SEQUENZE - QUADERNI DI CINEMA
Cinema e cattolicesimo
Vigilanti cura lettera enciclica di Pio XI
Quali sono i rapporti fra il cinema e la religione cattolica? Esiste una cinematografia ispirata ai principi del Cattolicesimo? Se non si può pretendere di dare una risposta definitiva a queste due domande con gli scritti raccolti nel presente fascicolo, fissare tuttavia alcuni punti essenziali, sulla base dei quali avviare la discussione sull’argomento, ci sembra tanto più utile oggi che i rapporti fra cinema e Cattolicesimo sembrano farsi sempre più stretti.
Che in questi anni si sia avuta una notevole fioritura nella produzione di ispirazione cattolica e che la Chiesa si mostri sempre più attenta e interessata nei confronti del cinema è un fatto che non crediamo possa attribuirsi a semplici ragioni di reciproco tornaconto materiale e che non ci pare possibile studiare solo da questo punto di vista. Dal Cristianesimo infatti hanno tratto ispirazione sommi artisti in ogni tempo; perché non dovrebbero trovarvi materia per le loro opere gli uomini migliori del cinematografo? Non potrebbe essere questa una ottima occasione perché il cinema si impegni finalmente in argomenti di elevatezza spirituale pari alle sue possibilità? Se i risultati finora raggiunti sono ancora molto modesti, non è però difficile avvertire nell’ultima produzione i segni che lasciano intravedere un possibile miglioramento. Film come Monsieur Vincent, La Croce di fuoco, e soprattutto Cielo sulla palude, hanno il merito di contribuire, al di fuori degli schemi ufficiali e dichiarati, alla creazione di un «personaggio cristiano» nel quale i principi religiosi acquistano valore ed evidenza umani.
Allo scopo di chiarire e illustrare i rapporti fra il cinema e la religione cattolica abbiamo offerto al lettore una documentazione diretta, la più importante, pubblicando il testo della enciclica papale «Vigilanti cura», pronunciata nel 1936 da Pio XI, e inoltre scritti più recenti di eminenti prelati e il contributo attuale di studiosi cattolici. Sulla base anzitutto della propria esperienza e con la guida degli scritti contenuti in questo fascicolo, al quale a questo scopo si è data in parte una impostazione di carattere panoramico, riservandoci di presentare in un secondo fascicolo sullo stesso argomento un più ampio contributo di critica, non sarà difficile giudicare l’entità dei risultati finora raggiunti.
Il nostro augurio è intanto che la Chiesa, più che considerare il cinema come elemento negativo e fattore di corruzione da combattere attraverso censure e prescrizioni, voglia piuttosto considerarlo, come è suggerito nell’enciclica «Vigilanti cura», uno a strumento di educazione e di elevazione» da usare attivamente, e tener conto che a operare la diffusione del bene rimangono le opere d’arte mentre tutto il resto, esaurito il compito immediato, non lascia traccia.
Venerabili Fratelli Salute ed Apostolica Benedizione,
Nel seguire con occhio vigile, come richiede il Nostro pastorale Officio, l’opera benefica dei Nostri Confratelli nell’Episcopato e di tutto il popolo fedele, Ci è stato sommamente gradito l’intendere i frutti che ha già raccolti e i progressi che va tutt’ora facendo quella provvida impresa da oltre mi biennio iniziata, quasi una santa crociata, contro gli abusi delle rappresentazioni cinematografiche, affidata in modo particolare alla così detta «Legione della Decenza».
Questo ottimo esperimento Ci porge ora una ben lieta opportunità di manifestare, con maggior ampiezza, il Nostro pensiero sopra un argomento che riguarda da vicino la vita morale e religiosa di tutto il popolo cristiano.
Anzitutto esprimiamo la Nostra riconoscenza alla Gerarchia degli Stati Uniti e ai suoi fedeli cooperatori per le importanti opere già compiute dalla «Legione della Decenza» sotto la sua direzione e guida. Ed è la riconoscenza Nostra tanto più viva, quanto più profonda era l’angoscia che sentivamo al riscontrare ogni giorno i tristi progressi — magni passus extra viam — dell’arte e dell’industria cinematografica nella rappresentazione del peccato e del vizio.
