Approfondimenti e rassegna stampa - Rosanna Schiaffino
La rassegna stampa
Rosanna Schiaffino ospite a casa di Antonio de Curtis
In occasione dell'inizio delle riprese del film «La Mandragola», Rosanna Schiaffino fu ospite, unitamente al regista Alberto Lattuada, a casa di Antonio De Curtis, per la discussione dei dettagli della sceneggiatura.
Foto © Archivio Federico Clemente
Quattro chiacchiere con Rosanna Schiaffino
Gli americani l'hanno definita «bellezza voluttuosa» -In questi giorni interpreta con Mastroianni «Un ettaro di cielo», suggestiva vicenda nella «Bassa» ferrarese.
Codigoro, luglio.
Qui siamo arrivati con altri colleghi in un giorno festivo Codigoro è una piccola ridente cittadina, nei pressi di Ferrara. Vi si arriva SL un trenino che sembra procedere volutamente con il ffiitatore e dai cui finestrini si ammira l'ubertosa campagna della zona, recentemente devastata dall'alluvione del Po. Parlando con la gente che ora è tornata alla propria casa semidistrutta dalla furia delle acque, stu-pisce la stoica rassegnazione che distingue qusti bravi e coraggiosi contadini. Molti dovranno affrontare notevoli sacrifici per riprendere il lavoro e la vita normali, ma osservando l'espressione dei loro volti, vien fatto di pensare che non si considerano dei vinti dalle forze brutali e irniente della natura. Sembra vogliano dire, tra l'altro: l'uomo è forte. Come tale deve comunque avere ragione del fiume, dei suoi tradimenti, della sua capricciosa e sconcertante violenza. C'è veramente da imparare guardando a questa gente, a questi tenaci contadini di una delle zone più fertili d Italia.
Giunti a Codigoro, tutte queste considerazioni scompaiono, si dimenticano. Altri motivi, ben più lieti o vistosi attraggono l'attenzione, dall'accogliente e riposante atmosfera domenicale del paese, al regista Casadio che in un'osteria sta discutendo con alcuni tecnici il plano di lavorazione in programma per «Un ettaro di cielo», da un gruppo di ragazze che attende a piè fermo l'uscita di Marcello Mastroianni dall'albergo per chiedergli un ennesimo autografo e possibilmente una fotografia, alla beila e più che mai seducente Rosanna Schiaffino che in compagnia di sua madre ci riceve comportandosi da ospite perfetta, preoccupata che ognuno di noi si trovi a proprio agio, nonostante la canicola che infierisce per ogni dove. Da Roma, Rosanna si è fatta portare un piccolo bar fornitissimo. C'è da bere per tutti i gusti, con ghiaccio, s'intende, sono passati dieci mesi dall'ultima volta che avevamo incontrato la giovane attrice. Allora stava «girando» in una località di campagna, nei pressi della capitale. Sosteneva il ruolo della seducente Angelica, ma la sua bellezza appariva necessariamente contenuta dai castigati indumenti del suo antico personaggio.
Oggi Rosanna è completamente diversa, qualcosa si è maggiormente affinato nei suoi tratti e sembra persino cresciuta in altezza. No, non sono i tacchi alti. Effettivamente quando si hanno soltanto diciotto anni, capita di allungarsi un poco, quanto basta per farlo notare a chi non vi vede da quasi anno. E in questo frattempo la vita e la carriera di Rosanna hanno compiuto passi decisivi. Di questa stupenda ragazza, genovese di nascita e di famiglia, che pur avendo interpretato due film modesti anzichenó era già molto nota al pubblico, essendosi affermata come una delle più ricercate «cover-girl», si è occupato qualche mese fa il fotografi di «Life», Philippe Halsman, il quale si è creduto in dovere far pubblicare una sua fotografia sulla grande rivista americana.
