Un dispiacere di Totò nonno
Roma, luglio
Il destino, o per lo meno quella parte di destino che è sempre legata al nome di ogni uomo, per Antonio Salvatore Buffardi, figlio dell'industriale Gianni Buffardi e della principessa Liliana De Curtis, nato in una clinica romana alle ore 21,15 del giorno 15 luglio, era già segnato fin da una mattana d'estate del 1949 Quella mattina, Gianni Buffardi, allora diciottenne, dopo avere studiato per un'ora l'effetto combinato di un paio di pantaloni color zabaione e di una camicia color blu-notte, decise che quello era l'abbagliamento più adatto per andare dalla villa caprese dei proprio padrigno Carlo Lodovico Bragaglia, fino alla villa del principe attore Antonio De Curtis, giù alla Marina Piccola, per chiedergli ufficialmente la mano della sua quindicenne figlia Liliana. I due ragazzi amoreggiavano già da due anni, un amore alla Giulietta e Romeo, tutto a base di serenate e di sospiri, secondo una tecnica superatissima, ma efficace per Liliana.
Vestito come un pirata, ma timido come un seminarista, Gianni fu ricevuto nella villa di Totò. La sua timidezza era tanto che, in attesa di essere ammesso alla presenza del futuro suocero, il giovanotto, benché rigorosamente astemio, accattò di bere un liquore offertogli da una cameriera. Quando Totò apparve, in pigiama, come sta sempre fra le pareti di casa sua, Gianni era brillo quanto bastava per ritrovare un'incredibile scioltezza di idee e di parola. Per questo, dopo aver precisato ciò che intendeva fare per l'avvenire (dedicarsi all'industria delie automobili) trovò anche il coraggio di far capire a S.A. che il fatto che Liliana fosso principessa non era determinante per lui, tant’è vero che poneva una sola condizione: che la sua futura moglie e i figli fossero esclusi dal diritto di successione di quegli stessi titoli per i quali Totò aveva tanto combattuto e anche sofferto.
Fu cosi che il bambino nato la sera del 15 luglio 1952 venne iscritto nel registro dello stato civile con il cognome borghese di Buffardi e con i nomi di Antonio (dedicato al nonno materno) e di Salvatore (dedicato al nonno paterno). Un numero fuor del comune di nonni e di nonne gravitò intorno alla sua culla: la nonna materna, la signora Diana, ex-moglie di Totò, indossato il camice di infermiera, aiutò il bambino a venire al mondo dopo venti ore di duro travaglio; la nonna paterna, la vivacissima signora Assunta, risposata in terze nozze a Cario Ludovico Bragaglia, non potè far altro che svenire di emozione quando le fu mostrato il piccolo. Il nonno «aggiunto», Carlo Lodovico Bragaglia, arrivò poco dopo con un gran mazzo di fiori; la nonna «in pectore», Franca Faldini, rimase a letto a curarsi di un'improvvisa intossicazione; il nonno materno, il nonno principe, impegnatissimo a doppiare le scene del suo ultimo film «Verso la libertà» diretto da Rossellini, ricevette la lieta notizia per telefono.
L'incontro fra nonno e nipote non è ancora avvenuto: Antonio Salvatore Buffardi dorme nella sua culla accanto alla graziosa madre diciannovenne, avvolto nei finissimi indumenti che provengono da uno dei sette corredini regalatigli dal nonno Totò prima che nascesse. Il principe De Curtis dovette faticare non poco contro se stesso per vincere il desiderio di far ricamare su quella morbida roba almeno uno dei tanti stemmi che ha riconquistato e che sembra destinato a portarsi da solo.
A giorni, quando Liliana lascerà la clinica, la famiglia si trasferirà a Capri, nella villa del «nonno-in-seconda» Carlo Ludovico Bragaglia; e forse allora, nello stesso luogo in cui rinunziò per sempre a farne un principe, Totò si incontrerà finalmente con Antonio Salvatore.
«L'Europeo», anno VIII, n.32, 30 luglio 1952
«L'Europeo», anno VIII, n.32, 30 luglio 1952 |
Riferimenti e bibliografie:
- Foto Archivio Famiglia Clemente