Figaro qua, figaro là
Se dovete fucilarmi... fucilatemi pure, ma almeno salvatemi la vita!
Figaro
Inizio riprese: giugno 1950 - Stabilimenti Scalera Film, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 29 settembre 1950 - Incasso lire 435.200.000 - Spettatori 4.184.615
Titolo originale Figaro qua, figaro là
Paese Italia - Anno 1950 - Durata 85 min - B/N - Audio sonoro - Genere Comico - Regia Carlo Ludovico Bragaglia - Soggetto Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age & Scarpelli - Sceneggiatura Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age & Scarpelli - Produttore Golden Film, Roma - Fotografia Mario Albertelli - Montaggio Renato Cinquini - Musiche Gioacchino Rossini adatt.di Pippo Barzizza - Scenografia Alberto Boccianti - Costumi Maria De Matteis
Totò: Figaro - Isa Barzizza: Rosina - Gianni Agus: il conte d'Almaviva - Guglielmo Barnabò: il governatore, don Bartolo - Renato Rascel: don Alonzo - Flora Torrigiani: ballerina - Franca Marzi: Consuelo - Luigi Pavese: Pedro, il bandito - Jole Fierro: Colomba - Pietro Tordi: Fiorello - Ugo Sasso: bandito - Mario Siletti: presidente del tribunale - Ciro Berardi: Alvarez, l'oste - Giulio Calì: aiuto barbiere - Mario Castellani: l'attore - Giulio Battiferri: sergente dei gendarmi - Armando Annuale: ammaestratore di pulci - Rita Andreana: sarta - Eugenio Galadini: don Basilio - Mario Maniconi: Mendoza - Carlo Mazzarella: presentatore a teatro - Nino Marchesini: comandante plotone d'esecuzione - Aldo Bettoni - Nuto Navarrini - Leonardo Bragaglia - Franca Tamantini
Soggetto
Figaro è un barbiere di Siviglia che rischia di essere arrestato perché apre la sua bottega anche di domenica nonostante ci sia un divieto in merito.
Figaro è amico di un giovane conte che si è innamorato di Rosina, sua coetanea e figlia del governatore, ma il padre di Rosina non è d'accordo sulla loro unione. Un giorno Rosina, tramite la sua cameriera Colomba, riesce a far sapere al conte che una sera alloggeranno alla locanda "Dei 4 tori". Allora il conte insieme a Figaro e a un suo amico vanno alla locanda prima che arrivi Rosina. Il loro piano è di sostituirsi all'oste, fingersi i proprietari della locanda e rapire Rosina. Ma purtroppo non va tutto secondo i loro piani. Infatti Pedro, pericoloso bandito, viene a sapere che Rosina e la sua corte devono alloggiare alla locanda quella notte e con i suoi uomini fa irruzione nella locanda: si vestono tutti da osti e fanno prigionieri Figaro, il conte e l'amico. Poi finalmente arriva Rosina che rimane molto delusa quando vede che il suo amato non c'è.
Figaro però ha un'idea: scrive un biglietto e lo mette nell'oca che dovrà portare a tavola, dove c'è scritto che l'uomo con il cappello bianco è Pedro. Purtroppo in quel momento il cappello bianco ce l'ha Figaro e non Pedro, così i soldati arrestano Figaro credendo che sia Pedro e il piano fallisce. Figaro viene condannato a morte per fucilazione, ma alla fine riesce a scappare aiutato anche dal conte. Alla fine il conte riesce a sposare Rosina e, dopo il matrimonio, Figaro va a vivere con loro.
Critica & curiosità
È l'unico film in cui Totò indossa la maschera di Pulcinella e recita insieme a Renato Rascel.
Così la stampa dell'epoca
Altra parodia, questa volta dal "Barbiere di Siviglia" e da un certo cinema di "cappa e spada", sceneggiata da Metz e Marchesi, che, complice il regista Bragaglia, vi hanno introdotto tutti i possibili elementi surreali e di una comicità all'ingrosso, come sempre, che non tiene conto di un minimo di realismo, come i travestimenti, gli scambi di persona, le catapulte da un cannone, i raggiri più plateali, ivi comprese le pernacchie e i frizzi di ogni tipo. In questo coacervo farsesco e qualche volta da cartone animato, Totò si difende come può. Non si risparmia e gioca d'attacco, con i travestimenti, le astuzie, le battute spiritose, sempre strizzando l'occhio al pubblico come in teatro di rivista; recupera qui tutto il suo vecchio repertorio, aggiungendovi una raffinata e invisibile autoironia. Siamo di fronte ad un comico, che ironizza con grande intelligenza, distacco e alto professionismo, sul suo stesso mestiere.
