Totò commodoro
Totò è sempre stato un caso tipico di doppia vita: come comico e come altezza imperiale. Oggi le cose si complicano perchè sta diventando sempre più prepotente in lui una terza personalità. Totò ci ha confessato atterrito che nei momenti in cui le due precedenti personalità sono inerti, egli sente in sè l'anima di un commodoro assetato di glorie navali. Previdente come sempre. Totò si prepara per corrispondenza alle discipline nautiche, studia l'inglese mordendosi la lingua, e interroga se stesso, fra turbe di bambini, in uno specchio deformante portatile.
IL PRINCIPE De Curtis consumava il pasto del mezzogiorno (alle quattro del pomeriggio) quando noi giungemmo da lui. Ci aveva telefonato al mattino e ci aveva promesso rivelazioni sensazionali. Tra un boccone e l'altro confessò le sue pene. La principessa taceva, un poco accorata. Le parole del principe creavano un'atmosfera magica: eravamo pronti a vederlo da un momento all'altro con la feluca da commodoro, al comando d'una flotta.
"VOI NON POTETE immaginare", continuava il nostro amico, "che cosa si provi quando ci si trova in una situazione psicologica quale la mia. A quali, misteriosi atavismi devo io mai tale imperiosa attrattiva per il mare? Non so. E' un mistero. Si, mio nonno andava in barca a pescare, ma mi pare non basti. E allora? Io cerco, nei momenti di svago, di leggere il mio futuro in uno specchio d’argento che mi accompagna ovunque".
"LA MIA TERZA personalità, quella del commodoro, si affaccia anche quando mi trovo sulla scena, e ho svestito gli abiti da principe per quelli del comico. Temo che anche gli spettatori se ne siano accorti. Guardo un orologio e mi pare una bussola marinara; il subcosciente navale mi tormenta, mi distrae. A tratti, e questo è l'aspetto più antipatico, mi prende una nausea invincibile; io soffro terribilmente il mal di mare a terra”
"I MAGHI vedevano il futuro nelle bocce di vetro. Io spesso domando al mio specchio divinatorio se la terza personalità potrà influire sul mio aspetto fisico, se diverrò abbronzato come chi a lungo abbia navigato nei mari equatoriali. Le risposte dello specchio sono spesso preoccupanti. Non credevo che per divenir commodoro occorresse avere un volto cosi. Speravo di diventare bello".
"QUALE SGOMENTO mi coglie quando mi trovo ai bordi della vasca! Il bambino che affida inconscio la sua fragile barca alfa furia delle onde non sa sicuramente perché io gli accarezzi il capo biondo. Egli, ignaro, non vive il mio dramma. La barca che io comanderò non ascolterà gioiose grida di bambini, non verrà richiamata a terra docilmente a colpi di spago. So che sarà un'atmosfera ossessionante: gli urli dei feriti si mescole ranno al fragore degli spari e al possente muggito del man» A proposito: dove troverò mai tanta forza di voce perché la gente intenda i miei ordini? Dio mio, mi rivolgo a Te sovente perché Tu mi dia la fona d’impersonare degnamente la figura di un eroe del mare. Se Tu mi vuoi provare, certamente cosi dev’essere. Io non sapevo d'avere in me l’anima di Nelson e di non vederci da un occhio".
PREGATE PER IL COMMODORO TOTÒ. "Guardandomi nello specchio, nei momenti in cui sto per cessare di essere il Principe De Curtis per divenire Totò, non ho visto sino ad oggi se non le due mie precedenti personalità. Guardate la fotografia, il gesto nello specchio quello del Principe De Curtis che si annoda la cravatta, ma il braccio non riflesso è quello di Totò. Ma so che da un giorno all'altro lo specchio mi dirà che in qualcosa io sono già anche il commodoro".
"Mi sto preparando: studio pazientemente l’impiego delle corde, dedico un'ora al giorno ai nodi, non si sa mai. Com'è difficile fare nodi secondo le grandi tradizioni nautiche I Poi devo studiare l'inglese, che mi si assicura esser la lingua ufficiale dei mari. La pronuncia per ora mi toma difficile, ma certo quando la personalità del commodoro sarà più invadente, mi verrà spontaneo di pronunciare il ”th” senza questa maledetta ginnastica della lingua e non me la morderò più".
"Grazie al cielo mia moglie mi ama e mi aiuta a prepararmi al domani. Quando, però, le mostro come sarà la mia fregata, ella si distrae e mi domanda se faremo delle belle crociere. Povera moglie mia! Ella è fiera di me perché certa del mio futuro eroismo, ma, ahimè, io non conosco i disegni di Dio, e può darsi che per trovare la gloria io debba morire sul mare. [...]"
Federico Patellani (fototesto), «Tempo», anno XI, n.19, 7 maggio 1949
Federico Patellani (fototesto), «Tempo», anno XI, n.19, 7 maggio 1949 |