Gaioni Cristina (Maria Cristina)
Maria Cristina Gaioni (Milano, 4 novembre 1940) è un'attrice italiana. In alcune pellicole e giornali il cognome appare scritto Gajoni, mentre in altri film girati dopo il matrimonio appare come Cristina Gaioni Visentin.
Biografia
Figlia del pittore Adriano Gajoni, forte di un fisico da pin-up, inizia la carriera giovane negli anni cinquanta come fotomodella, effettuando anche alcune partecipazioni come comparsa in film; nel frattempo frequenta un corso di recitazione al Piccolo Teatro di Milano.
Dopo essersi trasferita a Roma, debutta come attrice nel 1958 con Pietro Germi in Un maledetto imbroglio; in breve tempo viene soprannominata dai giornalisti la Brigitte Bardot italiana, per la sua somiglianza con l'attrice francese.
Nel 1960 vince il Nastro d'Argento alla migliore attrice non protagonista per la pellicola Nella città l'inferno di Renato Castellani (girato l'anno precedente), in cui interpreta il personaggio di Marietta Mugnari.
Nel decennio successivo diventa una delle protagoniste della vita della capitale, essendo spesso presente alle serate al Piper Club e diventando amica di Patty Pravo: nel 1969 sposa Alberto Visentin, tastierista del complesso The Pipers, che accompagna la cantante veneziana.
Nel 1967 ha anche inciso un disco per la Ricordi, insieme al gruppo beat I Grilli, con i brani L'ultimo re/È la storia di uno che.
Negli anni settanta prosegue nella carriera di attrice apparendo in varie pellicole.
Galleria fotografica e rassegna stampa
E’ Maria Cristina Gaioni e deve la sua fortuna di giovane attrice a una dote che sembra ormai non appartenere più ai tempi nostri: l’ingenuità. Scoperta per caso dal regista Alberto Lattuada, interpreterà ora la parte di una reclusa accanto ad Anna Magnani e a Giulietta Masina, in un film di Castellani
Roma, giugno
«Ho detto qualcosa che non dovevo dire?». Sgomenta il del sorriso che vede comparire sulla faccia dei propri interlocutori. Maria Cristina Gaioni s’interrompe e si guarda ininterrottamente intorno. Perchè ogni volta che apre bocca la gente si mette a ridere? Perchè se dice che i gatti hanno un loro linguaggio; che ogni persona può assomigliare ad un animale, ed esistono uomini cavalli e donne leonesse; che suo padre la considera un po’ "suonata”; che le piacerebbe interpretare a teatro la parte di Osvaldo, negli "Spettri” di Ibsen; perchè se dice queste o altre cose del genere, chi la sta a sentire sorride?
Maria Cristina è nata e vissuta a Milano; ha diciannove anni e fra poco quindi sarà maggiorenne; ha fatto regolarmente gli studi e ha frequentato la scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano,
ma non assomiglia ad una ragazza del nostro tempo.
E’ ingenua come una educanda; candidamente svanita e disarmata come lo erano, un secolo fa. certe ragazze della borghesia, vissute sempre attaccate alle gonne della mamma.
La giovane attrice, ultimo acquisto del cinema italiano, ha frequentato con successo la scuola d’arte drammatica, diretta da Strehler, del Piccolo Teatro di Milano, la città dove è nata ed ha sempre vissuto. Maria Cristina Gaioni ha capelli rossicci ed una manciata di lentiggini sulle guance e sul mento; il suo viso si può collocare tra quello di Marina Vlady e di Brigitte Bardot.
Cinque mesi fa, quando suo padre, il pittore Amilcare Gaioni, venne a Roma per organizzare una mostra personale. Maria Cristina decise di accompagnarlo. Sperava, durante il periodo della mostra, di riuscire a trovar lavoro in qualche compagnia teatrale; ma nell’ambiente degli attori non conosceva nessuno. Allora ricorse ad un sistema che soltanto la sua ingenuità le poteva suggerire: prese un elenco del telefono e cominciò a fare una serie metodica di telefonate. Giunta alla lettera S e alla parola Sanipoli, si fermò. Le rispose una voce d’uomo.
