l'ironico e il sarcastico. Nell'ultima rivista clic interpretò accanto a Taranto. E' arrivato il quarantotto, lasciò" una bellissima interpretazione, una creazione, si scrisse, che non sfigurerebbe al paragone delle macchiétte dei più celebri comici italiani».

Nel dopoguerra la Palumbo si separò da Taranto, entrò nella compagnia di Wanda Osiris, ma poi tornò con l'attore napoletano. Con Lui, con Enzo Turco, con Carlo Rizzo, si dedicò al teatro di prosa, recitando come seconda spalla di Taranto. Lavorò con questa compagnia fino al 1980. L'ultimo spettacolo al ciuale partecipò fu Un napoletano al di sopra di ogni sospetto. Dolores Palumbo abbandonò le scene perché stanca e di salute malferma. Aveva lavorato moltissimo nella sua vita, non solo in teatro, ma anche alla radio, alla televisione, al cinema (memorabile la sua interpretazione in Carosello napoletano di Ettore Giannini).

Lascia di sé il ricordo di un' attrice cordiale, esuberante, portata talvolta a strafare e a caratterizzare i personaggi con un macchiettismo eccessivo, ma dotata di sicuro talento. Aveva un fortissimo senso del palcoscenico che la portava a dire: «Un'attrice di fronte al pubblico è come 'na guagliona co' nnammurato. Cioè se si capiscono subito sono felici; altrimenti è meglio che si lascino». Lei e il pubblico si sono capiti per sessant'anni.

o. g., «La Stampa», 31 gennaio 1984


Con Dolores Palumbo scompare una «grande» del teatro napoletano

NAPOLI — (ANSA) L'attrice Dolores Palombo si è spenta l'altra notte all’età di settantun anni nella clinica Villa del Gerani di Napoli dove era ricoverata da due giorni. I funerali si svolgeranno oggi a mezzogiorno nella chiesa di San Ferdinando, in piazza Trieste e Trento.

Sarà un’opinione del tutto personale, ma siamo convinti che la scomparsa di un’attrice come Dolores Palumbo sia per il teatro fin le perdite incolmabili, altrettanto grave, sotto certi aspetti, di quanto lo sarebbe quella dei più acclamati «signori della scena». Perchè con la Palumbo se ne va un altro dei campioni di quella illustre razza dei caratteristi che, con esemplare e inimitabile professionalità, contribuivano a tenere in vita le più antiche radici artigianali del teatro, la coscienza stessa del mestiere di «comici», come un tempo richiamavano, con tutto il loro bagaglio di conoscenze e tradizioni.

Attrice di prosa e di rivista coi De Filippo, coi quali aveva esordito a soli diciotto anni, e con Nino Taranto, la Palumbo non aveva la statura emblematica di una Titina, di un Eduardo, di un Peppino. Il suo ruolo era di contorno, di fiancheggiamento, di sostegno ai «grandi», ma proprio per questo tanto prezioso nell’economia degli spettacoli, per la perfezione con cui sapeva svolgerlo, per il senso impeccabile dei ritmi e delle invenzioni, per quel repertorio di lazzi e gags di sapore secolare che vi riversava. Ogni generazione, in fondo, sa esprimere i suoi grandi attori: ma quei grandi comprimari, tanto più importanti nel teatro napoletano che è essenzialmente corale, non si possono reinventare dall’oggi al domani.

Dolores Palumbo era napoletana purissima, e non avrebbe potuto che essere napoletana, per la musicalità della recitazione, per l’impostazione nobilmente popolare della sua «maschera», per la disinvoltura con cui sapeva manovrare il suo dialetto ricavandone effetti di comicità veramente «nazionale».

Nel corso della sua carriera si era dedicata anche al cinema e alla televisione, ma «apparteneva» profondamente al teatro, come apparteneva a Napoli. Con lei Napoli e il teatro perdono un pezzetto della propria anima.

Renato Palazzi, «Corriere della Sera», 31 gennaio 1984


Ha vissuto per oltre cinquant'anni l'avventura del teatro napoletano

Dolores Palumbo si è spenta la scorsa notte a 71 anni

NAPOLI — Nel vedere, qualche mese fa, durante una trasmissione televisiva in diretta, una vecchina con i capelli bianchi salire sui palcoscenico del teatro «Politeama» appoggiandosi a un bastone, sorretta da due accompagnatori, furono molti gli spettatori a rimanere increduli: quella distinta, anziana signora era una delle più grandi attrici del teatro napoletano,

Dolores Palumbo, ormai ritiratasi dall’attività artistica dopo che un sempre più incalzante deterioramento del fisico ne aveva consumato, a poco a poco, la vitalità, una volta prorompente, fino a limitarne perfino le apparizioni in pubblico.

E quella stessa malattia, lentamente, l’ha portata alla morte avvenuta la scorsa notte a Napoli. La sua scomparsa, senza voler fare retorica, priva il teatro napoletano di una delle sue più rappresentative figure perché Dolores Palumbo ha vissuto, in un arco di attività sul palcoscenico durato 50 anni tutta la grande, multiforme vita del teatro partenopeo.

Dolores Palumbo aveva più di 71 anni. Nacque a Napoli il 14 giugno 1912 e furono i genitori, attori di modesto livello, a trasmetterle l’amore per lo spettacolo e per il teatro.