Oggi Rosanna non è più una « stellina ». Non lo è più perchè quando si riesce a smuovere un celebre fotoreporter d'oltreoceano vuol dire che si comincia a diventare attrici, in questi giorni, infatti, ella sta girando alcune tra le scene più impegnative di « Un ettaro di cielo », con Marcello Mastroianni ed altri, per la regia di Glauco Casadio, un giovane che è arrivato alla macchina da presa attraverso li giornalismo.
Rosanna si è letteralmente innamorata del ruolo che le è stato affidato in «Un ettaro di cielo», dove per la prima volta ella affronta un personaggio ben delineato, consistente; un ruolo, insomma, che veramente rappresenta il banco di prova delle sue possibilità, indipendentemente dalla grazia e dal sex-appeal che la distinguono. «Sono stanca di sentirmi dire che sono bella — ella dice. — Dopo questa mia interpretazione spero di mettere in evidenza anche un certo talento...».
Il film che ora la giovane attrice sta girando con Mastroianni si stacca notevolmente dalle solite vicende di maniera. Esso narra una storia ambientata in un angelo della «Bassa» ferrarese. Qui un giorno arriva Severino con la sua scassata «balilla». Egli è un giovane ciarlatano che ogni anno giunge nella zona per la fiera. In palude, tra i vecchi pescatori d’anguille, sboccia nella sua mente la grande trovata. Questi pescatori sono stanchi e delusi della loro vita. E Severino sorprende la loro buona fede, dando ad intendere che lui rappresenta per l'Italia una grossa «società», la quale vende a piccoli lotti del «pezzi di cielo». Ci si può stare comodi dopo morti, oppure li si potrebbe affittare agli aeroplani di passaggio, ricavandone un buon guadagno.
I vecchi pescatori di frodo prendono sul serio questa favola. Nel frattempo Severino si sente triste suo malgrado per aver inventato quella storia. E all’osteria, quando incontra Marina, una bella figliola impersonificata da Rosanna Schiaffino che serve nel locale, le dice parole d'amore che sono sincere. Intanto i vecchi hanno preso una solenne decisione. Vogliono acquistare alcuni ettari di cielo e Severino, per non deluderli, non ha più il coraggio di tirarsi indietro. Perciò egli accetta poche migliaia di lire e suggella il contratto con una stretta di mano. Il cielo è qualcosa di troppo bello per goderselo subito. Questa la ragione che induce i poveri pescatori a propositi suicidi. Da qui la suggestiva e poetica vicenda di «Un ettaro di cielo» assume toni molto commoventi, che poi tuttavia diventeranno allegri, in quanto gli stessi vecchi dopo aver consumato un bel pranzo per festeggiare l’addio alla vita e aver fatto una gita in barca sul fiume, diventano improvvisamente ottimisti e rinunciano al suicidio. Severino e Marina, ormai veramente innamorati, lasceranno insieme la palude. Ai vecchi pescatori resta la certezza di poter ancora coltivare i più fantastici sogni, o-gni volta che un po' di fantasia giovanile li assisterà.
In quest'ultimi tempi Rosanna Schiaffino ha ricevuto allettanti offerte da produttori stranieri, ma per ora non intende abbandonare l'Italia, anche perchè ha già troppi impegni per l'interpretazione di prossimi films. Tra qualche settimana ella darà vita al personaggio di una ragazza della malavita napoletana in «La sfida» con Josè Suarez, il bravo attore spagnolo che sostenne il ruolo del protagonista in «Calle Mayor», Forte dei suoi diciotto anni e dell’entusiasmo che l'anima, la bella Rosanna non potrà quindi concedersi neppure un giorno di vero riposo durante tutta l'estate. E' ormai divenuta schiava della macchina da presa. Una schiava felice, però.
Gino Barni, «La Gazzetta di Mantova», 25 luglio 1957
«Le Ore», anno VI, n.251, 1 marzo 1958
Il fascino dell'Oriente e la necessità - tutta occidentale - di smentire la voce di un imminente matrimonio sono state le esperienze più impegnative che Rosanna Schiaffino ha vissuto nel suo viaggio a Bangkok
Rosanna è stata a Bangkok per gli esterni dell’episodio "Illibatezza”, diretto da Rossellini, di cui è protagonista in "Rogopag”. La Schiaffino era accompagnata a Bangkok da Alfredo Bini, produttore del film; e per questo si era sparsa la voce di un matrimonio da celebrare in Thailandia. Tutti e due, d'altronde, l’hanno smentita.
