I signori hanno deplorato la scomparsa delle soubrettine
Con “Un mandarino per Teo”, rappresentata a Roma e che Garinei e Giovannini hanno scritto per Walter Chiari, l’evoluzione della rivista verso la commedia musicale è sempre più evidente
Roma, ottobre
Già da qualche anno Garinei e Giovannini fronteggiano la decadenza della rivista con una involuzione dei loro copioni verso la commedia musicale. L’esilissimo filo narrativo che serviva a legar tra loro quadri che avevano l’unico impegno di esser divertenti e sfarzosi si è rafforzato ed è divenuto sempre più una solida trama. Questa tendenza, già chiaramente delineata in Un trapezio per Lisistrata in cui il balletto ed il quartetto vocale avevano assunto precise funzioni di coro secondo gli schemi classici della commedia, ha raggiunto il vertice in Un mandarino per Teo rappresentato questa settimana a Roma.
Teo si chiama in realtà Teo-filo ed è un giovanotto che si arrangia a vivere nel cinema come generico. E’ appunto in costume da antico egizio quando due personaggi, uno vestito di nero ed uno di bianco, gli pongono un quesito: ucciderebbe con il tocco di un pulsante un Mandarino che lo lascerebbe erede della sua favolosa ricchezza? Dopo avergli posto la conturbante domanda i due personaggi lo lasciano solo con il campanello che Teo finisce per premere iniziando così la sua avventura nel mondo dei miliardi.
La scena più piccante, nel nuovo spettacolo messo in scena dalla compagnia di Walter Chiari al Teatro Sistina di Roma, è quella di uno spogliarello collettivo in una villa di Tor Vajanica. La satira del famoso scandalo del "Rugantino”, e un certo richiamo alla "Dolce vita", sono palesi. E’ questa tuttavia la sola concessione che lo spettacolo fa agli spettatori ghiotti di nudità: il balletto, e soprattutto quello femminile, viene spesso impiegato in abiti un po’ dimessi.
Teo vive in casa di una ragazza bruttina da cui sbafa l’ospitalità e tutte quelle cure che l’amore suggerisce alla dolce creatura innamorata. La ragazza, che è poi Sandra Mondaini, dirige un laboratorio di costumi teatrali coadiuvata da una zia prosperosa che è stata ballerina con Macario e che non ha deposto del tutto le velleità. La zia, impersonata dalla travolgente mole di Ave Ninchi, è la più grande nemica di Teo.
Un mattino, poco dopo il risveglio di Teo, entra in scena un misterioso notaio che gli porta l’annuncio delle eredità e gli versa un anticipo di due milioni. Con il notaio che si trasforma in impresario dei suoi divertimenti, Teo comincia a vivere la esistenza di un milionario. Il notaio, interpretato da Alberto Bonucci, è poi il Diavolo che ancora una volta si cimenta nella tentazione di un uomo per avere la sua anima.
Avendo a disposizione quattro attori come Chiari, la Mondaini, la Ninchi, Bonucci più Riccardo Billi gli autori hanno potuto liberamente avventurarsi sul terreno della commedia dando al racconto teatrale una vera tessitura comica con un seguito di equivoci, di trovate, di colpi di, scena. La vicenda si snoda con estrema agilità e i quadri divengono parte integrante di un racconto estremamente divertente a cui qualche taglio, inevitabile, darà la stringatezza sufficiente per tener lo spettatore inchiodato alla poltrona.
Walter Chiari e Alberto Bonucci in una scena del primo tempo. Bonucci fa spesso da spalla al protagonista e i loro dialoghi vivaci sono quasi sempre motivo di ilarità negli spettatori.
Non vi racconteremo come il diavolo, che si rivela come tale, anche per lo spettatore, soltanto nelle ultime scene, non riesce a conquistare ramina di Teo e come le due giornate di pazza avventura del giovanotto siano punteggiate dai rimorsi. Non vi spiegheremo che funzione ha l'inquietante cinese che con due apparizioni mette in crisi la spensieratezza con cui Teo si sta mangiando i due milioni di anticipo. Poiché si tratta di una commedia si devono rispettar le regole e non rivelar al pubblico lo scioglimento.
In uno schema teatrale come questo non c’è posto per il comico che viene alla ribalta a raccontare le barzellette come non c’è posto per le coreografie fine a se stesse. I quadri ideati da Saddler sono rigorosamente narrativi, tranne forse le prime due coreografie che hanno pur la funzione di illustrare il mondo di cartapesta del cinema da cui escono i principali personaggi della vicenda, il balletto, soprattutto quello femminile, viene impiegato spesso in abiti dimessi per punteggiare le fasi dell’innamoramento di Rosanella per lo scombinato Teo. Non ci sono scale, non ci sono piume. C’è una divertente satira dei cortei elettorali americani in cui Bonucci fa da "capitano” e da imbonitore. C’è un allusivo spogliarello in ima villa di Tor Vaianica che è l'unica concessione agli spettatori ghiotti di nudità.
Sandra Mondaini è la protagonista femminile dello spettacolo. Da una costumista bruttina e senza grazia si trasforma in una bionda travolgente (come appare nella nostra foto che ritrae una scena del secondo tempo) che fa girare la testa agli uomini. In questo spettacolo la Mondaini non ha smentito le sue doti di attrice: molte scene sono affidate alla freschezza della sua recitazione. Un altro personaggio femminile è impersonato da Annie Gorassini: a destra con Bonucci.
Per dovere di coerenza gli autori hanno rinunciato perfino tradizionale finale. I due tempi si chiudono su una semplice battuta dei protagonisti e coreografia in passerella è soltanto una aggiunta sulle chiamate degli spettatori; chiamate che alla prima romana sono state ripetute e convinte.
Si deve dire che senza un gruppo di attori come quelli ricordati e soprattutto senza Walter Chiari una commedia come questa immaginata da Garinei e Giovannini non potrebbe vivere. Walter è sempre indiavolato, sempre divertente, a volte tenero o addirittura angelico, spesso deliziosamente incosciente. Certi dialoghi tra lui ed Alberto Bonucci vanno avanti senza intoppi provocando autentici scoppi d’ilarità in sala, e delizioso contrappunto è dato dalla fragile e voluta-mente dimessa bellezza di Sandra Mondaini che porta nella vicenda una nota di trasognata freschezza che contrasta con la spregiudicata disinvoltura di Ave Ninchi, caratterista e fantasista di gran classe. Divertentissimo Billi e altrettanto divertente Carlo Delle Piane che ha creato la impeccabile macchietta di un idraulico marxista. Bella e piacevole, se pure un po’ troppo abbondarle Anne Marie Delos che impersona la diva dello spogliarello. Inesistente la apparizione di Annie Gorassini che dovrebbe restringere la sua attività alle passerelle dei concorsi di bellezza.
Walter Chiari, che è Teo, con la Mondaini, Delle Piane, Billi e Ave Ninchi nel primo tempo. Ave Ninchi sostiene la parte di una bisbetica zia delia Mondaini.
La protagonista nel suo laboratorio di costumi teatrali prima della metamorfosi che farà di lei una "vamp”. Lo spettacolo sarà rappresentato a Milano, dopo Roma, per la fine dell’anno.
Il punto debole dello spettacolo è forse nei ruoli femminili che non hanno quella "vistosità” a cui ci hanno abituato molti precedenti spettacoli. Non basta l’eccellente balletto, non bastano le divertenti e aderentissime musiche di Kramer, non bastano i deliziosi costumi creati da Coltellacci. All’uscita una parte del pubblico maschile piangeva sulla scomparsa delle "subrettine” e soprattutto di quelle molto spogliate. Per un pubblico di palato grosso come quello romano è una mancanza grave. Ad un pubblico teatralmente più smaliziato ed evoluto come quello milanese lo spettacolo creato da Garinei e Giovannini piacerà probabilmente ancora di più,
U. d. F., «Tempo», anno XXII, n.43, 22 ottobre 1960
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U. d. F., «Tempo», anno XXII, n.43, 22 ottobre 1960 |