Franca Valeri nel Carnet n.3

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Le donne al mare, Ragazze dalla voce "da comodino", La milanese bruttina, La signorina fa ginnastica.

Sono voci femminili, che sembrano venire da lontano e precisamente da una spiaggia caldissima, nei mesi in cui tutte le donne si scatenano, facilmente illudendosi. «Ma sa che lei è un bel prepotente?» dice una voce dall’accento emiliano, un po’ velata per la compiacenza e la sorpresa gradita. E poi: «Anche lei nuota a rana, ingegnere?», ed è un’altra voce femminile; insinuante anche nella semplice domanda, di timbro squillante ma piuttosto sgradevole. La terza donna parla in tono pigro, strascicato. Da quel che enuncia: «Se lo lasci dire, gli uomini son tutti dei gran bambinoni», dalle pause che fa, dai sospiri sapienti che intercala, si capisce che è persuasa d’avere una grande esperienza della vita, un forte sex-appeal, di essere stata molto amata, e anche adesso, in questo preciso momento, c’è più d’uno che la desidera, e lei sa mettere a posto chiunque. Ma il concerto non è finito: c’è il lamento di una quarta che in tono confidenziale dichiara al nuovo vicino di seggiola a sdraio: «Il guaio è che mio marito è un tipo di materialone...». E poi ecco l’invidia per la bella bagnante ( «Se piace quella lì, vuol proprio dire che il mondo è pieno di degenerati»), la calunnia per la giovane signora un po’ misteriosa ( «Mi sa che il suo primo marito l'ha fatto fuori lei...»), il disprezzo per i bambini delle altre («Poverino, un ragnetto»), e infine la continua ripetizione della madre noiosa: «Sergio, attento che non fai più piede».

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L'ultima fotografia fatta quest’anno a Parigi a Franca Valeri. A sinistra, Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli.

Sono tutte voci una diversa dall’altra, che si intrecciano in un divertente contrappunto, corrispondenti a tipi comunissimi, alle «mezze calzette» in vacanza, e par di vederle sdraiate sotto gli ombrelloni arancio e blu, mentre la sabbia sembra che fumi e lontane sì smorzano le grida dei venditori di frutta. Si alzano invece da un angolo fresco di un noto caffè del centro, ma è una voce sola per i diversi personaggi. È quella di Franca Valeri, tornata a Milano dopo le centotrenta fortunate recite di Parigi, dagli occhi di jais e dalla pettinatura «coupé éventail» ( «c’est un genre frais, qui fait gar?on très ordonné dans le désordre», le ha detto il parrucchiere Richard, abolendo il taglio a paggetto o a fraticello che portava in Italia). I camerieri, senza che lei se ne accorga, le si sono avvicinati per ridere, tenendo alti i vassoi destinati alle altre clienti; le altre clienti, credendo di sentir parlare all'improvviso le signore conosciute l’anno scorso a Finalmarina o a Paraggi, si voltano stupefatte, e si rendono conto a fatica che tutte quelle frasi escono da sotto lo stesso cappellino a cloche. L’idea delle donne al mare, lontane dai mariti ed eccitate dal sole, piacerebbe alla Valeri per uno dei tanti sketches da includere nel Carnet de notes N. 3, al quale (e ai tre attori, più il quarto Gobbo, che è Luciano Mondolfo, responsabile della messa in scena e della concertazione degli spettacoli, oltre che giudice severo e di buon gusto; più il quinto Gobbo, che è la cagna Camilla, dal muso nero di bracco triste e il mantello chiazzato che aspetta ogni sera in camerino senza mai abbaiare) è stata offerta dall’impresario Fernand Lombroso una fenomenale tournée intorno al mondo: America del Nord, America del Sud, Canadà, Turchia, Svezia, Norvegia, e Africa del Nord.

Un altro numero che le piacerebbe portare sul palcoscenico è quello delle due ragazze a letto (è solo lei che parla, naturalmente), e che nella penombra, con voci che lei definisce «da comodino», si fanno le confidenze. Sono storie di uomini, naturalmente, e dei crucci che ne derivano loro, ma gli uomini non si nominano mai. Si gira intorno all’argomento, discutendo (come sanno fare soltanto le donne non ancora veramente amiche, ma sulla via di diventarlo) di uno stato generale di scontentezza, della solitudine, dei sacrifici di cui il sesso debole, secondo loro, è il massimo campione.