Ogni qualvolta si è presentata l’occasione Noi abbiamo ritenuto dovere del Nostro altissimo ufficio di richiamare su ciò l’attenzione non soltanto dell’Episcopato e del Clero, ma di tutte le persone rette e sollecite del pubblico bene.
Già nell’enciclica Divini illius Magistri, abbiamo lamentato che «questi potentissimi mezzi di divulgazione (come il cinematografo) che possono riuscire, se ben governati da sani principi, di grande utilità alla istruzione ed educazione, vengono purtroppo spesso subordinati all’incentivo delle male passioni ed all’avidità del guadagno» (1)
E nell’agosto 1934, rivolgendoci ad una rappresentanza della Federazione Internazionale della stampa cinematografica, dopo avere rilevato la grandissima importanza che questo genere di spettacoli ha preso ai nostri giorni e l'influenza larghissima che esercita sia nel promuovere il bene, come nell’insinuare il male, ricordavamo infine che bisogna applicare al cinematografo, perché non attenti continuamente alla morale cristiana, o semplicemente umana, secondo la legge naturale, la norma suprema che deve reggere e regolare il grande dono dell’arte.
Ora l’arte ha quale compito essenziale, e come stessa ragione d’essere, quella di ragione perfettiva della personalità morale che è l'uomo, e perciò deve essere essa medesima morale. E concludevamo fra la manifesta approvazione di quelle elette persone — ancora Ci è caro ricordarlo — col raccomandare la necessità di rendere il cinematografo «morale, moralizzatore, educatore».
Ed anche recentemente, nell’aprile cioè del corrente anno ricevendo in gradita udienza un gruppo di delegati del Congresso Internazionale della stampa cinematografica, tenutosi in Roma, prospettavamo di nuovo la gravità «lei problema; caldamente esortavamo tutte le persone di buona volontà a nome della religione non solo, ma anche a nome del vero benessere morale e civile dei popoli perché si adoperassero con ogni mezzo che fosse in loro potere, quale appunto la stampa, affinchè il cinematografo possa diventare davvero un coefficiente prezioso di istruzione e di educazione, e non già di distruzione e di rovina per le anime.
Necessità di moralizzare il cinema.
Senonchè l'argomento è di tanta gravità per se stesso e per le condizioni presenti della Società, che crediamo necessario ritornarvi sopra; nè solo con particolari raccomandazioni, come nelle occasioni precedenti, ma con riguardo universale, al bisogno cioè non delle sole vostre diocesi, Venerabili Fratelli, ma di tutto l’orbe cattolico,
E’ necessario, infatti, e urgente il provvedere, che anche in questa parte i progressi dell’arte, della scienza e della stessa perfezione tecnica e industria umana, come sono veri doni di Dio, così alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime siano ordinati, e servano praticamente all’estensione del Regno di Dio in terra, affinchè tutti, come ci fa pregare la S, Chiesa, profittiamo di essi in modo da non perdere i beni eterni: sic transeamus per bona temporalia ut non amittamus aeterna (2).
Ora è certo, e da tutti riscontrato agevolmente che i progressi dell’arte e dell’industria cinematografica, quanto più meraviglio, si erano divenuti tanto più perniciosi ed esiziali si mostravano alla moralità ed alla religione anzi alla onestà stessa della convivenza civile.
Ciò riconobbero i direttori medesimi dell’industria negli Stati Uniti quando confessarono la responsabilità loro propria, di fronte al pubblico anzi alla società intera; mentre nel marzo 1930 con un libero atto, posto di comune accordo, solennemente sancito dalle loro firme e promulgato per la pubblica stampa, presero insieme un impegno solenne di tutelare nell’avvenire la moralità dei frequentatori del cinematografo.
In questo Codice si dava la promessa che non verrebbe mai più prodotta nessuna pellicola atta ad abbassare il livello morale degli spettatori o tale da porre in discredito la legge naturale e umana o da ingenerare simpatia per la violazione di essa.
Senonché, nonostante una così saggia determinazione spontaneamente presa, i responsabili si mostrarono incapaci di attuarla e gli operatori apparvero non disposti a sot. tostare ai principi che si erano obbligati ad osservare.
