Due chiacchiere con Totò

1945 Toto Teatro

1943-02-19-Gazzetta-di-Parma-Intervista-Toto

A Parma Totò ha fatto una scappata. Una sola mezza giornata ci ha concesso il grande comico, anzi poche ore: quanto basta per una provvisoria sistemazione sul nuovo palcoscenico di tutto il complesso bagaglio della Compagnia, per saziare rapidamente quel bisogno animale che tutti abbiamo di provvedere ai processo della digestione e per prendere un breve contatto, attraverso l'Orlando curioso di Galdieri, coi nostro pubblico; poi la partenza per riprendere domani su un altro palcoscenico. Lo abbiamo avvicinato nei brevi momenti di preparazione, mentre assisteva alla sistemazione degli scenari. Poche parole ci ha detto, e pochi minuti ci ha dedicato; pochi per noi, naturalmente, molti per lui, troppi anzi se consideriamo la possibilità di aver rappresentato una... seccatura.

Una figura caratteristica questa di Totò; quella gesticolazione quasi recitativa, pur tanto elegante nelle espressioni normali che accompagnano la conversazione e tanto esilarante nella esagerazione caricaturale della scena, quel volto sul quale si legge un senso di continuo stupore, quegli scatti nervosi...; tutto uno spettacolo di comicità. E' facile immaginare, nella sua figura, con l'aggiunta di due maniche esagerate lungo le braccia, il solito cappello sulla punta del capo ed un giacchettone lungo fino ai piedi, è facile immaginare, dicevamo, una di quelle figure di attori comici che si trovano dipinte nelle raffigurazioni delle commedie greche o che si vedono in rilievo sui vasi antichi dei nostri musei.

1942 Toto Lucy D Albert 001 L

Mettetela poi in scena questa figura fra pifferai burleschi a ganasce gonfie e vedrete che piccolo demonio si muove dentro di lui: salti burattineschi, fremiti come di un ballerino in preda ad una forza demoniaca, balli vorticosi; un'intera persona che si divincola e si trasfigura, che si scompone in movimenti apparentemente indisciplinati ma che obbediscono invece ad un ritmo preciso.

Vedendolo ieri sera, nell'Orlando curioso, zoppicante, insaccato nelle spalle magre e con le braccia cascanti abbiamo pensato al grande teatro comico napoletano, specialmente a quello del 600 che ebbe la sua culla proprio nella terra del marchese De Curtis.

Marchese De Curtis? Precisamente marchese. Totò è marchese; chi vede, in questo suo sangue nobile e sul suo stemma di aristocratico autentico, un semplice fatto di curiosità e chi invece vuol vederci «la spiegazione stessa della sua espressiva, privilegiata primordialità». Dice infatti Ramperti: «Mai à egli mostrato nella sua casa, a Roma, il ritratto di un antenato settecentesco che è lui, tale quale: la stessa gota scavata, la stessa nobile mascella, la stessa pupilla di vago sguardo, la stessa tensione tra l’uomo in ascolto ed il medium in estasi».

Ed abbiamo chiesto al Marchese, perchè De Curtis è diventato Totò. Se, oltre alla Napoli antica avessimo pensato alla Napoli moderna., l’avremmo indovinato. Antonio, nella città del Vesuvio, suole diventare, popolarmente, Totò. E nelle prime recite, naturalmente senza pretese, il Marchese De Curtis per gli amici e conoscenti spettatori fu Totò, e Totò rimase e Totò non si potè più cambiare, nemmeno quando divenne celebre, nemmeno quando calcò i più importanti palcoscenici e nemmeno davanti alle macchine cinematografiche.

A proposito: Totò ci ha annunciato la prossima visione di un suo film: «Due cuori tra le belve». Lo ha girato con la Carmi ed Enrico Glori: «Il cattivo dello schermo» abbiamo soggiunto noi. «Già, anche con me vuol fare il cattivo; ma io poi lo frego».

Ci parla poi Totò (anche noi siamo ormai abituati a chiamarlo cosi) del suo autore: Michele Galdieri, «il quale, continua, scrive le riviste su misura per me e per la mia compagnia; si è specializzato, per le mie capacità e per il mio tipo comico».

«Con grande vantaggio della riuscita», aggiungiamo noi. «Si, conferma l’attore, ma naturalmente dopo un mio adattamento ed una mia revisione».

Altre cosette ci ha dette Toto: per esempio che il teatro, ed in particolare quel genere teatrale che esercita attualmente, lo attrae, lo soddisfa (più che la carriera di marina che egli aveva intrapresa per volere dei suoi) ma non ne diciamo altro: per non rappresentare una seccatura anche per i lettori.

Mario Bommezzadri, «Gazzetta di Parma», 19 febbraio 1943


Gazzetta-di-Parma
Mario Bommezzadri, «Gazzetta di Parma», 19 febbraio 1943