Emmer Luciano
(Milano, 19 gennaio 1918 – Roma, 16 settembre 2009) è stato un regista, sceneggiatore e docente italiano. Ha realizzato numerosi film e alcuni tra i più importanti documentari d'arte. Era padre del matematico, accademico e scrittore Michele Emmer e del regista David Emmer.
I miei film non sono altro che storie in cui lo spettatore può entrare e uscire a suo piacimento. Tocca allo spettatore occupare questo luogo che non mi appartiene. A lui immaginare, da solo, la strada che vorrà; non ho un appuntamento con lui, sono già altrove, in un'altra storia.
Conversazione di Luciano Emmer con Gabriel Fessler
Biografia
Cinema
Conquistata negli anni quaranta rinomanza internazionale con numerosi documentari artistici realizzati insieme a Enrico Gras, nel 1950 esordì nel film a soggetto, all'insegna di un neorealismo minore ed episodico, con Domenica d'agosto.
Diresse poi altri film: Le ragazze di piazza di Spagna (1952), Terza liceo (1953) e La ragazza in vetrina (1960), dopo il quale Emmer abbandonò il cinema per la pubblicità e la televisione. Nel 1990 Emmer tornò al cinema di finzione realizzando Basta! Ci faccio un film, cui seguirono Una lunga lunga lunga notte d'amore (2001) e L'acqua... il fuoco (2003).
Negli ultimi anni girò due film per la televisione: Le fiamme del paradiso (2006), ambientato nel Seicento e Il cardo rosso (2007), ambientato nell'Ottocento. È stato tutor e docente presso l'Accademia ACT Multimedia di Cinecittà.
I documentari d'arte
Per i suoi documentari artistici, Emmer inventò interessanti e suggestivi moduli formali, che caricò di significato affettivo: a differenza di Pier Paolo Pasolini, che propose un manierismo neorealista, visionario e colmo di citazioni d'arte nella ripresa della realtà degradata, Emmer partì dall'opera artistica limitandosi a interpretarla con le riprese.
Carosello
Emmer lavorò anche come regista pubblicitario: la stessa sigla del primo Carosello, quella coi vari siparietti che si aprivano uno dopo l'altro, era stata girata proprio da Luciano Emmer. Un'intera generazione di artisti passò davanti alla sua macchina da presa per interpretare gli spot mandati in onda dalla celebre trasmissione preserale: da Totò («Mi faccio un brodo? Ma me lo faccio doppio!» Fu firmato da lui il "brodo doppio" del Totò calzolaio, che incolla al pavimento la scarpa un suo cliente rompiscatole, chiedendogli di dare un'occhiata alla sua bottega mentre è a cenare felice, col suo dado) a Walter Chiari («Solo io mi chiamo Yoga»), da Mina (Industria Italiana della Birra) a Carlo Dapporto (Durban's), da Paolo Panelli («Ercolino sempre in piedi») a Aldo Fabrizi («Avanti c'è posto»), da Dario Fo («Supercortemaggiore, la potente benzina italiana») a Sandra Milo («Confidenziale»), da Alighiero Noschese («Un Ramazzotti fa sempre bene!») a Pippo Baudo e Alberto Rabagliati («La famiglia senza guai»), dal Quartetto Cetra («Tricofilina? Sì sì») a Marisa Del Frate («Voglio la caramella che mi piace tanto»), da Edoardo Vianello («Voglio la Vespa!») a Umberto Bindi («Dieta Salus!»).
Nel 1966, a pochi mesi dalla sua morte, Totò gira nove caroselli pubblicitari scritti da Francesco Milizia e diretti da Luciano Emmer, il regista di 'Domenica d'agosto' e 'Terza liceo', andranno in onda all’inizio del 1967, e lo slogan finale, "Io me lo faccio doppio, il brodo Star!", diventerà popolare. Sette andranno col tempo perduti, mandati probabilmente al macero per alleggerire i magazzini della Sacis; ne sopravvive uno con Totò cassiere di banca, conservato come campione della serie, e uno con Totò calzolaio, recuperato da Marco Giusti.
La stampa dell'epoca
Luciano Emmer è nato a Milano il 19 gennaio 1918. Dopo aver seguito gli studi di giurisprudenza inizia il lavoro di documentarista.
