Tre De Filippo su un metro quadrato

Eduardo De Filippo


«Mi sarei buttato ai suoi piedi», disse Eduardo De Filippo guardando il fratello Peppino che, a qualche passo dì distanza, stava mettendosi in bocca una tartina di caviale. «Letteralmente ai suoi piedi». C'era anche Titina nella hall dell’albergo Principe nel pomeriggio del 3 aprile, e il pubblico guardava i tre De Filippo, riuniti uno accanto all'altro, con una certa soddisfazione come se fosse dovuta a Milano, e all'aria festosa della Fiera che già si respirava, la riconciliazione da tre attori napoletani. Chi udì le parole di Eduardo, il cui viso scavato nel legno, con i due celebri «buchi» sotto gli zigomi, aveva un pallore di avorio, pensò per un momento che quel «buttarsi ai piedi» dimostrasse il desiderio del fratello maggiore a ricongiungersi con il fratello minore, dopo una divisione durata quasi otto anni. Infatti, fu nel 1943 che Eduardo e Peppino, a Napoli, fecero una «litigata tremenda», come ammettono tutti e due. «Io voglio che gli attori siano tutti ai miei ordini, non transigo», urlava Eduardo. «Io mi sento sacrificato!» urlava Peppino. Da allora i due fratelli si divisero e per otto anni si può dire che non si guardarono in taccia.

Peppino, Titina e Eduardo De Filippo festeggiano a Milano la loro riunione nel lavoro. Saranno tutti e tre interpreti nel film «Ragazze da marito»

Ma ciò che voleva dire realmente Eduardo, lo si cafri qualche minuto dopo, quando spiegò il suo stato d’animo verso Poppino. Disse: «Io sono nato in teatro, vivo in teatro, e non capisco niente altro che teatro. Per il teatro, non guardo in faccia nessuno, sono "spietato”. Per Peppino è lo stesso, anche lui è "spietato". Quando c'è di mezzo il teatro, tutti e due non abbiamo pietà nemmeno per noi stessi. Per questo dico che, se ci fosse stato bisogno, mi sarei buttato ai suoi piedi; in questa parte, non vedo che lui, e dico che mi sarei buttato ai suoi piedi, per fargliela accettare, anche quando i nostri rapporti erano molto tesi».

I rapporti tra i due fratelli furono tesi fino ad un anno fa. Una sera del 5 marzo 1951 la riconciliazione avvenne improvvisa, senza che né Eduardo né Peppino se la aspettassero. Eduardo, quella sera, era invitato a cena da Titina, nella sua casa di via Archimede a Roma. Qualche minuto prima delle nove Titina sentì suonare il campanello. «E' Eduardo», pensò e andò ad aprire la porta. Invece era Peppino. Tra Peppino e Titina la cordialità era rimasta immutata; lei, dopo la rottura dei 1943, aveva seguito Eduardo solo perché questi aveva un programma già pronto, mentre Peppino non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto. «Oh, Peppino, sei tu», disse Titina con voce impacciata. «Disturbo?» chiese Peppino. «No, no, ma...». «Ma?». In quel momento l'impaccio di Titina dileguò in un lampo e i suoi occhi si accesero di un’idea improvvisa. a Senti, tra qualche minuto arriva Eduardo. Vuoi vederlo?».

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Peppino non batté ciglio. Il suo viso rimase impassibile, con la casta serietà che prende in scena quando vuol rafforzare un effetto comico. Poi, sporse la testa in avanti, fermandola di scatto: un gesto che in napoletano vuol dire: «Perché no?». In quel momento suonò il campanello. Titina corse ad aprire. «Eduardo, di là c'è Peppino». E dopo una pausa con gli occhi in quelli del fratello concluse: «Vuoi vederlo?». Anche il viso di Eduardo rimase impassibile. Solo i due buchi sotto gli zigomi parvero, per qualche attimo, diventare più fondi. Poi la testa di Eduardo sporse in avanti fermandosi di scatto. Dopo alcuni minuti i due fratelli erano di fronte. Si strinsero la mano sorridendo, «come se invece di otto anni fossero passati otto giorni», commenta Titina.

La riconciliazione non portò alla ricostituzione della compagnia. I motivi della divisione del 1943, negli otto anni trascorsi si erano rafforzati. Peppino. da solo, aveva gustato il sapore di certe parti che non avrebbe mai potuto interpretare lavorando con Eduardo. Ma c’era dell’altro. Nel frattempo Peppino s’era diviso dalla prima moglie, che è la sorella del marito di Titina, Carloni. Ora, nella compagnia dj Peppino, aveva risalto un’altra donna. Lidia Maresca, con il nome di Lidia Martori. A Peppino Lidia Martori non piaceva solo come attrice; tra i due presto nacquero sentimenti intimi. Tutto questo aggravava le cose. Se la compagnia si fosse ricostituita, come si sistemava la Martori, dato che Titina, senza dubbio, avrebbe continuato ad essere la prima donna.?
La riconciliazione, quindi, non riunì le compagnie. I due fratelli continuarono a recitare ognuno per suo conto come ormai avevano latto da otto anni. Chi li ha riuniti nel lavoro è stato il produttore Forges Davanzali. Qualche mese fa egli diede a Eduardo il copione di Ragazze da marito (la storia del film è raccontata nel n. 15 dell'Europeo nella rubrica «I film che vedrete domani»). «Che te ne pare?». Forges Davanzati e Eduardo stavano per concludere un accordo per un altro film. Un miliardo e rotti. Eduardo disse: «Mi piace, mi sarebbe piaciuto farlo io». «E fallo», gli rispose Davanzati. Convennero subito che la parte del dottore commercialista era fatta apposta per Peppino.

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Peppino accettò subito. Così, per festeggiare la riunione nel lavoro, i tre De Filippo decisero di riunirsi a Milano e di mostrare ai milanesi, per primi, il loro sorriso di soddisfazione.

A chi domanda ai tre attori se questo incontro porterà alla ricostituzione della vecchia compagnia, essi rispondono: «Non lo crediamo». Per il momento hanno deciso una formula «caso per caso». Se si presenterà l’occasione di recitare insieme un lavoro teatrale, lo faranno volentieri. Ma non riformeranno la compagnia. Eduardo dice: «Io capisco Peppino. Egli ha bisogno dj esprimere interamente la sua capacità e la sua personalità». Dice Peppino: «Abbiamo idee diverse e possibilità diverse. Se avessimo continuato insieme» tutti e tre ne avremmo sentito danno».

«L'Espresso», anno VIII, n.17, 19 aprile 1952


«L'Europeo», anno VIII, n.17, 19 aprile 1952