Jean Sorel ha asciugato le lacrime di Annamaria Ferrero

1960 Ferrero Sorel

1960 11 06 Novella a41n 45 Annamaria Ferrero intro

Col morale a terra dopo la brusca fine della sua relazione sentimentale con Gassman, durata sette anni, Annamaria Ferrero ha ritrovato di nuovo rumore in Jean Sorel, uno dei più pittoreschi personaggi della nouvelle vague

Martedì scorso, subito dopo rotazione. Annamaria Ferrero si ritirò nel proprio appartamento all’Hotel California, a Parigi, e dette ordine precisi per non essere disturbata. Rimasta sola scrisse sulla carta intestata dell'albergo due lettere abbastanza brevi. .Ripiegò la prima nella busta e segnò l'indirizzo: Cav. Uff. Arnaldo Guerra - Via di Priscilla 63 - Roma. Nella seconda busta scrisse con mano molto ferma: Signor Vittorio Gassman - Teatro popolare Italiano - Piazza Vetra, Milano.

Il contenuto delle due lettere era quasi identico e potrebbe riassumersi così: prima che lo sappiate dai giornali desidero dirvi francamente che Jean ed io ci vogliamo bene e abbiamo deciso di sposarci.

Nessuno conosce le reazioni di Gassman. In quanto al signor Guerra, padre di Annamaria, si sa che la lettera destò in lui qualche apprensione. Appena letta, telefonò immediatamente al giornalista che in una sua corrispondenza da Parigi aveva diffuso per primo la notizia: «Sono il papà di Annamaria, e vorrei parlarle». Il giornalista lo ricevette subito. Aveva appena finito di pranzare, e in tavola si stava servendo il caffè. Il signor Guerra ne accettò una tazzina e. accostandola alle labbra con le dita che tremavano un poco, domandò gentilmente: «Potrebbe dirmi com’è questo ragazzo?». Era la domanda che di lì a poche ore avrebbe fatto il giro di Roma.

Annamaria la conoscono tutti: è una brava attrice, una ragazza intelligente, che ha conquistato da anni le simpatie del nostro pubblico. Ma tutti si chiedono che tipo sia Jean Sorel. il giovane attore francese balzato clamorosamente alla ribalta della cronaca rosa. La primavera scorsa Alberto Lattuada. indicandomi Jean So. rei. sua ultima "scoperta", sul set del film I dolci inganni, mi disse: «La cosa più sconcertante di questo ragazzo è che potrebbe interpretare indifferentemente un bullo trasteverino o un baronetto inglese. Non che manchi di personalità. badi. Voglio dire che in lui sì mescolano in modo singolare la brusca strafottenza di un giovane pezzente e il raffinato snobismo di un aristocratico di razza. Si chiama Jean Sorel; le consiglio di scriverlo sul suo taccuino. perché un giorno potrebbe servirle».

Incontrai di nuovo Jean Sorel alla fine dello stesso mese d’aprile durante un cocktail nella casa di Pierre Brice, in piazza Viargana. uno degli angoli più pittoreschi e suggestivi delia vecchia Roma. Fu la stessa sera in cui avvenne l'incontro tra Jean Sorel e Annamaria. Lei, vedendolo, non espresse alcun giudizio, ma domandò semplicemente:

«Chi è?». Eppure, sarebbe bastato un piccolo sforzo per capirlo. Jean aveva preso in prestito il suo pseudonimo da un personaggio di Stendhal, il Julien Sorel di Il rosso e il nero, ed era quindi un intellettuale. In più, apparteneva a una famiglia di così alto prestigio da non poter trascinare il proprio vero nome nel mondo chiassoso e talvolta poco edificante del cinema. Le informazioni che riuscii a raccogliere in seguito confermarono queste congetture. Jean Sorel, come tutti i giovani spregiudicati e malvestiti della nouvelle vague francese, appartiene a una famiglia ricchissima, con un albero genealogico costellato di blasoni e di titoli accademici. Il palazzo dove abita a Parigi, in Place Saint Soulpice, è monumento nazionale. Suo padre, morto di recente, gli ha lasciato vasti possedimenti sulla Costa d’Avorio. Delle cinque sorelle, due sono sposate e tre vivono insieme alla madre. Fedele alle tradizioni di famiglia, Jean avrebbe dovuto entrare in diplomazia, e in questo senso aveva indirizzato i propri studi, poco prima di prestare servizio militare in Algeria nel corpo del paracadutisti. Ma, una volta rientrato a Parigi, aveva cambiato bruscamente idea dando un grosso dispiacere a sua madre. E, fabbricatosi un nome d’arte, Jean Sorel, si era inserito nel mondo del cinema.

