Cristina Fanton pianse e nacque un'attrice
Chi è questa ragazza recita così bene e ci commuove tanto? domandavano gli spettatori della Televisione.
Roma, dicembre
«Sembra un francobollo», esclama soddisfatto Alberto Casella mentre il volto della giovane attrice appare inquadrato sul teleschermo. «La macchina da presa si avvicina a lei fino a sfiorarle le ciglia e lei resta imperterrita, immobile: come se fosse stampata su un francobollo. Allo stesso tempo è sensibile, convincente: si può parlare di una rivelazione», aggiunge il regista e allude a Cristina Fanton, la ragazza che per quattro settimane consecutive ha fatto piangere migliaia di spettatori interpretando il personaggio di Lucy nella commedia televisiva II dottor Antonio.
La rivelazione del 1954 è dunque una veneta diciassettenne dai capelli biondi come una finlandese e il profilo di una Madonna di Filippo Lippi. Non è famosa; sebbene abbia avuto un momento di celebrità nelFottobre scorso quando venne scelta per rappresentare l’Italia all’elezione di Miss Mondo. Non è attrice di professione: sebbene si dica di lei che può diventare, sapientemente guidata, una delle artiste più preziose che il teatro italiano abbia mai avuto. Il suo successo è stato improvviso e casuale. Cristina non aveva mai pensato di diventare una attrice o una Miss! gli avvenimenti che hanno portato a parlare di lei sono successi suo malgrado. Fino a due anni fa essa studiava al Liceo classico e voleva laurearsi in lettere e filosofia. Ignorava di avere un volto grazioso e misure perfette e fu una sarta a farglielo notare chiedendole se voleva fare la indossatrice. Cristina ne rimase sorpresa e solo dopo molte insistenze si decise ad accettare perché la sua famiglia non è ricca ed aveva bisogno di aiuto. Poi cominciarono a dirle che era fotogenica, aveva un bel tono di voce e doveva tentare la carriera del cinema. Lei si schermiva: recitare non era un lavoro adatto per lei, non ci teneva, e solo a malavoglia lasciò che sua madre spedisse una fotografia al produttore Guarini, il quale cercava una ragazza a cui fare interpretare il personaggio di prologo alle quattro storie di Siamo donne; il film con la Bergman, la Magnani, la Miranda e la Valli. La fotografia giunse e venne scartata.
«Hai visto?» disse Cristina alla madre, piena di sollievo. «Lo aveva detto che il cinema non va bene per me». La signora Fanton la pensava in modo diverso e convinse la figlia a presentarsi ugualmente alla commissione d’esame per tentare il provino. Cristina ci riuscì, con uno stratagemma, e subito i giudici la mandarono davanti ad una macchina da presa. «Fu il momento più penoso della mia vita», racconta Cristina.
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ROMA. Cristina Fanton, con un giornalista e con la madre, nell’appartamento di via Santa Lucia, dove la giovane attrice abita con i genitori e le sorelle. Nelle ore che il suo lavoro le lascia libere, Cristina scrive romanzi d’amore a lieto fine. |
«Io ero pentita di trovarmi laggiù, avrei voluto scappare, sentivo una gran voglia di piangere». Per farsi scacciare si piantò davanti all’operatore e mentre le lacrime le salivano agli occhi gridò: «Dovrei dire che la mia aspirazione è di fare l’attrice. Invece non è vero. Sono qui per sbaglio. La mia unica aspirazione è di sposarmi, avere una bella casa e molti bei bambini». «Brava!» esclamò Guarini. * Ti scritturiamo»; e fu così che la timida sedicenne fece il suo ingresso nel cinema. Fu una apparizione fugace, la parte del film si riduceva a poche battute, ma il produttore comprese ugualmente di trovarsi davanti ad una futura attrice. Il giorno in cui, incapace di sostenere un primo piano, Cristina si lasciò andare ad una crisi di lacrime singhiozzando, egli la prese in disparte e facendole bere un succo di pesca le disse di rincuorarsi: anche a Isa Miranda, sua moglie, era capitato in principio qualcosa del genere ma lei aveva tenuto duro ed ora era un’attrice. Un giorno anche lei, Cristina, avrebbe avuto successo e avrebbe ricordato le parole del signor Guarini.