A 18 anni la carica della sua incontenibile vitalità la portò, per la prima volta, su un palcoscenico. Dopo aver debuttato nella compagnia di Salvatore De Muto — maschera di Pulcinella — cominciò la grande avventura con la compagnia del teatro umoristico dei fratelli De Filippo. In breve tempo Dolores Palumbo ebbe un ruolo talmente importante in seno a quella compagnia da rappresentarne un punto di riferimento primario.

E più di una volta fu lei a sostituire Titina De Filippo nei vari ruoli di protagonista.

Eduardo scrisse proprio per la Palumbo «Mia figlia» e «Bene mio core mio».

Intorno alla metà degli anni ’30 Fattrice passò nella compagnia di Nino Taranto, fondando un sodalizio che fu tra i più redditizi del teatro napoletano. Fu un periodo di grande splendore della rivista napoletana.

Nel dopoguerra Dolores Palumbo si separò brevemente da Nino Taranto e, al fianco di Wanda Osiris, terme il ruolo di
caratterista. Tornato con la compagnia dell’attore napoletano si dedicò costantemente al teatro di prosa. Fu un periodo di attività di comica, come seconda spalla di Taranto, al fianco di Turco, Rizzo e Carlo Taranto.

Lavorò con quella compagnia fino al 1980. L'ultima sua rappresentazione, al fianco di Nino Taranto, fu «Un napoletano al di sopra di ogni sospetto», del 1980.

Anche se in maniera limitata, Dolores Palumbo fu anche attrice di cinema. Dopo aver debuttato ne «Lo sciopero dei milioni», nel 1938, sempre con Taranto, raggiunse in questa attività il massimo successo con il celebre «Carosello napoletano» del 1954.

Dal 1980 all’83 la parte finale della sua carriera nella compagnia di Ceppino Anatrili e Mario Scarpetta al teatro «Cilea». Poi il distacco definitivo dal palcoscenico.

Mario Zaccaria, «Il Piccolo di Trieste», 31 gennaio 1984



Filmografia

La fanciulla di Portici (1940)
In campagna è caduta una stella (1940)
Non ti pago! (1942)
Lo sciopero dei milioni (1947)
I pompieri di Viggiù (1949)
Vivere a sbafo (1950)
Lorenzaccio (1951)
Café chantant (1953)
Le vacanze del Sor Clemente (1954)
Carosello napoletano (1954)
Miseria e nobiltà (1954)
Milanesi a Napoli (1955)
Buongiorno primo amore!, regia di Marino Girolami e Antonio Momplet (1957)
Lazzarella (1957)
La nonna Sabella (1957)
Mariti in città (1957)
La canzone del destino (1957)
Io, mammeta e tu (1958)
Pane, amore e Andalusia (Pan, amor y... Andalucía), regia di Javier Setó (1958)
La nipote Sabella (1958)
Gambe d'oro (1958)
Ballerina e Buon Dio, regia di Antonio Leonviola (1958)
Caporale di giornata (1958)
Domenica è sempre domenica (1958)
Via col... paravento (1958)
Il segreto delle rose (1958)
Ricordati di Napoli (1958)
La ragazza di piazza San Pietro, regia di Piero Costa (1958)
3 straniere a Roma, regia di Claudio Gora (1958)
Psicanalista per signora (Le confident de ces dames), regia di Jean Boyer (1959)
Il terribile Teodoro (1959)
Destinazione Sanremo (1959)
Mariti in pericolo (1960)
Che femmina!! e... che dollari!, regia di Giorgio Simonelli (1961)
Il segugio (1962)
Anni ruggenti (1962)
Donne senza Paradiso - La storia di San Michele (1962)
I motorizzati (1962)
Liolà (1963)
Napoleone a Firenze (1963)
La vedovella, regia di Silvio Siano (1964)
Una lacrima sul viso (1964)
Non son degno di te (1965)
In ginocchio da te (1965)
Se non avessi più te (1966)
Perdono (1966)
La vuole lui... lo vuole lei (1968)
Zum Zum Zum - La canzone che mi passa per la testa (1968)
Il suo nome è Donna Rosa (1969)
Zum Zum Zum n° 2 (1969)
Mezzanotte d'amore (1970)
Io non vedo, tu non parli, lui non sente (1971)
Don Camillo e i giovani d'oggi (1972)
Sgarro alla camorra (1973)
Figlio mio sono innocente! (1978)


Riferimenti e bibliografie:
  • (EN) Dolores Palumbo, su Internet Movie Database, IMDb.com
  • Breve profilo biografico, su lastoriadinapoli.it. URL consultato il 30 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2007).
  • "Tempo di Maggio: Teatro popolare del '900 a Napoli" (Nino Masiello), Tullio Pironti Editore, Napoli, 1994
  • Enrico Lancia, Roberto Poppi, Dizionario del cinema italiano. Le attrici, Gremese Editore, Roma, 2003, pp. 275-276
  • "Guida alla rivista e all'operetta", Dino Falconi - Angelo Frattini, Casa Editrice "Accademia", Milano 1953

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • o. g., «La Stampa», 31 gennaio 1984
  • Renato Palazzi, «Corriere della Sera», 31 gennaio 1984
  • Mario Zaccaria, «Il Piccolo di Trieste», 31 gennaio 1984