Trenta e lode a De Sica

Vittorio De Sica

Roma, maggio

La mattina del 29 aprile scorso il professor Carlo Battisti si svegliò in un albergo di Roma. Era partito da Firenze la sera avanti, chiamato dal ministero della Pubblica Istruzione per esaminare alcuni candidati alla libera docenza. La signora Frida, sua moglie, gli aveva fatto indossare il completo grigio scuro che è quello più adatto per certe circostanze, poi lo aveva accompagnato alla stazione raccomandandogli di non prendere fresco ed aveva sventolato il fazzoletto finché il treno non era sparito alla vista. Appena sveglio il professore guardò l’orologio e decise che avrebbe fatto a tempo ad andare dal sottosegretario alla P. I., per sbrigare certe faccende. Giunto in via della Scrofa, a pochi passi dal palazzo del ministero, tre signori gli passarono vicino. Uno di essi gridò: «E’ lui! » e, seguito dagli altri, gli si slanciò contro con il dito teso. Il professor Battisti credette li per li d’essere stato scambiato per un borsaiolo fuggito. Si fermò in mezzo al marciapiede, si aggiustò la cravatta che gli sta sempre a sghimbescio, squadrò i tre lentamente con aria offesa, poi tirò fuori dal panciotto la carta d’identità e disse: «Sono il professor Carlo Battisti della Università di Firenze. I signori si sbagliano ». Toccò a quello che aveva gridato « è lui » spiegare come stavano le cose. Gli disse che De Sica, il regista, desiderava conoscerlo. Voleva essere cosi gentile, il professore, da salire su una macchina ed andare da lui?

Il professor Carlo Battisti aveva seguito il discorso con una espressione stupita. D’un tratto gli occhi azzurri, sotto le sopracciglia candide, si riempirono di maliziosa ironia e sotto i battetti alla Charlie Chaplin apparve un sorriso divertito. Stette alcuni minuti In silenzio e quando apri bocca disse che lo "Scusassero ma aveva da fare; il signor De Sica, se voleva, poteva sempre trovarlo all’università, dopo le cinque. De Sica fu puntualissimo. Entrò nell’aula mentre il professore stava finendo di interrogare un candidato e quando vide la sua figura quasi mingherlina, dalle spalle piuttosto curve e dimesse, da pensionato statale, e l’aria distratta di chi ha sempre la testa fra le nuvole, per poco non si mise a gridare di gioia. Con grande deferenza gli si avvicinò e gli spiegò che da mesi correva su e giù per l’Italia in cerca di un tipo adatto per interpretare il personaggio principale del suo nuovo film, «Umberto D.». Il film avrebbe narrato la storia di un povero pensionato, un omino umile e dignitoso, ed avrebbe dovuto essere un omaggio a tutti i pensionati del mondo, a tutti gli impiegati dalle mezze maniche e dalla giacchetta di fodera, e soprattutto un omaggio a suo padre. Voleva, il professore, essere Umberto D.?

Il professor Battisti ha sessantacinque anni e la sua fama ha varcato da tempo l'Italia. E’ uno dei più noti glottologi viventi, a lui si deve il Manuale di Fonetica Generale, la Collana di Grammatiche Storiche e Neolatine, un Trattato sul Latino Volgare, i diciannove volumi del Dizionario Toponomastico Atesino, la Storia Linguistica Nazionale del Trentino. Carlo Battisti studiò a Vienna con Meyer Lubke, una celebrità mondiale in fatto di studi di lingue neolatine. A ventiquattro anni ottenne la libera docenza. « E’ un uomo dì una cultura così profonda che mette spavento », dicono i suoi Scolari. Battisti insegna alla Università di Firenze da ventisette anni, da quando cioè dopo la prima guerra mondiale lasciò il posto di direttore alla Biblioteca di Gorizia e ottenne a Firenze la cattedra di Glottologia. Gli studenti Sono sempre andati matti per lui: gli perdonano perfino il fatto di non riuscire a prendere un solo appunto durante le sue lezioni tanto parla In fretta. E’ un uomo allegro, vivace, che non ha nulla dello scienziato. A sessantacinque anni continua a scalare le Alpi come quando ne aveva venti: «Quando arrivo alla base di un monte ci penso un po’ su e poi mi dico: "Carlo, è meglio tornare indietro”. E faccio dietrofront. Ma le gambe si rifiutano di camminare, la tentazione è troppo forte: tomo sui miei passi e comincio ad arrampicarmi. Sui punti brutti dico: "Carlo, se ruzzoli giù il Dizionario Etimologico Italiano va a ramengo”. Ma quando arrivo in cima mi sento felice e concludo che una montagna vale bene una enciclopedia ». Il Dizionario Etimologico a carattere enciclopedico a cui Battisti lavora da un quarto di secolo è un’opera che resterà come un esempio unico nella storia della letteratura non solo italiana. Ne ha già stampati due volumi, editi da Barbera, arrivando fino alla lettera F con la parola «fatica». Questo fu uno degli argomenti opposti dal professore a De Sica. «Vede, signor De Sica», ha detto il professore al regista, « io sto lavorando alla lettera I. Ho sessantacinque anni e non posso perder tempo». Poi invece gli accadde ciò che gli accade sempre quando va a fare le scalate ih montagna, si lasciò vincere dallo spirito dell’avventura ; il giorno dopo fece il provino.

La notizia che il professor Battisti avrebbe lavorato al cinema fu subito conosciuta nell’ambiente universitario. Il 2 maggio, infatti quando il professor Battisti, tornato a Firenze, salì le scale del Gabinetto di Glottologia, all’ultimo piano dell’Ateneo in piazza San Marco fu subito circondato dai suoi Colleghi; come il professore prevedeva non si mostrarono molto entusiasti del suo debutto nel cinema. Solo due o tre di essi si congratularono con lui. Il professor Battisti, che non è un tipo impressionabile ed è abituato a fare sempre a modo suo, li lasciò chiacchierare. Prima di accettare definitivamente la proposta di De Sica però il professore volle sentire il parere del Rettore Magnifico Bruno Borghi e del presidente della Facoltà Lamanna. Gli risposero di non trovarvi niente di sconveniente se il film era serio e la parte dignitosa. Il professore rispose che Umberto D. è un uomo piuttosto smidollato Che ad un comizio di protesta scappa solo perché ha udito un fischio che non è nemmeno quello della Celere; siccome però è un personaggio umano che rispecchia una categoria e solleva un problema sociale trovava molto dignitoso interpretarlo. Cosi il professor Battisti ha scritto al ministro Gonella perché il ministero della Pubblica Istruzione lo autorizzi a interpretare il film. Sembra che Gonella abbia risposto di si.

«L'Europeo», anno VII, n.21, 20 maggio 1951


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«L'Europeo», anno VII, n.21, 20 maggio 1951