Totò parla napoletano anche a Monaco Principato

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Gli accadde una volta di chiedere in francese del tè con "citron" e di sentirsi rispondere che il "signor Citroen" era partito - Gli italiani sono giudicati sulla Costa una "bella clientela" - Montecarlo vuole abbellirsi: cambierà qualcosa persino al Casinò

Monaco Princ., agosto.

Quando Totò, ai primi di agosto, è venuto a chiedere un appartamento nella celebre rotonda dell'Hotel de Paris, gli hanno fatto differenti inchini. Qui - come ovunque in Francia - gli aristocratici sono apprezzatissimi. Il principe De Curtis, discendente dei Comneno, aveva due qualità per piacere specialmente ai monegaschi: il titolo imperiale di Bisanzio e la sua nazionalità italiana. Infatti, tutte le statistiche che lo proclamano e gli esperti di turismo lo mettono in evidenza, sui 160 mila italiani che vanno attualmente in Francia, la maggior parte sono di alta classe sociale, dispongono di larghe somme di denaro, le spendono generosamente, sono magnifici nelle mance. La classe media italiana ha troppo esigui redditi per passare le vacanze all'estero. Pochi, ma buoni, Dunque, questi italiani. si riversano a Parigi e sulla Costa Azzurra; comunque sono accolti a braccia aperte. L'Eden Roc ha la sua colonia quasi fissa; Cannes ne riceve ogni estate un'esigua ma raffinata schiera che non passa inosservata. I monegaschi li amano perché portano loro parecchio denaro.

I nobili lavorano

Tornando a Totò, non giocava alla roulette, non subiva il fascino del tappeto verde; la bella Franca Faldini invece si, come tutte le donne. Ma non le è stato concesso di perdere molto denaro. Un giornalista ha intervistato il nostro famoso comico e ha voluto sapere se non si lascerebbe tentare da una tournée in America. «No - ha risposto il principe Antonio - la mia America è l'Italia. Volevano fare di me un ufficiale di Marina; ho preferito l'arte». Purtroppo anche i nobili oggi devono lavorare. Questa frase l'ha detta con molto sussiego, ha fatto ottima impressione sul reporter, il quale ha poi scritto che lo aveva molto colpito «l'aristocrazia del famoso comico italiano, il suo volto triste, le sue patetiche e pacate musiche; la sua personalità tanto più umana è grave di quanto lascerebbe supporre il ”personaggio” cinematografico».

Totò non vuol parlare francese (ma qui tutti capiscono e parlano di italiano) da quando gli è successo di aver chiesto un tè con del limone ed essersi sentito rispondere dal cameriere imbarazzato: «M. Citroen non c'è più, monsieur le prince...» e poi, con un'improvvisa illuminazione del volto: « Ma guardi là, c'è Mr. Delabre. Vuoi prendere un tè con lui?» Citron, Citroen… povero Totò, che ne sa lui di queste sfumature di pronuncia. E' discendente dall'imperatore di Costantinopoli e tanto basta. Avrà il diritto di imporre la lingua e preferisce! E preferisce il napoletano.

Certo Montecarlo d'estate raduna una clientela molto diversa da quella di Juan-les-Pines o di Cannes. Sono danarosi industriali del Nord, belgi, inglesi ospiti di amici, gente desiderosa di conforto e di pace, di riposo e di svago, direi, tranquillo. Lo Sporting offre loro delle serate scelte, con buone orchestre, ottimi numeri di varietà, distinzione, classe. i pranzi del venerdì sono frequentati da tutto ciò che di meglio offre la costa, dai Windsor (quando soggiornano a Cannes) a Warner e ai Rotschild, ai principi romani dell’Eden Roc.

Non mancano i «divi» che preferiscono sostare qui per riposarsi veramente, in un quadro naturale magnifico, in un luogo che sa un po' di fiaba, dove non succede quasi mai nulla di brutto o sgradevole. Ginger Rogers ha trovato qui la distinzione che le era necessaria e Bob Hope, prima di recarsi a Roma, si è fermato tre giorni, giocato a golf col campione del mondo Cotton, e ha dichiarato: «Sono innamorato di questo paese. tornerò a girarmi un film!» e se ne è ripartito in volo, scherzando fieramente il suo cappellone alto da “faccia pallida”.