E’ abitudine molto diffusa fra gli attori quella di dare il numero di telefono del proprio agente: Maria Cristina il giorno dopo si presentò nell’ufficio di questo agente, con il diploma della scuola d’arte drammatica in mano. Non appena vide il diploma, egli scoppiò a ridere. Era la prima volta che gli capitava d’incontrare una aspirante attrice la quale scambiava il cinema per un concorso di impiegati di gruppo A. Maria Cristina restò male: ripiegò in quattro il suo diploma e lo mise nella borsetta.
Ma c’è una stella anche per gli ingenui. Un giorno Maria Cristina era stata a fare dei provini fotografici che per una aspirante attrice sono l’equivalente della carta d’identità, e aveva l’impressione che ì provini fossero riusciti male. Anzi, più ci pensava e più era certa di aver combinato un mezzo disastro. Uscita dallo studio fotografico, si sentì molto triste, disperata. All’angolo di una strada, si appoggiò ad un muro e si mise a piangere. Proprio in quel momento stava passando in automobile Alberto Lattuada: la ragazza lo colpì. Fermò l’auto e le parlò.
Così è cominciata la carriera di Maria Cristina: con una piccola parte nella ‘'Tempesta”, il nuovo film di Lattuada. Sotto le vesti di una contadina russa. Maria Cristina ha partecipato in Jugoslavia, alle riprese di alcune scene di massa, fra cui la scena truculenta dell’orgia di Pugaciov. Tornata a Roma nei giorni scorsi, un altro piccolo scatto della fortuna le ha fatto incontrare un altro regista: attraversava gli studi della Ponti-De Laurentiis quando venne vista da Renato Castellani. Il film che il regista sta per iniziare e la cui storia è ambientata in un carcere femminile, avrà tre protagoniste: Anna Magnani, Giulietta Masina e Maria Cristina Gaioni. Delle tre recluse. Maria Cristina sarà quella ingenua: una ragazza che pur avendo esercitato il contrabbando si è mantenuta innocente.
Il sorriso dolco e ingenuo e l’espressione degli occhi intensamente gentile e malinconica, sono le armi naturali e spontanee con le quali Maria Cristina Gaioni ha affrontato e vinto la sua battaglia per il cinema. Molto probabilmente, se i suoi sentimenti non fossero stati questi, il fallimento del suo primo provino fotografico l’avrebbe lasciata del tutto indifferente e l’intervento occasionale del regista Alberto Lattuada per consolarla non sarebbe certamente avvenuto. La sua carriera cinematografica è cominciata poco tempo fa, in Jugoslavia, nel film "Tempesta”, sotto le vesti di una contadina russa. Maria Cristina ha 19 anni.
Maria Cristina ne è molto felice; anche se. dice, dovrà diventare più brutta di quello che è (perchè lei crede di essere brutta), infittirsi le lentiggini che le coprono il volto, e recitare al naturale, senza un filo di trucco. Ma proviene dal teatro, ha la passione per la recitazione, una spiccata vocazione per fare l’attrice; e poter impegnarsi in una parte che richieda qualcosa di più di una bella presenza è per lei la soddisfazione più ambita. «Se lavoro nel cinema, dice, voglio almeno poter recitare sul serio». In questi giorni si sta preparando. Castellani le ha detto che dovrà avere un aspetto un po’ patito; e Maria Cristina ha preso le sue parole alla lettera: ogni mattina fa a piedi il percorso fra piazza Colonna e Monte Mario, e la sera mangia soltanto insalata. Dice:
«Mi sento lo stomaco sui piedi, è vero, ma la coscienza tremendamente a posto».
A.D., «Tempo», anno XX, n.27, 1 luglio 1958
Lo ha provato Maria Cristina Gaioni per mano di Anna Magnani. Erano dolorosi ma piacevolissimi, perchè richiesti dal copione del primo film italiano nel quale la giovane milanese ha avuto una parte di impegno.