La Schiaffino ha approfittato del breve soggiorno nella città orientale, per cercare di conoscerla nella sua bellezza e nei suoi segreti. Rosanna, che compirà fra non molto ventidue anni, questa volta ha viaggiato senza la madre e la sorella. Il film di cui "Illibatezza’’ è un episodio si intitola "Rogopag”, dalle iniziali dei registi che lo dirigono: Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti.
«Tempo», anno XXIV, n.52, 29 dicembre 1962
«Grand Hotel», 1968 - Rosanna Schiaffino
Addio a Rosanna Schiaffino la diva delle cronache rosa
1938-2009 - Malata da molti anni, l’attrice (genovese di nascita) si è spenta a Milano. Cominciò come fotomodella, ma poi ebbe anche registi importanti. Alternò peplum e commedie arrivando anche a Hollywood
MILANO — È morta ieri mattina nella sua casa di Milano in via Tamburini Rosanna Schiaffino, clic da 20 anni lottava per un tumore al seno, curata dal professor Veronesi. Ne ha dato notizia il figlio, commosso dal coraggio dimostrato dalla madre fino all'ultimo combattiva e presente nonostante i dolori: i funerali saranno a Milano, ma sarà sepolta a Portofino. Aveva 70 anni ma ce la ricordiamo tutti bruna, bella, felina, sensuale, con quello sguardo prensile che aveva sedotto due produttori importanti come Cristaldi e poi Bini, che sarà il primo marito.
La Schiaffino, nata a Genova il 25 novembre del 1938, figlia di un costruttore edile, di partenza fotomodella, fu l’ultima vera maggiorata della collezione macìe in Italy anni Cinquanta, quella partita con Mangano, Loren, Rossi Drago, bollo. Espresse quella bellezza, quel senso del pudore e quella società, non a caso la sua prima apparizione sugli schermi fu in Totò lascio o raddoppia? di Mastrocinque, nel '56, anno legato al successo del quiz di Mike. La sua affermazione avviene prima come ragazza di copertina (Le ore, Life) poi come infelice promessa sposa (ispirata al personaggio reale di Pupetta Maresca) nel bellissimo film d’esordio di Francesco Rosi sulla camorra, La sfida.
Era il periodo in cui il nostro cinema stava passando dal realismo radicale post bel lico a quello rosa sentimentale. Moglie di un produttore illuminato come Alfredo Bini, che lanciò Pasolini, Rosanna, molto consigliata dall’onnipresente madre, si costruisce una brillante carriera nazio-nal popolare, diretta da affermali registi complici del suo verace temperamento femminile come Bolognini, Lattuada, Franciolini.
Gli inizi - L’esordio al cinema nel ’56 in «Totò Lascia o raddoppia?»
Alterna i film facili della domenica, il genere peplum e altro, con i titoli d’autore. È diretta dal bravo Damiano Damiani (Una strega in amore), da Mario Camerini e diventa anche una star da export a partire da II vendicatore di Dieterle.
Partecipa a film di serie A, innovatori e per i tempi audaci: come La notte brava di Bolognini, scritto da Pasolini col classico linguaggio da borgata, ai tempi in cui Lucherini la lanciò con una delle sue felici trovate per paparazzi.
Ma non disdegna i primi titoli farseschi di Franchi e Ingrassia (L’onorata società) ed è perfetta anche per il technicolor dei peplum. Nel ’6'3 si nota come una hostess molto particolare nell'episodio Illibatezza di Rossellini che fa parte dello scandaloso Rogopag, torturato dalla censura di allora, e anche nell’ispirata riduzione che Bolognini fece di un romanzo bello ma non popolare di Moravia, La corruzione. Successone nel '65: è Madonna Lucrezia, per l’intenditore Alberto Lattuada dalla commedia scostumata e ancora quasi proibita di Machiavelli La mandragola in un ricco cast di cui fa parte anche Totò. E vinse allora una Targa e il David di Donatello.
