Il seduttore rovinato dalle amanti gelose
Quando tre mesi fa il regista Antonio Petrucci arrivò a Madrid trovò alla stazione un signore che lo aspettava, il quale, con un fare cerimonioso che contrastava colla sua intenzione di far presto, dopo averlo informato che era atteso, lo fece salire su di una grande automobile nera. La presentazione e i complimenti di quello sconosciuto vestito di nero erano stati così inaspettati, che Antonio Petrucci. a cui era parso di cattivo gusto chiedere spiegazioni, si ritrovò poco dopo nella hall di un grande albergo circondato da una cinquantina di persone che facevano a gara a stringergli la mano, senza sapere a che cosa fosse dovuto tanto entusiasmo. Fu soltanto quando una vecchia signora si rivolse a lui chiamandolo Diego Fabbri che egli si rese conto dell’equivoco. Nonostante la notorietà dell’amico italiano non potesse che fargli piacere, il timore di vedere apparire sul volto dei suoi ospiti la delusione, lo trattenne dal chiarire subito l’equivoco.
« Ero quasi tentato », racconta Antonio Petrucci, « di continuare quella parte che mi avevano fatto recitare a mia insaputa. E se non fosse stato il pensiero di fare un torto ad un amico lo avrei senz’altro fatto. Ma la cosa più sorprendente, e che mi fece diventare subito simpatici gli spagnoli, fu che quando dissi di non essere Diego Fabbri ma soltanto un suo amico, essi, invece di mostrarsi delusi, raddoppiarono verso di me le gentilezze ».
LEA PADOVANI e Alberto Sordi in una scena del film « Il seduttore ». Il film narra le vicende di un impiegato che per accreditare presso il proprio capuffìcio la sua fama di dongiovanni si trova in una serie di complicazioni sentimentali per liberarsi dalle quali è costretto a ricorrere all’aiuto della moglie.
Non è la prima volta che uno scrittore italiano gode all’estero di una notorietà che forse non riuscirà mai a raggiungere in patria. Ne è un esempio Silone i cui romanzi sono molto più letti all'estero che in Italia. Il caso di Diego Fabbri, che è riuscito a conquistare la Spagna con una commedia, Il seduttore, che la critica di quel paese ha definito come: « L’ultimo Don Giovanni ». è uno dei più singolari. Rappresentato in quei teatri da camera i quali per essere frequentati da un pubblico ristretto composto da letterati, registi, arcivescovi, funzionari governativi e dame dell’aristocrazia, hanno in Spagna quasi una funzione di censura preventiva. II seduttore ottenne un grande successo. Dove alcuni mesi prima Sartre aveva lasciati dubbi, incertezza e persino un certo malcontento, Fabbri suscitò entusiasmo. Quando perciò Antonio Petrucci, ritornato in Italia, raccontò che sul Seduttore in Spagna si continuava a scrivere saggi e a tenere conferenze, i produttori pensarono che dalla commedia di Fabbri si poteva trarre un ottimo soggetto cinematografico. A questo punto vien fatto di domandarsi come dall’opera di uno scrittore cerebrale, anche se profondamente romano, ricco di sottigliezze verbali dalle quali deriva spesso una narrazione piena di fatti complicati, possa essere ricavato un film capace anche di contentare il gusto elementare del pubblico. La cosa è stata possibile infatti grazie a qualche abile ritocco al testo originale da parte degli sceneggiatori, i quali hanno tolto ai Seduttore quell’aureola di tristezza che ne fa presagire fin dal principio la fine tragica, e hanno reso questo personaggio più comune e quindi alla portata di tutti.