Roma, dicembre
«Il momento più terribile — dice Maria Cristina Gaioni, — è stato quello in cui Jean Delannoy mi ha ordinato di uccidere i piccioni. Io non volevo, ma lui è stato irremovibile». Maria Cristina adora gli animali, dice di conoscere il linguaggio dei gatti e degli uccelli, e crede alla metempsicosi: in ogni animale vede il volto di una persona e viceversa. Nel film che ha da poco terminato di girare a Parigi ne combina di tutti i colori: è la responsabile della morte di sua nonna, mette la madre nei guai con la polizia, è una vera peste, tanto che, alla fine, come succede ai "cattivi" nei film, casca in un canale e annega. Ma mentre tutto questo l’ha lasciata indifferente, perchè fa parte della fìnzione, la storia dei piccioni l’ha sconvolta, e ne rabbrividisce ancora. «Lo sa — dice dilatando gli occhi — che per un mese non sono più riuscita a prender sonno?».
Il film s'intitola Guinguette e ha due protagoniste: Zizì Jeanmaire, la moglie di Roland Pétit, e Maria Cristina Gaioni. La Jeanmaire è ima donna di strada, buona nel fondo: desiderosa di rifarsi una vita, apre una guinguette. cioè una piccola trattoria sul lungofiume. La Gaioni, invece, è una ragazzina priva di ogni senso morale, che vuole tutto e subito dalla vita, ha un aspetto dolce e ingenuo, ma dentro è più corrotta e immorale dell’altra. Nel contrasto fra questi due tipi di donna si basa la parte psicologica del film, che poi, però, assume un andamento quasi da giallo. Nella guinguette s’installa una banda di ladri di automobili e la pace della piccola trattoria sembra definitivamente compromessa; in questo terremoto, il genio perverso della ragazzina gioca una parte di rilievo.
Il soprannome di ‘‘Renoir" accompagna Cristina Gaioni per la sua somiglianza con i personaggi del celebri pittori.
D'aspetto gentile e dolce, il volto lentigginoso, un po’ svagata, Maria Cristina Gaioni è un tipo diverso da quelli correnti. La sua bellezza non è perfetta nè aggressivamente sexy; ma ha qualche difetto (il naso a patata, le lentiggini) che la rendono originale. Tutti i registi che l’hanno conosciuta, ne sono rimasti colpiti: da Lattuada a Dassin, a Castellani, a Delannoy. A tutti la ragazza è molto grata: a Lattuada che la fermò in strada a Roma per offrirle una parte nella "Tempesta", a Castellani che l'ha tenuta a battesimo come vera attrice cinematografica; ma soprattutto a Dassin, al quale — dice lei stessa — deve il principio. Dassin infatti le aveva fatto fare un provino per il film "La legge”: la parte andò poi alla Lollobrigida, ma quel provino era riuscito così bene che sia Castellani sia Delannoy si basarono su di esso per scritturare la ragazza.
IL TIPO DELLA GAIONI, ingenuo o perverso, a seconda delle interpretazioni che se ne vogliano dare, è stato sfruttato in entrambi i sensi dai registi Castellani e Delannoy che hanno diretto i due film nei quali alla Gaioni erano affidate parti di un certo impegno. Il primo "Nella città, l’inferno”, con Anna Magnani e Giulietta Masina. girato nel carcere romano delle Matellate; il secondo "Guinguette” nel quale la giovane attrice e cointerprete con Zizi Jeanmaire.
E’ accaduto così che in un anno da quando piovve a Roma da Milano, spaurita della sua audacia e fiduciosa nel diploma di attrice dell’Accademia del Piccolo Teatro (lo portava con sè nella borsetta e lo mostrava a tutti, e restò malissimo quando un produttore le disse che quello era solo un pezzo di carta), ha interpretato tre film, di cui due drammatici. Il primo di questi è stato Nella città, l’inferno, di Castellani: un film forte e patetico, ambientato fra le pareti di un carcere femminile, nel quale la giovanissima recluta si è trovata accanto ad un duetto di celebrità: Anna Magnani e Giulietta Masina.