Documentori (realizzati in collaborazione con Enrico Gras): 1939: Racconto di un affresco; Cantico delle creature; Paradiso terrestre. 1941-1943: Guerrieri; Destini d'amore; Romanzo di un'epoca. 1946-1947: Bianchi pascoli; Sulla via di Damasco. 1948: Romantici a Venezia; Isole della laguna; Fratelli miracolosi; Leggenda della primavera; Goya.
1950: Domenica d'agosto, soggetto di Sergio Amidei, con Franco Interlenghi e Anna Baldini. 1951: Parigi è sempre Parigi, soggetto e sceneggiatura di Amidei, Flajano, Macchi, Ferry, Remy, con Aldo Fabrizi e Lucia Bosé. 1952: Le ragazze di Piazza di Spagna, soggetto di Amidei, con Lucia Bosé e Cosetta Greco; Leonardo da Vinci (documentario), in collaborazione con Arcady. 1953: Picasso (documentario), in collaborazione con Del Guercio, Guttuso e Tromba dori; Terza Liceo, sceneggiatura di Moreno, Amidei, Bemari, Pratolini, Emmer, con Isabella Redi e Giulia Rubino; Gli eroi dell'Artide, produzione di Maner Lualdi. 1954: Camilla, sceneggiatura di Emmer, Flaiano e Sonego, con Gabriele Ferzetti e Franco Fabrizi. 1955: Il bigamo, soggetto di Amidei, con Marcello Mastroianni e Franca Valeri. 1956: Il momento più bello, soggetto di Amidei, con Marcello Mastroianni e Giovanna Rolli. 1957: Paradiso terrestre (documentario), sceneggiatura di Lo Duca e Kast.
Il compito di soppesare le opere. la loro diversa ascendenza umana o poetica, appare relativamente semplice per quanto riguarda gli anni di noviziato del regista: gli anni cioè in cui Emmer e Gras (quest’ultimo fedele collaboratore per la durata di circa un decennio) col Racconto di un affresco muovono per la prima volta la "camera” a indagare il nucleo 'compositivo di un’opera d’arte. A partire dal lontano 1939 i severi e solitari colloqui con le figurazioni di Giotto (Dramma di Cristo) o di Bosch (Paradiso Perduto) vogliono essere un’espressione di sentimenti, di aspirazioni, un rincorrere il senso della vita umana: attraverso essi e, più tardi, i contatti con l’Angelico. Carpaccio. Piero della Francesca. Goya, Emmer si sforza di stabilire una continuità storica nei lineamenti spirituali dei popoli, e quindi di trovare una corrispondenza tra la sua analisi del passato e gli avvenimenti contemporanei. Il Bazin definisce questo modo di rivivere la grande pittura del passato in funzione del presente un procedimento di "ricostruzione drammatica”, in quanto il regista — con l’impiego di un montaggio a pezzi brevi — sottopone il racconto figurativo a una serie di scomposizioni e di sintesi ricompositive, fino a ottenere Un nuovo racconto (nuovo, cioè, rispetto al dipinto di cui si serve).
Il risultato a cui dà luogo il procedimento non è ancora un linguaggio autonomo, da estetica crociana, perché rimane in gran parte lingua concreta, «dove la convenzione concettuale della parola e la simbologia evocativa». osserva il Pandolfi, «vengono direttamente assunte da sensazioni visive e sonore». D’altronde, e specie nelle più tarde prestazioni, accanto alla componente critica non bisogna trascurare il gusto creativo: la narrazione di Emmer non assurge mai — per usare la terminologia del Ragghianti — al rigore del critofilm d’arte, che ha per scopo di riprodurre in modo aderente e fedele," per quanto possibile, l’oggetto studiato: anzi. di fronte a Bianchi Pascoli e a Romantici a Venezia non è più lecito sostenere che le opere di Emmer sono unicamente un mezzo di conoscenza, e la "camera” «uno strumento come il compasso». Qui il linguaggio da concettuale, usato in funzione di mezzo scientifico, si è fatto organico, poetico (dunque in qualche misura "crociano”), lasciando adito in certi tratti persino al compiacimento stilistico: del resto Gras, emigrato in Uruguay dopo il 1949, con i suoi Pupila al viento, Artigas e Tnray imbocca decisamente la strada del calligrafismo. Nel passaggio dall’esperienza documentaristica al film a soggetto — passaggio che si verifica nel 1950 — Emmer abbandona il tema dei «fatti veramente successi» e si interessa alle cose «che possono succedere», al divenire. alla mutevolezza: «La realtà». egli dice, «è nel divenire; la verità non sta negli schemi preordinati, ma nella continua mutevolezza». Ciò non gli impedisce di mantenere, sia dal punto di vista della tecnica impiegata sia da quello di una visione generale del mondo, un atteggiamento molto simile a quello degli anni precedenti. Permangono anche nelle opere di questo secondo periodo i principi della scomposizione narrativa, dei motivi a incastro, della "ricostruzione drammatica”. L’autore tiene particolarmente alla continuità ideale del suo lavoro, tanto è vero che si fa premura di sottolineare come nelle immagini della grande tradizione pittorica sia possibile rintracciare gli stessi volti, le stesse emozioni da lui individuate e fissate «girando sulla spiaggia di Ostia la vicenda apparentemente spensierata di una domenica d’agosto». Tuttavia. a dispetto delle ambiziose intenzioni, dei «vasti campi da esplorare» che dovrebbero essere alla partenza del suo primo film, il piglio popolaresco, la prosa affabile limpida quotidiana in cui è calato il tessuto narrativo della vicenda assorbono ogni problema profondo, racchiudendo le esperienze dei tanti e diversi personaggi nello spazio cosi volutamente angusto della spiaggia romana.
