Eduardo De Filippo scaccia con i fuochi d'artificio i fantasmi dalla sua isola
Nell'inaccessibile eremo che si è costruito a Isca, nel golfo di Napoli, Eduardo De Filippo trascorre intere settimane senza ricevere nessuno. Da lontano i turisti lo scorgono a volte passeggiare solo e concitato.
Sorrento, agosto
Da un mese Eduardo De Filippo se n’è andato a vivere in un’isola del Tirreno di sua esclusiva proprietà: Isca, ch’è la contrazione del nome latino. L'acquistò dal banchiere Vittorio Astarita che, dopo un incidente automobilistico, fu costretto ad una esistenza più ritirata. Astarita aveva comprato Isca dall’avvocato Giovambattista Starace. E’ un atollo dove nessun essere vivente potrebbe resistere più di ventiquattr’ore perchè — se non piove — non c’è - una goccia d’acqua da bere o un pugno di fave o un frutto solo, sia pure legnoso, stopposo ma che ti dia l’illusione d’un qualsiasi cibo. Eppure, spendendovi milioni, Eduardo l’ha trasformata in una confortevole residenza.
Perchè acquistò Isca e non una villa in qualche altro luogo di selvatica bellezza come il "Gran Parco d’Abruzzo”, i boschi del Tabumo o l’Alta Sila? E’ semplice: perchè là potevano sempre giungere persone non gradite, mentre nessuno che non ne ottenga il permesso può metter piede in un terreno difeso dal mare e dove più insidioso è l’approdo per scogli aguzzi e vorticose correnti.
La casa di Eduardo De Filippo a Isca, l’atollo tirrenico acquistato dall’attore. Con lui vivono il figlio Luca, una governante e il guardiano. Sotto: De Filippo lavora tra l’altro a ritoccare le dieci commedie che verranno trasmesse alla televisione, nel "secondo canale".
Eduardo difende il suo bisogno di quiete riducendo al minimo i contatti. Se qualche volta va a terra, preferisce scendere a Rucumone, lingua di sabbia raramente toccata da piede umano. Giungendo ad Isca v'è un punto dove si vedono nel fondo, fra la danza lenta delle alghe, alcune colonne di granito verde: sono i ruderi della badia di San Pietro a Crapolla.
L’approdo ad Isca è nel versante che guarda Crapolla. Vi sono intagliati nella roccia venticinque scalini fiancheggiati da un robusto "passamano” per appoggiarsi e difendersi dal risucchio quando le onde schiaffeggiano il posto. Eduardo abita in un villino a due piani con le imposte dipinte in verde bottiglia. Le due cisterne erano bagni quando Tiberio veniva a Capri ed anche ad Isca sorgeva la villa di gaudenti, oggi solo ruderi. Una delle cisterne è stata trasformata in cantina e l’altra in capace serbatoio sopraelevato da cui l’acqua potabile scende per caduta naturale senza consumare la energia prodotta da un "gruppo” elettrogeno. Nel punto più alto v’è un terrazzo con un potente cannocchiale. Vicino alla palazzina sì trova una casetta per il custode. Il poco manto verde-giallo è formato da quercioli, arbusti, fichidindia. Alle spalle d'Isca si vede l’arcipelago de I Galli, insieme di isolotti e, più in fondo, un bianco gregge di case appollaiato sul fianco delle propaggini appenniniche: Positano.
Una volta, quando era viva la seconda moglie, Thea, Eduardo si tratteneva meno ad Isca. Gli importanti lavori compiuti fanno ritenere che vi voglia venire spesso ed a lungo. Abitano con lui il figlio Luca, la governante e Amerigo Sbaratto che fa da guardiano e marinaio: guida il canotto a motore. V’è poi un gagliardo lupo alsaziano. Eppure anche Eduardo riceve delle visite. Cesare Giulio Viola era uno dei più assidui. Adesso, ogni tanto, vi vanno — sempre da Positano — Andreina Pagnani, il ginecologo Guido De Gregorio e altri amici. Ma sono avvenimenti. Perchè Eduardo preferisce star solo e riesce a rimanere a volte decine di giorni senza mai vedere nessuno. Che fa? Talvolta lavora. Le due "Cantate” sono ben lontane dall’includere la vasta sua opera. E poi v’è da ritoccare le dieci commedie — fra cui "Il figlio di Pulcinella” non dato al Festival di Spoleto per il recentissimo lutto — che la TV metterà in onda nel "secondo canale”.
V’è chi afferma che Eduardo sta terminando la commedia promessa ad Anna Magnani. La notizia forse più attendibile è che egli, avendo varcato la sessantina — come fece Scarpetta con il classico Cinquantanni di palcoscenico — stia preparando le sue memorie. Il certo è che De Filippo attraversa uno dei suoi periodi più tormentati. Dalle ville e dalle imbarcazioni con i binocoli puntati lo vedono spesso passeggiare concitatamente a notte alta sul suo terrazzo, fumando in continuazione. Che vuole, a che pensa? Certe sere, quando il cielo è più buio, sull’atollo vengono accesi dei bengala e l’aria nera appare striata di rosso, blu, oro. Perchè? Chi è che rompe le tenebre con quei fuochi? La gente dice che è proprio Eduardo. Forse egli sente voci a lui care, vede volti che amò e parla con i suoi "fantasmi”: quelli dei personaggi creati e delle creature scomparse per sempre. E quando il silenzio è troppo pauroso suona i dischi, ricorre ai fuochi d’artificio. Ma poi la musica tace, i bengala si spengono e nella notte s’ode il lamento del mare.
Crescenzo Guarino, «Tempo», anno XXIII, n.32, 12 agosto 1961
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Crescenzo Guarino, «Tempo», anno XXIII, n.32, 12 agosto 1961 |