Ma questi sono scherzi in confronto al film che il regista Luigi Comencini vorrebbe farle interpretare: si tratta dell’epopea di una ragazza bruttina, milanese naturalmente («come piace a me», commenta Franca Valeri), che vorrebbe tanto sposarsi, e per interessare gli uomini che non si interessano di lei, si mette a leggere la mano. Quel che accade attraverso la lettura di tanti palmi maschili, attraverso la suggestione che ne deriva alla protagonista, è estremamente spassoso. Ma la Valeri ha un dubbio: che i produttori non la prendano in considerazione, date le proporzioni’ assolutamente normali del suo torace.

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Franca Valeri con Camilla, la cagna figlia di un pointer e di una bastarda, che l’accompagna durante tutte le tournées.

Non tanto per diventare florida come le dive di moda, quanto per contentare un vecchio medico di Parigi, specialista nella cura dei dolori reumatici, la Signorina Snob ora fa molta ginnastica. Il medico l’aveva accolta come se la conoscesse da tempo, perché si era divertito molto al suo spettacolo, e inoltre come «une femme très charmante, vos yeux sont merveilleux, ils me rappellent le velours». Franca Valeri ringraziò, e cominciò la sua parte di cliente, annunciando che spesso le veniva il mal di schiena. E il vecchio medico galante: «Naturellement, vous vous tenez d’une facon déplorable», e continuò col dirle che la sua «statique» era addirittura «affreuse». (Spalle curve e addome in fuori). Nessuno dei milanesi che in questi giorni l’incontra per la strada, si accorge però del suo addome. I milanesi la riconoscono subito, si voltano a vederla passare, c’è chi attraversa la strada, per darle la mano: «Permette, sono un suo ammiratore». Cosa che le capitava spesso anche a Parigi. Parigi aveva in certo modo «adottato» i Gobbi, e per lei tanto sui giornali che nei salotti ci sono sempre state parole d’ammirazione entusiasta.

Un altro vecchio signore vestito di blu le si era fatto presentare una sera, dichiarando che era stato tre volte a sentirla, e che ogni volta si era emozionato, perché lei, «la petite milanaise», gli ricordava tanto sua madre. Franca Valeri si era genericamente intenerita per almeno mezz’ora sentendosi ripetere che la defunta signora faceva le sue stesse smorfie, tirando su la bocca da un lato, ma quasi svenne quando, al momento del commiato, il suo ammiratore le disse che era figlio della Réjane! La moglie di Claudel volle conoscerla; la contessa di Parigi, dal bel viso incorniciato da ciuffi di mughetti, l’applaudì, regalmente sbracciandosi: Edwige Feuillère, che incidentalmente annunciò d’essere «presque tombée amoureuse de Caprioli», salutò Franca come una grande attrice; tra i suoi imitatori inoltre, che si moltiplicano anche in Italia, la Valeri incontrò il direttore della boutique di Balmain, che, senza accorgersi di lei, andava facendo a un’altra cliente il suo famoso sketch della sarta. Mostrava cioè la gonna che senza sforzi diventa cappello e mantellina, e tutti gli accorgimenti per mutare un modello semplice d’apparenza in almeno cinque capi importanti. «C’est Madame qui m’a donné l’inspiration», disse onestamente, vedendo tutt’a un tratto apparire la Franca.

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MILANO. Franca Valeri si pettina a casa sua. Il taglio a « éventail » le è stato fatto dal parrucchiere Richard di Parigi.

Tra qualche settimana dunque i Gobbi ricominceranno a studiare il programma dell’anno venturo, che andrà in scena a Roma, secondo una loro superstizione, la sera del 17 dicembre. Dietro il paramento (ecco la loro seconda ed ultima superstizione) una bottiglietta d’aranciata, piena d’acqua, e alla ribalta un Caprioli dimagrito di quindici chili (si è seccato di sentirsi definire «une rondeur» dai francesi), un Bonucci leggermente ingrassato (anche lui ossessionato dalle recensioni: «le long, aigu perroquet») e una Franca Valeri «heureusement toujours la méme».

Camilla Cederna, «L'Europeo», anno X, n.41, 6 giugno 1954


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Camilla Cederna, «L'Europeo», anno X, n.41, 6 giugno 1954