Essendosi perciò l’impegno suddetto dimostrato scarsamente efficace e continuandosi nel cinematografo l’esibizione del vizio e del delitto, sembrava ormai quasi preclusa la via dell’onesto svago mediante la visione cinematografica.
La Legione della Decenza.
In questa crisi Voi Venerabili Fratelli, foste fra i primi a studiare come potevansi tutelare le anime di coloro che erano affidati alle vostre cure e deste inizio alla «Legione della Decenza» come a una crociata per la pubblica moralità, intesa a ravvivare gli ideali della onestà naturale e cristiana. Lungi da Voi ogni pensiero di danneggiare l’industria cinematografica: anzi direttamente la premuniste dalle rovine alle quali sono esposte le forme ricreative che vanno degenerando in corruzione dell’arte.
Le Vostre direttive suscitarono la pronta e devota adesione dei vostri fedeli ; e milioni di cattolici americani sottoscrissero l’impegno della «Legione della Decenza» obbligandosi a non assistere a nessuna rappresentazione cinematografica che riuscisse di offesa alla morale cattolica e alla corretta norma di vita.
Così possiamo dire con gioia che pochi problemi degli ultimi tempi hanno, unito tanto strettamente Vescovi e popolo, quanto siffatta collaborazione a questa santa crociata. Nè solamente cattolici ma ragguardevoli protestanti, israeliti ed altri molti accettarono la vostra iniziativa e si unirono ai vostri sforzi per ridare norme artistiche e morali al cinematografo.
Ci è di sommo conforto il rilevare il notevole successo della crociata perché il cinematografo, sotto la vostra vigilanza e la pressione esercitata dall’opinione pubblica, ha presentato un miglioramento dal lato morale. Delitti e vizi vennero riprodotti meno di frequente; il peccato non venne più così apertamente approvato ed acclamato; non si presentarono più in maniera così proterva false norme di vita all’animo tanto infiammabile della gioventù.
Sebbene in alcuni circoli si fosse predetto che i pregi artistici del cinematografo sarebbero stati gravemente danneggiati dalle insistenze della «Legione della Decenza», pare tuttavia che avvenga proprio il contrario così che essa ha dato un piccolo impulso agli sforzi per avviare sempre più il cinematografo a nobiltà di intendimenti artistici, indirizzando alla produzione di opere classiche e ad originali creazioni di non comune pregio.
E neppure gli investimenti finanziari dell’industria cinematografica risentirono danno, come era stato gratuitamente predetto; giacchè molti che erano rimasti lontani dal cinematografo per le offese alla morale, ritornarono a frequentarlo quando poterono vedere proiettare vicende oneste non offensive dei retti costumi nè pericolose per la virtù cristiana.
Quando s’iniziò la vostra crociata fu detto che gli sforzi di essa sarebbero stati poco durevoli e gli effetti del tutto transitori, perché, diminuita a poco a poco la vigilanza dei Vescovi e dei fedeli i produttori sarebbero stati nuovamente liberi di ritornare alle trame equivoche che eccitano le basse passioni e che Voi avete prescritte. Mentre la produzione di immagini realmente artistiche di vicende umane e virtuose richieda sforzo intellettuale, fatica, abilità, e talvolta un più notevole dispendio, al contrario riesce spesso relativamente facile provocare il concorso al cinema di certe persone e categorie sociali con rappresentazioni che accendono le passioni e sveglino gli istinti inferiori latenti nei cuori umani.
Invece ima incessante e universale vigilanza deve persuadere i produttori che non si è dato inizio alla «Legione della Decenza» come ad una crociata di breve durata, la quale possa venire presto trascurata e dimenticata, ma che i Vescovi degli Stati Uniti intendono tutelare ad ogni costo la moralità della ricreazione del popolo in ogni tempo e sotto qualunque forma avvenga.
La potenza del cinematografo.
La ricreazione infatti nelle sue molteplici forme è divenuta ormai una necessità per la gente che si affatica nelle occupazioni della vita, ma essa dev’essere degna dell’uomo ragionevole e perciò sana e morale, deve sollevarsi al grado di un fattore positivo di bene e suscitatore di nobili sentimenti. Un popolo che nei suoi momenti di riposo si dedica a divertimenti che offendono il retto senso della decenza, dell’onore, della morale a ricreazioni che riescono occasione di peccato, specialmente per i giovani, si trova in grave pericolo di perdere la sua grandezza e la stessa potenza nazionale.
