Valeria Moriconi, l'attrice della crisi
Valeria Moriconi, dopo quattro anni di attesa, è balzata improvvisamente in testa alla nuova generazione degli attori italiani: a Roma quasi nessuno lavora oggi, ma Valeria è disputata dai produttori e interpreterà i prossimi film di Bolognini, Fellini e Malaparte
Roma, giugno
Dopo quattro anni di attesa, di particine, di speranze e di delusioni, Valeria Moriconi ha cominciato a gustare il sapore del successo. Valeria Moriconi è una ragazza marchigiana di ventidue anni, con un piccolo naso schiacciato, le labbra tumide da ingenua e una grande massa di capelli castani che tiene raccolti in crocchia o penzoloni sulle spalle, a coda di cavallo. Tutti questi elementi le hanno guadagnato, mercè l’aiuto della scialba fantasia di qualche agente pubblicitario, l’appellativo di Brigitte Bardot italiana. Essa lo rifiuta sdegnosamente, per ovvie ragioni e perchè non ha pratica di certe cose, ma se proprio è necessario che un’attrice abbia un appellativo ne propone un altro: Valeria Moriconi, attrice della crisi.
Fra i vantaggi non del tutto trascurabili offerti dal travagliatissimo periodo attraversato dal nostro cinema c’è infatti quello di aver fatto posto, sotto sotto, ad alcuni nuovi produttori, generalmente piccoli ma coraggiosi, a qualche giovane autore e a qualche attore che altrimenti avrebbero dovuto sudare chissà quanto per mettersi in mostra. Il motivo è semplice: bisogno di aria nuova. necessità di ridurre i costi. «Tu rendi bene e costi poco», disse tempo fa un regista a Valeria Moriconi; e cosi, mentre stelle di prima e di seconda grandezza stanno attraversando un periodo di oscuramento, Valeria Moriconi, che attualmente lavora ad un film di Mattoli, ha un subisso di proposte.
VALERIA MORICONI ha 22 anni. E’ sposata, senza figli. E’ arrivata al successo interpretando ima parte di ragazza romana (nel film ”Gli innamorati”), ma la sua parlata romanesca è doppiata; viceversa è autentica la sua voce nell’edizione originale, in francese, de "Gli anni che non ritornano".
Mauro Bolognini, il regista che l’ha "lanciata”, le ha assicurato una parte nel suo prossimo film, I mariti giovani: sarà una delle tre donne di cui nel film verranno descritte le prime esperienze matrimoniali: Federico Fellini l’ha scelta per uno dei personaggi de Le notti di Cabiria; e Mala-parte le affiderà il ruolo di una ragazza che fugge di collegio dopo l’8 settembre nel film che dovrebbe segnare la ripresa produttiva della Cines. «Sono stato a vedere Gli innamorati per esaminare un’altra ragazza», le disse Malaparte, «ma ho preferito lei. Lei dovrà essere un simbolo: il simbolo dell’anelito di tutti gli italiani a scuotersi di dosso la dittatura».
Valeria Moriconi si strinse nelle spalle. «Benissimo», rispose, «sarò un simbolo». Del resto, per quanto riguardava la sua vita privata e i suoi coetanei di Jesi, esso lo era di già: il simbolo cioè della ragazza che fugge la noia e affronta le chiacchiere della provincia, un bel giorno sale su di una automobile e parte per la grande città. Lo straordinario nel caso suo è questo: che l’automobile apparteneva a suo marito e che egli era, pienamente consenziente, suo compagno di fuga. Si erano sposati da poco, non appena Valeria aveva preso la licenza liceale ma essa si era accorta ben presto che la vita della signora (i tè, le canaste, i salotti letterari con le discussioni a soggetto: «Oggi si parla di Goethe!»), non faceva per lei; e nella ricerca di un’occupazione qualsiasi il suo pensiero si fermò su questo interrogativo: «Potrei fare l’attrice cinematografica?».
Era un modo un po’ semplicistico e perentorio di affrontare un argomento: suo marito, ex-ufficiale di Marina, uomo avvezzo alle decisioni pronte e avventurose, ne apprezzò molto probabilmente il secondo aspetto. E dando prova di un coraggio non comune si licenziò dal lavoro. Bisogna aggiungere che a vantaggio di Valeria Moriconi giocavano, oltreché l’affetto del marito, alcuni lusinghieri successi riportati nella Filodrammatica di Jesi. Come ogni città di provincia, anche Jesi vanta una agguerrita Filodrammatica: Valeria vi si era distinta, aveva recitato Cecov, De Benedetti, Wilder, Eliot, era stata la seconda moglie in ”Rebec-ca”. Dopo questa interpretazione, il preside del liceo classico le aveva detto: «Sul tuo banco metteremo una lapide».
