Una rosa per Lea Padovani

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1958 Epoca Lea Padovani intro

Liverpool, dicembre

Ogni sera, a Liverpool, nel suo camerino del Nero Shakespeare Theatre, assaporando gli applausi che la salutano al termine della rappresentazione de La rosa tatuata, Lea Padovani conta sul suo corpo i nuovi lividi e i nuovi graffi. Sono gli incerti del personaggio e del realismo dell'azione scenica. Dopo Natale, andrà a farsi coprire di lividi e di graffi in un grande teatro di Londra, il suo grande sogno.

Fino a pochi giorni fa, il sogno si scontrava con un intoppo: la commedia non aveva il visto di censura e il Lord Chamberlain, il Lord Ciambellano, cui un atto del 1737 dette il compito di censore teatrale, non voleva saperne di concederlo. La rosa tatuata poteva essere rappresentata al New Shakespeare Theatre - ma per un determinato numero di settimane -solo perché questo vecchio e bel teatro di ottocento posti è organizzato a «club». (È la stessa scappatoia usata in Inghilterra per lo «spogliarello». La legge ne proibisce l'esecuzione in pubblico ma non la proibisce affatto nei «clubs», di cui è tutt’altro che difficile diventare soci.)

1958 Epoca Lea Padovani f1Lea Padovani sta recitando a Liverpool nel dramma di Tennessee Williams «Rosa tatuata».

Il New Shakespeare Theatre Club, dovuto all’iniziativa della milionaria americana Anna Deere Wiman e del regista e attore Sam Wanamaker, ha poco più di un anno di vita e conta circa venticinquemila soci che pagano una ghinea, circa 1800 lire, per la ammissione, e una quota annuale che va, a seconda delle categorie, da un massimo di 3600 lire a un minimo di 450 lire. I biglietti d’ingresso siile rappresentazioni, acquistabili soltanto dai soci, vanno da un massimo di 900 lire a un minimo di 250. Con questa spesa che, a conti fatti, rende il costo del biglietto notevolmente inferiore a quello dei teatri italiani, gli spettatori si godono spettacoli di primo ordine e in barba alla censura.

Ciò è possibile anche perché gli attori accettano paghe piuttosto ragionevoli. Lea Padovani, per esempio, prende a Liverpool cinquanta sterline alla settimana, circa ottantacinquemila lire; ed è la protagonista della commedia. Meglio le andrà a Londra : settantacinque sterline e il dieci per cento sugli incassi.

1958 Epoca Lea Padovani f2Una scena della «Rosa tatuata» con la Padovani e Kathleen Feller al «New Shakespeare Theatre» di Liverpool

Erano cinque anni che Sam Wanamaker stava cercando di ottenere per La rosa tatuata l’assenso del Lord Chambelain. Nel 1953 questi gli rispose con un elenco di dodici obiezioni relative a battute o a gesti della commedia. Ritornato alla carica per l’attuale spettacolo, le obiezioni diventarono undici che, con diuturne trattative, andarono man mano cadendo. Meno una. Quella che, stranamente, non era compresa nel primissimo elenco.Di conseguenza, i casi erano due: o il Lord Chamberlain cedeva anche su quest'ultimo punto o l’autore della commedia. Tennessee Williams, accettava di operare un piccolo taglio. Sere fa, dalla ribalta, Sam Wanamaker disse al pubblico : «Se, come credo, non avete trovato nella commedia nulla che vi offenda, scrivete al censore». Censore e autore si sono incontrati a mezza strada e a Lea Padovani si è schiusa la via di Londra. «È una grande vittoria» ha commentato l'attrice. Ora La rosa tatuata può essere vista anche da chi non è socio del «club».

1958 Epoca Lea Padovani f3L'attrice in una scena con l'attore e regista Sam Wanamaker.

L’avventura teatrale inglese di Lea Padovani è cominciata in febbraio, quando essa ricevette la prima proposta da Wanamaker col quale aveva interpretato il film Cristo fra i muratori, di Dmytryk. Sebbene lusingata, rifiutò. Aveva paura. Ma Wanamaker tornò alla carica i fu Gino Cervi a convincerla. «É un onore» le disse. «Saresti la prima attrice a recitare in inglese in Inghilterra. Se rifiuti sei pazza. Non aver paura : andrà tutto bene.» Lea Padovani partì per l’Inghilterra il 5 ottobre, subiti dopo aver recitato La bisbetica domata alla televisioni. Aveva appena un mese di tempo per imparare la parte e temette di non farcela. La prima settimana di prove fu tremenda, piena d’angoscia, di dubbi, di sconforto. Il personaggio di Serafina delle Rosi in scena dal principio alla fine, presenta forti difficoltà e richiede un grande sforzo fisico. Per tenerla su, i suoi compagni di lavoro le facevano ogni giorno omaggio di una mezza dozzina di uova fresche. Poi, finalmente, il debutto, gli applausi, le lodi della critica che sottolineava la sua «sincerità» e la sua «frenetica energia». (Da allora, il sua camerino è pieno di rose. Re se anche sui biglietti di con gratulazioni. rose sulle scatole di cioccolatini, rose persie sugli asciugamani.) «La pri ma battaglia è vinta», le disse Wanamaker. Gente sconosciuta le scrive o la ferma per la strada ringraziandola.

Domenico Meccoli, «Epoca», anno IX, n.428, 14 dicembre 1958


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Domenico Meccoli, «Epoca», anno IX, n.428, 14 dicembre 1958