Il volto italiano, la sua forte carica passionale mediterranea, i lunghi capelli neri e gli occhi che non sorrisero, ìa rendono facile preda per le coproduzioni intemazionali allora di moda nella Hollywood sul Tevere: lavora con Renè Clément (Il ballo delle spie), con il grande Vincente Minnelli che gira a Roma con Kirk Douglas Due settimane in un'altra città, con Jack Cardiff, col regista di (007 Terence Young (L’avventuriero). Ma d’altro canto prosegue anche nel cinema italiano verace, diventa veneta carnale nella Betìa del Ruzante diretta dall’esperto Gianfranco De Bosio e fu romanissima in Trastevere di Tozzi ed Ettore lo fusto di Castellari.
I grandi partner - Girò anche con Vincente Minnelli e Jack Cardiff, al fianco di Kirk Douglas
Il secondo tempo della fortunata carriera, iniziata brillantemente, segna il passo in molti film di genere che non la valorizzano neppure, in trasferte all’estero quasi sempre inutili, con poche eccezioni come l’avventuroso Gli eroi di Duccio Tessali in cui è una donna che, durante la II Guerra mondiale, cerca di rubare un tesoro agli arabi. Ma intanto la signora Schiaffino aveva fatto passi da gigante nella sua vita privata e, dopo il lungo sodalizio artistico e umano con Bini, da cui ha avuto nel '69 la piccola Annabella, sposa un importante industriale come Giorgio Falck, da cui ha il figlio Guido nell'81 ma da cui poi si separerà con gran chiacchiera di salotti.
Nel 77, quando delusa aveva già dato l’addio al cinema e sposato la causa materna della famiglia, rientra con la tv nello sceneggiato tratto dal romanzo di Vitaliano Braneati Don Giovanni in Sicilia diretto da Guglielmo Morandi, a fianco di Domenico Modugno. Ma l’ultima parte della sua vita, soprattutto con le polemiche per il divorzio e l’insorgere poi della malattia, è avvolta da un civile riserbo e da una riservatezza che l’hanno fatta quasi dimenticare a quel un tempo vasto pubblico del cinema che col suo sguardo aveva dapprima stregato.
Maurizio Porro
Troppo bella per quel nostro cinema provinciale
Il cinema non è stato generoso con Rosanna Schiaffino. Forse ha avuto paura della sua bellezza, della sua sensualità, delle sue forme botticelliane. L’ha sfruttata negli anni più belli, offrendole anche ruoli interessanti, ma poi l’ha inchiodala a icona di se stessa, «bella donna» destinata a guadagnarsi una parte più col proprio corpo che con altro. Non so quanta responsabilità abbia avuto in questa involuzione il legame con Alfredo Bini, produttore estroverso e imprevedibile, capace di dar fiducia a un ancora sconosciuto Pasolini ma non all’attrice con cui divideva la vita. Certo è che anche lui sembra essersi preoccupato più delle apparenze (per altro notevoli) che della sostanza.
Un vero peccato, perché nella Sfida di Rosi sapeva risplendere più del sole che imbiancava muri e campi di una Campania allora inedita. E con Bolognini (La notte brava e poi La corruzione) aveva dimostrato come la sua bellezza potesse essere usata in funzione drammatica ma anche narrativa, tanto da aprirle le porte a Hollywood. Per questo resta un mistero l’aver accettato di recitare come «spalla» di Franchi e Ingrassia nel film di un esordiente (L’onorata società di Riccardo Pazza-glia, ancora lontano dall’arboriano «brodo primordiale»), anche se col senno di poi quel ruolo assomiglia
Capacità di artista - Forse solo «La mandragola» ha reso giustizia, oltre che al suo fisico straordinario, anche alle sue capacità di artista
molto a un inascoltato campanello d'allarme. Lattuada e poi Damiani e Festa Campanile cercarono di utilizzare al meglio la sua bellezza e il suo erotismo, ma forse solo La mandragola è davvero rispettosa di un'attrice che può anche spogliarsi (e nella parte della cinquecentesca Lucrezia è davvero indimenticabile) ma che attraverso il suo corpo sa restituire tutte le sfumature di un personaggio finitamente ingenuo.
