Giovanna Ralli è diventata adulta

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1963 01 12 Tempo Giovanna Ralli intro

Giovanna Ralli solo adesso, dopo dodici anni di carriera, ha compiuto il grande passo: ha comperato una casa ed ha lasciato la famiglia. A ventisette anni si sente finalmente maggiorenne

Roma, gennaio

Una volta, mentre rivolgevo a Giovanna Ralli una serie di domande-incastro, le chiesi: «Lei si considera furba o ingenua?», e Giovanna, un po’ sul serio e un po’ per scherzo (essa non riusciva a prendere del tutto sul serio, e come darle torto?, questo tipo di questionari che somigliano molto a interrogatori di terzo grado) , mi rispose: «Nè furba nè ingenua, intelligente»; e io la riportai tale e quale, ma la risposta giusta (me ne sono convinto sempre di più con gli anni), è probabilmente un’altra, che non esclude affatto quella datami dall’attrice. La risposta giusta è: «Saggia». Come altro chiamare infatti una ragazza che lavora dall’età di quattordici anni; che i primi soldi li ha investiti nell’acquisto di una casa; che ha sempre provveduto alla sua numerosa famiglia; che nel periodo della crisi del cinema s’improvvisò "soubrette”; che l’anno scorso rifiutò un contratto con Hollywood, perchè in Italia sta bene e non crede che l’America sia un «Paese meraviglioso?».

Come chiamare un’ attrice che se ha fatto degli sbagli li ha pagati, non è mai corsa dietro al successo, ha sempre amato il lavoro e sdegnato la pubblicità, e che solo oggi, a ventisette anni, si considera «diventata adulta, maggiorenne»? Al telefono mi aveva detto: «Ho deciso, cambio casa, ne sto cercando una proprio in questi giorni»; e io, sbagliandomi, non avevo dato quasi nessuna importanza a questa notizia, non particolarmente eccitante, anzi, a mio giudizio, piuttosto banale. Invece, ora che Giovanna con quel tono tra ingenuo e sciatto, senza fronzoli nè colore, con cui annuncia le cose importanti, mi parla della sua decisione, mi accorgo che si tratta per lei di una decisione d’importanza fondamentale. Questa casa che presto lascerà rappresenta metà della sua vita; è il simbolo d’un dovere compiuto nei confronti dei propri sentimenti e delle tradizioni che rispetta.

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La comprò otto anni fa, versando un anticipo così irrisorio che tutti le dicevano: «Ma sei matta ad assumerti un impegno tanto grosso, come farai a mantenerlo...»; e ci hanno vissuto tutti quanti, lei sua madre suo padre il fratello la sorella minore. C’è anche una stanza che essi avevano battezzato la "camera cinese’’, dove si chiudevano un paio di volte la settimana, lontani dalle orecchie dei vicini, per discutere gli affari di famiglia, proseguendo le più pure tradizioni romanesche. Le origini di Giovanna sono infatti schiettamente popolari; e se può sembrare una civetteria da "arrivata” il fatto che lei si compiace di mostrare, negli album con le foto della "Roma sparita”, quella che riproduce l’osteria di suo nonno con la bella insegna ottocentesca, e i ”70-80” (centesimi il litro) dipinti nelle locandine, non è affatto una civetteria la sua fedeltà al senso della famiglia, i sacrifici («ma mi hanno molto aiutato») che ha fatto per i suoi familiari.

E soltanto oggi che essi possono camminare con i loro piedi (perchè il fratello sta per andare a fare il soldato, la sorella minore si sposa, e sua madre ha accettato di vivere da sola), Giovanna ha deciso di farsi una casa per conto suo, di avere una sua vita indipendente, una sua autonomia, senza dover più rendere conto a nessuno del perchè è allegra, o, come spesso le succede, del perchè è malinconica. Questa decisione, dice, è maturata nell’ultimo anno, e se può sembrare ingenuo che una ragazza (un’attrice del cinema!), soltanto a ventisei anni abbia cominciato a pensare che è giusto sganciarsi dalla famiglia e avere (così dice) ”una vita sentimentale regolare”, ciò non è affatto ingenuo, ma serio, perfino drammatico, se volete, se si pensa che la ragione vera è l’altra, e cioè Giovanna Ralli ha cominciato a "sentirsi grande, maggiorenne”, il giorno in cui, (un po’ come capita agli uomini, quindi), i suoi familiari sono diventati "adulti”.

