Censurati d'Italia
La Cineteca di Bologna ha creato il sito sui tagli imposti ai film nel nostro Paese dal 1913 in poi In «Totò e Carolina» di Monicelli un «Abbasso i padroni» divenne «Viva l’amore», nel 1954 Lattuada dovette eliminare da una scena «l’Unità», nel ’98 se la videro brutta Cipri e Maresco. È frutto della «caccia» ai documenti che Tatti Sanguineti persegue da vent’anni.
L'intervento sulla colonna sonora di «Totò e Carolina»: al posto di «Bandiera Rossa» hanno fatto cantare al lavoratori «Il Piave»
II film di Mario Monicelli è il più censurato della storia: 31 scene tagliate per un totale di oltre 200 metri di pellicola
C'erano anni - quelli dell’ltalia di Scelba - in cui far apparire l’Unità in un film costava un taglio di censura. È successo per La spiaggia di Alberto Lattuada ( 1954) dove c’è il passaggio del nostro giornale tra le mani di un sindaco comunista e quelle di un prete. La questione è pure finita in parlamento. Ma poteva succedere pure che un saluto pugno chiuso venisse tagliato o che una frase tipo «Abbasso i padroni» diventasse «Viva l’amore», come è accaduto per Totò e Carolina, il film di Mario Monicelli più censurato della storia: 31 scene tagliate per un totale di oltre 200 metri di pellicola. E non stiamo parlando di Ultimo tango a Parigi, ma di una commedia. Comunque giudicata «inammissibile» per i tempi, come la bollò il ministro Mario Scelba. Risultato: la commissione di Revisione cinematografica accusò il film di oltraggio al pudore, alla morale, alla religione e alle forze armate. Reintegrata nelle parti mancanti, pellicola sarà proiettata integrale solo nel 1995
I tagli della censura al cinema sono uno specchio straordinario degli umori e della cultura di un paese. Un patrimonio enorme di conoscenza che sarà fruibile a tutti, sul web. Stiamo parlando infatti, di «Italia taglia» (www.italiataglia.it) nuovissimo sito creato dalla Cineteca di Bologna col sostegno della Direzione cinema del Ministro per i beni e le attività culturali che dal prossimo 16 luglio aprirà la sua home-page al pubblico. Sarà cosi possibile consultare tutti i «segreti» conservati nei celebri faldoni degli archivi della Revisione cinematografica, la commissione censura del ministero, a partire dal 1913 fino 2000: domande di revisione, nulla osta alla proiezione pubblica, visto di censura e dunque leggere personalmente le motivazioni dei censori. E soprattutto, quando il sito sarà ultimato nel 2010, si potranno vedere i tagli veri e propri fatti sulla pellicola. Previa, però, registrazione sul sito e autorizzazione della Cineteca che dovrà valutare il motivo della consultazione e l’età dell'utente. A tutela dei minori, sembrerebbe, poiché si tratta di materiali censurati. Una banca dati ciclopica, dunque. Al momento sono a disposizione del pubblico 30mila titoli con relativo nulla osta di proiezione originale. Metti nel motore di ricerca Ossessione di Visconti e trovi il visto rilasciato nel '43 dalla Repubblica di Salò, in cui si fa richiesta di un taglio «di bandierine con lo stemma Sabaudo».
Firma l’ideazione dell’archivio Pierluigi Raffaelli ricercatore e complice da sempre di Tatti Sanguinetti qui in veste di coordinatore scientifico, ma in realtà padre naturale di «Italia taglia».
Il progetto, dice lui, «affonda nella notte dei tempi della censura». È dalla fine degli anni Ottanta, infatti, che Tatti va a caccia degli storici tagli. E negli anni, insieme ai suoi stretti collaboratori («uomini che non sono più della terra, come Piero Tortolina», commenta con ironia) ne ha fono un festival ospitato sempre dalla Cineteca di Bologna, poi una serie tv per Tele+ (anche questo materiale è ospite del sito) e pure un programma per Italia 1 ma, racconta, «('allora direttore di rete Giorgio Gori non ha avuto il coraggio di trasmettere». A riprova di come la censura sia sempre un tema «pericoloso»: «E che sempre ritorna - conclude -, che è sempre attuale nella sua eternità». Basta consultare le date dei «casi celebri» riportati nel sito: l’ultimo è Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco, del '98: accusato di «vilipendio alla religione» rischiò persino di non uscire in sala, per poi beccarsi il divieto ai 18.