Anonimo, 1950
Bragaglia si ritrova fra le mani l'asso vincente della stagione. E, visto il risultato non eccezionale di Totò cerca moglie, torna subito alla parodia. Figaro qua... Figaro là, ambientato nella Spagna del 1759, è ispirato al Barbiere di Siviglia di Beaumarchais-Rossini. Gli umoristi chiamati per il film sono ben otto e tra questi Steno e Monicelli, impegnati a inventare e cucire gag su gag per mettere insieme, a ritmo frenetico, un nuovo plausibile canovaccio. »Erano sceneggiature raffazzonate, è vero», ammette oggi Monicelli, «lui faceva diversi film all'anno quindi era un continuo cercare idee e personaggi per Totò. [...]
Alberto Anile
Il popolare comico napoletano, Isa Barzizza, Rascel e l'Orchestra di Pippo Barzizza al completo nella parodia del Barbiere di Siviglia.
Ormai tutti gli umoristi italiani sono al servizio di Totò e dei suoi produttori. Da quando Totò ha varcato le soglie estive del cinema (i suoi film vengono condotti a termine a tempo di record durante i mesi estivi, per la semplice ragione che in inverno il noto comico gira i teatri d'Italia con la sua compagnia) gli umoristi italiani si sono messi sul chi vive, hanno pensato battute per lui, soggetti, scenette, scherzi, parodie, tutto è soltanto per Totò.
Ad uno ad uno, a mano a mano che il mercato richiedeva i film del principe De Curtis, gli umoristi venivano scritturati per spremere la loro fantasia. Soltanto per Figaro qua Figaro là ne sono stati scritturati otto, che rispondono i nomi di Steno, Monicelli, Metz, Marchesi, Scarpelli, Continenza, Age e Brenner: una vera schiera di grossi calibri che lettori dei giornali umoristici conoscono ormai da molti anni.
Quando avremo chiarito che questo film è oltretutto diretto da Carlo Ludovico Bragaglia, il regista di Totò le Mokò, potremmo essere certi del suo successo. Per non parlare poi del singolare complesso di attori, e delle musiche classiche di Rossini, commentate dall'Orchestra di Pippo Barzizza.
Tratto dalla Popolare opera Il barbiere di Siviglia, il film di Bragaglia non è che una rispettosa e gustosa parodia in cui la comicità di Totò, unita a quella di Rascel alle Grazie di Isa Barzizza rappresentano il prelibato boccone che attende gli spettatori.
La vicenda è naturalmente complicata e piena di colpi di scena: Totò, che interpreta il personaggio del barbiere Figaro, si accinge ad aiutare il suo amico Conte di Almaviva (Gianni Agus) perché la bella figlia di Don Bartolo, Rosina (Isa Barzizza), non sposi Don Alonso (Rascel), capitano d'onore di Sua Maestà Serenissima il Re di Spagna.
Fingendosi insegnante di musica, Figaro si introduce nelle stanze di Rosina per comunicarle un messaggio degli innamorato ma il sopraggiungere del vero maestro di musica (interpretato da Barnabò) lo costringe alla fuga. Il Re, furioso per questo mezzo scandalo provocato da Almaviva, decide di affrettare le nozze e di inviare intanto la figliola in una villa di campagna. Ma Figaro e l'innamorato progettano un rapimento lungo la strada, in un'osteria dove saranno costretti a sostare punto però anche qui il sopraggiungere dei veri banditi provoca una confusione senza precedenti. questa volta il povero Figaro viene arrestato e condannato a morte, ma riesce con uno stratagemma a salvarsi proprio all'ultimo momento.
Intanto la principessa Rosina è stata rapita dai veri banditi ed una volta uscito di carcere Figaro si rimette sulle sue tracce, con l'aiuto di Almaviva. Ma evidentemente le cose vanno sempre male ai due eroi che vengono presi in trappola dai banditi e rinchiusi in un castello pieno di dinamite che hanno deciso di far saltare. Con somma soddisfazione del pubblico i tuoi riescono a salvarsi Per un pelo, mentre la stessa Rosina è convinta della loro morte. liberata dalle guardie del re, Rosina viene ricondotta a corte e ormai sembra rassegnata a sposare Don Alonso.