1960 11 06 Novella a41n 45 Annamaria Ferrero f1Jean Sorel e Annamaria Ferrero in una foto scattata per caso due mesi fa a Bordighera, che alla luce dei recenti avvenimenti acquista un curioso sapore di indiscrezione: nessuno ancora sospettava un flirt nascente tra i due giovani, come nessuno poteva immaginare che i rapporti tra Gassman e Annamaria stessero per guastarsi ormai irreparabilmente.

A parte questi dati biografici, c’è un altro fatto da notare. Jean è un magnifico ragazzo. Scattante, atletico, alto un metro e ottantadue, con la faccia asimmetrica animata da due limpidi occhi azzurri. Veste maglioni ruvidi e calzoni di fustagno, ma le sue camicie sono confezionate su misura a Londra. In Bond Street.

Ha una discoteca di musica classica, ma si diverte pazzamente a seminare gettoni nei juke-boxes. Corre come un matto sulla sua Triumph celeste chiaro, ma tiene sempre sopra il comodino dei grossi volumi di filosofia. Fuma soltanto sigarette Gitane, cioè tabacco forte e scadente, ma si fa distillare un profumo personale in un laboratorio di Rue de la Paix. È brusco, caotico e imprevedibile quanto Gassman è composto, metodico e razionale. È spensierato, pigro e discontinuo quanto Gassman è riflessivo ed efficiente. È impulsivo e pieno dì slanci nei rapporti umani quanto Gassman è controllato e guardingo. Ma ha su Gassman un altro grande vantaggio: è il ragazzo disposto a giocarsi la carriera. il rispetto del prossimo e le tradizioni di famiglia per i begli occhi delia sua innamorata Ed è proprio questo, forse, che ha conquistato Annamaria.

Lei e Jean si sono incontrati ancora; prima a Bordighera (dove Jean girava il film Una giornata balorda) e successivamente di nuovo a Parigi il 21 settembre. Il regista Drache li aveva convocati per affidare loro la parte dei due protagonisti nel film che si preparava a realizzare: Temps d'aimer. Poi il programma venne modificato: Annamaria accettò di interpretare un altro film e venne sostituita quasi all’ultimo momento dalla giovane attrice francese José Marie Nat. Si trattava dunque di un incontro di lavoro, che si concluse quella stessa sera in un locale notturno: l'Épi-Club. Annamaria era a terra. La sua rottura definitiva con Gassman era già avvenuta dieci giorni prima, durante un colloquio burrascoso in una roulotte del teatro-circo. Cosi era finita una bella storia d’amore durata sette anni, e cominciata in un modo molto romantico. Gassman, allora, era un mito, e Annamaria un’attricetta ai primi passi. «Lo conobbi», lei mi raccontò una volta, «in un camerino del teatro Eliseo, fra un atto e l’altro del Peer Gynt. Avevo sedici anni». Da allora. Annamaria ha percorso molta strada. Con l’aiuto di Gassman, ha valorizzato le sue qualità di attrice fino a raggiungere un invidiabile successo sulle scene del teatro e sullo schermo. Con il suo aiuto, Gassman ha rinunciato a] proprio mito che minacciava di cristallizzarlo, ed è sceso su un terreno più umano, verso un rapporto più diretto e più cordiale fra attore e pubblico. Entrambi, professionalmente, hanno trattato dei vantaggi delia loro unione, e la partita si è chiusa alla pari.

