Sordi non ha voluto finire nel serraglio

1964 07 11 Tempo Evi Marandi f0

“Se non me ne andavo, mi ritrovavo anch’io nell'arca di Noè, tra leoni e serpenti”, dice Alberto Sordi che ha rotto il contratto che lo legava a Dino De Laurentiis. Giunto ad un momento delicato della sua carriera, l’attore punta le sue carte sul vecchio sogno: diventare popolare all’estero

Roma, aprile

«Chi vuoi distruggere?... Vuoi forse colpirmi negli affetti familiari?...». Da allegra la voce di Sordi diventa rugginosa nel fissarmi l'appuntamento, e leggermente inquieta, nel domandarmi lo scopo dell’intervista. Se non proprio una birbonata, Alberto considera una mia scorrettezza, l’aver acceso con un articolo su Tempo l’antagonismo con Vittorio Gassman. Una di quelle scorrettezze — dico a mia discolpa — che rientrano nei doveri professionali del giornalista. Perchè questo antagonismo esiste e avvelena la vita di Sordi. Questi due attori si beffano, si legnano, go-
dono degli insuccessi dell’uno o dell’altro; tuttavia senti che, in fondo, si vogliono bene e si stimano per quello che sono. Purtroppo sono condannati a rubarsi il pubblico, si feriscono a colpi di incassi e saccheggiano i reciproci repertori.

Che sono, questi peccatucci, queste beffe, di fronte alle ruberie, alle prepotenze, alle guerre dei potenti? Fa piacere vedere Gassman divertirsi, prendere in giro, "mordere” Sordi con le parole, tagliargli i panni addosso, e talvolta anche la pelle con arguzia e felicità d’umore. Perchè Gassman è stizzoso e se gli pestano i calli "sbotta”. Mentre Sordi si macera
dentro; la sua invidia, il suo disappunto, la sua rabbia non lasciano traccia sul suo volto. Ma sotto queste apparenze comincia a covare uno strano complesso che gli inceppa l’istinto perchè oggi Sordi ha ansiose preoccupazioni per la sua carriera. Ed è naturale che "sbotti" anche lui, magari riparando la voce con tutta la sua persona, perchè tu non abbia a coglierne quelle mille sfumature di disprezzo, di superbia che egli vi mette.

Parla piegando la bocca verso la spalla, parco di gesti, perchè un gesto non si sa mai dove va a finire quando è disegnato da un romano. Può correre e fuggire, assu-
mere il senso di ”mo’ te faccio vedè io”, oppure "m’avete seccato” e riacchiapparlo è poi un problema. E mentre ti parla. Sordi è come se ti facesse mille domande, mettendo tra una frase e l’altra quell’ "eh?” che è esso stesso una domanda. Vuol sapere se sei d’accordo e vuol essere persuaso che quello che dice non possa spronare gli scappellotti degli avversari. Perchè in questo momento Sordi si trova come sospeso. Non ha rinnovato il contratto con Dino De Laurentiis.

«Ancora un po’ e me ritrovo anch’io nell’arca di Noè tra leoni e serpenti». mi mormora all’orecchio; da principio come se mi svelasse l’Apocalisse e poi ridacchiando. «Io diventavo matto!... Me sembrava d’esse allo zoo con tutte quelle bestie!...». Ha detto proprio così, ma poi si corregge subito dicendo che se n’è andato senza sbattere la porta del serraglio. Non è stato il gran strepito degli animali della Bibbia o l’affannarsi dei domatori ad indurlo, dopo sette anni di sodalizio con Dino, a dire "no”, ma la convinzione che "a mandare avanti” era soltanto lui. Si vedeva ormai come l’ "alzati e cammina” di tutti i film moribondi. «Me dovevo scioglie — mi fa mentre un leggero rossore di stizza gli copre le guance — mi dovevo sciogliere». Poi mentre una risatella gli gorgoglia in gola aggiunge: «Dovevo fa’ miracoli come i santi... Il film con Soraya è debole... Che facciamo?... Ce mettemo Sordi... Non è così?... Eh?...»! E raccogliendo a pigna le dita della destra, continua: «Sempre io a salva la baracca...».