FIGLIA DI UN PITTORE milanese Maria Cristina Gaioni fu scoperta quasi per caso da un cercatore di talenti; il suo primo film "La tempesta" nel quale ebbe una particina lo ha interpretato gratis. Non è stata una cattiva speculazione; oggi infatti un contratto pluriennale la lega a una grossa Casa cinematografica italiana e concrete proposte le sono state fatte da alcuni produttori d’oltralpe. Abitualmente risiede a Roma, ma dando prova di un non comune spirito bohemien ha già cambiato casa quattro volte. Non è fidanzata e non ha intenzione di farlo; a Parigi gliene avevano attribuito uno. ma si è trattato semplice-mente di una malriuscita trovata pubblicitaria. Tutte le foto pubblicate in queste due pagine sono state fatte a Milano, nella casa dei genitori dell’attrice.
Ogni volta che stava per entrare in scena, intimidita dalla presenza delle sue famose colleghe, era presa dal panico: sudava, tremava tutta. E la sua gioia, quando la scena era finita, era tanta che, dopo aver ricevuto alcuni sonori schiaffoni da Anna Magnani, sorrideva felice come una Pasqua e diceva che gli schiaffi della Magnani erano «pieni di una grande comunicativa». In questo film, Castellani l’ha impiegata in una parte che si addice al suo fìsico e al suo carattere: Maria Cristina è una detenuta mite, ingenua, vittima del suo candore. Jean Delannoy, invece, ha capovolto il gioco, secondo una tecnica spettacolare di sicuro effetto; le ha dato cioè un ruolo ambiguo, di ingenua perversa, di ragazza dolce in apparenza e cattiva, immorale nell’animo.
Si tratta tuttavia, in entrambi i casi, di due personaggi di un certo rilievo umano, con i quali Maria Cristina si è cimentata volentieri, con grande impegno; il cinema che vuol fare lei, è infatti quello serio, difficile, impegnativo. Lo dicono tutte le debuttanti, ma questa volta c’è da crederci. La fortuna e il suo volto insolito, l’hanno aiutata, nei suoi primi passi; il produttore, che le ha fatto un contratto di cinque anni, l’aiuterà nel futuro. Alcuni sceneggiatori sono già al lavoro per un altro film, di cui sarà la protagonista, accanto ad un’altra celebrità: Michèle Morgan. «Per me — dice sorridendo felice Maria Cristina, — i diplomi d’attrice non sono dei pezzi di carta».
A. D., «Tempo», anno XXI, n.1, 6 gennaio 1959
Sarà la parte di Cristina Caioni nel film “En plein soleil ” di René Clément. Entro il 1959 la ragazzina milanese avrà così raggiunto il suo settimo film
Roma, agosto
Cristina Gaioni è nella felice situazione di soffrire per l’eccessivo numero di film che le vengono offerti. Il suo "caso” è ormai curioso: la fulva ragazzina milanese infatti è apparsa finora in un solo film ("Nella città l'inferno”), ma ne ha interpretati molti subito dopo, li vedremo tutti insieme nella prossima stagione e intanto assistiamo stupiti al rapido sorgere di una nuova attrice. Pressocchè ignota al pubblico, insomma, ma notissima ai produttori, Cristina Gaioni riceve più offerte di quanti film possa interpretare.
Oggi per esempio è costernata per aver dovuto rinunciare al secondo film di Leopoldo Trieste, "L’assegno", il cui valore Cristina aveva ben compreso. Purtroppo è legata ad un contratto ferreo e dovrà partecipare ai film "Giuda” (nella parte di Maria Maddalena, nientemeno) di Peppino Amato, e ”En plein soleil” di René Clément. Quest’ultimo film è molto importante e Cristina si sentirà compensata della perdita dell’ "Assegno”.
La ventenne attrice milanese, che ha tentato il cinema poco più di un anno fa dopo uba seria preparazione teatrale (presso il "Piccolo Teatro”, il che le dà un grande vantaggio sulle concorrenti), è già arrivata alle parti di protagonista. Ha Interpretato finora cinque film, tutti molto seri. La prima interpretazione della Gaioni fu nella 'Tempesta”, ma nessuno la notò. Interpretò poi l’anno scorso "Nella città l’inferno” e a Parigi "Guinguette” di Delannoy, ribattezzata, nell’edizione italiana, ”La casa sul fiume”. I registi tendono ad affidarle parti di ragazzina moderna, sbarazzina, ingenua, ma non troppo. Nel suo prossimo film sarà una giovane ladra.