Ma non erano certo queste riflessioni che occupavano la mente di Annamaria quella sera all'Epi-Club. Dieci giorni prima aveva abbandonato per sempre la casa di Gassman in via Appennini. quella che avrebbe dovuto diventare la sua casa di sposa. Si era allontanata a bordo di un tassì, con la sua roba stipata dentro quattro valigie. Diverse altre volte, durante i sette anni, c'erano stati dei disaccordi fra loro, come accade sempre convocati per affidare loro la parte dei due protagonisti nel film che si preparava a realizzare: Temps d'aimer. Poi il programma venne modificato: Annamaria accettò di interpretare un altro film e venne sostituita quasi all’utimo momento dalla giovane attrice francese José Marie Nat. Si trattava dunque di un incontro di lavoro, che si concluse quella stessa sera in un locale notturno: l'Épi-Club. Annamaria era a terra. La sua rottura definitiva con Gassman era già avvenuta dieci giorni prima, durante un colloquio burrascoso in una roulotte del teatro-circo. Cosi era finita una bella storia d’amore durata sette anni, e cominciata in un modo molto romantico. Gassman, allora, era un mito, e Annamaria un’attricetta ai primi passi. «Lo conobbi», lei mi raccontò una volta, «in un camerino del teatro Eliseo, fra un atto e l’altro del Peer Gynt. Avevo sedici anni». Da allora. Annamaria ha percorso molta strada. Con l’aiuto di Gassman, ha valorizzato le sue qualità di attrice fino a raggiungere un invidiabile successo sulle scene del teatro e sullo schermo. Con il suo aiuto, Gassman ha rinunciato a] proprio mito che minacciava di cristallizzarlo, ed è sceso su un terreno più umano, verso un rapporto più diretto e più cordiale fra attore e pubblico. Entrambi, professionalmente, hanno trattato dei vantaggi delia loro unione, e la partita si è chiusa alla pari.

Ma non erano certo queste riflessioni che occupavano la mente di Annamaria quella sera all'Epi-Club. Dieci giorni prima aveva abbandonato per sempre la casa di Gassman in via Appennini. quella che avrebbe dovuto diventare la sua casa di sposa. Si era allontanata a bordo di un tassì, con la sua roba stipata dentro quattro valigie. Diverse altre volte, durante i sette anni, c'erano stati dei disaccordi fra loro, come accade semchel, dove si sono trasferiti in questi giorni insieme alla troupe eli Temps d'aimer. Prima di lasciare Parigi, hanno voluto scegliere l’appartamento dove andranno ad abitare insieme: cinque stanze arredate con mobili chiari, semplici, tappezzerie a fiori e, leggere tende alle finestre, in un vecchio palazzo sul Bois de Boulògne, a pochi passi dagli studi Billancourt. Jean vorrebbe che il loro matrimonio sì celebrasse prestissimo, ne) giro di poche settimane. Annamaria, più ragionevolmente, preferirebbe aspettare qualche mese, fino a primavera. Per questo motivo hanno cominciato a bisticciare e subito dopo a fare la pace, come capita agli innamorati. E fra un bisticcio e l’altro, fra una pace e l’altra, ascoltano il disco di Nessuno al mondo, il cui motivo sta diventando una dolcissima ossessione per gli abitanti delizie Saint Michel. Che è poi un’Isola per modo di dire. Si trasforma in Isola soltanto la notte, quando l’alta marea, salendo, ricopre il tratto d’arenile che la unisce alla terraferma.

Il signor Guerra l’ha vista in cartolina l’Ile Saint Michel. E dietro la cartolina c’erano le firme di Annamaria e di Jean intrecciate. Il timore che lo aveva assalito ricevendo la lettera col timbro di Parigi ha cessato di angustiarlo. Voleva sapere che tipo era questo Jean: adesso lo sa e si sente più tranquillo. Chi gli ha parlato di lui lo conosce molto bene. Ora il signor Guerra sa che Annamaria aveva ragione quando gli scriveva: «Papà, ti assicuro, è un bravo ragazzo». In sette anni l’aveva sentita ripetere con entusiasmo: «E' un genio». «E' un uomo di grande talento». «È un individuo pieno di fascino», «E' superiore a tutti gli altri». Ma quella frasetta ingenua e consolante «E' un bravo ragazzo, papà», lo ha toccato in fondo al cuore.

Noemi Lucarelli, «Novella», anno XLI, n.45, 6 novembre 1960


Novella
Noemi Lucarelli, «Novella», anno XLI, n.45, 6 novembre 1960