Poi, dalla fine degli anni Sessanta, un cinema italiano appiattito su filoni e luoghi comuni le offrì solo ruoli prevedibili, compresa l'immancabile parte della «puttana dal cuore d’oro» (in Commissariato di notturna) né cercare lavoro in Spagna l’aiutò più di tanto, lasciando così in molti spettatori il rimpianto per una bellezza dimenticata troppo in fretta.
Paolo Mereghetti
Lei e Falck, dalla favola agli insulti
Il matrimonio e il divorzio - Sono stati una delle coppie più ammirate e chiacchierate. Colpo di fulmine a 42 anni, una lunga stagione da jet set e poi le accuse
MILANO — Prima le nozze da favola, poi gli intrighi, gli insulti, le botte: una storia appassionata e crudele. Nella primavera di cinque anni fa era morto lui, Giorgio Falck, personaggio da copertina. Ora che se ne è andata anche lei, Rosanna Schiaffino, verrebbe da pensare che finalmente la loro tribolata vicenda possa seguirli nel silenzio e finalmente nella pace. Ma pochi sono propensi a crederlo.
Perché questa non è stata soltanto una altolocata «Guerra dei Roses» poi tradotta in «Guerra di Rosali». Ma una specie di tornado che ha sconvolto la buona società milanese, divisa nei favorevoli a lui o a lei. Una cavillosa bagarre che non pare ancora del tutto chiusa, nonostante la scomparsa dei maggiori protagonisti. Come ogni storia di odio e rancori, quella di Rosanna e Giorgio comincia con una passione divorante, ancorché non più giovanile. Si conoscono nell'80, quando entrambi hanno 42 anni e un matrimonio alle spalle. Lei con il produttore Alfredo Bini, da cui ha avuto Annabella. Lui quello con Anna Cataldi, mamma di Giovanni (morto in una immersione nel 93) Guia e Jacaranda.
A presentarli è il conte Roberto Val larino (lancia, amico di Giorgio e con il quale Rosanna ha avuto un breve ma intenso lo ve affair. Colpo di fulmi ne che spinge lui a un martellante corteggiamento in stile cinematografico. Ogni volta che l’attrice arriva in un hotel non mancano mai mazzi di fiori fantasmagorici e preziose scatoline di gioielleria. Rosanna resiste però senza grande convinzione. Nel febbraio dell’81 nasce il loro Guido. Nel febbraio dell'82 si scambiano gli anelli a Palazzo Marino davanti al sindaco Carlo Tognoli.
Un paio di mesi dopo è invece grande festa a Portofino dove lui ha barca e casa. Fra gli altri ci sono Leopoldo Pirelli, Vittorio Merloni, Rina Brion, Anna Boi chini, Delia Scala, Valentina Cortese. L’osmosi che accompagna gli incendi passionali agevola la fusione degli interessi. Lui che è figlio d’una borghesia schiva, si adatta qualche volta a comitive cinematografare. Lei che come tutte le attrici, in acqua scende soltanto su confortevoli motoscafi, si converte alla vela.
Due cuori ancorati a una banchina. Sempre insieme. Sempre a contatto fi sico. Qualche amico è perplesso: «Un po' morboso come rapporto, strano perché lui è abituato ai grandi spazi». I primi problemi sono all’inizio degli anni 90 quando Schiaffino comincia un lungo calvario, costellato di operazioni, con il cancro. «Da quel momento — avrebbe poi confidato a un amica — tutto è cambiato. L’errore più grave della mia vita è stato ammalarmi, Giorgio non l'ha mai accettato». Anche Falck parla con qualche amico e lamenta il fatto che la moglie sia diventata gelosa, dispotica, opprimente: «Mi fa perfino pedinare».