Nè le dispiace di dover essere una giovane ladra: ha il terrore infatti delle parti di ingenua. Clément girerà prevalentemente in Italia, ma rilancerà la Gaioni sul mercato francese, dove essa è già nota per il film "Guinguette” di Delannoy (tradotto in Italia "La casa sul fiume”). Dunque anche per lei la via del successo passa da Parigi. Ma per il momento la preoccupazione principale di Cristina è di ordine pratico: trasferire a Roma tutta la sua famiglia (ha i genitori e una sorellina). Dopo tutto suo padre è pittore e può lavorare dovunque: tanto vale restare insieme.
QUEST’ANNO la Gaioni ha interpretato "Arrangiatevi” (già "La casa nuova") di Bolognini e "Quel maledetto imbroglio" di Germi. La giovane attrice, generalmente scontenta, è soddisfatta di sè più per il secondo film che per il primo.
«Tempo», anno XXI, n.34, 25 agosto 1959
Maria Cristina Gaioni ha fatto solo film di qualità e ha già vinto un Nastro d’Argento. Tuttavia è una fanciulla che arrossisce ancora al più piccolo sbaglio.
Roma, aprile
«Come fa a sapere che mi piace il treno?...». Maria Cristina Gaioni mi fissa con i suoi occhi tutti meraviglia; e, di colpo, la situazione è apparentemente capovolta. Infatti, se c’è qualcuno che dovrebbe essere meravigliato, quello sono io. Stavo aspettando che la porta di casa si aprisse, quando un rombo improvviso, accompagnato da un fischio lacerante, ha fatto sobbalzare la casa. Poi, come evocata da quel suono, è comparsa Maria Cristina, inquadrata in una grande specchiera, (è forse uscita da lì?), con gli occhi un po’ smarriti, agitando le mani nell'aria e mormorando: «Mi scusi, sono bagnate, mi scusi...». E non si capisce se vuol stringermi la mano oppure no, poi me la dà ed è bagnata sul serio. «Mi scusi», ripete l’attrice, al colmo della confusione, presaga e rassegnata alla sua prossima gaffe.
Ma io vi sono preparato: ormai la conosco; e ogni volta aspetto con curiosità di vedere sotto quale nuovo aspetto mi si rivelerà. Una volta rincontrai in un commissariato, dove si era rifugiata, confusa e impaurita dai complimenti dei passanti; un’altra, di sera, rasente ai muri, con una grande borsa sotto il braccio, che ne conteneva altre due. «E’ un sistema», mi confidò, «che mi ha insegnato la nonna». Questa volta, ecco: la ”casa col treno”; nel mezzo di un quartiere di piccoli impiegati, dove nessun attore si sognerebbe di abitare, e a lei piace moltissimo, con tutti quel treni che vanno e vengono e i castelli, i silos argentati, la ciminiera di una grande raffineria di petrolio che brucia tutta la notte e che l’opinione pubblica considera il "disonore di Roma". Figuratevi poi abitarci vicino. Invece Maria Cristina, quando le chiedono dove abiti: «Alla Purfina», risponde con orgoglio.
Eccola lì, seduta in bilico su un divano. Le braccia conserte, per impedirsi di mangiarsi le unghie. L’aria dolce e inquieta; le guance cosparse di lentiggini. «Eh, sì, la primavera...», sospira, abbozzando un sorriso. Spartiti sulla fronte, stretti dietro da un fiocco nero, i lunghi capelli biondi striati di bianco le incorniciano il volto; qualche ciocca ribelle le sfugge lungo il collo. E' vestita in modo dimesso, quasi trasandato. Un golfino celeste. Una sottana di vigogna. Scarpe da casa. E li, in quella stanza un po’ grigia scossa dai treni, circondata da vecchi oggetti e sopramobili di famiglia, accanto a un grande pianoforte a coda, su cui sono posati uno spartito di Chopin e un gatto grigio, («mi mangia tutti i fiori...»), mi sembra così poco reale, come potrebbe esserlo, oggi, un personaggio di Dostojevski o di Cechov.