Figaro e Almaviva vegliano però su di lei è proprio il giorno delle nozze riescono a penetrare nel castello sotto le spoglie di comici che vengono a dare uno spettacolo. Avvertita Rosina, mentre i comici veri recitano davanti al Re, Almaviva e la sua innamorata possono sposarsi di nascosto tra le quinte. Ma Figaro, che travestito da Rosina è riuscito ad ingannare perfino il Re, per una banale disattenzione si lascia scoprire e ricomincia uno di quei comicissimi inseguimenti che dovrebbero metterlo in salvo.
Infatti Figaro pensa di averla scampata un'altra volta è giunto in cima ad una torre, conscio che il mezzogiorno è passato, va a nascondersi nella bocca di un cannone. Ma per sua disgrazia il Re ha dato ordine di sparare qualche colpo di cannone in onore del matrimonio della figlia e il povero Figaro viene sparato così sul paese, e finisce proprio nella sua bottega di barbiere sfondando nella porta. Il passaggio di un plotone di guardie poco dopo ne provoca l'arresto, poiché essi credano che Figaro abbia ancora una volta aperto il suo negozio di domenica e lo riportano in prigione. Così il barbiere di gran qualità finisce per apprezzare di più la quiete della galera che la protezione del suo amico Conte Almaviva, tutt'altro che sicura.
Questa in breve è la divertente vicenda del film che è stato girato con particolare attenzione, ricostruendo fin nei minimi dettagli il periodo storico in cui la vicenda è ambientata. Non per nulla questo è stato uno dei film di Totò che hanno toccato la spesa complessiva di cento milioni.
Se divertente era l'opera di Beaumarchais, se vivaci e brillanti erano le musiche di Rossini questa moderna interpretazione di Totò rappresenterà per il pubblico e per i critici un vero gioiello di comicità, di armonia, di vivacità.
Gianni Schisano, «Cine Illustrato», 1950
Per la regia di Bragaglia e l'interpretazione di Totò, Isa Barzizza e Franca Marzi, Amati e Tufaroli hanno posto in cantiere, negli stabilimenti della Scalera, il film «Figaro qua Figaro là». La pellicola può essere una parodia del celebre «Barbiere di Siviglia». Ancora e sempre Totò, il che vuol dire soldi a palate, ovvero sia: «Soldi di qua e soldi di là»...
«Cine Sport», 7 giugno 1950
Può sembrare un partito presa il nostro quello di dire che Totò è specializzato nei film sciocchi e vacui... sfidiamo chiunque abbia un briciolo di buon senso ad apprezzare quell'intruglio senza costrutto e senza spirito che è questo «Figaro qua, figaro là». Recentemente a proposito di film comici italiani abbiamo dato prova non diciamo di longanimità, ma di comprensione e abbiamo anche incoraggiato questo genere che giova alla cassetta e alla... salute, perchè fa fare buon sangue. In quest’opera però abbiamo constatato con vero rammarico che si è sempre e costantemente al di sotto di quel minimo che si esige perchè un film sia accettabile... e restiamo di questo parere anche se le sale vedranno affluire il solito pubblico, il quale da Totò accetta tutto, pernacchie comprese. Perchè in questo film siamo giunti anche a questo. Et de hoc satis.
C. Tr. (Carlo Trabucco) «Il Popolo», 13 ottobre 1950
Già dal titolo questo film si rivela una parodia del Barbiere di Siviglia. Dell'opera rossiniana, infatti, oltre alle musiche che ogni tanto fanno capolino nella colonna sonora, vi sono ripetuti i principali elementi narrativi, presentati il più delle volte con giustificazioni o cause diverse. [...] Protagonista é Totò — l’onnipresente — a volte acuto e nuovo, in genere pigramente adagiato ai canoni della più facile e convenzionale comicità. Al suo fianco, Rascel e Isa Barzizza. Regia di C.L. Bragaglia. Il pubblico, naturalmente, se la gode, come di solito, chi si contenta (intanto, però, il cinema italiano va a carte e quarantotto).