1963 01 12 Tempo Giovanna Ralli f1Giovanna Ralli a Villa Borghese. Fu uno dei suoi primi film.

Quando si pensa alla facilità pretenziosa con la quale i giovani d’oggi rivendicano, appena hanno l’uso della parola, l’indipendenza, si può misurare il distacco che separa Giovanna da uno di loro — o, se preferite, la Ralli da una delle tante ”so-fare-tutto-io" ninfet-te del cinema; distacco che è la sua forza (un po’ simile a quella di Anna Magnani, e che come quella di Nannarella affonda le sue radici nel terreno istintivo e tradizionale del popolino romano), e la sua debolezza — perchè mentre le altre sono docili ai miti moderni, tendono l’agguato ad ogni occasione, sfacciate e prive di complessi, lei preferisce (ha sempre preferito) starsene da parte, chiudersi nei suoi pudori e nelle sue timidezze, vivere e scontare senza pubblicità i suoi "sbagli” sentimentali. E per una volta (accadde l’anno scorso), che i press-agent le inventarono a metà un fidanzamento, lei quel poco di vero che c’era lo prese tanto sul serio che ha finito col pagarne le spese. Ma alla lunga il peso del carattere finisce col farsi sentire.

Perchè mentre le altre arrivano presto e sembrerebbe dovessero arrivare chissà dove, poi un giorno scompaiono e nessuno se le ricorda più, lei sta sulla breccia da undici anni, tutti se la ricordano con simpatia, e invece di diminuire, col tempo (come succede a chi è veramente qualcosa), è andata crescendo. Dietro la sua decisione di cominciare una nuova vita, da sola, ("ma per poterla vivere in due, domani...”), c’è anche la sicurezza regalatale da alcuni recenti successi, che tradotti nelle parole di un celebre critico, Filippo Sacchi, lo stesso che si accorse per primo recensendo Villa Borghese del talento di questa ragazza "impulsiva e bella”, suonano all’incirca così: «Vedete, ragazze, che chi è brava prima o poi arriva...», e che invece tradotti in cifre sono il previsto miliardo di lire d’incassi del film La monaca di Monza e i molti milioni di Carmen di Trastevere.

1963 01 12 Tempo Giovanna Ralli f2ROMANA PURO SANGUE, Giovanna Ralli è apparsa giovanissima - aveva appena quindici anni - davanti alla macchina da presa. Il suo primo film è stato ”La famiglia Passaguai” con Aldo Fabrizi. Da allora la attrice ha interpretato oltre trenta film, tra i quali ”Le ragazze di San Frediano”, ”Il bigamo’’, ”Il momento più bello”, ”Il generale della Rovere”, "Viva l’Italia”.

Diretti entrambi da Carmine Gallone, questi due film hanno alzato di molto le quotazioni della Ralli presso il box-office e presso il pubblico dei suoi ammiratori; soprattutto il primo, che ha fatto piovere su Giovanna un diluvio di lettere e che ha provocato, più o meno direttamente, nientedimeno che due crisi spirituali; quella della figlia dell’editore del libro, DalFQ» glio, e quella di una ragazza di Bari, entrambe fattesi suore. Si possono discutere le qualità artistiche del film, ma non certo la sua forza emotiva, cui la Ralli con i suoi occhi di carbone e la sua trattenuta violenza, ha senza dubbio dato un grande contributo. E dire che quando Gallone pensò a lei per questa parte un sacco di gente cercò di dissuaderlo, a voce e per iscritto, dall’insistere in questo folle proponimento, perchè (dicevano) la Ralli non è proprio il tipo adatto a fare la suora, e tanto meno una suora di sangue blu, tormentata e dilaniata da problemi interiori; è una popolana piena d’impulsi, aggressiva, ha sempre fatto questo genere di personaggi.