Maria Cristina è un personaggio poco reale: vive tutta dentro di sè, e nei sogni. «La cosa che mi piace di più», mi confessa ad un certo punto, «è passeggiare nei luoghi dove cresce l’erba...». Perchè? «Perchè sull’erba è più facile fantasticare. E un’altra cosa mi piacerebbe — aggiunge. — Dipingere i miei sogni; ma non ci riesco, forse perchè sono troppo belli...». Maria Cristina è un personaggio di un altro tempo. Ciò che la lega al nostro sono due cose soltanto: la voglia e il piacere di lavorare, e uno spontaneo, istintivo senso dell’ humour. Di temperamento instabile, con tendenza alla malinconia, la giovane attrice, quando lavora è felice. Si alza di buonumore, prestissimo; arriva sul set due ore prima; è pronta, vestita e truccata, quando non c’è ancora nessun attore.
Via Margutta è il suo penultimo film (ora ne sta girando un altro, con Totò e Peppino de Filippo), del quale è molto soddisfatta. Per la parte che vi ha interpretato, «comica, differente dalle precedenti»; e perchè Camerini, il regista, è un uomo molto affabile, comunicativo. Le persone per Maria Cristina si dividono in due categorie: le comunicative e le non comunicative. Le prime sono le uniche con cui può avere a che fare: le altre la respingono, la deludono, la fanno sentire più sola. «Nel film — riprende con entusiasmo — facevo la servetta di un pittore, che s’innamora del suo padrone, e ne fa tante, tante, per farsi notare: vuole gli otto giorni quando la licenzia, e poi ne invoca quattro, tre, due...; quindi s’improvvisa pittrice, diventa celebre: macché, lui neppure uno sguardo, come se fossi un gatto; e infine mi spoglio, e beh, si, allora si accorge di me...».
«Curioso — esclama, colpita dalle sue parole — si vede che è mio destino fare l’ingenua maliziosa...». I francesi, in Guinguette, le diedero addirittura una parte di calcolatrice, di perversa, come nel Maledetto imbroglio, di Germi.
«Lì ero una specie di domestica Messalina...». Un piccolo ruolo, che pure le ha dato delle soddisfazioni. Perchè molti, quando due mesi fa le assegnarono, il "Nastro d’argento”, credevano che fosse per il film di Germi; mentre le è stato dato per il film di Castellani ”Nella città l’inferno”. Ma quello che accadde alla prima! C’era davanti a lei un signore, il quale guardava lo schermo, e guardava lei; passava con gli occhi dalle sue spalle nude e dai suoi voluttuosi abbracci nei film, a lei reale, a un metro da lui. E con un sorrisino malizioso, come per dire: ”Ah, ma tu sei proprio cosi!”.
Che vampate. Che rossore. Non si era mai sentita tanto imbarazzata, malgrado il buio; neppure quella volta che si presentò a un’altra ”prima” vestita da Giulietta, («sì, proprio quella del film Giulietta e Romeo»), con un lungo vestito di broccato azzurro, lungo fino ai piedi, i capelli biondi sciolti sulle spalle, una coroncina in testa... E tutti gli amici, vedendola così mascherata, erano esterrefatti; e chi si nascondeva dietro una colonna, chi si distraeva. Beh, anche quella fu una brutta esperienza; ma almeno le ha servito, perchè ai "Nastri d’argento” è andato tutto benissimo. «Si figuri — mi dice — che ho cominciato a lavarmi, truccarmi, pettinarmi a mezzogiorno; e mi sono data tanta colla in testa che per tre giorni non c’è stato più verso di toccare i capelli, fino a quando è intervenuto il parrucchiere, e a forza d’olio...».