E’ indiscutibile che fra i divertimenti moderni il cinematografo ha preso negli ultimi anni mi posto d’importanza universale.
Nè occorre far notare come siano a milioni le persone che assistono giornalmente alle rappresentazioni cinematografiche; come in sempre maggior numero si vadano aprendo le sale per tali spettacoli presso tutti i popoli civili e semicivili; come infine il «cinematografo» sia diventato la più popolare forma di divertimento che si offra per i momenti di svago non solamente ai ricchi, ma a tutte le classi della società.
D’altra parte non si dà oggi mezzo più potente del cinematografo ad esercitare influsso sulle moltitudini, sia per la natura stessa della immagine proiettata sullo schermo, sia infine per la popolarità dello spettacolo cinematografico e per le circostanze che l’accompagnano.
La potenza del cinematografo sta in ciò che esso parla mediante l’immagine. Essa è ricevuta dall’anima con godimento e senza fatica, anche se anima rozza e primitiva, che non avrebbe la capacità o almeno il desiderio di compiere lo sforzo dell’astrazione e della deduzione che accompagnano il ragionamento. Anche il leggere o l’ascoltare richiedono uno sforzo che nella visione cinematografica è sostituito dal piacere continuato del succedersi dell’immagine concreta, e per così dire, vivente. Nel cinematografo parlato si rafforza questa potenza perché l’interpretazione dei fatti diviene ancora più facile e il fascino dell’opera musicale si collega coll’azione drammatica.
Purtroppo i balli e le «varietà» che talvolta si introducono arbitrariamente negli intermezzi accrescono l’eccitamento delle passioni.
Che se la cinematografia è veramente lezione di cose, che ammaestra in bene o in male, più efficacemente, per la maggior parte degli uomini, dell’astratto ragionamento, occorre che essa sia elevata ai fini di una coscienza cristiana e liberata dagli effetti depravanti e demoralizzanti.
Tutti sanno quanto danno producono le cattive cinematografie nelle anime. Esse divengono occasioni al peccato ; inducono i giovani nelle vie del male perché sono la glorificazione delle passioni; espongono sotto una falsa luce la vita; offuscano gli ideali; distruggono il puro amore, il rispetto per il matrimonio, l’affetto per la famiglia. Possono altresì creare facilmente pregiudizi fra gli individui e dissidi fra le nazioni, fra le classi sociali, fra intere razze.
D’altro canto le buone rappresentazioni possono invece esercitare una influenza profondamente moralizzatrice su coloro che le vedono. Oltre a ricreare, possono suscitare nobili ideali di vita, diffondere preziose nozioni, fornire maggiori conoscenze della storia e delle bellezze del proprio e dell’altrui paese, presentare la verità e la virtù sotto una forma attraente, creare o — per lo meno — favorire una comprensione fra le nazioni, promuovere la causa della giustizia, ridestare il richiamo della virtù, e contribuire quale aiuto positivo al miglioramento morale e sociale del mondo.
Queste considerazioni acquistano tanto maggiore gravità da ciò che il cinematografo parla non a singoli ma alle molti, tudini ed in circostanze di tempo, di luogo, di ambiente quanto mai propizie a suscitare non comune entusiasmo per il bene, conte per il male, e condurre a quella esaltazione collettiva che può assumere — come l’esperienza purtroppo c’insegna — forme addirittura morbose.
Le immagini cinematografiche sono infatti mostrate a gente che sta seduta in un oscuro teatro, ed ha le facoltà fisiche e spesso anche spirituali rilassate. Non c’è bisogno di recarsi a cercare lontano queste sale; esse sono attigue alle case, alle chiese e alle scuole del popolo, portando così la cinematografia al vero centro della vita popolare.
Inoltre le vicende raffigurate nel cinematografo sono svolte da uomini e donne scelti per la loro arte, e per tutte quelle doti naturali e per l’uso di quegli espedienti che possono anche divenire strumento di seduzione, soprattutto per la gioventù.