A ogni modo in Domenica di agosto, e nei successivi Parigi è sempre Parigi e Le ragazze di Piazza di Spagna, il regista si mostra particolarmente sensibile e interessato alla definizione dell’ambiente. che diviene un elemento del racconto e, come tale, implica una posizione nei confronti della realtà e della vita. Non si tratta purtroppo che di una posizione formale, di comodo: rifiutandosi di abbandonare i canoni di una narrazione oggettiva, priva di giudizio sui fatti esposti, Emmer non si trova in grado di sollevare la sua concezione del mondo da una esattezza e minuziosità naturalistica a una esattezza dialettica: si veda come, nella pur curata rifinitura delle Ragazze di Piazza di Spagna che offre alcuni squarci della Roma "minore”, rimanga sostanzialmente inespresso il contrasto tra la vita delle lussuose sartorie e il mondo modesto delle lavoranti di periferia.
L’indiscutibile pregio di una scrittura gustosa e intelligente non toglie che fin da queste opere sia possibile avvertire lo scadimento nel tono, nel livello culturale della vita italiana dopo la generazione del realismo. Il nucleo fondamentale della poetica emmeriana, a volerla cosi definire, nonostante gli influssi esterni dell’opera di Rossellini, non appartiene ai fermenti da cui ha preso origine il fronte narrativo antifascista; il rispetto meccanico della "forma oggettiva” (o di una forma supposta tale) elimina le contraddizioni sociali nella loro risonanza immediata e le riduce a interessi di bozzetto, a un regionalismo talvolta puntiglioso e mordace. Decadenza di una cultura, di un costume: aspetti, l’uno e l’altro, della politica di accomodamento.
Emmer sente, più di altri, il peso di questo stato di cose; dopo una nuova parentesi documentaristica. in cui realizza il Leonardo e il Pablo Picasso (con l’apporto rispettivo di Arcady e del trinomio Del Guercio, Guttuso e Trombadori), si vede costretto a rinunciare a due consecutivi progetti; una "trancile de vie” su Villa Borghese — poi realizzata da Franciolini — e un’inchiesta sull’inondazione del Polesine. In sostituzione di questi "amori incompiuti” nasce Terza Liceo, opera che sfalsa in gran parte il tono e il significato della vita studentesca. Un velo di simpatia tradisce anche quei personaggi che potrebbero risultare autenticamente positivi, come Lucia e Andrea a esempio: dall’interessante figura dello studente che prende la vita sul serio, la polemica non si sviluppa, mentre viene inoltre a mancare un’adeguata conclusione. L’assenza di una conclusione pesa ancora di più sull’esilissimo filo narrativo che collega il modesto Camilla, piatta esposizione della "routine” d’una famiglia piccolo-borghese.