E' a cavallo di questo contesto che a un certo punto ai fianco di Giorgio compare la bella Silvia Urso, trentenne di buona famiglia, velleità da stilista (importa seta): non una con soluzione ma un vero, nuovo amore. Qui deflagra la guerra dei Falk-Schiaffino. Lei gli fa bloccare il passaporto. Lui chiede l’affidamento del figlio. Lei fronteggia la rivale. Lui non dà più notizie.
In campo si schierano due top di casi del genere: per lei Anna Maria Bernardini De Pace, per lui Laura Hoesch. In alcuni stralci di verbali pubblicati si evince il grado di pacatezza nei rap-porti fra la ex coppia. «Sei una grande stronza», le dice lui. «Ci hai sputtanato per tutta Milano», replica lei.
Una volta si incontrano e Rosanna lo prende a schiaffi e ginocchiate. Giorgio in compenso viene accusato di violare gli obblighi di assistenza morale. Fatalmente viene messo in mezzo anche loro figlio. «Lei l'ha pia giato e non me lo fa vedere». «Lui se ne frega e non si fa vedere». La separazione, il divorzio sono inevitabili. Mentre nei salotti si liti ga tifando per l’uno o per l’altra. Falck sposerà la sua nuova compagna e av rà due figli.
Nel 2000 dopo anni di dispetti, insulti e carte bollate arriva un’intesa. La villa di Portofino resta a Falck mentre l'attico milanese (1200 mq.) in via Tamburini e la casa di Cortina resteranno all'ex attrice con la metà d'un patrimonio di 7 miliardi di liree l’assegno mensile di 14 milioni per Guido. Tutto finito? No, perché nel 2005, dopo la morte dell’imprenditore velista, gli altri figli hanno chiesto di ridiscutere alcuni termini dell’eredità.
Gian Luigi Paracchini
«Corriere della Sera», 18 ottobre 2009
Dai set al jet-set Rosanna
E' morta la Schiaffino. Bellissima attrice, tra il '56 e il '77 con Rosi, Rossellini... Le nozze con Falk poi il divorzio
Rosanna Schiaffino è stata una delle donne più belle mai apparse su uno schermo. Sembrerà un modo frivolo di ricordarla, ma: 1) è la verità; 2) le farebbe, probabilmente, piacere; 3) è un modo di ribadire che con lei se ne va un personaggio del costume e della cronaca italiani, prima ancora che un’attrice. La sua carriera è tutta racchiusa fra il 1956 (Orlando e i paladini di Francia di Pietro Francisci, dove fa la bella Angelica che fa impazzire tutti i cavalieri: e chi, se no?) e il 1977 (un Don Giovanni in Sicilia televisivo, ispirato a Brancati e diretto da Guglielmo Morandi). Ma di fatto si era conclusa ben prima, considerando che i suoi ultimi film di qualche rilievo risalgono all’inizio degli anni ’70. Ma questo non conta.
La verità sta altrove, in un test che - se avete meno di 40 anni -potete fare con i vostri padri o i vostri fratelli maggiori.
