Dorian Gray, la ragazza anti-crisi
Dorian Gray, ex-soubrette di rivista, ha sfidato la crisi del cinema italiano interpretando sei film in dodici mesi. Dice oggi di lei il regista Antonioni: «Non abbiamo mai avuto altro che tipi di attrici-ragazze, ci è sempre mancata una "prima donna": Dorian Gray lo è»
Roma, aprile
Quando, nella prossima stagione autunnale, uscirà il nuovo film di Michelangelo Antonioni, Il grido, gli spettatori stenteranno a riconoscere, fra i personaggi, Dorian Gray. Per anni, dal tempo in cui era una famosa soubrette, la Gray si è mantenuta fedele al tipo biondissimo, astratto, flessuoso, lunare, della vamp. Un tipo leggermente fuori moda nell’ambiente, in vena di rinnovamenti, del teatro di rivista: e tuttavia ancora valido in un certo "genere” cinematografico. Nel film di Antonioni, niente di tutto ciò. L’attrice vi apparirà bruna, con i capelli cortissimi, quasi senza trucco, in un personaggio molto concreto e moderno: quello di una ’’benzinara”. E se gli ammiratori della ex-soubrette resteranno perplessi, è probabile invece che i critici batteranno le mani alla scoperta di una nuova attrice. Tale è il parere, autorevole, di Antonioni, e del resto questa capacità di trasformazione dimostra come la Gray possieda un coraggio veramente encomiabile.
Perchè, come "vamp”, aveva ormai via libera, mentre come ’’benzinara” le sorprese sono sempre possibili. Fu esattamente un anno fa, comunque, che Dorian decise di lasciare il teatro di rivista per il cinema. Erano tempi calamitosi; nei deserti teatri di Cinecittà, l’unico film in lavorazione era il suo, Totò lascia o raddoppia; la sua decisione avvenne dunque sotto il segno della crisi. Ma se c’è qualcuno per il quale la parola "crisi” è del tutto priva di senso, questi è Dorian Gray. In soli dodici mesi ha interpretato sei film, ha entusiasmato le platee popolari, e si è imposta all’attenzione di due ambiziosi registi. Una parabola veloce e completa, favorita, agli inizi, da un pizzico di fortuna. Il film interpretato con Totò e con Mike Bongiorno ebbe infatti un discreto successo, e si sa come funzionino certe cose. Se un film va bene, subito se ne fa un altro; se il secondo attacca, se ne fa un terzo. Recentemente, la vena commerciale dei film di Totò, sottoposta ad una forte usura, si era affievolita. Ma il successo di Totò, Peppino e la malafemmina, le ha portato acque nuove e abbondanti; come pure una ’’ribattuta" di tale film, cioè Totò, Peppino e i fuorilegge.
QUESTO TIPO DI VAMP del varietà lo rivedremo in alcuni dei film interpretati recentemente da Dorian Gray (per esempio, in ”Le notti di Cabiria”), ma è destinato a scomparire. L’ex-soubrette si va trasformando rapidamente: diventa una vera attrice e molti pensano che sarà lei, fra un anno, la prima attrice del cinema italiano. In autunno, nel film ”Il grido”, la vedremo bruna e dimessa. L'attrice ha 24 anni. E’ passata dal varietà al cinema un anno fa: come si vede, e già molto diversa.
Ad entrambi questi film ha partecipato Dorian Gray. Nel primo faceva la parte della malafemmina, cioè di una soubrette che sconvolge i sensi e il cuore di un giovane universitario; nel secondo, quella di una mannequin, che porta lo scompiglio nella vita di due amici, anzianotti e gaudenti. E al loro successo, di cui ovviamente ha fruito, ha aggiunto il proprio. Non ci sono dubbi: come vamp, Dorian Gray è irreprensibile. Ha la nonchalance, e la studiata leziosaggine delle giovani fatte; gli sguardi come il miele; quando appare lei, è detto tutto, e non resta che attendere le fatali conseguenze della sua apparizione. In tale veste è apparsa, recentemente, anche in un altro film: Guaglione. Vittima del suo fascino, questa volta, un giovane liceale, che per lei ruba, e, a stento, si redime.
La storia di Guaglione è una delle più singolari di questa stagione cinematografica. Concepito secondo la formula dei film popolari, esso si è affermato, fatto inconsueto, fin dalle prime "visioni”; realizzato con poca spesa e a tempo di record, si sta avviando a un successo finanziario notevolissimo. La canzone da cui il film prende il titolo fu lanciata al Festival di Como del settembre ’56: un mese dopo, la Variety ne acquistò i diritti; a novembre il film cominciò e a dicembre era terminato; a gennaio, dopo un mese di programmazione, aveva già coperto interamente il costo di produzione. Un film-lampo. Un film che ha fatto pensare. Che sia questo il genere di film, convenientemente nobilitato, sul quale il cinema italiano dovrà puntare per uscire dalla sua cronica situazione di crisi?
Ma le ambizioni di Dorian Gray volano ormai più in alto. Già nelle Notti di Cabiria, il film di Fellini che rappresenterà l’Italia al Festival di Cannes essa ha interpretato un personaggio che, nella sua esagerazione, è una sottile ironia del tipo vamp; in quello di Antonioni ha addirittura rinunciato al tipo per calarsi in un personaggio. Non è stata una decisione facile, per una come lei, abituata, quando era soubrette, ad essere considerata una ’’regina del varietà”; a sentirsi coccolata e vezzeggiata.
Il grido è la storia di un operaio specializzato che ama una donna ma è costretto ad abbandonarla, e nella sua vita incontra altre donne; quella che lo prende di più, dal punto di vista fisico, è una benzinara. Dopo Alida Valli, Dorian Gray ha sostenuto nel film la parte più importante, rivelando un notevolissimo temperamento di attrice. In certe situazioni, nelle quali c’era da tirar fuori sentimenti veri e profondi, ci è riuscita benissimo. E Antonioni, che ha avuto la soddisfazione di vedere confermate le proprie previsioni, oggi parla di lei in termini dichiaratamente entusiastici. Non potrebbe, infatti, farle un elogio più grande di questo: «Nel nostro cinema», egli dice, «non abbiamo mai avuto altro che tipi di attrici-ragazze; ci è sempre mancata una "prima donna”. Dorian Gray ha il fisico e le capacità interpretative di una prima donna».
Armando Daniello, «Tempo», anno XIX, n.19, 9 maggio 1957 - Fotografie di Paolo Costa
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Armando Daniello, «Tempo», anno XIX, n.19, 9 maggio 1957 - Fotografie di Paolo Costa |