Rosanna Schiaffino: «sono un'attrice seria»

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1959 10 27 Tempo Rosanna Schiaffino intro

Il difetto capitale di Rosanna Schiaffino è quello di parlare troppo a soprattutto troppo di sè. Solo il timore di un piccolo dolora fisico riesce a farla tornara quella che è: una ragazza di 19 anni

Roma, ottobre

«Questa», mi dice Rosanna Schiaffino presentandomi una ragazza bionda, dal volto gentile e malinconico, «è la mia maestra d’inglese. Viviamo praticamente insieme». «He is a reporter of Tempo review», aggiunge rivolgendosi a lei in inglese, onde io possa apprezzare la perfezione della sua pronuncia, «very nice, but very dangerous». La signorina sorride con discrezione, mentre Rosanna si getta a sedere su di una poltrona. Il suo gesto è accompagnato dall’inevitabile scorrere del vestito, corto e stretto, lungo le gambe, fin sopra al ginocchio. E così, appena mi siedo, mi trovo in una situazione doppiamente imbarazzante. A causa delle ginocchia dell’attrice, che si trovano ad un palmo dal mio naso. e della presenza, discreta ma vigile, dell’insegnante. «Come va?», attacca giocondamente Rosanna, per nulla imbarazzata, piantandomi gli occhi addosso.

Temevo, recandomi a trovare l’attrice, di dover fare la solita chiacchierata a tre: io Rosanna e la madre. Oggi invece la signora Schiaffino è assente, ma siamo ugualmente in tre. Tutto sommato, però, va molto meglio. Perchè l’insegnante sta muta come un pesce e non interloquisce mai nei nostri discorsi; e perchè la sua presenza mi sembra, dal punto di vista professionale, più plausibile. Si tratta di una piccola novità, di cui prendo nota; ma non è la sola. Basta far caso infatti alle folte citazioni di cui Rosanna infiora adesso i suoi discorsi, per capire che le ”iniezioni di cultura" alle quali l’attrice si è volontariamente sottoposta, cominciano a fare il loro effetto.»

1959 10 27 Tempo Rosanna Schiaffino f1ROSANNA SCHIAFFINO, qui fotografata nella sua casa di Roma, sta attualmente interpretando "Ferdinando II". Durante una scena del film. Mastroianni le ha dato - come il soggetto voleva - due ceffoni; ma ha esagerato un po’ nella finzione scenica, tanto che urtando con la mano gli orecchini di latta che l’attrice portava, le ha provocato due leggere escoriazioni.

«Si, è vero», dice, «studio recitazione e movimento con il regista Fersen. Anche tre ore al giorno. Il metodo? E' lo stesso di Stanislawsky e di Kazan, dell’Actor’s Studio. Si crea una situazione qualsiasi, e poi si cerca di viverla...». Le chiedo se il suo maestro l’aiuta anche nella preparazione dei film, e l’attrice mi guarda con tenerezza. «Oh, no», esclama, «assolutamente no. Fersen sostiene, e io sono d’accordo con lui, che ciascuno il suo personaggio deve crearselo da solo, a seconda di quello che gli suggerisce e che sente. Tutt’al più», aggiunge, «facciamo un po' di preparazione specifica. Nell’ultimo mese, per esempio, siccome dovevo interpretare Ferdinando II, abbiamo molto battuto sul brillante...».

Anche fisicamente è un po’ cambiata. Non ha più l’aspetto della florida ragazza di un anno fa, dal volto roseo e inespressivo. Le guance si sono un po’ scavate, mettendo in risalto la bocca; l’ovale del viso è diventato quasi un triangolo, c Mi sono spuntati gli zigomi», dice Rosanna. E anche la sua figura si è snellita, affinata; le famose curve ormai bisogna cercarle. «Sa quanto peso?», dice, «Cinquantanove chili soltanto. Ho la taglia esatta di una mannequin. Quando compro un vestito, non c’è bisogno di fargli nessuna modifica. Mi va a pennello. Soltanto», aggiunge con fierezza (ed è forse l’ultima civetteria di una ex-maggiorata), «devono allargarmelo sempre qui, sul seno».

Con i lunghi capelli sciolti intorno al volto, un abito rigorosamente accollato "linea sultana", color prugna, l’attrice sembra una sofisticata figurina di Harper’s Bazaar; e quando tace, e sta con gli occhi socchiusi, dà perfino una impressione di mistero. Indubbiamente ha compiuto dei progressi, facendo tesoro dell’esperienza e dei consigli che le hanno elargito. Soprattutto, ha saputo fiutare l’aria che tira. Ha capito, per esempio, che oggi un’attrice non può resistere solo in virtù della sua prestanza fisica. «Se avessero cominciato oggi», dice, «anche la Lollo e la Loren avrebbero dovuto studiare, specializzarsi». E siccome è cocciuta («E’ il mio difetto principale», dice), Rosanna studia con accanimento, si applica, prova, riprova, fatica, non si dà mai tregua. «Sa che cosa mi ha detto Eduardo», grida, «dopo avermi visto lavorare? Ha detto che una ragazza come me, così precisa, cosi puntuale, che sa la parte così bene, è difficile trovarla... Ha detto proprio così, che sono una rarità».

