Georgia Moll: il dottore è arrivato a cavallo
Reduce dalla Jugoslavia, dove ha partecipato alla lavorazione dei “Cosacchi”, Georgia Moll ha un milione di cose da raccontare. La freschezza del suo temperamento le ha fatto trovare “meraviglioso” tutto quello che ha visto
Roma, settembre
La Jugoslavia era bellissima», dice Georgia Moll allungando sulla sedia che ha davanti le sue lunghe gambe dalla caviglia sottile. «Sono dimagrita, vero? D’estate, divento un’acciuga. Ma che m’importa? Non sono mica una attrice con le curve, e poi, così magra, mi sento leggerissima...».
«La troupe dei Cosacchi — racconta — era alloggiata in un piccolo paese vicino a Mostar, che è già un piccolo paese. Il luogo era incantevole. L’orizzonte pieno di moschee e di minareti; e, di notte, i piccoli cimiteri turchi, tutti illuminati, mandavano tenui e misteriosi bagliori. Nell’albergo non c’erano vasche da bagno; anzi ce n’era una sola, ma era riservata a John Barrymore jr., il figlio del celebre John. Così, io e Pierre Brice facevamo il bagno in un laghetto vicino all’hotel. L’acqua era freddissima, ma cosi pura, e invitante, così piena di riflessi, così smeraldina...
Georgia Moll è una delle attrici attualminte più richieste essendo riuscita a creare un tipo molto caratterizzato
«Ogni mattina, quando mi recavo al lavoro — prosegue — c’era sempre una fila di bambini che mi aspettavano con le mani piene di frutta. Io regalavo loro la mia foto con la dedica, ed essi, in cambio, mi regalavano pesche e fichi. John Barry more malignava: diceva che ero interessata., che non lo facevo per la pubblicità ma per i fichi. Effettivamente, io vado pazza per i fichi... Sono stati due mesi veramente meravigliosi. Tutti i miei colleghi si lamentavano per il cibo, e non vedevano l’ora che il film terminasse. Io, invece, trovavo tutto bello, tutto meraviglioso; e sa che cosa ho fatto? Avevo portato con me cinque chili di spaghetti: li ho presi e li ho regalati alla troupe, e io, per sessanta giorni, non ho mangiato altro che palacinke, vale a dire frittate con la marmellata, a colazione, a pranzo, e a cena. Sempre palacinke...».
«SAREI FELICE di non fare più la parte della ragazza ingenua» ha detto l’attrice, alludendo al personaggio che dovrebbe interpretare in un film diretto da Daniele D'Anza, ispirato alle "ragazze squillo”. Titolo del film è "Arabella 210754”. E' il progetto che la interessa di più.
Appena rientrata a Roma dopo un lungo soggiorno in Jugoslavia, Georgia Moll ha un milione di cose "belle, meravigliose e divertenti” da raccontare e da descrivere. Le sue lunghe passeggiate in mezzo alla campagna illuminata dal chiar di luna; il colore incredibile di certi fiori; gli scherzi divertenti di John Barrymore che è bravissimo a fare l’imitazione dei "grandi” di Hollywood, da Robert Mitchum a Marion Brando; L’incidente, per fortuna senza conseguenze, occorso a Pierre Brice, con il dottore che arriva in suo soccorso a cavallo. «Non è divertente un dottore che va a cavallo?»; e una sera, che nel piccolo cinema del paese davano Matha Hari, le risate da sganasciarsi di John Barrymore a vedere le mossette affettate e melodrammatiche di suo zio Lionel. «Mio Dio, ragazzi, quanto è buffo — urlava John reggendosi la pancia. — Quanto è buffo».
Sono poche le attrici, anche giovani, che posseggano tanta freschezza e candore, tanta disposizione a trovare tutto bello e meraviglioso e divertente; uno stupore così ingenuo. Georgia, queste doti le ha avute dalla natura; sono il frutto della sua sensibilità e della sua timidezza. Ma essa di questa capacità di travisare la realtà si è fatta anche uno schermo, per difendersi dalle brutture del mondo. Così, quando si trova in una situazione spiacevole (e nel cinema capita spesso). Georgia fa finta di non vedere; e quando deve ascoltare delle parole volgari. Georgia fa finta di non sentire. Da qui la sua aria continua-mente sorridente, angelica e svagata. Naturalmente, questo è un atteggiamento che serve fino ad un certo punto, e che la espone, a delle dannose sconfitte.
