L'oro e la banca di Napoli

L'oro di Napoli

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Lettera da Napoli: ultimate le riprese di “L’oro di Napoli” il materiale proiettato, in attesa del montaggio, promette bene. Intanto ferve l’attività del Circolo del cinema, mentre si parla molto di una cinecittà napoletana progettata da alcuni produttori. Ma occorrono capitali, e il parere favorevole delle banche


Giorni or sono, mentre apparivano sugli schermi i primi film estivi e il Partito monarchico si spezzava in due, Vittorio De Sica ha lasciato la nostra città dove era venuto in gennaio per girare L'oro di Napoli. Prima di andarsene, egli ha voluto mostrare agli spettatori del locale Circolo del cinema una parte delle scene realizzate. Quando si è sparsa la voce che sarebbe intervenuto, insieme alla Mangano il regista di Ladri di biciclette e il "maresciallo" di Pane amore e fantasia, la folla ha fatto ressa dinanzi al cinema del popolare quartiere dove la proiezione doveva aver luogo, e ha finito con l’avere la meglio su coloro che le impedivano l’ingresso.

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Durante una fase della lavorazione di L’oro di Napoli : Silvana Mangano e Vittorio De Sica. La Mangano interpreta un episodio del film, De Sica è il regista. Soggetto di Zavattini, tratto dal libro di Marotta.

E’ stata una invasione in certo senso significativa. Quella stessa gente della Napoli popolare, della cui vita De Sica cosi coscienziosamente ha cercato di penetrare la realtà, ha voluto assistere quasi di prepotenza alla insolita anteprima. In fondo ne aveva il diritto. E De Sica, malgrado la ressa, malgrado il caldo, ha finito col rallegrarsi dell’imprevisto. Sono apparse sullo schermo scene da ciascuno degli episodi de L’oro di Napoli, delle quali erano interpreti Totò, Eduardo De Filippo, Silvana Mangano, Paolo Stoppa, Sofia Loren, sullo sfondo di una Napoli inedita, mirabilmente fotografata; sono apparsi gli attori esordienti che De Sica aveva scelti sul posto; e gli uni e gli altri risultavano magnificamente espressivi.

Non è facile giudicare da questo saggio composto di frammenti (che saranno in gran parte eliminati dal montaggio), quali valori realizzerà L’oro di Napoli, ma la proiezione ha reso possibile la previsione che il film sarà divertente e che non tradirà la Napoli di Giuseppe Marotta ; la quale, come è noto, è fissata dal ricordo di un’epoca che non è la nostra, che è più vicina a quella della Serao. Parlando agli spettatori De Sica ha espresso la propria gratitudine alla città per l’aiuto che gli ha dato, per la comprensione che ha dimostrato della difficoltà del suo lavoro. Era una gratitudine sincera. La cordiale collaborazione dei napoletani ha aiutato De Sica a superare parecchi degli ostacoli che il regista ha incontrato sul suo cammino durante questi cinque mesi ; specialmente la collaborazione della gente della Napoli popolare nei cui quartieri il film è stato in gran parte girato.

Ma De Sica ha dovuto accostarsi anche a un’altra Napoli, durante il suo lavoro: alla Napoli che ricorda purtroppo con nostalgia i film italiani con i telefoni bianchi e i personaggi in frak. E non senza amarezza egli mi diceva che da parecchi rappresentanti di essa si era sentito raccomandare di non portare sullo schermo i soliti vicoli, i soliti "bassi". "Come se esistesse" — commentava il regista — "un’altra Napoli che possa interessare un artista; come se potessi fare del mio film una cartolina illustrata". Sembra che, per il timore che L’oro di Napoli dello schermo risultasse qualcosa di diverso da una cartolina illustrata, qualcuna delle autorità comunali si sia mostrata talvolta reticente nel dare a De Sica l’aiuto di cui egli abbisognava. Ma queste sono malinconie sulle quali è meglio sorvolare.

La manifestazione alla quale ha partecipato De Sica ha concluso un’annata del Circolo napoletano del cinema, la quale è stata particolarmente fruttuosa. La stagione si era annunziata con il convegno di protesta per il caso Renzi-Aristarco, al quale avevano partecipato, oltre a Eduardo De Filippo e a Georges Sadoul che era in quei giorni ospite di Napoli, professionisti insigni e personalità dell’arte, del giornalismo, della politica. Poi, nella serata inaugurale Zavattini e De Sica presentarono Miracolo a Milano, E in sèguito si sono susseguite, tra le manifestazioni di maggior rilievo, la proiezione di Paisà con l’intervento di Roberto Rossellini, l’anteprima di II sole negli occhi presentato da Antonio Pietrangeli, una conferenza di Lizzani al Circolo artistico in occasione della programmazione di Cronache di poveri amanti e il Festival del cinema retrospettivo francese. Temi di interessanti dibattiti sono stati: Il documentario in Italia, Il ritorno di Vassili Bortnikov di Pudovkin, Valore e significato del cinema italiano del dopoguerra.

L’interesse che ha suscitato questa attività del Circolo napoletano del cinema, che è al suo sesto anno di vita, la sempre maggiore partecipazione di pubblico alle manifestazioni da esso organizzate, contribuiscono a comporre, per quanto riguarda gli interessi di una aggiornata e bene orientata cultura cinematografica, il volto di una Napoli alla quale si può guardare con un senso di conforto.

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L’oro di Napoli: Totò e la Carell nell’episodio "Il succube"

Non possiamo chiudere questa lettera senza ricordare che recentemente si è ricominciato a parlare del progetto di una cinecittà napoletana. Napoli ha, come è noto, dei precedenti notevoli a questo riguardo. C’è ancora chi ricorda lo “studio” vomerese della Poli-Film, costruito all’inizio del secolo, nel quale Gustavo Lombardo iniziò la sua attività di produttore. Ora l’avvocato Maisto, un noto pubblicista napoletano, vorrebbe far sorgere un centro per la lavorazione di film in una zona situata ai margini della regione flegrea. Dalla direzione della Mostra di Oltremare ha ottenuto in concessione circa 10.000 mq. di suolo sul quale, secondo il progetto, dovrebbero essere costruiti due complessi, di cui uno destinato alla elaborazione del film (sceneggiatura, ripresa, registrazione sonora) e l'altro alla sua realizzazione (sviluppo, stampa e doppiaggio).

Un analogo programma si propone di realizzare Eduardo De Filippo, il quale ha fatto tracciare un progetto di massima che prevede una spesa di circa un miliardo. De Filippo già dispone di una parte del danaro necessario. Anche Maisto sembra abbia trovato dei finanziatori. C’è chi prevede che i due progetti si integreranno. Noi non prevediamo niente, consapevoli per vecchia esperienza che gran parte dei sogni che si fanno alle falde del Vesuvio non riescono a diventare realtà. Se sono rose fioriranno. Ma sarebbe bene che queste rose fiorissero e non fosse altro che per le possibilità di lavoro che ne deriverebbero per una parte, sia pure piccola, della popolazione di questa città che ne ha tanto bisogno.

Federico Frascani, «Cinema Nuovo», anno III, n.39, 15 luglio 1954


Cinema Nuovo
Federico Frascani, «Cinema Nuovo», anno III, n.39, 15 luglio 1954