Questo accadde nel 1953. Nel gennaio del 1954 la Radiotelevisione lanciò il concorso «Nuovi volti per la TV». Il regista Casella, che aveva curato la riduzione radiofonica del Dottor Antonio, il noto libro di Giovanni Ruffini ambientato ai tempi del Risorgimento, voleva allestire la commedia in televisione e cercava una attrice per il personaggio di Miss Lucy, la fanciulla inglese che si innamora del dottor Antonio, l’esule patriota dal quale resterà otto anni divisa e per il quale morirà di crepacuore. Ci voleva una diciassettenne bionda e aristocratica di lineamenti. dal tipo ingenuo ed allo stesso tempo vivace: virginale. «È proprio la parte per te», disse la signora Fanton alla figlia. «Devi concorrere». Cristina si oppose: l'angela del primo esperimento di recitazione le pesava ancora, come un incubo. Non si sentiva di ripeterlo senza prima studiare, imparare i gesti e la dizione. La signora Fanton insistette. Cristina, per non addolorarla, la accontentò e spedì una vecchia fotografia fatta durante una gita in campagna: coi capelli lunghi e il maglione. Cinquemila ragazze avevano già partecipato al concorso quando la fotografia di Cristina arrivò. «Figurati se scelgono me», disse alla mamma per disilluderla. Invece dopo qualche settimana le mandarono la risposta con la quale era invitata a fare il provino.
Cristina vi andò incredula e atterrita: quando entrò nello studio dove i tecnici in camice bianco e cuffia agli orecchi la scrutavano con curiosità, il copione del Dottor Antonio le scivolò dalle braccia prive di forza. Soprattutto temeva di non sapersi impersonare nella figura di Miss Lucy. Quando aveva recitato nel film, la sua parte era quella di una ragazza veneta che voleva fare del cinema: recitava dunque se stessa e le avevano lasciato perfino il suo nome, Cristina Fanton. Ora invece era diverso. Lei non era più Cristina ma Miss Lucy: una nobile inglese tutta sospiri e crinoline, c Ci faccia una scena drammatica», disse una voce inesorabile attraverso il microfono; e immediatamente i riflettori si accesero sopra di lei inondandola di una luce accecante. Cristina si sentì vacillare, balbettando spiegò che avrebbe recitato una scena del terzo atto: quella in cui Lucy sogna, in un incubo, il suo cattivo fratello Aubrey. Fu ordinato il silenzio. La macchina da presa «carrellò» lentamente verso di lei e allora successe a Cristina quello che si ripete ogni volta che recita: divenne calma e sicura, immedesimandosi subito nel personaggio. «È perfetta», commentò Laura Solari che faceva parte della commissione esaminatrice. «È nata un’attrice», disse Orio Vergani, anch’egli fra i giudici. E la piccola Fanton ebbe la parte di Miss Lucy a fianco del giovane attore di prosa Luciano Alberici.
«È stato un anno fortunato per me», dice Cristina alzando il volto senza cipria dalle labbra pallide, prive di rossetto; e per esprimere la gioia si arruffa i capelli lunghissimi e sempre spettinati. Poi corre a prendere la cassetta dei ricordi e tira fuori, ad uno ad uno, gli oggetti che fanno parte della sua favola: la sciarpa di reginetta che le venne donata durante una partita di Roma-Lazio quando la elessero Miss Bianco-Azzurra, la cartolina col titolo di Miss Sirena dell’Adriatico che conquistò a Milano Marittima dove era andata in villeggiatura con la mamma (e che doveva farla partecipare al concorso di Miss Italia dove poi non andò perché ammalata di tonsillite), i ritagli dei giornali inglesi portati da Londra. Un giorno dello scorso ottobre gli organizzatori del concorso Miss Italia telefonarono avvisandola che, in sostituzione di Eugenia Bonino ferita a un ginocchio, lei era stata designata come rappresentante italiana all’elezione di Miss Mondo che si svolgeva a Londra.