L’esordio a 17 anni - È Angelica nel film ariostesco di Francisci Poi lavora con Totò
Dite loro «Rosanna Schiaffino», e vedrete che tutti la ricordano, ma ben pochi saranno in grado di citarvi un suo film. È assai più verosimile che molti di loro diranno, a loro volta, un cognome: Falck. Ed è un cognome che rende importante la data suddetta, il 1977, dopo la quale Rosanna scompare dalle cronache artistiche per entrare in quelle mondane. In quell’anno fatidico, in cui esplode il punk e infuria il terrorismo, Rosanna Schiaffino divorzia da Alfredo Bini, lo stravagante produttore che aveva sposato anni prima, e convola a seconde nozze con l’industriale Giorgio Enrico Falde È, costui, il rampollo di una delle grandi famiglie industriali milanesi, nipote di quel Georges Henri Falck, francese, chiamato nel 1833 a dirigere la famosa ferriera di Dongo, sul lago di Como. La Falck è un colosso ddla siderurgia e Giorgio Enrico, classe 1938, è il divorziato d'oro della finanza meneghina: ha già 3 figli da un precedente matrimonio quando si innamora di Rosanna e la porta via, a Bini e al cinema. Insieme hanno un figlio, Guido Nanni, nel 1981: qualche anno dopo, il turbolento divorzio e l’interminabile causa per l’affidamento del ragazzo faranno la gioia dei giornali «rosa». E oggi che Rosanna se n’è andata, a Milano, a un’età che com’è giusto per una diva rimarrà misteriosa (alcune fonti danno come data di nascita il 1938, altre il 1939: l’unica cosa certa è che era nata a Genova), è soprattutto quel passato che riemerge. Eppure, dietro quella bellezza mediterranea che l’aveva portata a un titolo di Miss Liguria, si è nascosta - in qualche occasione - anche un’attrice. Soprattutto all’inizio. Quando fa Angelica nel film di Francisci, Rosanna ha 18, forse 17 anni. Viene notata subito. La mettono accanto a Totò in Totò lascia o raddoppia. Ma soprattutto la vuole Francesco
Il canto del cigno - Con «La mandragola» di Lattuada dove fa Lucrezia
Rosi per il suo primo film, La sfida, un viaggio antropologico nei quartieri napoletani già dominati dalla camorra. In fondo è il suo vero esordio, ed è un esordio di razza. Il film è bellissimo e la presenza della Schiaffino va al di là dell’avvenenza, è di un’intensità che in certe scene - il famoso bado sul terrazzo -riesce a levare il fiato. Mauro Bolognini la vuole per La notte brava, altro film notevole, scritto da Pasolini, nel quale le bellezze si sprecano (Elsa Martinelli, Anna Maria Ferrerò, Antonella Lualdi). A fioco più di vent’anni, sembra avviata a una carriera da star. Franco Castaldi la mette sotto contratto, ma forse è troppo concentrato sulla carriera di un’altra donna stupenda, che ha scritturato e anche sposato: Claudia Cardinale. In pochi anni, Rosanna si ritrova a decorare film in costume di livello medio-basso. Ha due altri guizzi: RoGoPaG, nell’episodio di Rossellini, e La mandragola, dove Lattuada le affida il ruolo di Lucrezia, il «motore» che muove tutta la trama. La diva ha 27, forse 26 anni ed è già un canto del cigno. Farà altri film per lo più dimenticabili, diversi dei quali in Spagna. Poi, come detto, sparirà dagli schermi - ma non dalla nostra memoria.
«L'Unità», 18 ottobre 2009
Addio a Rosanna Schiaffino icona esotica degli anni Sessanta
L’attrice morta ieri a Milano dopo lunga malattia L U TTO I avrebbe compiuto 71 anni il 25 novembre
ROMA È morta ieri a Milano l'attrice Rosanna Schiaffino. Nata a Genova il 25 novembre 1938, era da tempo malata. Sarà seppellita a Portofino.
Era bellissima Rosanna Schiaffino. Bruna, seducente, occhi neri dal taglio inconfondibile e un pizzico di bellezza orientale, era una delle più affascinanti fra le post-maggiorate anni '60. Non solo la Loren e la Lollo, ma anche Claudia Cardinale, Anna Maria Ferrerò, Antonella Lualdi, Elsa Martinelli, e appunto lei, la Schiaffino. Dapprima starlette accanto a Totò. poi eroina per film mitologici e in costume, quindi impegnata per Rosi, Bolognini, Rossellini. Infine rimarrà celebre per le parti para-boccaccesche di "La mandragola" e "La betìa", seminuda e piccante ma con glamour, anticipatrice dei "cine-decameroni" con la Fenech (e di questa attrice è stata un'indubbia antesignana per fisionomia e ruoli).