Il cinematografo vuole per di più, al suo servizio, il lusso della sede e la piacevolezza della musica, il vigore realistico, ed ogni forma di capriccio nello stravagante. E per ciò stesso il suo fascino si esercita con particolare attrattiva sui giovani, sugli adolescenti e sulla stessa infanzia. Così proprio nell’età in cui si sta formando il senso morale e si vanno svolgendo le nozioni e i sentimenti di giustizia e di rettitudine, dei doveri e degli obblighi, degli ideali della vita, il cinematografo con la sua diretta propaganda prende una posizione schiettamente preponderante.
E purtroppo, allo stato presente delle cose, la prende; di frequente in male. Sicché al pensare a tanta strage di anime di giovani e di fanciulli a tante innocenze che si perdono proprio nelle sale cinematografiche, viene alla mente la terribile condanna di Nostro Signore contro i corruttori dei piccoli : qui autem scandalizaverit unum de pusillis istis, qui in me credunt, expedit ei ut suspendatur mola asinaria in maris» (3).
Vigilare e lavorare.
E’ dunque una delle necessità supreme del nostro tempo vigilare e lavorare perché il cinematografo non sia più scuola di corruzione, ma si trasformi anzi in prezioso strumento di educazione ed elevazione dell’umanità.
E qui ricordiamo con compiacenza che qualche Governo, impensierito dell’influenza del cinematografo nel campo morale ed educativo, ha creato mediante persone probe ed oneste, e specialmente padri e madri di famiglia, appositi Commissioni di censura, come pure ha costituito organismi di indirizzo della produzione cinematografica, cercando di ispirarla a opere nazionali di grandi poeti e scrittori.
Pertanto, se era sommamente giusto e conveniente che Voi, Venerabili Fratelli, esercitaste una speciale vigilanza sopra l’industria cinematografica del vostro paese, che è particolarmente progredita ed ha non poca influenza nelle altre parti del mondo, è peraltro dovere dei Vescovi di tutto l’orbe cattolico di unirsi, per vigilare su questa universale e potente forma di divertimento e insieme d’insegnamento, per far valere come motivo di proibizione l’offesa al sentimento morale e religioso e a tutto ciò che è contrario allo spirito cristiano ed ai suoi principi etici, non stancandosi di combattere quanto contribuisce ad attenuare nel popolo il senso della virtù e dell’onore.
Tale obbligo spetta non solo ai Vescovi, ma altresì ai fedeli ed a tutti gli uomini onesti, amanti del decoro e della santità della Famiglia, della Nazione, e in generale della Società umana.
In che cosa dunque, deve consistere questa vigilanza?
L’opera della Gerarchia e dell’Azione Cattolica.
Il problema della produzione delle pellicole morali sarebbe1 risolto alla radice, se si potesse avere una produzione cinematografica informata pienamente ai principii della morale cristiana.
Non sarà mai troppo ampia la Nostra lode a tutti quelli che si sono dedicati o si dedicheranno al nobilissimo intento di elevare la cinematografia ai fini dell’educazione, e alle esigenze della coscienza cristiana, adoperandosi a questo scopo con competenza di tecnici e non di dilettanti, per evitare ogni perdita di forze e di denaro.
Ma poiché sappiamo quanto sia difficile organizzare tale industria specialmente per ragioni di ordine finanziario, e siccome d’altra parte occorre influire su tutta la produzione perché essa non compia opera dannosa ai fini religiosi, morali e sociali, è necessario che i Pastori di anime vigilino sulle pellicole che sono prodotte ed offerte universalmente al popolo cristiano.
Circa l’industria stessa delle pellicole Noi esortiamo i Vescovi di tutti i paesi, ma in modo speciale Voi, Venerabili Fratelli, a far appello a quei cattolici che hanno una partecipazione a questa industria. Pensino essi seriamente ai loro doveri ed alle responsabilità che hanno come figli della Chiesa di usare della loro ingerenza ed autorità perché le pellicole, che essi producono o aiutano a produrre, siano con. formi ai principi di sana moralità. Il numero dei cattolici che sono esecutori, direttori, autori o attori nelle pellicole non è piccolo e purtroppo la loro ingerenza nella produzione di essi non è stata sempre in accordo con la loro fede e con i loro ideali. Voi, o Venerabili Fratelli, farete bene ad impegnarli perché mettano la loro professione in accordo con la loro coscienza di uomini rispettabili e di seguaci di Gesù Cristo.
