Le trasmissioni saranno sorvegliate anche dal Clero?
Disturbata da incidenti tecnici di varia entità (scariche, interruzioni, mancanze di corrente) la TV italiana ha iniziato domenica scorsa le trasmissioni regolari. Le condizioni meteorologiche erano inclementi in misura insolita, ma nel corso di questo inverno impareremo a difendercene meglio, sia noi che i tecnici della TV.
Non potendo fare una rassegna completa della prima settimana, che è ancora in corso, diremo solo della giornata inaugurale. Alle 11, si è avuta la telecronaca delle cerimonie; sono seguiti nel pomeriggio diversi numeri di varietà, lo sport ed un vecchio film di Soldati, Le miserie del signor Travet. Poi ci sono stati una conversazione sul Tiepolo, il telegiornale interamente dedicato alla RAI e il Teleclub, una trasmissione da Roma cui partecipano giornalisti e cantanti; infine la commedia, altro varietà e di nuovo sport. È stata una lista molto ricca, con slittamenti verso la retorica dei documentari cinematografici, ma anche con numeri buoni. Buona soprattutto L’osteria della posta, una ignorata commedia del Gol-doni, ben diretta da Franco Enriquez e recitata con grazia da Isa Barzizza che si rivela attrice più di quanto avesse fatto supporre quando si dedicava al teatro di varietà.
La giornata inaugurale, attraverso presentazioni e dialoghi, ha avuto un tono blandamente polemico. Quelli della TV hanno insistito nel vantare la perfezione tecnica degli impianti; i contraddittori (tre giornalisti) hanno cortesemente scivolato sul problema dei programmi. Di questi parleremo diffusamente nelle prossime settimane, man mano che i programmi stessi verranno realizzati. Restando nell'ambito dei desideri, i tre giornalisti intervistati (Barzini, Granzotto e Montanelli) hanno espresso la speranza che la TV sfrutti sempre meglio, in avvenire, la sua maggiore risorsa: la possibilità delle trasmissioni dirette. Il regista cinematografico Lattuada, intervistato subito dopo, ha espresso un parere analogo ed ha escluso che cinema e TV possano trovarsi in conflitto. .
Quello che accadrà in avvenire non lo sa nessuno. Per ora possiamo chiederci soltanto se la TV, dai mesi scorsi, è cambiata in meglio, il che è avvenuto certamente per alcuni tipi di trasmissione ma non è avvenuto per altri. Non è avvenuto per il telegiornale (fino a domenica scorsa) perché il telegiornale non si è arricchito, come speravamo, di servizi rapidi e vivi ripiegando spesso sulla soluzione più economica: i cascami della Incom. Non sono cambiate in meglio le interviste, specie quelle con personaggi ufficiali, ridotte generalmente a noiosi monologhi: il personaggio che legge le sue venti righe e l'intervistatore che non tenta di animare il dialogo con qualche domanda a bruciapelo.
È rimasto al livello precedente (buono) lo sport, che ha saggiamente ridotto la parte commento e che svilupperà ancora, speriamo, le trasmissioni dirette. Pure al livello precedente (mediocre) sono rimasti i film, non ostante l'inserimento dei cosiddetti teledrammi. Sono migliorati i dibattiti, specialmente buoni quelli diretti da Bozzini, e sono migliorate alcune trasmissioni di varietà, in parte per il maggiore intervento di Carotenuto, un presentatore eccellente. (Altri presentatori, di ambo i sessi, andrebbero invece eliminati perché si vede che non se la cavano). È ulteriormente migliorata, infine, la parte teatrale, che era già buona, sia per l'intervento di complessi più ricchi che per il cresciuto impegno di alcuni giovani registi molto bravi.
Basteranno, gli uomini sinora impegnati, a tenere vivo per venti ore la settimana (il resto è film) l’interesse delle trasmissioni? Ne dubitiamo perché la TV consuma una quantità enorme di energie e di tempo nell'allestimento di trasmissioni anche brevissime, ma la TV potrebbe ancora attingere collaboratori tra i migliori elementi della radio e reclutarne altri nel mondo del cinema, del teatro, anche fuori. Costerà molto (e ci sono già miliardi di deficit) ma non se ne potrà fare a meno se si vorrà far salire il numero degli utenti col ritmo di centomila all'anno, come la RAI si propone per ragioni di bilancio.
La giornata inaugurale è stata dominata, più che dalle cerimonie, dalle allarmate parole del Papa. Egli ha chiesto che le trasmissioni siano sorvegliate dal clero in modo che risultino non soltanto ineccepibili dal punto di vista morale ma anche cristianamente educative. Questo terreno è estremamente delicato comunque lo si consideri, sia su un piano artistico che su un piano politico. Potrebbe divenire la base di accesi contrasti e potrebbe anche compromettere l'avvenire della nostra TV. Per non inasprirlo, diremo che alla moralità delle trasmissioni potrebbe bastare l'accorgimento di spostare i programmi per soli adulti dopo le 21,30. Quanto all'educazione cristiana, si potrebbe provvedere con trasmissioni diurne, come si fa già la domenica alle 11. Questo però dovrebbe bastare. Non vediamo, francamente, perché la TV esiga cautele tanto maggiori di quelle che vigono per il teatro e il cinema sempre accessibili agli adulti, o per i libri e i giornali accessibili anche ai bambini.
Michele Serra, «L'Europeo», anno X, n.2, 10 gennaio 1954
Michele Serra, «L'Europeo», anno X, n.2, 10 gennaio 1954 |