«Me? Voglìon proprio me?» balbettò l’incredula Cristina, perché è sempre stata convinta di essere brutta e le sembrava impossibile che, fra tante bellezze, andassero a scegliere proprio lei. E fu il secondo avvenimento della sua vita. Prima di partire le fecero fare una conferenza-stampa e a lei sembrò di sognare: non le era mai capitato di essere tanto fotografata e interrogata, quasi fosse una persona importante. 1 giornalisti vollero sapere tutto di lei e Cristina, recitando la parte della ragazza disinvolta, risj>ose che era alta un metro e settantuno, che pesava cinquantotto chili, che aveva cinquantotto centimetri di vita, che sapeva sciare, nuotare, giocare al tennis, pilotare l’aereo (perché suo padre, che ora fa il commerciante, era prima aviatore e le ha insegnato a volare), che infine non era fidanzata.
Per l’occasione fu quasi sofisticata, come le consigliava sempre la mamma, secondo la quale una Miss e un’attrice non devono meravigliarsi di tutto. Ma qualche ora più tardi aveva già dimenticato il contegno e lo spettacolo di Londra vista dall’aereo la fece piangere di gioia. L’aeroporto di Northolt era pieno di fotografi e di giornalisti, fu accompagnata in albergo a bordo di una Rolls Royce; e anche questo faceva parte del sogno. La mamma, che l’accompagnava, la supplicava di essere posata, di perdere un poco di tempo a truccarsi ed a fare sorrisi; ma lei non ascoltava. Mentre le altre Miss stavano davanti allo specchio ad aggiustarsi riccioli e maquillage, Cristina girava per Londra. Che le importava di diventare Miss Mondo quando poteva andare nella subway e sul ferry-boat, vedere il Tamigi, Buckingham Palace e la Torre di Westminster? A un ricevimento fu presentata a Laurence Olivier ed a Vivien Leigh. Le fecero mangiare il caviale e i tartufi: non aveva mai assaggiato certe cose e candidamente lo confessò, siccome è incapace di dire bugie. Quando Miss Egitto, che era diventata sua amica, venne eletta Miss Mondo, lei l’abbracciò in faccia a tutti e disse d’essere felice. «Come, non piange?» chiesero meravigliati i cronisti. «E perché?» domandò lei meravigliata: e quando si accorse che tutte le altre erano in preda alla disperazione si mise a consolarle ad una ad una. Sicché l’indomani era diventata, per i cronisti, Miss Semplicità.
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ROMA. Cristina Fanton nel personaggio di Miss Lucy. Con questa interpretazione la Fanton ha ottenuto un successo personale. È stata scelta nel concorso che la Radio-televisione italiana aveva bandito per trovare gli interpreti del «Dottor Antonio». |
A recitare nel Dottor Antonio, in trasmissione diretta, cominciò l’indomani della vacanza londinese: il 1° di novembre. Dapprima Casella era titubante, non aveva troppa fiducia. «È grezza», diceva. «Ha bisogno di studiare. Come farà a sostenere una parte tutta giochi psicologici e sfumature?». Dopo la prima puntata, però, egli aveva cambiato parere. Anzitutto Cristina è telegenica: poche facce sopportano come la sua i primi piani. Contrariamente alla maggioranza dei casi, lo schermo televisivo non la schiaccia e non rimbruttisce; ma la rende più bella. Poi è una attrice docile: possiede quell’ubbidienza interiore che caratterizza i veri artisti. «Piangi», le dice il regista; e subito gli occhi le si riempiono di lacrime, non c'è bisogno di glicerina. «Ridi», ordina il regista: e subito la maschera di dolore sparisce, il volto appare gaio. Inoltre non insuperbisce per il successo.
La «rivelazione dell’anno» abita in un casamento popolare in via Santa Lucia, con i genitori e le sorelle (Lola di venti anni e Giovannella di nove), aiuta la mamma a fare le faccende e la spesa, non accetta inviti se non è accompagnata da qualcuno della famiglia, non risponde alle lettere degli ammiratori che le giungono anche dall'America. Se le dicono che è brava arrossisce e supplica di non essere beffata. Se le dicono che è bella rispondi" che è soltanto giovane e poi una attrice non ha bisogno di essere bella: meglio che sappia recitare col cervello e col cuore. Passa il suo tempo a studiare e a scrivere romanzi a lieto fine che sogna di veder pubblicati.
Oriana Fallaci, «L'Europeo», anno X, n.51, 19 dicembre 1954
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Oriana Fallaci, «L'Europeo», anno X, n.51, 19 dicembre 1954 |