Anche per questo, come per ogni altro campo di apostolato, i Pastori di anime troveranno certamente degli ottimi cooperatori in coloro che militano nelle file dell’Azione Cattolica ai quali non possiamo mancare di rivolgere in questa Lettera un caldo appello, perché vi prestino tutto il loro contributo e la loro operosità senza stancarsi o venir mai meno.
Di tempo in tempo i Vescovi faranno bene a ricordare all’industria cinematografica, che essi, tra le cure del loro pastorale ministero, devono adoperarsi ad ogni forma di onesta e sana ricreazione, perché sono tenuti a rispondere dinanzi a Dio della moralità del loro popolo, anche quando si diverte.
Il loro sacro ministero li obbliga a dire chiaro e aperto che un divertimento malsano e impuro distrugge le fibre morali di una nazione. Ricordino altresì all’industria cinematografica che (pianto essi chiedono non riguarda solo i cattolici, ma tutto il pubblico del cinematografo.
In particolare Voi, Venerabili Fratelli degli Stati Uniti, giustamente potete insistere su ciò che dicemmo, avere l’industria cinematografica del vostro paese riconosciuta la propria responsabilità di fronte alla società.
Procurino poi i Vescovi di tutto il mondo di lumeggiare agli industriali del cinematografo che una forza così potente e universale può essere utilmente individuale e sociale. Perché infatti si deve far solo questione di evitare il male? Le pellicole non devono riuscire un semplice divertimento, nè occupare soltanto ore frivole e oziose, ma possono e devono con la loro magnifica forza illuminare e positivamente indirizzare al bene.
Ed ora, appresa la gravità della materia, riteniamo opportuno scendere ancora a qual, che indicazione pratica.
La promessa annuale.
Anzitutto, come già abbiamo accennato, tutti i Pastori di anime procureranno di ottenere dai loro fedeli che facciano ogni anno come i loro confratelli Americani, la promessa di astenersi da pellicole che offendano la verità e la morale cristiana.
Questo impegno o questa promessa può ottenersi in modo più efficace col mezzo della chiesa parrocchiale o della scuola, e colla premurosa cooperazione dei padri e delle madri di famiglia, consci delle loro gravi responsabilità.
i Vescovi potranno altresì valersi a questo scopo della stampa cattolica la quale illustrerà la bellezza e l’efficacia della promessa di cui si tratta.
L’adempimento di questa promessa importa che il popolo conosca chiaramente quali pellicole sono lecite per tutti e quali lecite con riserve, quali sono dannose o positivamente cattive. Il che richiede la pubblicazione di liste regolari frequenti e sollecite delle pellicole classificate, rese accessibili a tutti, per via di bollettini speciali o altre pubblicazioni opportune: come pure mediante la stampa quotidiana cattolica. Sarebbe in sè desiderabile che si potesse stabilire una lista unica per tutto il mondo, perché per tutti vige una stessa legge morale. Senonché trattandosi di rappresentazioni che toccano tutte le classi della società, grandi e piccoli, dotti e ignoranti, il giudizio su di una pellicola non può essere sempre lo stesso in ogni caso e sotto ogni riguardo. Infatti le circostanze, gli usi e le forme variano nei vari paesi; perciò non sembra cosa pratica stabilire una sola lista per tutto il mondo. Tuttavia se in ogni nazione si avrà una classifica delle pellicole nel modo che abbiamo sopra indicato, questa offrirà già in massima la guida richiesta.
Un ufficio permanente nazionale.