1959 10 27 Tempo Rosanna Schiaffino f2LA GIOVANE ATTRICE non si dimentica di coloro che l’hanno aiutata a iniziare la carriera. Di recente, avuta notizia che il suo primo fotografo di Genova (la città d’origine di Rosanna Schiaffino) era stato derubato di tutta l’attrezzatura, gli ha regalato una costosa macchina.

Il difetto capitale di Rosanna non è la cocciutaggine: questo casomai è una virtù. E’ l’abitudine, dalla quale non si è ancora emendata, di parlare troppo, e soprattutto di parlare troppo di sè. Da questo punto di vista, non è un’attrice; è un juke-box caricato con decine di gettoni, e fermo sempre al medesimo disco. Ben presto ti senti rintronato dal rumore di un fiume di parole, il cui motivo si ripete. Il mondo è pieno di persone adorabili che la stimano, l’ammirano, parlano bene di lei.

Dieci propagandisti riuniti insieme non saprebbero pubblicizzare meglio un prodotto di quanto sia capace di fare lei, da sola. Le sue affermazioni hanno la spontanea e perentoria immodestia dei giudizi espressi da qualcuno sul conto di un terzo. «E’ colpa mia», dice per esempio, «se ho avuto la fortuna di nascere così bella?». Oppure. «Certo, sono un’attrice che prende sul serio il proprio lavoro, ma non posso attaccarmi un cartello con su scritto: Sono un'attrice seria. Quando esco per strada, porto inevitabilmente in giro uno stacco di figliola». E quando le sembra che le parole non siano più sufficienti a dare la misura dei suol meriti, si alza in piedi, si muove, si accarezza i capelli o i fianchi, si stringe la vita con le mani, si ammira le gambe.

Questa tecnica autopropagandistica raggiunge spesso l’effetto contrario a quello desiderato; perchè fa sembrare artificioso anche ciò che in lei è spontaneo, e incredibile ciò che invece sarebbe degno di fede e di attenzione. Il suo stesso lavoro, per esempio. Rosanna ha interpretato, un mese fa. La notte brava, un film di cui si dice molto bene. In questi giorni sta girando Ferdinando II, che allinea nel suo cast i migliori attori del cinema italiano. Fra una ventina di giorni, inizierà un altro film, nel quale sosterrà un ruolo importante: quello di un’ambiziosa ragazza di provincia che, in seguito a una delusione, si uccide. Infine, a Natale, andrà a Parigi a fare Paolina Borghese per Abel Gance, e avrà come partners una trentina di "nomi” intemazionali.

Si tratta di un programma che contiene una varietà di promettenti indicazioni; ma la attrice ne parla in un modo cosi entusiastico ed esaltato, cosi privo di sfumature, che uno non la prende più sul serio. Man mano che la nostra conversazione è andata avanti, questa esaltazione è sempre più cresciuta; e ormai è del tutto inutile sperare di avere da lei una reazione spontanea, una dichiarazione sincera. Ad ogni domanda su qualsiasi argomento, risponde un po’ automaticamente, secondo lo schema inderogabile di una Schiaffino dal comportamento lineare e perfetto. «Non capisco», dice a proposito delle sue apparizioni in pubblico con Baby Pignatari, «come sia stato possibile scambiarmi per un personaggio della café society. Baby è un gentiluomo: al momento opportuno, ha saputo incassare, e tirarsi indietro. E’ tutto...».

1959 10 27 Tempo Rosanna Schiaffino f3PARIGI. Rosanna Schiaffino ha comprato tutta una collezione delle nuove calze colorate di Dior, filato elastico. All'attrice continuano ad attribuire, da un po’ di tempo, un "fidanzato" dopo l’altro. «Prima mi arrabbiavo, dice la Schiaffino - ma adesso li lascio fare. Ormai ho capito che fa parte del gioco: so che non devo prendermela e sacrificare la mia vita privata a questi pettegolezzi. Il giorno che mi fidanzerò, convocherò una conferenza-stampa e lo comunicherò ufficialmente». La mania delle conferenze-stampa indette per comunicare anche questioni private continua a dilagare.

Ormai l’intervista è finita e sto per andarmene, quando camminando quasi in punta di piedi, entra la signora Yasmine. «Rosanna», dice rivolgendosi alla figlia con un tono affettuoso ma perentorio, c è arrivata l’infermiera; preparati per l’endovena». La scena che segue queste parole è del tutto inaspettata: Invece di affrontare con il solito entusiasmo, (e l’occasione sarebbe ottima: c’è un giornalista), anche questo aspetto poco gradevole della sua professione, Rosanna si rannicchia sul divano. «No, mamma, no», piagnucola come una bambina spaventata, «oggi no». Si è sbiancata in volto e scuote la testa, cercando di impietosire la madre. E’ forse il suo primo moto spontaneo; ed è, in contrasto con la sua programmatica baldanza, un umanissimo e patetico moto di paura. Mi ricorda che Rosanna ha solo diciannove anni.

Stelio Martini, «Tempo», anno XXI, n.43, 27 ottobre 1959


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Stelio Martini, «Tempo», anno XXI, n.43, 27 ottobre 1959