La rivista di Totò al Teatro Nuovo
Alla comicità di Totò si possono trovare molte origini, come sempre si fa quando si parla di un attore comico, o, meglio, del creatore di una maschera, sia esso Charlot, o Max Linder, o Prince, o Ridolini, o Buster Kraton, o, fra noi, in questi ultimi tempi, Totò. Pochi argomenti, come quello del creatore di maschere moderne, o per il cinema, o per il circo — pensate a Giacomino Amato parimenti da Kuprin, da Andreiev e da Gorki, pensate ai Fratellini e a Grock — o per il music-hall, si sono prestati a dei corsi lunghi e seri. Petrolini. trentacinque anni, fu commentato fllosoficamente da Bontempelli. Su Chatlot esiste una biblioteca, e sui Fratelini un mezzo scaffale di libri. Totò è stato studiato con la lente da Zavattini. La sua è, all’inizio, una comicità da invertebrato; la sua prima immagine è un metro snodato, di quelli gialli da falegname.
Partendo da qui, la sua comicità obbediente ad una macabra geometria si è sviluppata e complicata: anche con il tubino di Charlot, anche con certi ghigni sinistri che sembrano rubati ad una pittura di Ensor o a certe diaboliche incisioni del Goya. Si può fare molta letteratura, scrutando fra piega e piega il mistero e la meccanica della sua comicità. Vada a vedere, anche lo spettatore più impassibile, la scena dello starnuto di Totò in vagone letto. Michele Galdieri ricavò forse la scena di Buster Keaton in cabina al bagni di mare. Ma Totò, probabilmente, quel film non l‘ha visto mai. Questo è il destino degli attori. Petrolini non aveva mai visto Dranem, e Grock non ha mai visto i Fratellini. Quello starnuto vale la serata al Nuovo. Oltre allo starnuto c’è Totò vestito da diavolo, Totò a Capri, in una villa che pare quella di Curzio Maliparte, Totò nostalgico dei titoli nobiliari, e infine Totò che fa la carica del bersaglieri, pretesti nuovi o rinnovati.
La rivista «C'era una volta il mondo» è sontuosissima, e le si devono rimproverare solo alcuni doppi sensi che, effettivamente, hanno un senso solo: non necessari anche se graditissimi al pubblico. Dialoghi divertenti, musiche aggraziate: un bellissimo a solo di danza di Feist, la rosea Isa Barzizza, la Marino sottile e fremente come la Dafne del Bernini, e una legione di ballerini e ballerine molto affiatata. Successo eguale all'attesa.
O. V. (Orio Vergani), «Corriere della Sera», 23 gennaio 1948
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O. V. (Orio Vergani), «Corriere della Sera», 23 gennaio 1948 |