Totò querela un giornale che negava la sua nobiltà
Rassegna stampa da varie testate - Periodo 28 aprile - 24 maggio 1951
Roma, 28 aprile.
Il noto attore comico Totò ha presentato querela alla Procura della Repubblica contro un giornale che parlava in tono ironico e metteva in dubbio l’autenticità del suol titoli nobiliari e cavallereschi; fra l’altro gli si contestava il diritto di proclamarsi l'erede diretto di Costantino il Grande. «Ho con me quattro sentenze, dico quattro sentenze del tribunale, passate tutte In giudicato — ha spiegato a chi gli chiedeva ragione del suo gesto — che mi autorizzano a portare tutti i nomi di cui mi fregio. Vi è uno stato civile che sul mio conto parla chiaro: io sono Sua Altezza Imperlale il principe Focas Flavio Angelo Ducas, Comneno, De Curtls di Bisanzio Gagliardi Antonio; sono nato a Napoli nel quartiere Stella il 15 febbraio 1898 da Giuseppe ed Anna Clemente e sono stato adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi di Tortivesi. Inoltre chi ha ancora del dubbi, perchè non si rivolge alla Consulta Araldica presso il Ministero degli Interni o presso i Cavalieri di Malta dove, proprio pochi giorni or sono, è stato presentato l'albero genealogico, dal quale risulta come stanno effettivamente le cose e che precisa la mia diretta discendenza maschile dal cavalieri De Curtls? ».
«Già qualcun altro ha tentato di darmi fastidio: ma non gli è andata bene. Nel 1945 a Napoli ebbi una vertenza giudiziaria con il principe Nicola Nomagna Paleologo, che contestava i miei buoni diritti. Vinsi la causa non solo in tribunale, ma anche in appello. Ma vi è di più: esiste un libro d'oro della nobiltà italiana. Ebbene, io sono ricordato al volume XXVIII a pagina 42.
«Quello che mi dispiace e mi addolora soprattutto è un altro particolare, però: le insinuazioni che si fanno sul conto di mia madre. Quando nell’esposto al dice che fui iscritto all'anagrafe con il nome di mia madre perchè figlio di ignoto e che sol nel 1928 presi il nome di De Curtls che aveva sposato mia madre dichiarando che io ero figlio naturale, si sostiene il falso e lo provano tutti i miei documenti dai quali risulta che io sono figlio di Giuseppe e Anna Clemente regolarmente sposati. Era una donna semplice, mia madre, questo è vero; ma nient’affatto ignorante e nessuno ha il diritto di offendere impunemente la sua memoria».
«La Stampa», 29 aprile 1951 |
Il principe de Curtis ha presentato la querela
Ieri pomeriggio l'avvocato Eugenio De Simone, legale del Principe Antonio de Curtis Totò, ha presentato al commissariato Flaminio querela per diffamazione contro le persone responsabili della pubblicazione di un articolo che lede non solo l'onorabilità del suo assistito e offende la memoria della madre. Nella mattinata di oggi la polizia inoltrerà alla Procura della Repubblica il documento e avrà inizio così l'eccezionale vertenza giudiziaria di cui ieri abbiamo fornito i primi particolari.
L’ avvocato De Simone ha intanto cominciato ad esaminare le carte che provano la buona fede di Totò ed ha manifestato il suo stupore per le insinuazioni rivolte Nei riguardi del suo cliente. Intanto la notizia della vertenza ha suscitato vivo interesse in tutti gli ambienti artistici della capitale.
«Il Tempo», 30 aprile 1951 |
Una dichiarazione dell'Ordine di Malta
Si complica la vertenza nobiliare di Totò
La vicenda del Principe Antonio de Curtis sta avendo nuovi sviluppi; dato che Totò in alcune sue dichiarazioni a un quotidiano Romano aveva detto di «aver presentato pochi giorni fa al sovrano ordine militare dei Cavalieri di Malta il mio albero genealogico dal quale risulta la realtà esatta che precisa la mia discendenza da maschi di molti De Curtis Cavalieri di Malta», un portavoce ufficiale del S.M.O.M., ha fatto la seguente dichiarazione autorizzata:
«Il Sovrano militare Ordine di Malta, A proposito di dichiarazioni fatte alla stampa dal signor Antonio de Curtis (Totò) comunica di non aver mai ricevuto alcuna documentazione da tale persona.
«Del resto il sovrano ordine tiene a sottolineare che non è suo compito e prassi riconoscere i titoli nobiliari od esprimere apprezzamenti su situazioni araldiche e che esso è totalmente estraneo sia alle questioni sollevate nelle suddette dichiarazioni, sia alla persona del signor Antonio de Curtis (Totò).»
Un'altra difficoltà si affaccia per la soluzione della nota vertenza, rappresentata dalla consulta araldica, alla quale Totò rimandò «chi avesse dubbi sulla mia discendenza», l'avvento della Repubblica ha abolito l'organismo araldico, mantenendo solo momentaneamente un suo “ufficio stralcio”.
«La Stampa» 3 maggio 1951 |
Per "abuso di titoli dinastici"
Marziano di Bisenzio contro il comico Totò
La battaglia tra Marziano di Bisanzio e Totò de Curtis, si sarebbe arricchita di un nuovo episodio. Facendo seguito al suo precedente esposto al Procuratore della Repubblica, Marziano di Bisanzio avrebbe trasmesso alla medesima autorità un opuscolo a stampa edito a Milano nel novembre del 1948 e messo in vendita al prezzo di lire 500.
Questo interessante opuscolo contiene lo statuto dell' Imperiale Militare Angelico Ordine Costantiniano della dinastia Focas ed è corredato da uno stemma che imiterebbe quello della casa principessa Lavarello Lascaris. L'opuscolo porta la seguente intestazione: «Noi Antonio, Altezza Imperiale primogenito della stirpe Costantiniana dei Focas Angelo Flavio Ducas Comneno principe Imperiale di Bisanzio ecc. ecc.»
A quanto asserisce nell'esposto Marziano, si tratterebbe di un abuso di titoli: in effetti soltanto nel giugno del 1950 Totò otteneva “su ricorso e senza contraddittorio” l'aggiudicazione dei titoli di cui già due anni prima faceva sfoggio in un documento redatto e sottoscritto dal notaio Emilio Andrelani di Milano. Questo, sempre secondo Marziano, costituirebbe la lampante dimostrazione del come Totò si fosse appropriato di titoli che non gli spettavano. Inoltre Marziano dichiara che con quell'atto intendeva «arrogarsi diritti dinastici a lui non spettanti ed all'evidente scopo di esercitare la grande maestranza di un ordine cavalleresco con evidente lesione dei miei diritti familiari e dinastici».
«La Stampa» 24 maggio 1951 |
Note
La discendenza imperiale di Totò venne contestata nell'aprile del 1951 da un gruppo di nobili, incluso Marziano Lascaris di Lavarello, altro pretendente al trono di Bisanzio, con un esposto-denuncia presentato al Tribunale di Roma. Nel settembre 1951 la magistratura conferma il titolo nobiliare di Totò già sancito dalle sentenze del 18 luglio 1945 e 7 agosto 1946 del Tribunale di Napoli. Viene tenuta una conferenza stampa a casa di Totò, assistito dall'avvocato De Simone, per spiegare la sentenza del Tribunale di Roma.
La settimana Incom 00650 del 28 settembre 1951
Riferimenti e bibliografie:
- Canale YouTube Istituto Luce
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
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