Le soluzioni edulcorate, i tratti sfuocati, senza intima vita, non appartengono forse a quell’ottimismo ufficiale che giustamente Emmer esecra, ma neppure aiutano a indagare con sincerità i rapporti reali e sociali che sono alla base delle strutture dominanti. In questo senso Camilla è al di fuori non solo del realismo ma dello stesso naturalismo, tendenza che non esclude e anzi presuppone un profondo radicalismo critico nei confronti della società, da esso concepita sotto l’aspetto della armonia "organica” (secondo la famosa equazione zo-liana per cui «la circolazione vitale è uguale alla circolazione sociale»). Se Emmer non fa propri i Iati progressivi del naturalismo storico, di questo accetta invece i gravi limiti, fino a sacrificare alla grigia mediocrità e impegnativo, ricco di sollecitazioni umane profonde: il tema cioè del parto indolore; è proprio la complessità del tema a tradire impostazione e risultati: a Emmer non riesce di osservare ”il momento più bello” con lo stesso amore posto dal francese Jean-Paul Le Chanois nel suo Caso del dr. Laurent (opera che verte sullo stesso tema), e neanche di assolvere adeguatamente a un compito di divulgazione dei progressi scientifici ottenuti in campo genetico.
Questo film rappresenta per ora l’ultimo frutto dell’attività cinematografica di Emmer; non rientra nel vero arco di questa attività il recente lungometraggio Paradiso terrestre (cosi come non vi rientra Gli eroi dell’Artide, realizzato nel 1954), in cui la regia di Emmer si limita a una funzione di montaggio e di raccordo tra le diverse parti: si tratta infatti di un "pot-pourri”, in verità piuttosto caotico e pedestre, che utilizza il materiale etnologico raccolto da sei spedizioni afro-asiatiche francesi e si rifà a temi, esperienze e motivi di molti "reportages" che l’hanno preceduto.
Autenticità e qualità: ecco due qualifiche che ben difficilmente possono assegnarsi alla fisionomia complessiva dell’opera di Emmer (soprattutto a quella degli ultimi anni), pure singolare per certi tratti, e personalissima. E’ da Terza Liceo che inizia la fase più stanca (più chiusa e faticosa) della sua attività. La differenza di prospettiva critica tra le opere del primo periodo e quelle del secondo è anche ima differenza di valori, di importanza; mentre alle sue capacità non diciamo espressive, ma artigianali, sfugge sempre più il senso del quadro sociale, la fresca vena dello stile cede al crepuscolarismo, ai toni dialettali. Di fronte al Bigamo, o anche a Cornili a e al Momento più bello, non si può più parlare, come per Domenica d’agosto, di una «vicenda apparentemente spensierata», perché in essi ha preso piede una spensieratezza effettiva, reale, e insieme un senso di sfiducia, di rinuncia: anche le residue indagini di costume e i temi impegnativi sono svolti con disinteresse e qualunquismo.
D’altronde Emmer, com’è logico, non intende rinunciare a superare 1’ "impasse” in cui si trova: «Io un giorno, e forse molto presto», ha dichiarato a Cinema Nuovo, «arriverò per un processo naturale, interiore e sociale a un tempo, a fare un film in cui ci saranno le vittime di una certa condizione umana e i responsabili di essa». Non rimane che sospendere ogni giudizio in attesa di questa più impegnativa prova; ma vale la pena di ricordare che l’ottimismo e la fiducia nel domani, e la gioia di vivere, e la forza di lottare, laddove non siano sorrette da una concezione integralmente storicistica, rischiano di apparire una semplice superfetazione verbale oppure una manifestazione di quel moralismo esterno che il Muscetta ben a ragione definisce "contro realista”.