Vice, «Il Tempo», 13 ottobre 1950
E' bene ripetere che non subiamo nessun preconcetto contro i film comici, ma che non , saremo mai d’accordo con coloro che, per strappare quattro risate al pubblico dalla bocca facile, mescolano con malgrazia i più vecchi motivi del repertorio vuoi cinematografico, vuoi teatrale, vuoi addirittura dell'avanspettacolo. Tale premessa era necessaria per spiegare le ragioni per cui respingiamo con ogni energia questa sciatta parodia del «Barbiere», condotta da Bragaglia con una frettolosità ed una sicumera addirittura mortificanti. Interpreti dello sgangherato filmetto sono Totò, che si esibisce nei suoi più noti e collaudati virtuosismi, Isa Barzizza, Franca Marzi, Gianni Agus, RasceI e Tordi. Le e musiche di Rossini fanno capolino, di tanto in tanto, sulla colonna sonora.
caran. (Gaetano Carancini), «La Voce Repubblicana», 13 ottobre 1950
[...] Tutto il tipico formulario dei due generi è rispolverato messo al servizio di Totò il quale è scambiato per un bandito, restato e condannato a morte mentre un vero brigante rapisce la bella Rosina. Sfuggito all'esecuzione, passa per una sene di movimentate avventure, di equivoci travestimenti, di fughe, di colluttazioni fino a quando e Rosina e Almaviva riescono a sposarsi a ricompensare il disgraziato barbitonsore di quanto ha rischiato e patito durante le affannose peripezie.
Il film cerca di divertire con le complicazioni dell'intrigo più che con le risorse di autentiche trovate comiche, è diretto da Bragaglia il quale nulla ha risparmiato per raggiungere gli obiettivi cercati. Con l'inesauribile e lepido Totò hanno collaborato la bella Isa Barzizza, Franca Marzi, Rascel, Luigi Pavese, Barnabò.
E.C. (Ermanno Contini), «Il Messaggero», 13 ottobre 1950
Non tutti i tratti burleschi di questa libera parodia sono inediti; vi hanno parte anche le torte sulla faccia e i piatti sulla testa. [...] C. L. Bragaglia ha lasciato mano libera agli interpreti e cosi specialmente Totò ha potuto sfogare tutto il repertorio di trovate, di smorfie, imbroccando effetti di facile ma irresistibile comicità. Lo secondano Isa Barzizza e, bene, Franca Marzi, Renato Rascel, l'Agus, il Barnabò facilitando anch'essi con la loro recitazione caricaturale la coltivazione della risata, che è lo scopo che si propone il film. La cui gaiezza è accresciuta dalla musica rossiniana usata però con discrezione, negli adattamenti del maestro Pippo Barzizza.
«Corriere della Sera», 15 ottobre 1950
Figaro qua, Figaro là è una buona idea malamente sprecata dalla piatta sceneggiatura che non offre un solo spunto originale a quel grande mimo che è Totò sommerso dal marasma generale, si difende disperatamente, con le unghie e coi denti, da vecchio lupo di palcoscenico, ma alla fine, ridotto dietro l'ultima barricata, è costretto a innalzare uno straccio bianco. Ma a Totò spetta quel saluto delle armi con cui si rende omaggio agli eroi sfortunati.
Mario Landi, «Film d'oggi», Roma, 18 ottobre 1950
Il film dei più imprevedibili colpi di scena, imperniato su una storia d'amore che ha come protagonista la bellissima Isa Barzizza che invano Rascel vorrebbe sposare, potrete sapere come il diabolico Totò riuscirà a salvare la pelle. «FIGARO QUA FIGARO LA'» è il film che vorrete rivedere più volte.
«Il Tempo», 25 ottobre 1950
«Figaro qua, Figaro là» è un altro film di Totò, un'altra di quelle farse senza capo né coda imbastite a pretesto, per dar modo al popolare comico di sfoderare (o rifoderare) il suo esilarante repertorio. Tutte le difficoltà si riducono a trovare lo spunto, il resto vien da sè. Ma, preso partito per le parodie, anche gli spunti tono presto trovati, e ieri Pepe le Mokò, oggi Figaro, domani forse Tarzan, non c'è da tremare per l'avvenire.[...] Gli ammiratori di Totò non rimarranno delusi: il film si mette a sua completa disposizione, ne stimola l'estro e le trovate. Tra queste ce n'è delle stanche e ripetute, e delle inedite e spassosissime. Gianni Agus (il Conte), Rascel (il capitano delle guardie), Isa Barzizza (la figlia del governatore) secondano felicemente il protagonista.
Leo Pestelli, «Stampa Sera», 27 ottobre 1950
Totò è veramente la gallina dalle uova d'oro dei cinema italiano, e i pollai di produzione se lo litigano a colpi di milioni. Si dice che quest'anno, per ripienezza di scritture cinematografiche, il popolare comico si asterrà dal comparire in palcoscenico. L'uovo del giorno, com'è facile capire dal titolo, è una parodia del «Barbiere di Siviglia», condita di equivoci e di lazzi.