Perciò sarà necessario che in ogni paese i Vescovi creino un ufficio permanente nazionale di revisione che possa promuovere le buone cinematografie, classificare le altre e far giungere questo giudizio ai sacerdoti ed ai fedeli. Esso molto opportunamente verrà affidato agli organismi centrali dell’Azione Cattolica, la quale appunto dipende dagli Ecc.mi Vescovi. In ogni caso però e necessario sia bene stabilito che l’opera di indicazione per riuscire efficace ed organica deve essere nazionale e fatta da un unico centro responsabile; qualora poi gravissime ragioni locali lo richiedessero veramente gli Ecc.mi Vescovi nella propria diocesi, per mezzo delle loro Commissioni diocesane di revisione, potranno sulla stessa lista nazionale — che deve applicare norme adattabili a tutta la nazione — far uso di criteri più severi, come li può richiedere l’indole della ragione, censurando anche delle pellicole che fossero ammesse nella lista generale.
Il menzionato Ufficio curerà inoltre l’organizzazione delle sale cinematografiche esistenti presso le parrocchie e le associazioni cattoliche in modo di assicurare a queste sale delle pellicole ben rivedute. Mediante l’organizzazione poi di tali sale che per l’industria rappresentano spesso dei buoni clienti, si può rivendicare un nuovo diritto, quello cioè che la stessa industria produca delle pellicole corrispondenti pienamente ai nostri principii, le quali saranno poi facilmente proiettate non soltanto nelle sale cattoliche ma anche nelle altre.
Comprendiamo che rimpianto di un tale Ufficio esigerà un certo sacrificio, un certo dispendio per i cattolici dei vari paesi. Tuttavia la grande importanza del cinematografo e la necessità di tutelare la morale del popolo cristiano, ed anche la moralità dell’intera nazione, rende questo sacrificio più che giustificato.
L’efficacia infatti delle' nostre scuole, delle nostre associazioni cattoliche ed anche delle nostre chiese viene menomata e messa in pericolo dalla piaga delle cinematografie cattive e perniciose
L’Ufficio deve essere tuttavia costituito da membri che abbiano familiarità con la tecnica cinematografica e che siano ad un tempo ben radicati nei principii della moralità e della dottrina cattolica; essi dovranno inoltre avere la guida e l’assistenza diretta di un sacerdote scelto dai Vescovi.
Opportune intese o scambi di indicazioni e di informazioni fra gli Uffici dei vari paesi potranno rendere più efficace ed armonica l’opera di revisione delle pellicole pur tenendo conto delle diverse condizioni e circostanze.
Così si raggiungerà una unità di indirizzo nei giudizi e nelle indicazioni della stampa cattolica in tutto il mondo.
Questi Uffici approfitteranno opportunamente non solo delle esperienze fatte negli Stati Uniti, ma anche del lavoro nel campo cinematografico compiuto dai cattolici di altri paesi.
Anche se i membri di questo Ufficio — con tutte le migliori intenzioni e disposizioni — cadranno in qualche difetto, come avviene in tutte le cose umane, sapranno i Vescovi, nella loro prudenza pastorale ripararlo nel modo più efficace, ed insieme tuteleranno quanto è possibile l’autorità e la stima dell’Ufficio stesso, rafforzandolo con qualche membro più autorevole o sostituendo quelli che si fossero dimostrati meno atti a sì delicata mansione.
Se i Vescovi tutti accettano la loro parte nell’esercitare tale onerosa vigilanza sul cinematografo — del che Noi non dubitiamo, giacché conosciamo bene il loro zelo pastorale — certo compiranno una grande opera per la tutela della moralità del loro popolo nelle ore di svago e di ricreazione. Essi guadagneranno l’approvazione e la cooperazione di tutti i cattolici e non cattolici, contribuendo così ad assicurare l’avviamento di questa grande potenza internazionale che è la cinematografia all’alto intento di promuovere i più nobili ideali e le più rette norme di vita.
Ad avvalorare pertanto questi voti ed auguri, che Ci sgorgano dal cuore paterno, Noi imploriamo l’ausilio della grazia divina; in auspicio della quale impartiamo, con effusione di animo, a Voi, Venerabili Fratelli, ed al Clero e popolo a Voi affidato, l’Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, addì 29 giugno, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 1936, anno 15° del nostro Pontificato.
«Sequenze - Quaderni di cinema», anno II, n.7, marzo 1950
NOTE
- (1) Acta Apostolieae Sedis, 1930, voi. XXII pag. 82.
- (2) Orazione nella liturgia della terza domenica dopo Pentecoste.
- (3) Marc., IX, 41.