APPENA TORNATA dalla Jugoslavia, la Moll si è concessa un breve periodo di vacanza, durante il quale sono state eseguite le nostre fotografie. E ora si sta occupando del proprio trasloco. «Nella mia casa nuova - ha detto - avrò finalmente una camera come la desidero da tempo».
Infatti ne ha subite diverse. La prima risale a tre anni fa, quando si recò per la prima volta a Parigi. Era stata chiamata per firmare un contratto, ma il produttore, appena la vide. le propose di sposarlo. («Voleva abbinare i due contratti — dice Georgia scandalizzata — quello di attrice e quello matrimoniale»). Il produttore era un uomo di cinquantanni. a lei non piaceva assolutamente; invano essa gli oppose la sua sorridente meraviglia, egli insisteva tenacemente, la tempestava di telefonate, e di profferte, fino a quando, non sapendo come cavarsi da quell’imbroglio, Georgia telegrafò a Roma e chiese aiuto a sua madre. Ma la sconfitta più clamorosa la subì a Hollywood, ad opera di Hedda Hopper. Georgia era appena arrivata, e non stava più in sè dalla gioia; tutto era proprio come nei sogni, con Gregory Peck e Jean Simmons che le dicevano: «Buonasera, come sta, benvenuta ad Hollywood signorina Moli...», e tutti molto gentili e sorridenti con lei; quando, improvvisamente, una domanda sgradevole, pronunciata da una voce dura, la gelò.
«Ma perchè si è messa un vestito così poco femminile?». Fu come se qualcuno, per dispetto, le avesse gettato un secchio d’acqua addosso. Davanti a lei c’era Hedda Hopper: grassa, tarchiata, la pettegola di Hollywood, la fissava con i suoi occhi inquisitori insolenti. Georgia indossava un vestito a trapezio, le cui pieghe, iniziando all’altezza del collo, le nascondevano tutto il corpo. «Ma, non mi sembra — balbettò — è un vestito che in Italia va molto di moda...». La Hopper non la lasciò finire; approfittando del suo imbarazzo, allungò una mano verso il suo collo e, dopo una rapida ispezione, si allontanò trionfante esprimendo, a voce alta, un giudizio poco lusinghiero sui suoi attributi femminili. Georgia diventò di fuoco, le venne una gran voglia di piangere e di scappare; infatti spiccò una corsa, ma inciampò in un gradino e cadde con la faccia a terra. «Oh, fu una cosa terribile — esclama — cadere in una simile situazione». Il giorno dopo tutta Hollywood parlava del fatto; e i suoi amici le domandavano perchè non avesse reagito, perchè non avesse affibbiato uno schiaffo a quella insolente. «Certo — dice Georgia — se lo avessi fatto sarei diventata famosa, tutti i giornali del mondo avrebbero parlato di me; ma io non sono il tipo da fare certe cose, sono troppo educata; e la cosa che odio di più è la volgarità». E’ da allora, infatti, che i rapporti fra Georgia ed Hollywood, iniziati sotto i migliori auspici, sono andati sempre più raffreddandosi. Questi rapporti erano cominciati quando Mankiewickz, dopo averla scelta come protagonista di Un americano tranquillo, la scritturò per la sua casa di produzione; e sono terminati tre mesi fa, allorché il regista-produttore l’ha sciolta dal contratto.
Georgia è stata felicissima di riacquistare la propria libertà: dopo la prima occasione, infatti, Mankiewickz non le ha offerto nessun’altra chance di rilievo. I film che ha interpretato per lui, negli ultimi due anni, come II diavolo bianco, non valgono più di altri, e forse meno. «Tanto vale allora — dice Georgia — che io pensi da me alla mia carriera». E' una carriera che ha avute un andamento insolito, diverso dalle altre; perchè, dopo il primo film, la Moli era già arrivata, e oggi si trova al punto in cui giungono, dopo un paio d’anni, quelle che muovono faticosamente i loro primi passi. Ma Georgia non si lamenta. «Nella vita — dice — bisogna sempre pagare uno scotto; o lo paghi prima o lo paghi dopo... Io non ho rimpianti. L’unica cosa di cui sono dispiaciuta è di aver perduto auasi un anno, per cause estranee alla mia volontà. Nel 1958, infatti, mi so-, no rotta una gamba sciando; ho dovuto operarmi di appendicite; e, buoni ultimi, mi sono spuntati, dolorosissimi, i denti del giudizio...».
M.D., «Tempo», anno XXI, n.37, 15 settembre 1959
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M.D., «Tempo», anno XXI, n.37, 15 settembre 1959 |