Censura che vai fotogrammi che non trovi

Totò censura

Chi tollera la donna nuda e chi evita la bandiera rossa: ognuno ha un granellino di pepe da togliere al film.

I film grivois et d’un caractère piquant figurano già nei cataloghi Pathé del 1904, nella speciale serie delle pellicole proibite, racchiuse in allarmanti scatole di color verde al posto di quelle ordinarie in giallo oro. La più antica di queste produzioni è Flagrami délit d’adultère dove il commissario scopre una donna nuda, in un gabinetto di toletta. L’effetto realistico finale è garantito dal fatto che l’amante cerca ad ogni costo di accoppare il marito, il quale, a quanto pare, voleva limitarsi ad una semplice constatazione. Comunque, adulterio e constatazione non vanno oltre i 15 metri. Un altro motivo preferito è quello della bagnante che fa da modella ad un pittore, in zazzera e cravatta La Vallière. In uno di questi esemplari, la donna appare effettivamente nuda, come poteva essere rilevato dal logorio della pellicola passata, chissà quante volte, al rallentatore. Solo alla fine, il pittore riesce a gabbare l’agente, dipingendo le righe di un costume da bagno sul corpo della compiacente modella, come nelle vignette della Vie Parisienne. I film grivois hanno però una corta vita perchè l’anno appresso interviene il Prefetto di Parigi, il quale dà ordine di scaraventarli tutti in fondo alla Senna. Questo, forse, è il primo intervento ufficiale della censura, che ricordi la storia del cinema francese.

Ma il genere non scompare del tutto, anzi il suo repertorio costituisce un numero di attrazione per le maisons closes, uno speciale aperitivo per la clientela di lusso. La Casa specializzata è la Chrysis, dal cui catalogo stralcio i titoli più presentabili: — Vita dell’harem (m. 400) — Amiche di collegio (m. 360) — Giornale di una cocotte (m. 300). Quanto al livello morale di siffatta editoria, basta pensare che in una di queste produzioni figura anche la moglie del regista. Tutto ciò ricorda ingenuamente il tormentato erotismo del marchese di Sade e le sue invenzioni voluttuose, moltiplicate dalla rabbia. Pure tutta questa immonda gelatina del cinema proibito era sotto il segno della più curiosa ingenuità e del più indecente candore. Uomini e donne, i primi in colletto alto, le seconde in vistose combinazioni, appaiono soprattutto goffi e impacciati. Certo, non hanno l’aria di divertirsi molto. A Napoli, queste pellicole venivano presentate, dopo la mezzanotte, in un cinema di Piazza Municipio. Il pubblico dei buongustai pagava 5 lire invece dei 20 centesimi della tariffa normale. E l’entrata era dalla uscita, dopo un poco che erano terminate le proiezioni ordinarie. Un altro intervento del Prefetto mise fine a questi spettacoli, qualche giorno prima del Natale 1907 — uno dei pochi Natali di neve, a Napoli — come ricorda l’amico che questa sera mi fa le sue confidenze, del tempo della bella epoca.

In America invece la censura è un fatto che riguarda la Pubblica Amministrazione assai meno che non si creda. In fondo, scrive il filosofo Bertrand Russell, l’anglosassone accetta naturalmente tutte le molteplici inibizioni, delle quali è stato oggetto, fin dall’infanzia. Così il cinema statunitense ha sentito presto il bisogno di autoregolarsi da sè, pur tenendo sempre presente gl’interessi del box-office. L’uomo che in America ha presieduto per lunghi anni a questo bisogno, con quel misto di sacerdozio e di negozio che è proprio della mentalità yankee, è stato William Hays, autore del celebre codice, che ancora porta il suo nome.

1956 01 10 Cinema Censura f3La famosa donna nuda sulla spiaggia in «A propos de Nice» di Jean Vigo (1924). Il passaggio è stato censurato dal Prefetto di Rouen nel 1928.

Spigolando tra i suoi articoli noi troviamo ogni genere di prescrizioni, da quelle che riguardano l’uso delle armi da fuoco, che deve essere ridotto all’essenziale e di cui è preferito l’impiego nei film di guerra dove i massacri sono sempre magnifici ed in grande stile a quelle che inibiscono le scene di tortura di animali, le quali sono ammesse solo quando questi animali sono degli uomini ed i film, dei film di gangster. Ma le prescrizioni più tassative sono quelle che riguardano il lato erotico di tutto l’affare. Così è proibito l’impiego tendenzioso delle camere da letto, la cui apparizione deve essere regolata dal buon gusto e dalla delicatezza, come se il letto non fosse il palco dove l’umanità fabbrica l’umanità, ma il luogo ove le coppie si stendono per sgranocchiare noccioline o compiere innocenti esercizi sportivi. Nel suo impareggiabile libro: Viaggio a Purilia lo scrittore Elmer Rice racconta, in proposito, una sua fantastica escursione, in un mondo extra-planetario, retto solo dalle convenzioni che governano quello di celluloide hollywoodiano. Qui il fatto che una ragazza divenendo madre possa perdere lo stato di natura è uno scandalo che il codice è ben lungi dall’ammettere, onde la vita a Purilia procede da una sorgente ignorata, che non è certo l’unione sessuale. Bisogna allora formulare l’ipotesi che la cerimonia nuziale possegga sullo schermo dei principii genetici ed ormonici adatti a far nascere dei bambini, e che in certe circostanze l’esecuzione della marcia nuziale basti a sostituire anche la funzione procreatrice. Conseguentemente lo stato di Pennsylvania ha di recente negato il visto ad un film televisivo della durata di minuti 30, dove un uomo abbraccia tredici volte una donna: il che rappresenta un bacio ogni due minuti e cioè una discreta fatica di Ercole, almeno per il protagonista maschio.