I primi tempi a Roma furono i più difficili. Valeria non aveva amici, non conosceva nessuno, all'infuori di un cugino che lavorava nel cinema: si mise in contatto con lui e fu proprio questo cugino a segnalarle un giorno che Lattuada stava cercando delle ragazze per l’episodio ”Gli italiani si voltano” del film Amore in città. Le cose si svolsero proprio come si vede al cinema, Valeria viene introdotta in una stanza dove ci sono dodici uomini seduti intorno ad un grande tavolo: dodici paia di occhi la fissano, la scrutano, la soppesano mentre una voce le ordina: «cammina, voltati, sciogliti i capelli». L’esame andò bene, ottenne la parte, e, ciò che più conta, fece colpo sul regista il quale di lì a poco le assegnò un altro ruolo nel film La spiaggia.
DOPO "GLI INNAMORATI”, girato l'estate scorsa, Valeria Monconi ha interpretato "Gli anni che non ritornano" e "Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo”. Sta lavorando attualmente in un film di Mattoli. L’attendono poi altri tre impegni. Nel 1956 quindi interpreterà più film che negli altri tre anni della sua carriera, cominciata nel 1953 con "Amore in città”. Questa serie fotografica è stata eseguita nell’appartamento che abita a Roma: appassionata di arte figurativa moderna, l’attrice ha una bella collezione.
«Poteva essere la mia fortuna», dice Valeria Moriconi, «e invece fu una specie di condanna: da quel momento tutti i produttori mi videro esclusivamente nelle vesti dell’adolescente viziosa, sofisticatissima, balneare e cocainomane che ne La spiaggia è l’amica del miliardario». Proprio per questo motivo l’anno scorso ha rischiato di vedersi sfuggire quella che poi si è rivelata la sua prima grande occasione: il personaggio di Ma-risa, nel film di Bolognini, è una ragazza trasteverina, buona, sentimentale, con un carattere sincero e risoluto. «Devi convincerti», diceva a Valeria Sandro Jacovoni, il produttore, «che non è una parte adatta per te». Oggi, ogni volta che la incontra, ancora prima di salutarla, esclama ammirato: «Ma lo sai che sei proprio brava!».
Valeria si diverte un mondo. Del resto non fu la sola a mettere nella sua interpretazioni tutto l’impegno possibile. Gli innamorati tu un film fatto col cuore, da regista, attori, operai: il materiale era scarso, ad un certo momento mancarono anche i soldi. Un giorno il regista, che girava in lambretta in cerca di "esterni” perchè mancavano le automobili, capitò a Piazza Navona e vide uno spettacolo meraviglioso: una troupe organizza-tissima, enormi parchi lampade, camion, chaises longues, striscioni pubblicitari. Alzò gli occhi in alto e vide un elicottero. «Accidenti», disse, «ci avete anche l’elicottero!». «Ma noi», gli risposero, «lavoriamo per Cannes».
A Cannes invece è andato Gli innamorati e anche il nome di Valeria Moriconi è stato coinvolto nella scia del successo riportato da questo film senza troppe ambizioni ma fresco e vivace.
E’ stato allora che il corrispondente da Jesi del quotidiano delle Marche si è creduto in dovere di mandare un pezzo al suo giornale: vi si parla dei successi teatrali della ragazza e dei consigli di cui i suoi concittadini le sarebbero stati prodighi perchè si dedicasse al cinema. Questo articolo la giovane attrice lo tiene in evidenza: è, assieme alla forte emorragia di "talenti” provocata dal suo esempio nella cittadina delle Marche, il documento più importante della sua rivincita sulle chiacchiere e sulla ostilità della provincia.
Dopo la sua partenza, a Jesi le "fughe” si sono susseguite infatti a ritmo di record. Ma per ora chi ha dimostrato di avere più numeri è Valeria. Giorni fa un giornalista le ha chiesto: «Qual è il suo hobby?». E’ scoppiata a ridere. «Dormire! Credo che per un’attrice sia molto importante». E’ una risposta non priva di saggezza.
Stelio Martini, «Tempo», anno XVIII, n.25, 21 giugno 1956 - Fotografie di Paolo Costa
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Stelio Martini, «Tempo», anno XVIII, n.25, 21 giugno 1956 - Fotografie di Paolo Costa |