Il candore è il segreto di Maria Cristina? Certamente, il candore c'è; ma anche il suo contrario, il senso del peccato, «Oh, io faccio tanti peccati», mormora addolorata. E poi una sensibilità distribuita su tutti i pori della pelle che si manifesta in timidezza e in rossori improvvisi. Infine, un vivere continuamente nella fantasia. Insomma, è una creatura singolare, imprevedibile. Hanno detto che assomiglia alle ragazze dipinte da Renoir; a me ricorda certe figure, trepide e predestinate, dei romanzi russi. «I ruoli chè preferisco? Anna Karenina di Tolstoi, Sacha in Ivanov, Irina di Cechov». Sta ancora parlando quando un rombo improvviso di treno la sopraffà: in mezzo al rumore Maria Cristina comincia a sorridere.
A. D., «Tempo», anno XXII, n.18, 30 aprile 1960
Filmografia
Un maledetto imbroglio, regia di Pietro Germi (1958)
La tempesta, regia di Alberto Lattuada (1958)
Nella città l'inferno, regia di Renato Castellani (1959)
La casa sul fiume (Guinguette), regia di Jean Delannoy (1959)
Arrangiatevi!, regia di Mauro Bolognini (1959)
Letto a tre piazze, regia di Steno (1960)
L'assassino, regia di Elio Petri (1961)
Ursus, regia di Carlo Campogalliani (1961)
Gioventù di notte, regia di Mario Sequi (1961)
Le massaggiatrici, regia di Lucio Fulci (1962)
L'ira di Achille, regia di Marino Girolami (1962)
I tre nemici, regia di Giorgio Simonelli (1962)
Dieci italiani per un tedesco (Via Rasella), regia di Filippo Walter Ratti (1962)
Ultimatum alla vita, regia di Renato Polselli (1962)
Il figlio dello sceicco, regia di Mario Costa (1962)
Il successo, regia di Mauro Morassi (1963)
Via Margutta, regia di Mario Camerini (1963)
Le verdi bandiere di Allah, regia di Giacomo Gentilomo e Guido Zurli (1963)
L'incendio di Roma, regia di Guido Malatesta (1965)
Spia spione, regia di Bruno Corbucci (1966)
Furia a Marrakech, regia di Luciano Martino (1966)
La battaglia dei Mods, regia di Francesco Montemurro (1966)
Una iena in cassaforte, regia di Cesare Canevari (1967)
Per amore o per forza, regia di Massimo Franciosa (1971)
Il mostro è in tavola... Barone Frankenstein, regia di Paul Morrissey (1973)
Diario segreto da un carcere femminile, regia di Rino Di Silvestro (1973)
Prostituzione, regia di Rino Di Silvestro (1974)
Attenti al buffone, regia di Alberto Bevilacqua (1976)
Willy Signori e vengo da lontano, regia di Francesco Nuti (1990)
Discografia
45 giri
1967: L'ultimo re/È la storia di uno che (Dischi Ricordi, SRL 10.458)
Note
^ Nel corso degli anni, però, cambia la sua data di nascita: in alcune riviste della metà degli anni '60 diventa 1941, in altre della fine del decennio si sposta al 1943. Nel volume Le attrici italiane Gremese editore Roma 1999 la data è il 1940.
Bibliografia
Claudio Pescetelli, Una generazione piena di complessi, editrice Zona, Arezzo, 2006 (alla voce Grilli, i)
Patty Pravo e Massimo Cotto, Bla,bla,bla, editrice Mondadori, Milano, 2007
Enrico Rosa, Passi pericolosi, articolo su Cristina Gajoni pubblicato sulla rivista Tempo, nº 31, 4 agosto 1962, pag. 71
Marco Peis, Cristina canta per "hobby", articolo su Cristina Gajoni pubblicato sulla rivista Grand Hotel, nº 1019, 1º gennaio 1966, pag. 22-23
Riferimenti e bibliografie:
- A. D., «Tempo», anno XX, n.27, 1 luglio 1958 (Fotografie di Paolo Costa)
- A. D., «Tempo», anno XXI, n.1, 6 gennaio 1959
- A. D. (Foto Paolo Costa), «Tempo», anno XXII, n.18, 30 aprile 1960