Le glorie del Varietè italiano: Nicola Maldacea

Nicola Maldacea


1911 Cafe Chantant Nicola Maldacea

Nicola Maldacea

Dal giornale Il Corriere di Catania di Catania.

E' un uomo che racchiude, nell'interno del suo «io» tanti altri uomini, di differenti età, condizioni sociali, di svariati aspetti ; diversi nel muoversi, nel vestire, nel pensare, nei modi di dire; tante donne, signore, popolane, orizzontali, artiste, giovani o vecchie, belle o brutte, allegre e rubiconde, pallide e melanconiche.

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Tutti tipi, macchiette che Nicola Maldacea riproduce inimitabilmente, con la sua arte vera, grande, potente, facendoveli sfilare l'uno dopo l’altro davanti i vostri occhi, come se fossero delle figure riflesse in un grande caleidoscopio. Ascoltando Nicola Maldacea, par di trovarsi ^ fronte di uno di quei maghi di cui parlano le leggende delle fate. Li sua arte rapisce, conquide, entusiasma1 e si sente il bisogno imperioso di manifestare la propria ammirazione, prorompendo in ovazioni interminabili che soddisfano l'artista più di qualsiasi compenso; e lo incitano a proseguire nel cammino cosparso di trionfi e di onori.

* * *

Nell’ ottobre del 1890 la compagnia napoletana di Gennaro Pantalena debuttava al Bellini di Palermo, iniziando un corso di recite che fruttarono onori e quattrini al bravo attore, e servirono a trarre dall'oscurità un nome e una figura di giovane artista, che esordiva conquistando subito il favore del pubblico palermitano. Appagando la sua sfrenata passione per l'arte, Nicola Maldacea crasi scritturato in quella compagnia, ben lungi dall'aspettarsi tutto quello che gli riserbava il destino.

Ed incarnando, con rara perfezione, tipi di originali, di curiosi, rivelava la sua arte possente, e facevasi seralmente ammirare ed applaudire. Egli, tanto per divagarsi, per rispondere ad altra segreta inclinazione del cuore, cantava delle canzonette napolitane , venute allora in voga , e le cantava con tanta grazia, con tanta arte, da essere seralmente costretto a concedere molti bis che il pubblico, entusiasmato, gli chiedeva.

Terminate le recite a Palermo la compagnia passò a Cosenza ove improvvisamente si sciolse, e gli attori fecero tutti ritorno a Napoli. Alcuni giorni dopo il suo ritorno nella città natia, Maldacea debuttava con successo straordinario in quel Salone Margherita, e il «Pungolo» in uh articolo che portava il titolo «Un emulo di Paulus» scriveva di lui:

«Si chiama Nicola Maldacea nome non nuovo nei manifesti teatrali, figura nota e simpatica alla ente clic si diverte. Egli ha uno spiccato talento i canzonettista, che Parigi ne avrebbe fatto a quest’ ora una celebrità dei «cafè concerto» un emulo di Paulus.

«La sua specialità è quella di creare la canzonetta così appunto come la crea Paulus — il complice vocale della reclame boulangeriana.

«Egli sottolinea le frasi biricchine della poesia dialettale con una vivace espressione, Una mobilità di fisonomia e di gesti , che riesce ad effetti comici i più divertenti senza cader mai nella caricatura o nella volgarità. Ha la comicità fine ed elegante, ed un senso musicale squisito.

«Quando il Maldacea avrà un repertorio più esteso e più scelto diventerà proprio la delizia dei napoletani».

E il fortunoso vaticinio doveva avverarsi in breve' volger di tempo, con la variante, che il Maldacea divenne la delizia, non dei napoletani soltanto, ma di tutti i pubblici che se lo disputarono acclamandolo freneticamente e creandogli una fama meritata che ebbe una eco di gloria ovunque egli presentavasi nella fortunata tournée intrapresa.

Il genio innato in lui, l'ingegno eminentemente poderoso e versatile, la profonda conoscenza di uomini e cose, lo avevano portato a creare una nueva forma d'arte: la macchietta tipica e sociale ; che fu una vera rivelazione, che incontrò subito un grande favore, procurando all’artista soddisfazioni infinite, trionfi senza numero.

Tutto questo però non era bastato ìd insuperbire l'artista valoroso e modesto ad un tempo.

Oli applausi fragorosi, le ovazioni interminabili non riuscirono ad ubbriacarlo, perchè il merito vero e reale, era in lui, e lo rendeva immune dal malanno della celebrità, come io lo chiamo: terribile malattia che colpisce tanti e tanti, facendoli credere arrivati sulle vette dell’arte, mentre ancora trovansi in cammino avendo appena percorso un decimo o meno della faticosa ed alpestre strada che va sino alla gloria.

Maldacea, cosciente del proprio merito, continuava sempre a mettere ogni suo impegno nel migliorare, nel perfezionarsi, e vi riusciva ogni giorno più, poco curante delle enfatiche lodi, degli apologetici giudizii, che gli piovevano addosso da ogni parte.

E così, passando di successo in successo, mietendo ovunque applausi e quattrini, Egli è divenuto in breve l’artista apprezzato e popolarissimo. Il suo nome è conosciuto nella bella patria natia, e all’estero, come quello di un vero campione dell'arte. E con lui, sono anche molto ammirati i personaggi della sua compagnia.

«'O rusecatore, 'O sbruffone, ’O 'mbriaco, Il discreto, Lo scilinguato, Il superuomo, 'O pezzente sagliuto, La zitellona, La cocotte intellettuale, La ballerina» e tutti gli altri che viaggiano con lui, dormono con lui, fanno tutto assieme a lui, accontentandosi di alloggiare in cassoni, uniti in pudica promiscuità, per risparmiare la spesa dei biglietti personali.

Eppure questi tipi tanto bravi e modesti, hanno contribuito non poco a formare la fama del capocomico; questi ne conviene, parla di essi con riconoscenza ed aggiunge che quando sarà costretto, in epoca che gli auguriamo molto lontana, ad abbandonare l'arte rimarrà sempre coi suoi cari personaggi. Così, parlando con loro, tutta una folla di ricordi tumultuerà nel suo cervello, e saranno i migliori ricordi, quelli di gioventù e di gloria.

Ricordi dolcissimi, che lo faranno piangere di commozione, nel mentre le sue mani carezzeranno con amore, la testa calva d'o «rusecatore», quella bitorzoluta del «Superuomo» l’altra impomatata del «Tenentino» le trecce dorate della «ballerina» la capigliatura bionda della «cocotte intellettuale» e tante altre, mute testimoni, d'una gloria vera, d'una lunghissima, ininterrotta serie di meritati trionfi.

G. Fazio, «Café-Chantant», anno XV, n.24, 26 giugno 1911


Cafe-Chantant
G. Fazio, «Café-Chantant», anno XV, n.24, 26 giugno 1911