Tra gli artefici della banca dati ci sono uno stuolo di collaboratori e studiosi: tra loro Anna Fiaccarmi, responsabile della biblioteca della Cineteca di Bologna. È lei che spiega nella sua complessità ('articolazione del sito. «La catalogazione è divisa in due parti - dice - una che va dal 1913 al 1943 e la seconda dal 1944 al 2000». A fine anno saranno disponibili i titoli fino al 1965 e a fine 2010 quelli fino al 1990. Il momento clou arriverà poi, spiega ancora Anna Fiaccarmi, con la «messa in rete del catalogo dei tagli», cioè la descrizione dei fotogrammi eliminati o delle modifiche fatte nel sonoro. Come è visibile nei tagli di Totò e Carolina, infatti, la censura interviene anche sulla colonna sonora del film. Irresistibile, per esempio, è la scena in cui un gruppo di lavoratori cantano Bandiera rossa, mentre nella versione censurata si ascoltano le note de Il Piave. Ma le «chicche» diciamo così sono inesauribili. Il caso di Full Metal Jacket di Stanely Kubrick, per esempio. Chiesto il nulla osta per l'uscita in sala nell’87, il film si becca il divieto ai 18 anni «per la molteplicità delle battute e dei gesti volgari che possono turbare la sensibilità dei minori». La Warner che lo distribuisce fa ricorso al Tar, ma senza risultato. Dovrà intervenire Kubrick in persona, con una lettera, al ministero per ottenere la «concessione» del divieto ai 14. Questa è l’Italia della censura.
«Full Metal Jacket» una lettera di Kubrick riuscì ad "abbassare" il divieto ai 18
Quella volta che Stanley Kubrick scrisse al direttore generale della Direzione cinema in difesa dei suo «Full Metal Jacket». È successo anche questo nella storia della censura Italiana La commissione di revisione cinematografica, infatti, aveva messo il divieto ai 18 al suo capolavoro sul Vietnam ritenendo che «le battute volgari» potessero «turbare la sensibilità del minori». Ed ecco la lettera di Kubrick come riportata sul sito «Italiataglla»: «Senza dubbio lei capirà il mio rammarico nell’apprendere che il mio film è stato classificato in modo da escludere la visione al giovani al di sotto di 18 anni.
É chiaro che non intendo giudicare i giovani italiani sostanzialmente diversi in quanto a natura, carattere e temperamento dai giovani di altri paesi del mondo ed è mio più profondo desiderio che II mio film sia un'esperienza valida per una più vasta platea possibile». E prosegue «spiegando» la volgarità: «Non era mia intenzione abbandonarmi alla violenza gratuita ma enfatizzare la realtà dell’addestramento a cui venivano sottoposte le reclute nonché la situazione bellica In cui venivano coinvolte. Un aspetto cruciale di questo addestramento è l'uso di un linguaggio atto a disumanizzare I giovani Questo aspetto doveva essere presentato In modo assolutamente veritiero altrimenti lo avrei compromesso l'autenticità della storia del film. Non mi scuso per aver affrontato il problema cosi come ho fatto». Risultato: il divieto è abbassato ai 14.
L'anelato "nulla osta". La decisione della commissione può tagliare fuori dalla televisione
Ogni film che esce in sala deve avere il cosiddetto «nulla osta», ossia il visto di censura. Sono otto le commissioni ministeriali addette all’esame dei film. I divieti imposti sono ai minori di14 e 18 anni. Le case di distribuzione possono fare ricorso al Tar per ottenere di abbassare l’età del divieto. O l’annullamento totale. Ma nel caso In cui il divieto resti, il problema è soprattutto per la messa in onda televisiva. Se una pellicola, infatti, si becca il divieto ai 18 anni automatica-mente non può essere mandata in onda in tv o su qualunque canale in chiaro.
Con il divieto ai 14. invece, può andare in onda soltanto fuori dal «prime time» (dopo le 2230 e fino alle 7 di mattina). Da questa normativa deriva la prassi scellerata delle «seconde edizioni», cioè la versione «riveduta-e-corretta» dei film, purgata dalle scene incriminate per ottenere la soppressione di tutti I divieti, in modo da incontrare il grande pubblico televisivo. Proprio come quella di «Brokeback Mountain» di Ang Lee che mandò in onda tempo fa Rai due e che fece indignare mezza Italia, pronta a gridare alla censura. Anche su questo tema consultare il sito www.ttaliataglia.
Gabriella Gallozzi, «L'Unità», 1 luglio 2009
Gabriella Gallozzi, «L'Unità», 1 luglio 2009 |
Riferimenti e bibliografie: