Claudia Cardinale, la tunisina sotto chiave
I produttori vogliono fare di Claudia Cardinale, una diva diversa dalle solite e le vietano perciò di avere una vita mondana o di lasciarsi fotografare con Maurizio Arena, di fare insomma tutto ciò che fanno le altre attrici per mettersi in vista
Roma, giugno
«Era la prima volta che mi doppiavo», dice Claudia Cardinale corrugando la fronte, e per di più in inglese: avevo tanta paura...». La parola paura è quella che ricorre più di frequente nei discorsi di Claudia: è come un leit motiv infantile, che contrappunta tutti i suoi racconti. «L’altra sera, al Gala del cinema, ho cenato con Luchino Visconti; io non conoscevo il grande regista, ero molto preoccupata. Chissà cosa dirà, come parlerà...». Non c’è situazione, mondana o di lavoro, che, da un anno a questa parte, non le abbia, a sentir lei. provocato sudori freddi, tremarelle. preoccupazioni, timori, perplessità. «Quando ho saputo che avrei lavorato con Germi, mi è venuta la tremarella: ero tanto preoccupata che non ho potuto fare a meno di dirglielo...». E anche nel ricordo, la fronte le si aggrotta leggermente, una piccola piega le s'inserisce fra occhio ed occhio, e il franco sorriso si vela di un'ombra smarrita. La paura della Cardinale è una paura metà infantile e metà consapevole. La stessa di una ragazza coscienziosa che deve affrontare un esame di licenza e non si sente preparata. Scaraventata un anno fa nel mondo del cinema, la ragazza di Tunisi ha dovuto affrontare non uno ma decine di esami. Ha dovuto abituarsi alla macchina da presa, recitare in inglese. affrontare ruoli sempre più impegnativi, lavorare con registi sempre più importanti: e viaggiare, conoscere persone nuove e famose. Claudia non era preparata a nessuno di questi compiti; nè possiede la faccia tosta di molte sue coetanee. Di natura è chiusa, scontrosa. e se un regista alza la voce per correggerla, si chiude in se stessa come un riccio. Ad ogni nuova situazione. "Ci riuscirò?”, si domandava smarrita.
C’è riuscita, e abbastanza bene; un po’ per merito suo, della sua serietà e della sua straordinaria fotogenia, e un po’ per merito del suo produttore. che l’ha tenuta per le dande. Franco Cristaldi la scoperse. la inseguì a Tunisi, la portò in Italia, l’ha lanciata, ed ora ha deciso di far di lei una diva, diversa dalle solite. Una diva all'americana, misteriosa e inavvicinabile. "La Cardinale non deve esistere al di fuori dei suoi film”, è lo slogan che circola nell’ufficio stampa della casa cinematografica. Tradotto in soldoni. ciò significa che essa deve farsi vedere il meno possibile, star chiusa in casa quando non lavora, non farsi fotografare con Maurizio Arena, non dare a nessuno il suo numero di telefono; e quando partecipa a qualche manifestazione, essere sempre in compagnia di persone importanti, anche se barbose, di età superiore ai cinquanta.
Non è un programma divertente: e se certi aspetti si adattano alla natura, schiva e casalinga, della Cardinale, altri non fanno che eccitare il suo spiccato senso della contraddizione. Basta un gesto, un piccolo colpo di testa di Claudia e tutto il programma va a gambe all’aria. Giorni fa. per esempio, l’attrice venne spedita a Parigi a farsi pettinare. «E' ora che tu la smetta di andare in giro così spettinata». le dissero i suoi managers. «Devi farti un’acconciatura moderna, originale, da grande attrice. Andrai a Parigi». Claudia non era molto convinta. Tuttavia ubbidì, prese l’areo. fece il giro dei più famosi parrucchieri di Parigi, tornò in albergo con una testa gonfia come se le avessero messo una parrucca, si guardò nello specchio, e mandò un urlo di raccapriccio; si ficcò entrambe le mani nei capelli, e si spettinò tutta, a modo suo.
Quando l’inviato del produttore la vide scendere dall’aereo. all’aeroporto di Ciampino, fu il suo turno di mettersi le mani nei capelli. «Ma sei più spettinata di prima!», le disse appena riuscì ad articolar parola. «Sul serio?», rispose Claudia fingendo una grande meraviglia, e fece l’atto di mettere mano alla borsa per cavarne lo specchietto; ma ancor prima di riuscirvi, scoppiava in una grande, irrefrenabile risata: così franca e innocente, che il suo interlocutore senti fondo il suo disappunto, dentro di sè, come neve al sole. E' del resto proprio per merito di questo sorriso, e dei suoi occhi, non grandi ma luminosissimi sullo schermo, che Claudia ha fatto strada ed è rimasta a distinguersi dalle sue numerose coetanee, fin dal primo film. Nei Soliti ignoti aveva una piccola parte; ma nessuno di quelli che hanno visto il film, sono riusciti a dimenticare la sorella, scaltra dolce cosi provincialmente pudica e piena di desideri, del "siciliano geloso”.
Neppure Claudia è riuscita a dimenticare quel film: il suo panico davanti alla macchina da presa, gli scherzi dei colleghi, le sue ingenuità. «Adesso ti facciamo conoscere tuo fratello — le dissero un giorno; — è uno nuovo, un giovanotto biondo, slanciato, bellissimo, allegro». A Claudia batteva il cuore, per la curiosità. E quando arrivarono sul set, c’era Tiberio Murgia; nero come il carbone. piccolo, sospettoso, serissimo. A quei tempi, la Cardinale credeva che nel cinema non ci fossero trucchi, e che tutto avvenisse come nella realtà. Povero Renato Salvatori. Ogni volta che doveva sbattergli la porta in faccia. Claudia ci metteva tanta forza che il poveraccio vedeva le stelle.
«Appena un po’ più piano», implorava Renato, e lei niente, continuava come lui parlasse per scherzo. Dopo I soliti ignoti, ha interpretato altri quattro film, di cui uno in Inghilterra, e in questi giorni sta girando, con Pietro Germi, il sesto. Nel film inglese ha fatto la parte di una donna di servizio italiana, raccomandata come perfetta ad una giovane coppia. La ragazza arriva, è sola, attacca il grammofono, si mette a ballare; la vedono dei soldati americani. entrano in casa, si sbronzano, e alla fine se le danno di santa ragione, a cuscinate. riempiendo di piume tutta la cas£ i mobili, i soprammobili. i vestiti. Anche nel film di Germi. Claudia ha un ruolo di donna di servizio: ma qui è tutt’altra cosa. Ispirato al romanzo di C.E. Gadda, Quel maledetto imbroglio è un film giallo-realistico, nel quale Tin-chiesta provocata da un omicidio serve a mettere in luce. («come quando in campagna inciampi in un sasso, e scopri che sotto è pieno di vermi»), una quantità di altre storie e personaggi, altri imbrogli, altre brutture.
Claudia è uno dei personaggi coinvolti nell’inchiesta: il più pulito e il più drammatico. Essa vuol difendere il proprie fidanzato, che crede ingiustamente sospettato, e dice il falso. urla, si dibatte, piange, si dispera. E' una parte impegnativa e molto difficile: soprattutto per lei che è abituata a tener tutto dentro di sè. che non sa urlare, che parla sempre a bassa voce, come in sordina. Talvolta la giovane attrice si trova imbarazzata, proprio per questo motivo. Ma basta che intervenga Germi, con la sua voce rude e patema:
«Non ti preoccupare. Claudia, fai come ti viene...», perchè la Cardinale si sciolga e trovi subito il giusto abbandono. Passato il primo momento in cui aveva paura di Germi, ora il regista è diventato il suo migliore amico. Cosi è accaduto un po’ con tutti, e con il cinema. che ora fa parte della sua vita.
Stelio Martini, «Tempo», anno XXI, n.28, 14 luglio 1959 (Fotografie di Chiara Samugheo)
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Stelio Martini, «Tempo», anno XXI, n.28, 14 luglio 1959 |