Totò, l'«Allegro fantasma»

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Di solito i casi testamentari, che offrono spunti per commedie e film, vogliono essere pretesti coi quali gli autori mirano a descrivere caratteri e sentimenti. Davanti al notaio, in casa del morto, gli eredi si manifestano non più per quelli che sempre sono apparsi, ma, una volta tanto, per quelli che sono intimamente. Lo spettacolo che danno di sé resta fra i più divertenti e insieme i più tristi; ed è veramente l’ultimo atto d’una commedia, quando i nodi si sciolgono e la verità esce fuori sorprendente e spietata contro gl’ipocriti.

La lettura del testamento finisce con l’essere anche un’altra e meno ristretta lettura: dove, non che i caratteri individuali, vengono pure messi in evidenza, sotto una luce crudelmente viva come il lampo di magnesio, i costumi di una società e di un paese.

Di queste commedie e di questi film ne abbiamo visti molti, troppi magari; commedie e film generalmente intonati ad una moralità veristica e piccolo-borghese, spesso addirittura dialettale; abbiamo ancora da vederne uno in cui l’estro, la fantasia, gli umori del suo autore escano indispettiti da quei limiti.

L'allegro fantasma, penultimo film dello scomparso Amleto Palermi, può far pensare dal titolo che qualche nuovo spirito abbia rianimato un motivo tanto vecchio e usato; senonché il «caso testamentario» narrato in quel film non ha tali pretese, ed è soltanto lo spunto per inscenare una farsa interpretata dal comico Antonio de Curtis, più conosciuto col nome d'arte di Totò. Ma la farsa, cioè, in fin dei conti, Totò, non va affatto male. Magari, dato che, trattandosi di un comico, ri esce necessariamente dalla logica verista, si poteva spingere con più fiducia le sue avventure nel campo dell’assurdo e del sorprendente. Era forse troppo per un regista come il povero Palermi, abile e qualche volta intelligente, ma di un gusto tutt’altro che brillante ed estroso.

Eppure, dicevamo, il film va bene, fila piacevolmente, e Totò fa ridere; è un film divertente. È il più bel film di Totò. Il celebre comico del teatro di varietà vi enumera tutte le sue doti, le sue trovate, i suoi ingarbugliati discorsi; il piccolo uomo col cappello a barchetta e il passo frettoloso, maltrattato da tutti ma alla fine protetto dalla sorte, assale da ogni parte, non lascia tregua con i suoi scherzi d’una petulanza metafisica.

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E, come se un Totò solo non bastasse, lo spettatore ha il piacere d’incontrare a metà del film un secondo Totò, per poi verso la fine fare la conoscenza di un terzo Totò : spavaldo il primo, timido e gentile il secondo, burlone il terso. Dite poco! Tre Totò in un solo film: c'è da ridere abbastanza.

L’arte di Totò tutti hanno imparato a conoscerla sulle scene del varietà, e nell’Allegro fantasma Palermi non ha fatto che trasferirne i motivi e le forme sulla tela dello schermo; ma in fondo il comico Antonio de Curits è un attore molto adatto a raffigurare personaggi cinematografici, un po’ alla maniera di Charlot. Forse, del primo Charlot, quello appunto delle farse. Totò ancora non «pensa cinematograficamente»; sullo schermo egli resta troppo un attore del varietà; tuttavia, a differenza di tanti altri, come Nino Taranto per nominarne uno, non gli mancano le qualità per essere anche un attore cinematografico. Volevamo dire, più che attore, personaggio.

La fortuna di Charlot, come personaggio, si sa da che cosa è dipesa: dall’aver egli trovato i termini essenziali di una figura tipica, che ritornerà di film in film, approfondendosi di volta in volta sempre di più, fino ad entrare nell'affetto degli spettatori e in una specie di mitologia della società moderna. La nascita di questo personaggio nel cinema americano rappresentò la nascita di uno stile e di una poesia. Lo stesso si dovrà dire, sebbene in tono minore, di un Buster Keaton. Questa comunque è la strada più sicura e ambiziosa per un attor comico. Totò, come suol dirsi, ha «i numeri» per diventare un vero personaggio cinematografico. Trovi i suoi elementi, le sue linee principali; ritrovi, anche, un nome meno da palcoscenico; e poi si scrivano dei soggetti apposta per lui. Si rischierà di far nascere qualche cosa di nuovo nella nostra cinematografia.

Gino Visentin, «Oggi», anno III, n.42, 18 ottobre 1941


Oggi
Gino Visentini, «Oggi», anno III, n.42, 18 ottobre 1941