Quando venne presentato a Parigi il film Moulin Rouge, girato negli studi di Londra, i francesi osservarono come gl’inglesi usassero sempre la lingua francese, tutte le volte che si trattasse di dire o di fare delle sudicerie.

«Infatti — aveva sentenziato ai suoi tempi Kipling — il vero scrigno dell’orgoglio britannico è la cattedrale di Westminster la quale ci consente di dire in faccia al mondo: noi siamo veramente degli inglesi. II resto — potrà essere francese o birmano — non cesserà mai abbastanza di non riguardarci». In base a quest’ordine di ragioni i fatti illeciti non devono mai verificarsi sul suolo inglese, per ottenere il visto della censura britannica. Per lo meno occorre giungere a degli accomodamenti. Così nel Traditore di Ford — la cui azione si svolge in Irlanda — la presentazione di una casa di tolleranza venne autorizzata a patto che le pensionanti portassero il cappello, come delle signore per bene, che fossero in visita, di modo che, se Candido avesse assistito alla proiezione, sarebbe stato in grado di riferire che in Irlanda, verso il 1922, le signore per bene si facevano visita nelle case di tolleranza.

Georges Altman ci dà particolari curiosi e piccanti sulle altre censure. In Isvizzera, le autorità cantonali si premurano, sempre che si proiettino pellicole russe, di eliminare la bandiera rossa. In Polonia, un articolo del regolamento di censura decreta che è proibito riesumare dei morti; mentre l’Olanda è particolarmente sensibile alle scollature delle donne, specie se in cinemascope. Quanto alla censura spagnuola essa si ritenne in dovere di sopprimere dalla Carmen di Rita Hamb la battuta di quel bello spirito il quale asserisce nella piazza di Siviglia che uno spagnuolo fa un mendicante, due spagnuoli una corrida e tre spagnuoli una rivoluzione. Per ciò che riguarda la censura tedesca la storia più curiosa, è quella del film Rommel ( «La volpe del deserto»), (regìa di Hathaway) girato dagli americani col precipuo gusto di far fare una cattiva figura ai cugini inglesi. Quanto a Rommel, egli veniva definito per la circostanza il generale di celluloide, e cioè come l’eroe della riconquista tedesca ai mercati hollywoodiani, mercè l’esaltazione di un grande capo militare germanico. Le ultime notizie ci informane? invece che la censura tedesca, in una discussione alla quale hanno partecipato tutti i rappresentanti della Germania occidentale, si è decisa a condannare il film come nocivo al prestigio dell’Armata nazionale, avendo l’aria di presentare Rommel come un’eccezione, sul falso presupposto che intorno al 1940 tutti i comandanti dell’esercito dovessero essere per forza dei convinti zelatori di Hitler!

1956 01 10 Cinema Censura f2Quasi in tutti i paesi, ed anche in Italia, è proibita l'esibizione di nudo in pubblici spettacoli. Nel girare un film la produzione si preoccupa di queste proibizioni ma, ovviamente, non dimentica di girare scene per quei paesi dove il nudo è ammesso. Ecco come Augusto Genina, in «Frou-frou», ha risolto il problema. Tre ballerine a destra ed a sinistra hanno, a differenza delle altre, il seno scoperto. Quando si girerà per i paesi del «proibizionismo sessuale» il trovarobe accorrerà con i reggipetti per salvare la morale.

Nella Russia degli Zar, si diceva che l’uomo è composto di tre elementi: corpo anima e passaporto. Ma in fatto di complessità ed onerosità della sua burocrazia occorre riconoscere, secondo osserva di recente un giurista, che l’antico Stato non poteva essere peggiore delle moderne democrazie. In Russia la censura regionale ha poco lavoro, perchè esiste quella preventiva, per cui lo scenario va prima sottoposto al Comitato Centrale del repertorio il quale agisce come direzione artistica e come revisione politica. Quando il film è terminato esso viene di nuovo esaminato dai cine-club e dai giornalisti specializzati, per poi ritornare al suddetto Comitato. Il risultato veramente mortificante — rilevabile attraverso le visioni di un grande film di un grande regista: Il ritorno di Vassiti Bortnikov di Pudovkin — è che le belle ragazze sovietiche preferiscono in ogni occasione i trattori agricoli ai loro baldi fidanzati. Quanto ai baci d’amore essi devono ritenersi un fatto abbastanza nuovo in tutta l’arte sovietica, se è vero che solo di recente in una novella di Ilya Ehrenburg, Lena e Korotieev si scambiano il primo vero bacio d’amore della letteratura socialista, con tutti i sacrosanti visi; della censura statale. Invece il cinema italiano ci appare piuttosto dominato dal famoso complesso freudiano del ragazzo di anni 13. Dal clima fascista della caserma slamo, cioè, passati a quello dell’educandato, secondo rileva pertinentemente il critico Ermanno Contini. Con tutto ciò — aggiunge ragionevolmente lo scrittore — noi non siamo contrari alla censura purché contenuta in giusti limiti: esigiamo però che non abbia illimitati poteri, che non sia manovrata da partiti e tendenze ideologiche, e che non subisca le conseguenze delle vicende politiche e degli avvicendamenti degli uomini di governo.

Roberto Paolella, «Cinema», n.158, 10 gennaio 1956


Cinema
Roberto Paolella, «Cinema», n.158, 10 gennaio 1956