Con 12 teste in scena la censura preventiva
La stampa per i ragazzi e per gli adolescenti. È necessario che, prima di decidere sul disegno di legge, Senatori e Deputati si rendano conto dei problemi tecnici relativi ai modernissimi procedimenti adottati dall’industria della stampa.
La proposta di istituire la censura preventiva sulla stampa destinata all'infanzia e all'adolescenza non parie per la verità dalla on. Federici, la presentatrice del progetto di legge sulla disciplina relativa. In sede di commissione parlamentare, la generosa ed entusiasta deputatessa democristiana si preoccupò di affermare che nessuna intenzione si nascondeva, né in lei né nei colleghi del suo partito, di limitare in qualsiasi modo la libertà di stampa ; essa ripeteva così quello che era stato solennemente affermato a Milano nel Convegno del Centro di Prevenzione, presenti i rappresentanti del Governo, i quali esclusero nel modo più perentorio la istituzione della censura preventiva. Toccò a un rappresentante della socialdemocrazia, a un uomo colto e fine come l'on. Paolo
Rossi, studioso di storia e di diritto, commentatore di Carlo Cattaneo, avanzare quella proposta che fu successivamente approvata e ora è entrata a far parte del complesso legislativo sul quale la Camera è stata chiamata a pronunciarsi.
Probabilmente l'on. Rossi non valutò le possibili conseguenze del suo gesto e i riflessi che avrebbe potuto avere sulla regolamentazione generale della stampa che è attualmente in via di discussione e di elaborazione; non pensò che il principio della censura, applicato sia pur per una fattispecie limitata e determinata, poteva domani essere sfruttato da un'assemblea meno sensibile alle garanzie della libertà e tradotto in una regola e in una norma soffocatrice di tutte le manifestazioni dell'opinione; non considerò, neppure
nel caso specifico, quelle che sarebbero state le risultanze immediate, di attribuire cioè, alle commissioni di vigilanza istituite presso i tribunali delle varie città, poteri talmente larghi, incontrollati e arbitrari da risolversi in un danno per quella più educativa e più seria (parte non trascurabile dei 312 milioni di copie annue che si stamperebbero in Italia secondo il calcolo estensivo della on. Dal Canton), di cui ha parlato l'on. Giordani, che evidentemente non conosce la moderna tecnica di stampa.
Mentre sulla necessità di un maggiore controllo delle pubblicazioni per fanciulli esisteva una unanimità pressoché assoluta di tutti i settori della Camera (c’era perfino una relazione comunista di minoranza, firmata dalla on. Viviani), nella proposta di istituire la censura preventiva si sono delineate le più ferme e risolute opposizioni, e non soltanto, per la verità, dai banchi dell'opposizione. A parte gli argomenti politici, che sono stati, come al solito, sfruttati in eccesso, ve ne sono altri tecnici di indubbia efficacia e di non contestabile eloquenza: prima fra tutti, l'estrema difficoltà, per non dire assurdità, di una censura preventiva sulle bozze di stampa dei periodici (tre copie delle quali dovrebbero essere trasmesse alla Commissione di vigilanza per la revisione del caso). Chiunque abbia un po’ di infarinatura dei procedimenti tipografici conosce le difficoltà tecniche che si presentano a chi debba sottoporre bozze all’esame dei « soloni » della magistratura e della burocrazia : onde qualsiasi rilievo, qualsiasi obbiezione, qualsiasi osservazione implicherebbe di « smontare » da cima a fondo le varie parti incriminate, con un danno finanziario incalcolabile e con grave pregiudizio della periodicità e continuità. Senza dubbio - è constatazione facile - coloro che si sono pronunziati in favore della censura preventiva non hanno considerato attentamente le esigenze della moderna tecnica della stampa e il ciclo lavorativo esatto imposto dai procedimenti nuovi e dalle più recenti macchine. Altrimenti si sarebbero resi conto che, in attesa del benestare delle commissioni, le rotative, le macchine ausi-liarie e gli operai addetti alla lavorazione, sarebbero costretti a restare fermi: con conseguenze economiche facilmente prevedibili. Rotto il ritmo di lavoro, in questo genere di produzione non c'è possibilità di recupero. Un provvedimento come quello in discussione esige che i parlamentari chiamati a decidere siano messi in condizioni di conoscere tut
ti gli aspetti tecnici del problema e non soltanto i generici concetti della bonifica della stampa: concetti su cui tutti siamo d’accordo.
A questo punto è legittima una domanda : si vuole vigilare la stampa per ragazzi o si mira piuttosto a ucciderla? Oppure vi sono particolari interessi da tutelare e particolari obbiettivi da colpire? È molto più sensata e ragionevole la proposta della Federazione della Stampa, di inasprire drasticamente le sanzioni penali a carico dei responsabili dei periodici e degli editori delle pubblicazioni relative e di applicarle senza discrezione, senza parsimonia, con un rigore commisurato al danno che può derivare alla sensibilità infantile dall’esaltazione della violenza, dalle visioni morbosamente sessuali, da un’apologia sistematica dei gangsters o dei bombardieri atomici. Perché non c’è dubbio - come rilevava alla Camera l'on. Scalfaro - che il concetto di libertà presuppone quello di limite e i ragazzi non hanno ancora la capacità di autolimitarsi ; ma non c’è neppure dubbio che la libertà in sé e per sé non può essere stabilita pregiudizialmente e dall’alto in base a un « fine di bene » che è sempre aleatorio e problematico e che in ogni caso lo Stato non può segnare da solo, in base a un’investitura che non ha (è funzione tipica della Chiesa quella di distinguere i gradi della libertà in base al loro scopo).
Il fenomeno della stampa per adolescenti è preoccupante, in questo dopoguerra ; e nessun mezzo dovrà essere dimenticato o trascurato pur di arrivare a contemperare le esigenze della moralità con quelle dello svago e del divertimento. Ma il problema non si risolve con le complicazioni che riescono dannose sul piano economico e poco chiare sul piano politico; non si risolve con la entrata in scena di commissioni in seno alle quali la possibilità di accordo per il rilascio del benestare agli stampatori rischia di presentarsi difficile e di essere pretesto di lentezze burocratiche. Siamo convinti, convintissimi, che il problema di difesa morale di cui oggi si parla deve trovare invece il suo solo legittimo sbocco risolutivo nell'immediata e severa applicazione delle leggi vigenti. E poi, perché non si sente anche il parere delle categorie interessate? Non si sa che in ogni caso gli editori più spregiudicati e teme rari riuscirebbero a mimetizzarsi agli altri toccherebbe di subire i danni di un piano troppo generici e indeterminato per essere efficace? La Camera e il Senato ci pensino.
«Epoca», anno II, 1951
«Epoca», anno II, 1951 |