Rotto il contratto, Sordi si trova però nello stato di spirito del ragazzino che giuoca ai quattro cantoni, e non sa, una volta abbandonato il posto, cosa gli potrà capitare. La rappresaglia di Dino, che ha cercato di strappargli invano i diritti del "Trombettiere del generale Custer” l’ha un po’ scosso. La battaglia del "Little Big Horn”, come è stata definita da De Laurentiis, si è conclusa a favore di Sordi che impersonerà Giovanni Martini, il trombettiere che combattè le tribù Sioux sotto il vessillo del leggendario generale. Ma è stata una battaglia aspra.

L’attore, come è noto, ha preso parte al film "Tre volti”, con l’episodio diretto da Franco Indovina e la sua presenza è stata determinante, a giudizio di molti, per il successo economico del film. Negli ultimi anni Sordi è stato spesso impegnato in film a episodi ai quali la sua larga popolarità ha assicurato una notevole fortuna di mercato ma che sono stati scarsamente vantaggiosi alla sua carriera. Anche questo i uno dei motivi che hanno indotto l’attore a lasciare De Laurentiis. Attualmente Sordi sta interpretando un altro film a episodi "I complessi", in cui ha accettato il diretto confronto con Nino Manfredi e Ugo Tognazzi, protagonisti degli altri due episodi.

L'occhio di Dino

Intanto nuove offensive vengono a Sordi da altre parti. Da un palcoscenico di Broadway, Mastroianni nei panni di Rodolfo Valentino, lo farà soffrire perchè del latin lover Sordi si ritiene con qualche ragione il più estroso e saporito interprete. Sono dunque tramontati i tempi in cui Alberto, saldo in sella al successo, si muoveva nel cinema come avvolto in una nuvola di vapori e di profumo che ogni mattina versava nella vasca d’acqua bollente? Il sorriso che egli usa come l’incenso, aspergendolo su tutto, s’è come immalinconito da quando altri attori hanno preso le sue briscole e le giocano con successo. E questo è avvenuto quando qualcuno gli ha messo addosso il dubbio che quello che faceva era troppo poco e che aveva stoffa di fare di più. Fino a quel momento aveva creduto soltanto al suo istinto.

Qualcuno che lo amava come un fratello e pretendeva di fare di lui un personaggio imparentato con la letteratura, ne fece invece un infelice. Lo contagiò con la letteratura ed ecco Il maestro di Vigevano. Non fu un fiasco ma quasi. Nella lotta per il successo gli attori si comportano come i politici, cioè senza esclusione di colpi; anche Sordi del resto è rinomato per la spregiudicatezza con cui ne assesta. Con De Laurentiis, Sordi si credeva al riparo di complotti e agguati. Mentre le insidie gli venivano da tutte le parti. Gassman sulla scia del Sorpasso diventava, a mezzadria con Cecchi Gori, produttore di se stesso. Nella ditta di De Laurentiis, Sordi si sentì improvvisamente come un sacerdote che ha fatto rinunzia a se stesso abbandonandosi come un prete si abbandona a Dio. E il suo Dio, Sordi spesso non lo vedeva neppure in immagine; ne sentiva soltanto la voce. «Domandalo a Sonego», brontola Alberto.

Sonego. che è l’ideatore di quasi tutte le storie di Sordi, racconta che negli studi De Laurentiis c’è un circuito televisivo interno che consente di controllare quello che avviene nei singoli reparti e nei singoli uffici. «Uno parla dentro un tubo e Dino te vede». Non c’è bisogno che tu però lo veda... Hai capito?...». Ma quel tubo avrebbe poca importanza se i film di Natale annoverassero ancora quelli di Alberto. I film di Natale sono oggi quelli di Mastroianni e Gassman, film come Matrimonio all’italiana o La congiuntura, film caricati come i fucili a polvere e palla con percussione sul botteghino. Ed è anche per questo che Sordi è diventato ombroso e per la prima volta mi accorgo che gli anni gli hanno consumato i lineamenti. «Non se po’ andò sempre allo sbaraglio — mi fa dopo un breve e pesante silenzio —; uno lavora seriamente e poi perchè ce so’ gli impegni con il cinema te fanno uscì un film in fretta e furia».