Guido Oldrini, «Cinema Nuovo», anno VII, n.123, 15 gennaio 1958
Filmografia
Cinema
Domenica d'agosto (1950)
Parigi è sempre Parigi (1951)
Le ragazze di piazza di Spagna (1952)
Terza liceo (1954)
Camilla (1954)
Il bigamo (1956)
Il momento più bello (1957)
La ragazza in vetrina (1961)
Sposi (1987) - Co-regia
Una lunga lunga lunga notte d'amore (2001)
L'acqua... il fuoco (2003)
Documentari e cortometraggi
Anna Medici e Marcello Mastroianni nel film Domenica d'agosto
La sua terra - cortometraggio documentaristico (1941)
Racconto da un affresco - cortometraggio documentaristico (1941)
Destino d'amore - cortometraggio (1942)
Guerrieri - documentario (1942)
Il cantico delle creature - cortometraggio documentaristico (1942)
Romanzo di un'epoca - documentario (1942)
Il paradiso terrestre - cortometraggio documentaristico (1942)
La città ha sete - documentario (1943)
La terra del melodramma - cortometraggio documentaristico (1947)
Primavera - cortometraggio documentaristico (1947)
Sulle orme di Verdi - cortometraggio documentaristico (1947)
La leggenda di Sant'Orsola - cortometraggio documentaristico (1948)
Il dramma di Cristo - cortometraggio documentaristico (1948)
Il paradiso perduto - cortometraggio (1947)
Isole nella laguna - documentario (1948)
Bianchi pascoli - cortometraggio documentaristico (1948)
Sulle Rome di Verdi - cortometraggio documentaristico (1948)
Romantici a Venezia - cortometraggio documentaristico (1948)
Sulla via di Damasco - cortometraggio documentaristico (1948)
Il miracolo di san Gennaro - cortometraggio documentaristico (1948)
L'invenzione della croce - cortometraggio documentaristico (1949)
La colonna Traiana - documentario (1949)
I fratelli miracolosi - cortometraggio documentaristico (1949)
Piero della Francesca - documentario (1949)
Goya - cortometraggio documentaristico (1951)
Matrimonio alla moda - cortometraggio documentaristico (1951)
Pictura - documentario (1951)
Cavalcata di mezzo secolo - documentario (1952)
Leonardo da Vinci - documentario (1952)
Gli eroi dell'Artide (1953)
Incontrare Picasso - cortometraggio documentaristico (1954)
Guerra e pace - cortometraggio documentaristico (1954)
Paradiso terrestre - documentario (1956)
Sette pittori - cortometraggio documentaristico (1957)
Noi e l'automobile - documentario TV (1962)
Bianco rosso celeste - Cronaca dei giorni del Palio di Siena - documentario TV (1963)[1]
La distrazione - documentario TV (1965)
La sublima fatica - cortometraggio documentaristico (1966)
Il libro dell'arte - documentario (1967)
Giotto (1969)
Geminus - serie TV (1969)
La gardenia misteriosa - TV (1971)
Il piccolo Lord - TV (1971)
Il furto del Raffaello - TV (1971)
Il bivio - TV (1971)
Die diebischen Zwillinge (6 episodi, 1971)
Fellini e l'EUR - cortometraggio documentaristico TV (1972)
Guttuso e il 'Marat morto' di David - cortometraggio documentaristico TV (1972)
Bianchi Bandinelli e la Colonna Traiana - cortometraggio documentaristico TV (1972)
Terra dei naïfs jugoslavi - documentario TV (1975)
La bellezza del diavolo - viaggio nei castelli Trentini - documentario (1988)
Basta! Adesso tocca a noi (1990)
Foggia non dirle mai addio (1996)
Bella di notte - cortometraggio documentaristico (1997)
Con aura ...senz'aura - viaggio ai confini dell'arte (2003)
Il cardo rosso (2005)
Le flame del paradis (2006)
La musa pensosa (2007)
Le pecore di Cheyenne - documentario (2008)
Trilogia - Il pensiero, lo sguardo, la parola - documentario (2008)
Le donne, i sonetti, gli amori di Raffaello - cortometraggio documentaristico (2009)
Note
- ^ Elena Giannarelli, Un cappotto ad Agosto: il Palio e le follie senesi, LoGisma, Firenze 2013. Giornale di bordo, di storia, letteratura ed arte: 33 34, 2 3, 2013.
Riferimenti e bibliografie:
- Luciano Emmer, su CineDataBase, Rivista del cinematografo
- (EN) Luciano Emmer, su Internet Movie Database, IMDb.com
- Adriano Aprà, Emmer classico moderno: Terza Liceo
- Guglielmo Moneti, Luciano Emmer, Il Castoro Cinema n. 155, Editrice Il Castoro, 1992
- Enrico Ghezzi, Stefano Francia di Celle, Mister(o) Emmer l'attenta distrazione, Associazione Cinema Giovani, Torino, 2004
- Luciano Emmer: documentario, commedia e pubblicità - ecodelcinema.com
- Personale Luciano Emmer, a cura di F. Bo, Roma 1988; G. Moneti, Luciano Emmer, Milano 1992
- Il Carosello di Luciano Emmer e la fine del grande cinema della réclame - cinefiliaritrovata.it
- Guido Oldrini, «Cinema Nuovo», anno VII, n.123, 15 gennaio 1958