Figaro non aiuta il conte d'AImaviva a conquistare il cuore di Rosina per amore dell'arte, ma in forza di un ricatto tesogli dal conte stesso. Non è questa la sola infedeltà a Bcaumarchais. ina l'importarne è che il film sia fedele a Totò, e gli consenta, nel turbinio delle chiassate, di sciorinare tutto il suo repertorio; come infatti avviene, con rumoroso sollazzo della platea. Cascante e sguaiata in molti punti, azzeccata in altri, la farsa è sottolineata da garbati adattamenti rossiniani del maestro Barzizza, la cui figlia Isa, con Franca Marzi, Rascel, Agus e il Barnabò, secondano bravamente il protagonista.
vice, «La Stampa», 27 ottobre 1950
[...] Riuscirà l'asso della risata a riottenere la libertà e a riprendere le sue mansioni di Figaro? Il film «Figaro qua Figaro là» l'ultimo grande film di Totò, la cui vicenda è un intreccio vivacissimo, divertentissimo, ricco di avventure, di amore, e di impensabili colpi di scena, vietata risposta. «Figaro qua Figaro là» è il film che vorrete rivedere più volte.
«Il Messaggero», 28 ottobre 1950
Eccezionali multe, tratti di corda, reclusione, cottura a fuoco lento, ed altre punizioni crudelissime, per ordine del Governatore di Siviglia saranno inferte ai barbieri che terranno aperte le loro botteghe nei giorni di domenica ed in particolare al recidivo Figaro (Totò) nel film FIGARO QUA, FIGARO LA'.
«FIGARO QUA, FIGARO LA' » originale importante trasposizione moderna dell'immortale « Barbiere di Siviglia » è il più grande colosso comico della stagione che vi presenta un « trio » » senza precedenti: l'irresistibile Totò, la bellissima Isa Barzizza, il paradossale Rascel. «FIGARO QUA, FIGARO LA' » è il film che vorrete rivedere più volte.
«La Stampa», 29 ottobre 1950
La censura
I documenti
Totò non può essere Pulcinella
Unica esperienza di Totò che veste la maschera di Pulcinella nel film "Figaro qua, figaro là". Già in teatro, nella rivista "Quando meno te l'aspetti" del 1940, Totò fu suo malgrado costretto a vestire la machera e ciò comportò fischi e disapprovazioni a scena aperta, vista la poca compatibilità tra la rigidità di Pulcinella e la plasticità teatrale di Totò. Si pensò bene quindi di sostituire il quadro di Totò-Pulcinella con alcuni più congeniali dell'avanspettacolo, tra i quali il noto "Pasquale" riproposto anni dopo a Studio Uno davanti a Mina.
Erano sceneggiature raffazzonate, è vero, lui faceva diversi film all’anno quindi era un continuo cercare idee e personaggi per Totò. Si lavorava in tanti, in équipe, in tre, cinque, sette, nove sceneggiatori ammucchiati insieme... C’erano Metz, Marchesi, Scarpelli, Age, Benti, insomma ce n’erano tanti, eravamo tutti amici e spesso si diceva: “Guarda, io non posso andarci, vacci tu”, si scambiavano le cose con molta facilità, molto amichevolmente, senza tante questioni.
Mario Monicelli
Rascel voleva sempre infilare le sue tiritere, io per accontentarlo le giravo: ma senza pellicola in macchina. Per Figaro qua... Figaro là, dov’era invidioso di Totò, gliele feci addirittura ripetere. Sempre a vuoto.
Carlo Ludovico Bragaglia
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Una farsa scoppiettante, che prende in giro il vero Figaro rossiniano per presentarci un Totò davvero scatenato, che si catapulta in una trama semplice fatta di equivoci, inseguimenti, scambi di persona e tanto altro, senza essere originale ma divertendo sia per il ritmo che per l'incredibile verve del protagonista. Molti giochi di parole, non tutti riusciti ma simpatici e un ritmo che non conosce sosta. Sprecato Rascel, molto meglio le solite spalle del principe Agus, Pavese e Castellani.
- Come ne I due orfanelli, l'impostazione del film è prettamente teatrale, potendo godere peraltro la produzione di un certo sfarzo relativo a scenografie e costumi. Altre similitudini con la commedia di Mattoli si rintracciano nella trama (Totò mezzano per il Conte di Almaviva). Vedere il Principe in trini e merletti è sempre una pacchia, ma Bragaglia (la cui regia è sempre raffinata) lo utilizza ancora come cartone animato, provando troppo a metterlo "in contesto". Agus non è la sua spalla ideale ma è sempre bravo, fulgida la Barzizza, incolore Rascel.
MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La scena del tribunale con Totò che muove e sposta ovunque oggetti; La lezione di musica alla Barzizza.
- Misteriosamente rimane uno dei lavori meno conosciuti di Totò, sebbene non abbia molto da farsi rimproverare. Si tratta della consueta e gradevole parodia che questa volta tocca il Barbiere di Siviglia. È caratterizzata un po’ a sorpresa da un certo sfarzo nei costumi e nelle scenografie, cosa che raramente ricapiterà in carriera a Totò. L’estro dell’attore è libero di esprimersi e per quanto sia ancora legato a un’impostazione molto teatrale risulta spesso e volentieri divertente. Poco incisivo e mal utilizzato Renato Rascel.
- Una delle meno ricordate fra le parodie girate da Totò agli albori degli anni '50. In effetti non può certo essere considerata fra le più riuscite. I costumi e le scenografie sono sfarzosi (all'epoca si favoleggiò di un budget astronomico per quel periodo, addirittura 100 milioni di lire!) ma il risultato resta davvero sottotono. Un film comunque da riscoprire - magari approfittando del bel dvd approntato dalla Ripley's - per poter vedere il grande Totò - se non andiamo errati, almeno in cinema, per l'unica volta - nel ruolo di Pulcinella.
- Bragagia, Marchesi e Metz sono i tre cineasti che hanno inventato il personaggio surreale e metafisico di Totò forgiando una maschera di Pulcinella fuori dalla storia e che non passa mai di moda. In questo film, ispirato lontanamente all'opera lirica del Barbiere di Siviglia di Rossini o di Paisiello, la cosa importante per Totò è il moto, l’intreccio dinamico costante che si dipana in inseguimenti, duelli, rapimenti, fughe a cavallo, travestimenti e difese cavalleresche della fanciulle in pericolo. Ogni atto una risata, ogni movimento uno sghignazzo.
MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò scatenato, tra giochi linguistici, travestimenti donneschi da Teatro del'Arte e gag motorie alla Mack Sennet e, soprattutto, nel ruolo di Pulcinella.
Le incongruenze
- Quando i gendarmi arrivano a cavallo davanti alla bottega di Figaro per appendere il bando che proibisce l'apertura domenicale dei barbieri si nota chiaramente che la via sullo sfondo è dipinta su un fondale: questo oscilla vistosamente al momento dellì'ingresso in scena dei gendarmi, molto probabilmente per lo spostamento d'aria causato dai cavalli.
www.bloopers.it
Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo | |
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Il palazzo del governatore di Siviglia Don Bartolo (Barnabò), la cui figlia Rosina (Barzizza) riuscirà a sposare il conte d'Almaviva (Agus) nonostante il parere contrario del padre e grazie all’aiuto del barbiere Figaro (Totò), è Villa Farnesina, situata in Via della Lungara 230 a Roma. Il palazzo del governatore di Siviglia Don Bartolo (Barnabò), la cui figlia Rosina (Barzizza) riuscirà a sposare il conte d'Almaviva (Agus) nonostante il parere contrario del padre e grazie all’aiuto del barbiere Figaro (Totò), è Villa Farnesina, situata in Via della Lungara 230 a Roma. Nel fotogramma vediamo Figaro, travestitosi da sacerdote per entrare sotto mentite spoglie nel palazzo, incamminarsi verso le stanze di Rosina subito dopo essere entrato nell'edificio: Totò arrivava dai giardini, gli stessi che si vedono ne L’uomo venuto dal Kremlino (1968), e si trovava nell’ambiente noto come Loggia di Amore e Psiche. |
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Questo il giardino sul retro (non è lo stesso dal quale era entrato Totò nell’altra scena) | |
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Il palazzo nel quale il conte d'Almaviva (Agus) e Rosina (Barzizza) vanno ad abitare dopo il matrimonio recando con loro l’amico Figaro (Totò) è Villa Catena, situata in Strada Provinciale 49a a Poli (Roma). Il palazzo nel quale il conte d'Almaviva (Agus) e Rosina (Barzizza) vanno ad abitare dopo il matrimonio recando con loro l’amico Figaro (Totò) è Villa Catena, situata in Strada Provinciale 49a a Poli (Roma). Nella foto di oggi la facciata che si vede nel film è quella che prospetta verso sinistra. |
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Rascel Renato (Ranucci Renato)
Totò e... la parodia
Totò visto da Aldo Palazzeschi
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983