Quando lo incontriamo al principio del film il nostro seduttore è soltanto un modesto impiegato di un’agenzia di viaggi i cui propositi di conquista non hanno avuto un esito molto fortunato. La sua loquace galanteria, che lo spinge a corteggiare tutte le donne, non gli ha permesso ancora di raggiungere in questo campo alcun risultato concreto. Ma Alberto (Alberto Sordi), è questo il nome del Don Giovanni, riesce a consolarsi dei propri insuccessi, facendo trattenere il fiato al suo capufficio col racconto delle sue immaginarie conquiste. Ma ecco che un giorno Alberto, il quale non tralascia un’occasione perché l’opinione che si è fatta di lui il suo capuffìcio diventi una realtà, ottiene il primo successo. Ha conosciuto Jacqueline, una indossatrice francese, e sebbene la ragazza gli abbia chiesto subito cinquantamila lire allo scopo di dare una base solida ai loro rapporti. Alberto è convinto che essa non abbia saputo resistere al suo fascino. Si tratta comunque della sua prima conquista e Alberto decide di festeggiarla organizzando una piccola orgia durante la quale, all’infuori della sbornia del suo capufficio, non accadrà nulla di straordinario. Ma Alberto, convinto che la migliore arma del seduttore è la costanza, non si lascerà scoraggiare da un inizio così poco brillante. Riesce infatti a convincere Jacqueline a passare alcuni giorni con lui, approfittando della momentanea assenza del suo amante. Senonché la ragazza, invece di mantenere la promessa, coi denari ricevuti da Alberto fa venire in Italia la propria madre. E sarà appunto la vecchia signora, quando lui si recherà a prendere Jacqueline al suo albergo, a informarlo che sua figlia è partita con l’amante. Un esordio così disastroso avrebbe dovuto convincere il nostro seduttore a non fidarsi troppo delle donne; invece sono passati appena alcuni giorni dall'infelice epilogo della sua prima conquista che già lo vediamo implicato in una nuova avventura. E questa volta non si tratta di una donna leggera come Jacqueline, ma di una donna sposata e per di più madre di due bambini. Il fatto che Alina, è questo il nome della signora che ha intenzione di sedurre, non passi molto tempo insieme al marito, un pilota delle linee aeree, ne fa sembrare ad Alberto più facile la conquista. Ma ecco, proprio quando è riuscito a insinuarsi nel cuore di A lina, capitargli fra capo e collo Jacqueline, che nel frattempo è riuscita a liberarsi dell’amante.
E così Alberto si trova improvvisamente con due amanti, una «lei le quali (Jacqueline) per di più ammalata e con una madre sulle spalle da man tenere. È naturale che una tale situazione invece di soddisfarlo gli cominci a pesare. Costretto a correre tutto il giorno da un’amante all’altra, e sempre colla paura di essere scoperto dalla moglie, perché Alberto è sposato (cosa comune anche nei seduttori) e ama sua moglie Norma (Lea Padovani), una bellissima donna che tra le tante virtù ha anche quella di essere proprietaria di una trattoria. Alberto ha finito per perdere la tranquillità. E siccome egli non è più iti grado di far fronte alle continue richieste di denaro di Jacqueline, che dal giorno che ha lasciato l’amante è costretto a mantenere, decide di ricorrere a uno stratagemma. Conduce Jacqueline e la madre nella trattoria di sua moglie e. colla scusa che esse debbono riscuotere una grossa somma dall’ufficio in cui è impiegato, la convince a fargli credito. Con questo espediente Alberto, oltre a risparmiare molto denaro, si può permettere di avere un’amante a domicilio. Ciò rap presenta per lui un notevole risparmio di tempo che gli darà modo di dedicarsi di più ad Alina. Senonché le sue continue assenze finiscono per ingelosire Jacquellne, il cui eccessivo interesse per Alberto non è sfuggito a Norma che comincia ad avere i primi sospetti. Le cose precipitano coll’improvviso arrivo di Alina nella trattoria. Alina infatti, avendo chiesto il divorzio al marito, è venuta a cercare Alberto affinché mantenga la sua promessa. Cade così la sottile trama che il seduttore aveva costruita con tanta pazienza. Respinto dalle amanti, e scacciato dalla moglie, a cui non nasconde i suoi propositi di emigrare in Africa. Alberto lascia la trattoria. Ma vi ritornerà presto, richiamatovi dalla moglie, la sola delle tre donne che lo abbia perdonato.
Mario Agatoni, «L'Europeo», anno X, n.41, 1 agosto 1954
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Mario Agatoni, «L'Europeo», anno X, n.41, 1 agosto 1954 |