Un dramma «impossibile»

I dintorni sono veramente incantevoli, dal Cap d’Alt al Cap Ferrat. E' un succedersi di inquadrature verde azzurre che riconciliano con la vita. Non per nulla vi han fissato la loro dimora intellettuali come Sasha Gutry, che torna a periodi regolari al «Funambules» al Cap d’Ail, o Somerset Maughan che abita sempre la lussuosa Villa «La Mauresque». Le finestre sono momentaneamente chiuse perché il “maestro” è andato a farsi operare di ernia a Losanna, ma ritornerà qui per la convalescenza. Anche Cocteau si è ammirato fra il verde a «Santo sospir». Pare impossibile che in quest'aria, sotto questo cielo, l'anno scorso sia potuta sparire la marescialla Rydz-Smgly, Uscita dal casinò con un abitino di tela rossa, sorridente come sempre, e ritrovata a km di distanza, misero tronco tagliato a pezzi. Se qui sotto c'è un mistero di spionaggio, di contrabbando o anche solo di malavita, è impossibile credere che Montecarlo ne sia quadro adatto.

Deve essere stato un errore, un'eccezione, cose che possono capitare. Qui, dove nessuno paga le tasse, tutti sono laboriosi, cortesi, ospitalissimi, civili. I guai li provocano sempre i forestieri: quel briccone di Flynn che ha sedotto la sedicenne Danie (il processo non è affatto chiuso); quel topo di spiaggia che ha rubato un sacchetto di gioielli per 15 milioni di franchi sull'arenile di Passable.

La colpa veramente è della signora Liliane Modiano: è venuto in mente di portare sotto l'ombrellone preziosi brillanti, quel doppio giro di perle autentiche? C'è solo una risposta: queste donne non possono fare a meno di collane ed anelli, come non fanno a meno di sigarette e porta cipria. Se poi è roba di Cartier e vale milioni tanto peggio. Un'aria di rivoluzione soffia nel Principato; una rivoluzione molto garbata, fiorita di bei colori e di rosei progetti. Il giovane principe vuole che il suo piccolo reame diventi il centro dei congressi. Non di congressi e congressucci di specialità, ma di grandi riunioni internazionali che tocchino i più moderni campi dell'interesse umano: dalla scienza alla musica, al cinematografo. Intanto si parla di rinnovamenti sostanziali nell'aspetto esteriore, il signor Hiftler-Louche , amministratore delegato della Socirté des Bains de Mer (che gestisce il Casinò) ha aperto qualche spiraglio sui suoi ambiziosi progetti.

Cimeli in bottiglia

«Bisogna aumentare la superficie del principato. Avanzarci sul mare sarebbe assurdo, allora copriremo alla ferrovia hai tutta la zona verrà trasformata in terrazze fiorite collegate fra loro, che si estenderanno dalle Condomine al Beach, in una meravigliosa passeggiata a mare, rallegrata da piccoli bungalow con telefono e bagno. Ci sarà una grande piscina di acqua marina riscaldata e ricaveremo altresì un vasto spiazzo per elicotteri.

Anche il piazzale antistante al casinò sarà modificato, modernizzato. L'Hotel de Paris avrà le tende in azzurro anziché in bianco. Una terrazza coperta unirà il lato posteriore dello Sporting. Sarà diminuito lo spazio del Caffè de Paris per dar maggior rilievo al giardino della piccola Africa. E il Casinò? Anche qui qualche modifica: via la superflua marquise, rinnovata l'illuminazione, rifatti i pavimenti. Questi ultimi saranno a quadri, di marmo bianchi e neri.

Qualche cosa rimarrà segreto e intatto com'è ora: le cantine dell'Hotel de Paris che per la prima volta hanno aperto i loro cancelli a profani l'anno scorso in onore dei membri dell'Accademia internazionale di turismo (un'invenzione del vate di Monaco, l'accademico di Francia Marcel Pagnol). Varcato l'ingresso del sotterraneo si trova una sala vuota, un quadrivio al quale convergono alcune migliaia di metri di corridoio che disimpegna uno una serie di stanze dedicate ciascuna ad una particolare qualità di vini: sala dello champagne (per 25 milioni di Franchi), sala del Borgogna, del Bordeaux, dei vini d'Alsazia, dei liquori, eccetera.

Naturalmente in questo museo ci sono i cimeli: una botte di quercia limosina che contiene 930 litri di fine champagne del 1818; un'altra capace di 560 litri che risale al 1865. Vi sono poi anche 15 bottiglie di fine imperatore che hanno 143 anni; ma la palma della longevità appartiene a certo porto imbottigliato alla fine del 1700. Naturalmente questi tesori non sono segnati sulla carta dei vini dell'albergo.

Angelo Nizza, «La Stampa», 23 agosto 1952


La Stampa
Angelo Nizza, «La Stampa», 23 agosto 1952