Mitri combatte con le carte bollate
Nella polemica contrattuale fra il pugile rientrato in Italia e Turiello che manda telegrammi da New York intervengono la Federazione Pugilistica e l’avvocato di Mitri. In attesa di spuntarla Tiberio si allena in palestra.
Trieste, ottobre
Cinque anni fa un ragazzo biondo dalle spalle larghissime, consultò una chiromante. «Vedo gloria, ricchezza e molli pasticci, iagazzo mio» gli disse la fattucchiera, «vedo incartamenti, discussioni, avvocati...» Quel ragazzo era Tiberio Mitri, diventato poi campione europeo del pesi medi e, nel luglio di quest'anno, sconfitto per la prima volta in vita sua a New York nell’incontro con Jack La Motta, il «Toro di Bronx» per il titolo mondiale.
Reduce dopo sette mesi dall’America, Mitri, appena tornato in Europa, ha vuotato il sacco: ha accusato di scorrettezza l’ambiente della boxe americana e particolarmente Saverio Turiello, il milanese ex campione d'Europa che da una diecina di anni vive a New York. Turi elio, il quale venne a Trieste lo scorso inverno per portare in America Mitri promettendogli mari e monti, raggiunto lo scopo, e trasvolato l’oceano con Mitri, mise in contatto il triestino con Jim Norris, un irlandese multimiliardario, proprietario del Madison Square Garden di New York e di altri stadi nordamericani.
Uomo già anziano e malato di cuore, Norris risiede quasi in permanenza in una sua stupenda villa a Miami e perciò non è in grado di seguire personalmente da vicino le sue Imprese, prima fra tutte il Madison che ha bisogno di una particolare sorveglianza anche in considerazione della società spesso equivoca che lo frequenta. Sicché Norris deve agire attraverso un sacco di dipendenti e fra questi è Turiello. Costui, dopo aver Incantato Mitri a Trieste con belle parole («... Tl faremo mangiare con posate d'oro» e cose simili) lo portò a Miami, lo fece ospitare quattro giorni nella villa di Norris e col brav’uomo irlandese combinò un bel programma secondo il quale In breve tempo avrebbe dovuto portare l’Italiano alla conquista del titolo mondiale.
Mitri, che era in America col procuratore milanese Cesare Pagani-Cesa, fu raggiunto in un secondo tempo dalla moglie. Turi elio era d’accordo di pagare viaggio, vitto e alloggio a tutti e tre per tutto il tempo della loro permanenza, ma dopo un mese mise nelle mani di Pagani-Cesa un milione e mezzo di lire e lo rispedì in Italia, non senza prima assicurarsi il pupillo con un contratto per due anni. Mitri quindi doveva considerare Turiello come proprio procuratore sportivo e doveva corrispondergli, sulle borse di tutti gli incontri da sostenere in America, il trenta tre e un terzo per cento.
Il triestino com’è noto, si assicurò con Dick Wagner al Madison e lo vinse nettamente; circa un mese e mezzo più tardi gli proposero il combattimento con La Motta. La cosa era allettante, ma comportava la firma di un contratto che legava Mitri all’organizzazione pugilistica di Norris per cinque anni. Cogliendo il momento e l’atmosfera acconci Turiello mise sotto il naso a Mitri il contratto. «Firma subito se non vuol che perdiamo tutto» gli disse. «Sarà la tua fortuna». Ma prima di scrivere il proprio nome Mitri chiese di conoscere il testo del documento. «Non vorrai mica che ti traduca qui, su due piedi, quattro cartelle fitte con 26 paragrafi» continuò il milanese d’America. «Il contratto dice semplicemente che se vinci il titolo con La Motta t'impegnl a combattere tutti gli altri incontri per il titolo sotto l'egida dell'I.B.U. che controlla il Madison. Firma, presto. Che figura mi fai fare di fronte a Norris. Non hai forse fiducia In me?»
E Mitri firmò. Poi non vinse il titolo. Affrontò La Motta dopo essere stato completamente disorientato da Turiello che nel corso degli allenamenti aveva insistito per fargli cambiare tattica, adeguandola, secondo lui, alle esigenze del pubblico americano. Non solo: il comportamento di Turiello fece sorgere in Mitri i primi sospetti: bugie a catena, mancati impegni, tutto un atteggiamento che a Tiberio, ragazzo serio, non piaceva affatto. Il 10 settembre da Trieste ricevette un cablogramma: lo stato di sua madre ammalata si era fatto critico ed ella desiderava vederlo. Mitri si fece forte di quella circostanza e rlvarcò l'oceano, questa volta non più in aereo ma a bordo del transatlantico Queen Mary. Le condizioni di salute della mamma hanno avuto un miglioramento da quando ha riabbracciato il figlio.
Da New York Turiello ha chiesto con un telegramma alla Federazione Pugilistica Italiana di intervenire per far rispettare a Mitri il contratto. Mitri ha dichiarato che intende fare onore alla firma ma non desidera aver più nulla a che fare con Saverio Turiello durante la preparazione tecnica e atletica, disposto invece a portare in America il suo fidato istruttore Bruno Fabrls, sotto la guida del quale ha ora ripreso gli allenamenti. Mentre la polemica procede e nell'attesa di un accordo Mitri avrà da fare per assolvere alcimi impegni assunti, prima ancora della partenza per l’America, con l’organizzatore Pretti e col parigino Gilbert Benalm del Palazzo dello Sport. Sono in programma immediato quattro combattimenti in Europa e due nel prossimo inverno in America.
Il pugile triestino ha presentato in questi giorni una circostanziata relazione di parecchie cartelle al comm. Mazzia, segretario della Federazione Pugilistica, il quale sta già conducendo un’inchiesta sulle ragioni del ritorno di Mitri e sulle obiezioni da lui sollevate e cercherà di sbrogliare la faccenda con la rescissione dei vincoli contrattuali che hanno legato Mitri all'I.B.U. Il triestino fa di tutto da parte sua per essere sollevato dai termini di questa obbligazione con Jim Norris carpitagli in buona fede e trascorre molte ore nello studio dell’avv. Camillo Poillucci, per averne consiglio.
Il legale e il pugile sono diventati ormai amici, e del resto l’avvocato ha un debole per gli uomini di sport: egli stesso è stato un ammirato automobilista della regione. Poillucci dice che il suo raccomandato si sgancerà da ogni legame col Madison. Ma ogni tanto dà una tirata d’orecchi a Tiberio. Vieni sempre a chiedermi di sbrogliare qualche pasticcio. Lo scorso Inverno la questione con Paga ni-Cesa e con la Federazione; adesso Turiello e il Madison. Quando la finirai di metterti nel guai?»
Allora Mitri, con quel suo fanciullesco sorriso che lo ha reso simpatico alle folle, gli ricorda l’episodio della chiromante. Poi propone di andare a cena. assieme con Fulvia e qualche amico, e prenota le poltrone per il teatro.
Italo Soncini, «Tempo», anno XII, n.40, 14 ottobre 1950
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Italo Soncini, «Tempo», anno XII, n.40, 14 ottobre 1950 |