Si riferisce al Disco volante che con un po’ di pazienza e calma avrebbe avuto miglior esito. Mi accorgo che Sordi è insieme temerario e guardingo. Schiva e contrattacca senta mai perdere la guardia. E' deciso a non farsi mettere alle corde. I mezzi per colpirlo non sono stati del tutto ortodossi; ed è giusto che si guardi alle spalle. L’incomunicabilità con il pubblico non italiano è tema dei suoi denigratori. «Sordi non piace ai pubblici anglosassoni». Poco male. Ma Sordi non ci crede e si intestardisce sin dai tempi di Addio alle armi, che doveva aprirgli le porte degli Stati Uniti e invece gliele sbattè tutte in faccia.

Il viso estremamente mobile e capace di mutare rapidamente d’espressione costituisce una delle caratteristiche principali della personalità artistica di Sordi. L’attore, che compirà nel prossimo giugno i quarantacinque anni, ha preso parte a settantacinque film. Nell’episodio di "Guglielmo il dentone” nei "Complessi” interpreta la figura di un arrivista che riesce a spuntarla nonostante i suoi difetti fisici. Nei programmi di Sordi, oltre al "Trombettiere del generale Custer” da girare in America, vi è "Fumo di Londra" in cui esordirà nella regia.

La via americana

Adesso qualcosa matura; Alberto intrallazza niente meno che con Billy Wilder. il quale ha una cotta per Sordi dopo averlo visto nel Diavolo. Ha dei progetti per lui. «Ti farò consegnare gli Oscar di quest'anno», gli ha promesso. Deve essere un cruccio lancinante per Alberto il non sfondare in America; dopo l’assicurazione di Wilder sembra che tutta la sua vita non sia stata che una lotta per arrivare a consegnare le famose statuette.

Se il suo successo non sconfinerà all’estero. Sordi non sarà ridotto alla fame, perchè non è una grossolana speranza di guadagno ad animarlo, ma una ragione competitiva. Per moltiplicare la forza d’urto si allea a Manfredi e Tognazzi in un film che si intitola I complessi, un film a spicchi, come le arance. L’alleanza di questi tre comici può apparire come una delle più grosse operazioni di trasformismo che siano state fatte in questo paradiso del trasformismo che è il nostro Paese. In realtà i tre non si vedono mai. Manfredi gira uno sketch con Risi accanto alla Occhini. Tognazzi con Franco Rossi, e sarà un onorevole che scopre che sua moglie è stata in gioventù "schiava’’ in un film. Sordi gira con L. F. d’Amico accanto a Gaia Germani.

La storia, Guglielmo il dentone, sembra riecheggiare le ultime disavventure di Alberto. Alla televisione cercano un nuovo presentatore. Guglielmo, che è Sordi, supera tutte le prove e anche le impreviste difficoltà che gli esaminandi inventano per bocciarlo. Denti immensi che dischiudono un sorriso agghiacciante lo fanno inidoneo alla funzione di speaker. Come un robot Guglielmo sorpassa, incredibile, anche i raccomandati. «Ha denti di acciaio», mi fa Alberto mentre un sorriso luciferino gli si stampa sul volto.

Mi dispongo a pagare il caffè che abbiamo sorbito insieme in un bar di piazza di Spagna. «Lascia sta’ — interviene brusco — altrimenti scrivi che non t’ho pagato neppure il caffè... Eh?».

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVII, n.19, 12 maggio 1965


Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVII, n.19, 12 maggio 1965