Genovese, figlia di Yasmine, bella donna ambiziosa di origine egiziana, Rosanna si muove giovanissima alla conquista di Roma guidata dalla mamma, che è anche sua amica, confidente, piess-agent. Diventa cover girl per "Life", ma i rotocalchi e il teatro di varietà la interessano poco: nella Roma della "Dolce vita" la promettente Schiaffino a fame solo di cinema.
Debuttò diciottenne al fianco di Totò, poi divenne popolare anche all’estero, infine diradò l’attività
Non è ancora diciottenne quando interpreta "Totò lascia o raddoppia" (1956). piccolo ruolo di pupa che tuttavia basta a far brillare la sua fotogenia. Viene subito scritturata dal produttore Franco Cristaldi, che le offre un contratto settennale per la Vides e la conduce per mano nei primi anni della carriera. La sua bellezza dal sapore esotico la rende perfetta per i più mitici ruoli in costume, da "Orlando e i paladini di Francia" ('57), dove è Angelica, a "Teseo contro il Minotauro" ('60), nella parte di Arianna. Ma la Schiaffino si dimostra presto attrice plasmabile, e ritrova l'Italia contemporanea con due film importanti di taglio verista. Nella "Sfida" ('58) dell'esordiente Rosi è Assunta, giovane sposa sciantosa di un boss della camorra. Più sguaiata e memorabile è in "La notte brava" (’59), scritto da Pasolini e diretto da Bolognini, dove diventa borgatara romana, bellissima e di facili costumi, che fa l'amore sui prati brulli di periferia trasformati in cantieri. Selvaggia e perfetta in questi contesti pasoliniani, la Schiaffino si costruisce con simili ruoli una patente di star moderna e disinibita sulla quale vivrà di rendita per anni, saggiamente amministrata da un altro produttore, Alfredo Bini, che sposa nel 1963 e dal quale avrà una figlia.
Presto la Schiaffino diventa nota anche all'estero, lavorando con registi quali Terence Young e vincente Minnelli ("Due settimane in un'altra citta", ’62), ma i ruoli più importanti degli anni '60 restano quelli italiani. A partire dall'episodio rosselliniano di "Rogopag" ('63), "Illibatezza", dove con grazia, ingenuità e glamour internazionale, impersona una hostess italiana che si difende dal corteggiamento di un goffo turista americano.
Diventa popolare anche con "La corruzione" ('63), con un altro personaggio bologniniano ma più raffinato di quello di "La notte brava”. Interpreta Adriana, ragazza ingaggiata dal ricchissimo Alain Cluny per convincere il figlio (Jacques Perrin), ad abbandonare l'idea di farsi prete. Sdraiata sulla tolda dello yacht di famiglia. Adriana indossa ridottissimi bikini ed entra fra le icone del cinema italiano del "boom".
Ma il corpo della Schiaffino darà scandalo soprattutto nella "Mandragola" ('65), film con cui Lattuada inaugura il nuovo cine-erotismo letterario in costume, e Rosanna è qui Lucrezia, giovane moglie pronta a tutto pur di avere un figlio.
Dopo il decennio '60 vissuto da dominatrice, la Schiaffino dirada di molto la sua attività, e il suo ultimo colpo lo mette a segno con "La betìa" (De Bosio, '71), affresco contadino cinquecentesco tratto da Ruzante, dove è perfetta come contadinella dagli insaziabili appetiti sessuali.
Nel 1980 la Schiaffino divorzia da Bini e nel 1982 sposa l'industriale Giorgio Falck. Tornerà a far parlare di sé per la burrascosa separazione da Falck, quasi un copione che la vita ha imitato dai suoi film.
Paolo Lughi, «Il Piccolo di Trieste», 18 ottobre 2009
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Gino Barni, «La Gazzetta di Mantova», 25 luglio 1957
- «Le Ore», anno VI, n.251, 1 marzo 1958
- «Tempo», anno XXIV, n.52, 29 dicembre 1962
- «Grand Hotel», 1968
- «Corriere della Sera», 18 ottobre 2009
- «L'Unità», 18 ottobre 2009
- «Il Piccolo di Trieste», 18 ottobre 2009