Ma Gallone tenne duro, e come i fatti hanno dimostrato, "il vecchio, ha avuto ragione...". E vedrete che avrà ragione sicuramente anche Blasetti, il quale mentre sta preparandosi a dirigere Liolà (con Tognazzi e la Ralli), ha cominciato a dire che da Giovanna «verrà fuori una nuova Ferida...». Da tanto tempo la Ralli desiderava lavorare con il regista che insieme con Gallone fa tanto vieille vague, ma che con uno dei suoi ultimi film (Europa di notte) ha addirittura inventato un "genere” e fatto incassare al cinema italiano alcuni miliardi; ma tutte le volte che lui l’aveva chiesta, lei era sempre occupata con altri. Ora però si sono incontrati bene, perchè Tuzza, il personaggio di Pirandello, si presta alle corde di Giovanna e Blasetti già se la immagina in tutti i dettagli, psicologici e fisici: aggressiva, passionale, cattiva, dolce e «riccia, riccia, e nera nera come un can barbone...».

Così, mentre la sua vita privata sta per prendere una nuova strada, il lavoro e i nuovi progetti di lavoro, (ce ne sono anche altri), l’avvolgono con nuovi legami; e Giovanna che mi aveva detto una cosa secondo me molto bella: «Oggi sento d’essere diventata adulta, una donna, non soltanto perchè sono capace di andare a vivere da sola ma perchè ho capito che potrei rinunciare senza rimpianti alla mia carriera, al mio lavoro, per vivere con un uomo, per farmi guidare da lui...», già avverte che magari, (siccome quest’uomo non esiste ancora), tutto andrà per il verso contrario, e lei dovrà attaccarsi ancora di più al suo lavoro anziché lasciarlo, farsene scudo e ragione di vita come è sempre stato per lei, mentre la vita è soprattutto l’amore... Vien voglia di distrarla, di farla sorridere.

1963 01 12 Tempo Giovanna Ralli f3L’ULTIMO FILM della Ralli è stato ”Carmen di Trastevere” che apparirà sugli schermi nei prossimi giorni. L’attrice, che ha ventisette anni, sarà l’interprete di "Liolà”, diretto da Alessandro Blasetti e di cui Tognazzi sarà il protagonista.

Ma è così difficile: se ci riesci, è solo per un attimo, e poi subito si chiude: la malinconia, scotto e rovescio della sua saggezza, è più forte dei mots d’ésprit, emerge come un’ombra dai suoi occhi di carbone; e l’unica cosa che le metta un po’ d’allegria è il pensiero della casa nuova, ne ha trovata una — figuratevi — dentro palazzo Orsini, con un giardino pensile e il pozzo in mezzo, e tutto intorno un chiostro, situata, (evidentemente è la voce del sangue), vicino al teatro Marcello, e cioè vicino a dove nel 1890 suo nonno aveva la trattoria, quella ritratta nella foto del vecchio album della "Roma sparita”, dove in tutte le fotografie, (l’ha scoperto Giovanna), compare un vecchietto con la lobbia e la barba bianca che finge d’essere un passante e invece evidentemente era il padre o il nonno del fotografo, il quale se lo portava dietro per fare i "primi piani", ed è veramente buffo ora ritrovarlo lì, come un monumento dappertutto, e ora Giovanna: «Eccolo qui, è lui...», ride di cuore come una ragazzina.

M.S., «Tempo», anno XXV, n.2, 12 gennaio 1963


Tempo
M.S., «Tempo», anno XXV, n.2, 12 gennaio 1963