Approfondimenti e rassegna stampa - May Britt

May-Britt-


«Epoca», 1953 - May Britt


Per May Britt ragazza di casa la fortuna si chiama destino

E’ evidente che da qualche anno si sta verificando una lenta ma tuttavia continua migrazione dai paesi nordici - leggi particolarmente Svezia - verso quelli del Sud Europa - leggi particolarmente Italia.

Forse è buon segno: che non siano i prodromi di una nuova civiltà, che di lassù cioè (e magari, chè quelli di là son davvero i migliori in materia) ci venga, anziché da Oriente, il senso della democrazia pura? Ma non usciamo dal seminato; questa di cui voglio parlare è per ora una migrazione «sui generis» avente cioè un carattere tutto speciale dello sport c del cinema, e manifestatesi pertanto sotto due aspetti: simpatico nonché delizioso.

E’ qui bene distinguere che se «simpatico» - fino a diventare entusiasmo ben si addice agli atleti de) calcio ( come ad esemplo un Jeppson, al punto che i tifosi partenopei dicono —, «se in Paradiso ci stesse 'na squadra ’e calcio: Jeppson centro-attacco ! —») agli atleti stessi, per quanto simpatici, non può riferirsi certo l'altro aggettivo, dedicato invece alle bionde incantevoli vichinghe, che, mosse da ugual palpito d’arte che oltre Atlantico portò la divina Greta alla gloria e al di là per tutto il mondo, han risposto però ad un irresistibile richiamo che veniva loro dal caldi e fioriti paesi del Sud; dal nostro specialmente, più di ogni altro meraviglioso e fiorito.

E per certo assai forte era tale richiamo, come potente può essere solo quello del Destino. Ed infatti un destino di celebrità era segnato per queste donne incantevoli quanto brave artiste, attrici nate cioè, come ha superbamente dimostrato di essere Ingrid Bergman e cosi degne di lei quelle che dai fiordi le sue orme hanno seguito.

Si sentono a volte alcune signorinelle, il che sarei) he ancora compatibile in considerazione della loro sciapita età, ma anche diversi autorevoli scemi quan fasulli competenti di cinema,uscirsene con la profon da considerazione - chissà quanto faticata dalle loro meningi - «...che poi si, in fondo, che bisogno c’è di attrici svedesi come se nel firmamento della no stra Cinelandia non avessimo già attrici ottime per tutte le esigenze di produzione !...» Vorrei rispondere a questi pensatori di provarsi a considerare che Roma è ormai con Cinecittà una capitale cinematografica e come tale non le può bastare - come non basterebbero ad Hollywood le sole dive americane - una disponibilità di attrici italiane, belle e intelligenti quanto si vuole, nonché quanto si vuole formose e maliose !

Eppoi consideriamole un po’ da vicino queste cosi discusse svedesi le quali invece ci piacciono tanto, anzi tantissimo.

Riguardo alla Bergman non occorrono certo aggettivi per magnificare il suo talento, la sua produzione dalla prima i Giovonna d’Arco di Fleming a quella attuale diretta da suo marito, ove la sua immagine avrà la sua stessa voce per non dire di «Europa 51» e di tutte le altre interpretazioni.

Ed ancora come passibile essere avari di elogi, del resto meritatissimi, verso quella attrice squisita che fu Martha Toren, sublime e meravigliosa in «Puccini» come in «Maddalena» e - per ultima la considero non certo perchè questo sia il suo posto ma per il rilievo invece che le viene dall’interesse dimostratole in questi ultimi me si dal pubblico - ecco la giovanissima, delicata quanto sensitiva May Britt. Quando si dice la Fortuna! Quel giorno a Stoccolma, mentre nel grande studio fotografico ove lavorava, lei si dirigeva verso il laboratorio non avrebbe mai immaginato, - passando accanto a due signori lì in vista di trovarsi ad una grande svolta della sua vita.

Quei due signori erano il produttore Ponti e Mario Soldati. A loro due bastò uno sguardo solo per vedere nel futuro.

Un Futuro molto prossimo dove si dimostrò che per May Britt quella fortuna aveva più precisamente nome: Destino. Era infatti il suo più luminoso destino di attrice che si palesava, subito dopo il volo Stoccolma-Roma, portata di colpo a Matera (senza poter vedere altro d’Italia) ad una interpretazione difficile per la natura in se stessa del personaggio (quello di Moricchia ne «La Lupa») in un ambiente e in una vita a lei, piccola nordica dei fiordi del tutto sconosciuti. Era una rivelazione confermata ancor più dal nuovo personaggio che la attendeva, infinitamente diverso dal primo: quello di Lady Liliana ne «Le Infedeli».

Un'altra personalità, tut ta una diversa espressione direi anzi un altro viso ; come pure in «Iolanda, la figlia del Corsaro», come nella «Cavalleria Rusticana» di C. Gallone.

Marcello Olivetti, «La Nuova Gazzetta di Reggio», 6 agosto 1954


May Britt ritoccava fotografie in un laboratorio di Stoccolma, quando la scoperse Mario Soldati. Diciotto anni, svedese, bella. Quanto basta perchè Cinecittà le aprisse imo spiraglio nelle sue mura di celluloide. Però, dopo aver partecipato ad un solo film importante, venne relegata alla produzione di lavori in chiave minore. Pur amando l’Italia, quando l'America le propose un vantaggioso contratto, May prese la sua decisione. Oggi la svedese di Roma vive e lavora con soddisfazione ad Hollywood, forse meno se stessa e più sofisticata d) quando era tra noi. In compenso ha già interpretato un film accanto a Marion Brando e Life le ha dedicato una copertina. Questo in occasione di un servizio sulla colonia svedese di Hollywood, di cui fanno parte Ingrid Goude e Inger Stevens. Tra tutte, May è giudicata la più rappresentativa.

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L'attrice svedese, bionda, qui scura di capelli, quando May interpretava film in Italia

«Le Ore», anno VI, n.251, 1 marzo 1958



Riferimenti e bibliografie:

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • «Epoca», 1953
  • Marcello Olivetti, «La Nuova Gazzetta di Reggio», 6 agosto 1954
  • «Le Ore», anno VI, n.251, 1 marzo 1958