Sono stata bambina e poi subito donna
Sylva Koscina così spiega l’origine di certi suoi atteggiamenti riservati che la gente scambia per superbia. La reale dolcezza del suo carattere trova la migliore esemplificazione nel film che sta girando: “Mogli pericolose”
Roma, agosto
«Orgogliosa? Sì, lo sono — dice Sylva Koscina. — Ricordo che, nei primi tempi, quando bussavo alle porte del cinema, lo facevo in un modo così rigido e sostenuto che la gente si domandava: chi è? che cosa vuole, quella?; ma superba, no. Anzi». E, scrollando la testa, si mette a spiegare il perchè del suo atteggiamento riservato, che viene scambiato, da alcuni, per freddezza.
«Fino a vent’anni — dice — ho vissuto di pensieri. Si può dire che non sono mai stata ragazza: ma bambina, e poi subito donna». La sera, quando si chiudeva nella sua stanza, cominciava a vivere. Si gettava sul letto e si raccontava un episodio della sua futura vita di attrice. S'immaginava in una bella casa, («possedere una casa è sempre stata la mia ossessione»), circondata da persone pronte ad un suo cenno o in strada da gente che, voltandosi, diceva: redi, quella è la Koscina. Così, quasi ogni sera, per tutti gli anni dell’adolescenza: Sylva Koscina è una che è diventata attrice sognando la vita dell’attrice.
SYLVA KOSCINA fra le rocce di Capo Circeo: è la località balneare che preferisce, anche perchè le ricorda il mare della sua infanzia, quello della Dalmazia. Il Circeo è una incantevole montagna circondata per tre lati dal mare. Fu Anna Magnani la "pioniera” di questa montagna: vi costruì una villa molti anni fa, prima che le pendici del Capo si popolassero di alberghi raffinati e di ville solitarie. Oggi il Circeo è la residenza estiva più elegante della gente della capitale.
Da due anni e mezzo, non ha ancora avuto un momento di respiro. Una settimana fa, era a Rapallo: alle 10 di sera ha terminato di girare il film di Franciolini, e alle 10 e mezzo è partita per Roma. E' arrivata alle il del mattino: all’una era già pettinata, truccata, pronta per cominciare la sua parte nel nuovo film di Luigi Comencini, Mogli pericolose.
L'ATTRICE ITALO-JUGOSLAVA sta girando a Roma il film "Mogli pericolose” di Luigi Comencini. Le mogli sono, oltre a lei, Dorian Gray, Georgia Moll e Pupella Maggio: i quattro mariti sono Nino Taranto, Renato Salvadori, Mario Carotenuto, Franco Fabrizi. Il soggetto è dello stesso Comencini. Dopo questa interpretazione, la Koscina ha in programma due lavori italiani; poi si recherà, probabilmente, in Francia dove le propongono parti molto importanti.
E’ un film centrato sul problema della gelosia coniugale: la Koscina vi interpreta un personaggio che le è congeniale, quello di una moglie borghese. Quattro sono le mogli del film: la Koscina, Dorian Gray. Giorgia Moli e Pupella Maggio. La loro pericolosità nasce dal fatto che tre di esse sono vittime, chi in un modo chi nell'altro, della gelosia. Una (Pupella Maggio) lo è in modo furioso, catastrofico; e infat ti, quando la storia comincia, ha già rovinato con le sue pazzie il matrimonio. Un’altra, Dorian Gray, è gelosa in modo programmatico, ossessivo. E' sempre li nel pensiero, sempre pronta a dar corpo ai suoi fantasmi. Ogni dieci giorni costrin-ge il marito a cambiar casa; gelosa persino se egli guarda la televisione. La terza sostiene di non essere gelosa. E’ una giovane straniera (Georgia Moli), educata al self control; lei ha scoperto, dice, le cause intime, patologiche, della gelosia, e le ha neutralizzate. Cosicché si fida ciecamente di suo marito, Renato Salva-dori.
Questa la situazione di partenza, nella quale, coinvolgendo tutti i personaggi, s’innesta una scommessa. Una tipica scommessa femminile, da commedia borghese. Piccata della sicurezza della giovane straniera, la moglie ossessionata dalla gelosia le dice: «Scommettiamo che anche tuo marito, se gliene offriamo l'occasione, ti tradisce?». La scommessa è accettata, e a far da cavia si presta una amica comune: una ex-soubrette (Sylva Koscina) che ha sposato un uomo più anziano di lei (Nino Taranto) per farsi una situazione. E’ una moglie tranquilla. soddisfatta della propria ri spettabilità, affettuosa; Punica non gelosa. Geloso è invece suo marito, e proprio dell'uomo che essa, per scommessa, si è impegnata di far cadere; così anche Taranto, per i sospetti che gli suscita il comportamento della moglie, c coinvolto nel gioco.
«I MIEI COSTUMI cinematografici fondamentali - ci ha detto sorridendo Sylva Koscina - sono stati finora il tailleur e l’abito da sposa». L’attrice pensava che il pubblico si sarebbe stupito di vederla fotografata in costume da bagno. In effetti, nella sua carriera la Koscina, che nella vita non è sposata, è stata quasi sempre moglie o addirittura madre con figli grandi (come in "Guendalina”). E’ stata perfino una moglie mitologica: di Ercole, in un film girato da poco. Ercole era Steeve Reves. gigante dai muscoli di burro. In una scena in cui la Koscina doveva svenire, si accorse che Steeve non ce la faceva a sostenerla.
Una volta caricata la molla della scommessa, gli avvenimenti si succedono in maniera incalzante e piena di humour. La stanza nella quale la ex-soubrette fa entrare l’uomo da sedurre è il luogo dove finiscono col convergere, come nel cappello di un prestigiatore, tutti i personaggi. Giunta all’apice del grottesco, la situazione si scioglie con molta confusione e con un nulla di fatto: come la vita. E’ presuntuoso, sembra dire Comencini, mettere la parola fine alla vita. L’ultima scena ci conferma che le mogli continuano ad essere, ognuna a suo modo, gelose. Briosa e pungente, la storia del film di Comencini si riallaccia ad un genere che in Italia ha scarse tradizioni: la commedia. «Ma io — dice il regista — le tradizioni me le invento». A Sylva Koscina piace, e le piace il suo personaggio, che sembra tagliato su di lei.
Il pubblico, soprattutto il pubblico femminile, si è affezionato infatti al clichè della Koscina, fidanzata o moglie borghese, donna rassicurante, dai desideri tranquilli e dal carattere dolce. Il settanta per cento delle lettere che riceve sono lettere di donne. «Si mantenga sempre così semplice — le scrivono — e col sorriso e l'espressione degli occhi cosi dolci». A Sylva riesce facile accontentarle: essa è fatta così. Appena esce dalla sua riservatezza, ci si accorge che questo è il suo carattere. La sua più grande aspirazione è un’aspirazione borghese: possedere una bella casa, avere dei figli. Da due anni, ha cambiato due alloggi. Dell’ultimo è molto soddisfatta. Il tempo libero lo passa ad arredarlo. «Io sono felice, dice, spostando dei mobili».
A.D., «Tempo», anno XX, n.34, 19 agosto 1958
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A.D., «Tempo», anno XX, n.34, 19 agosto 1958 |